Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948

CRITJ CA SOCIALE 257 FATTI E COMM_ENTI della stampa italiana ed estera Epurazione in Jugoslavia. I democratici di ' ogni paese hanno Immediatamente reagito con le più energiche proteste contro le condanne e le esecu_ zioni capitali (che, sotto l'aspetto legale, nascondono l'intento politico Intimidatorio e la vendetta) compiute dal governo greco negli ultimi tempi. Anche i comunisti hanno espresso la loro indignazione in quanto la maggior parte del condan– nati era composta di comunisti greci. Ma se l'opera dell'at– tuale governo greco rivela chiaramente i suol fini ed i suoi metodi reazjonari, non bisogna tuttavia dimenticare che i regimi comunisti n9n sono da meno, anzi molte volte ilon si curano nemmeno di giustificare con il pretesto del delitto comune le loro sanguinose reazioni. Di simili esecuzioni ne sono avvenute recentissimamente anche in Jugoslavia, ed i socialisti debbono denunciarle, e levare la voce contro di esse non meno che contro tutte le violenze dello stesso genere compiute dai governi fascisti, Delle esecuzioni in Jugoslavia si occupa il compagno Ore– ate Rosenfeld nei Populaire del 26 maggio, In un trafiletto (I e vili traditori :,, di Lubiana) che riproduciamo Integral– mente. e Per una inopportuna coincidenza, nel momento stesso in cui il Maresciallo Tito esprimeva la sua indignazione contro le esecuzioni dei comunisti greci ad Atene dieci comunisti Jugoslavi erano passati per le armi a Belgrado. Essi erano stati condannati a morte dal tribunale di Lubiana dopo una violenta requisitoria del procuratore - degno allievo di Vy– sclnskl - che li qualificò di « vill traditori ». e Tutti erano alti funzionari del regime. Alcuni erano tra i maggiori collaboratori di Tito.· Fra essi si trovavano Oscar Juramic, segretario generale del ministero degli Affari esteri; Slane Oswald, ministro aggiunto dell'Industria; Branho Dlehl, ispettore generale della commissione di controllo in Slove-– nia. Tutti avevano occupato i loro posti fino al mc;,mento del Joro a;re~to. Tutti appartenevano al partito del Mar.esclal– lo. Molti erano comunisti' fin da prima della guerra. Tuttl erano stati internati dai Tedesc.hi nel campo di concentra– mento di Dachau, tanto che la stampa bulgara li desi– gna in ma:,sa con il nome di « gruppo di Dachau ». e Secondo Il giornale Borba (La Lotta) organo ufficiale del partito comunista jugoslavo, questo gruppo « rappresentava una tendenza borghese in seno al partito ». Ciò merita evi– dentemente una punizione esemplare. Ma gli accusati si so– no resi colpevoli di un delitto ancora più abbominevole: -P-ssi hanno dato « una interpretazione errata del Fronte na– zionale >. Questo è certamente del « trotskysmo ». Tanto più che· essi si .:.0no permessi di « minimizzare le forze demo– cratiche e di sopravvalutare la potenza delle forze degli im– perialisti ». Cosl, essi hanno « messo in pericolo l'unità del partito comunista ». La pena di morie è dunque pienamen– te ·giustificata I e Gli antecedenti di questi « vili traditori • sono davvero gravi. Sempre secondo il giornale comunista, prima della guerra 86Si si erano pronunciati contro il reclutamento di volontari per la brigata internazionale in Spagna. Nel mo_ mento in cui la guerra è scoppiata essi non hanno compreso l'atteggiamento della Russia che aveva concluso un trattato con Hitler. In tal modo, essi hanno avuto un « falso con– cetto della seconda guerra mondiale :t. « In flue - cito sempre_ l'organo ufficiale del partito co– munista Jugoslavo del 27 aprile· - essi hanno « calunniato i'U.}tS.S. in occasione della guerra russo.-flnlandese ». In al– tre parole, essi non hanno approvato l'aggressione compiu~a daJla piccolissima Russia contro la grande Finlandia nel d1• cembre 1939 I' « Questi traditori sono ormai sterminati. Ma questo non è che un principio. Lo stesso giornale ha annunciato il loro pi ocesso come Il primo « contro coloro che deviano daJla ·li– nen del partilo :,, (Borba del 18 aprile), Ce ne saranno dun– que altri. L'epurazione del partito comunista jugoslavo è scatenata ... « Ed è logico. li regime del partilo unico non può mant~– nersi senza epurazioni periodh:he. Monopolizzare a vantaggio di un partito Je libertà politiche ed individuali è un non senso. Se la democrazia è soppressa nel paese. essa non può sussistere all'interno del partito unico. Questo no_n~può tol– lerare divergenze di vedute e di tendenze. Altrimenti l'unità del partilo unico è spezzala e le « frazioni > costituiscono di fallo del partiti opposti gli uni. agli altri. Le centralizza- Biblioteca Gino Bianco zione ad oltranza, la disciplina di ferro e l'obbedienza cieca al Capo sono indispensabili per l'esistenza del partito unico e del .regime totalitario. La storia dell'U,R.S.S. ce lo ha di– mostrato. « Le democrazie popolari non potranno che seguire la stes– sa evoluzione. Le epurazioni sanguinose dei partiti comunisti sono la logica conseguenza della soppressione di tutte le li– bertà. Esse fanno parte integrante del regime totalitario, • Si apprende ancora da Belgrado che Sreten ZuJovltch e André Habrang, rispettivamente ministro delle Finanze e ministro dell'Industria fino al 5 maggio, sono « scomparsi •· Il primo occupava Il suo posto dal settembre 1945, Egli ha il grado di colonnello generale (solo cinque uomini In Ju-. goslavia hanno questo titolo). Entrambi sono Yecchi oomu– nisti. André Habrang ha passato prima della guerra 14 annl in carcere. Essi sono stati sostituiti da uomini molto gio– vani, comunisti di fresca data. Cqme Stalin, Tito si sbaraz– za della vecchia guardia comunista. Capitalismo e crisi. Che negli ambienti responRabili americani si manifestino aperte propensioni al capitaJismo è cosa nota. Di esse si ~ reso interprete lo stesso Paolo Hoffmann, recentemente no– minato direttore generale per l'E.R.P. Secondo lui « non :Vi sono surrogati al potente stimolo della iniziativa privata con le sue grandi prospettive di guadagno » ed il sistema del 4: capitalismo dinamico », in auge negli Stati Uniti, ha an– cora sicure p·rospettive di esistenza, anzi di vitalità. Quanto ai fenomeni delle cri~i economiche e della conseguente disoc– cupazione in massa l'Hoffman non si è peritato di asserire che « tutte le crisi del passato avrebbero potuto essere evitate o quanto meno notevolmente mitigate con un po' più di pre– veggenza e con una migliore organizzazione ». Ed egli si sente ottimista anche per il futuro. « Se noi sappiamo bene orga– nizzare -e coordinare governo, affari, economia agricola e la– voro, sarà possibile limitare i danni di una crisi che, com– misurata ad una normale economia, raggiungono il 50%, ad un 15-20%, clò .che si può superare senza eccessive· difficoltà>, Queste affermazioni vengono commentate dal giornale socia– lista svizzero Volkstimme, che esamina. le prospettive di _una crisi econoinica negli Stati Uniti. Questi banno aumentato po– tentemente negli ultimi anni la loro capacità di produzione. Secondo Truman, l'economia agricola americana produce be– ni in proporzione del 37'% e quella industriale del 6&% più che nel 1939. Nei dodici mesi precedenti l'ottobre 1947 sono stati investiti più di 20 miliardi di dollari in imprese indu– striali. Ci si chiede dove troveranno profitti e dividendi que– sti nuovi investimenti. Chi assorbirà il 65'% di produzione industriale aumentata, che già oggi esiste? Ci sono fondate prosi;,ettive che lo smercio e l'assorbimento di questa mag– gior produzione siano cosi elevati e cosl regolari da impe– dire un movimento pendolare della congiuntura sboccante in una crisi? E' da notarsi, a questo riguardo, che il più impbrtante cliente per l'industria e per l'agricoltura americana rimane ancora l'americano stesso. Ora è vero che gli americani han– no fatto durante la guerra notevoli risparmi, ma, senza te• ner conto della diversa distribuzione di questi i:isparmi (il giornale calcola che il 60'% rimase nelle mani di quel 10% di famiglie già ricche), sta di fatto che molti di questi ri– sparmi si sono liquefatti o stanno liquefacendosi anche a causa dell'aumento del costo della ,vita: Truman stesso ha ammec;so che il potere di acquisto del dollaro si è ridotto al 60,5'% del dollaro 1939. E' quindi già problematico mante– nere Io stesso livello dei consumi. Nè vi è da pensare ad un sensiblle aumento nei ·salari e neUe retribuzioni del lavoro: anche a questo riguardo Truman ha dovuto constatare una contrazione del salari reali. se non vi sono quindi prospettive di un corrispondente as– sorbimento sul mercato interno, vi sono quelle di un suffi– ciente shocco all'estero? Le probabilità sono scarse. Per gli Stati Uniti le esportazioni ha.nno avuto una parte alquanto limitata, non superando Il 1()% della produzione globale. E anche se si dovesse raggiungere il 20-30%, conguagliare la deficiente capacità interna d'acquisto con una cresciuta ca– pacità d'acquisto dei territori transoceanici è una meta che potrebbe venire raggiunta solo tra cinque-dieci anni, an~e se l'E.R.P. riuscisse a fare miracoli aumentando le capae1tà economiche dell'Europa, oggi cosl depresse. La ,1, maggiore preveggenza» e la e migliore organizzazi': ne » non sembrano quindi in grado di evitare al e dinami– smo capitalistico • americano la sorte di nu~ve ~ris_i.. E se con tali parole s'intende inv..ece una e economia ~1a~1f1cata > aUora bisogna avere il coraggio d'impostarla ai criteri di una

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