Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948
256 CRITICA SOCIALE framma della png10nia è qui desiderio di par– tecipazione culturale; ma con assai minore umana passione, (talvolta anzi con cere~rale freddezza), COI} un frammentarismo a cui fa riscontro la poverta degli incentivi alla meditazione, e con lii! _i~pe?no alla metodicità d'indagine ed alla semphc1ta d1 e– spressione, che spesso cadono nella pedanteria e nel– la sciattezza. Anche l'orizzonte culturale del Gram– sci, che pure sembra, rispet~o al ~ond~lfoi più ~per– to alle moderne correnti d1 pensiero 1tahane, e. se non più angusto, più legato al suo ~empo. f:' un po' lo stesso clima morale e mentale d1 Gobett1, ma con minore mordente e con minore pessimismo. L'esi– "enza di « creare una nuova cultura», r9mpendo Paccademico e reazionario imbozzolamento degli in– tellettuali italiani; la constatazione di quanto gravi conseguenze abbia recato la mancanza in. Italia di germi di riforma religiosa, dando luogo a1 fenome: ni di un massiccio tradizionalismo ortodos$O e d1 un unanimismo intellettuale « di stretta osservanza » (esasperato e corrotto dal fascismo); la presa di po– sizione contro lo storicismo crociano, « forma abil– mente mascherata di storia a disegno», sistema di pensiero per la classe dirigente, volutamente preclu– so alla popolarità, giungente sino alla identificazio– ne di' storia e filosofia, ma rifiutantesi poi di giun– gere· alla identificazione di politica e filosofia; que– sti e molti altri simili motivi riecheggiano una po– sizione insieme intellettuale e moralistica che fu ca– ratteristica degli scrittori di « Rivoluzione liberale » e che, nel Gramsci, allarga e vivifica ad un tempo gli schemi comunisti. Questo lo si scorge assai bene n;lla lunga e minu– ta critica al « Saggio popolare di sociologia » di Bukharin. La quale è assai significativa, perchè va oltre un testo ufficiale di un notorio personag– gio, successivamente caduti in disgrazia ed « elimi– nati », per investire e confutare tutto l'ortodosso dogmatismo pseudo-marxista ch'è divenuto pensie– ro ufficiale della Russia sovietica. La ribellione alla riduzione del marxismo a sociologia in senso deter– ministico ed evoluzionistico (« riduzione di una con– cezione del mondo ad un formulario meccanico che dà l'impressione di avere tutta la storia in tasca »); la ribellione a considerare come presupposto del marxismo il materialismo filosofico (ciò che ha fat– to lo stesso Stalin); l'affermazione, contro le sbriga– tive confutazioni di Lenin (che confinava tutti gli avversari è tutti i problemi nel novero dei filosofi o delle filosofie borghesi), che « una scienza nuova raggiunge la prova della sua efficienza e vitalità quando mostra di sapere affrontare i grandi cam– pioni delle tendenze opposte, quando risolve coi pro– pri mezzi le questioni vitali che essi hanno posto o dimostra perentoriamente che tali questioni sono falsi problemi», con conseguente condanna di ogni « aristotelismo positivistico » e di ogni dogmatismo; la concezione che l'immanentismo storicistico del marxismo faccia si che esso non si confonde e non si riduce a nessun'altra filosofia, aprendo una strada completamente nuova, rinnovando il modo di con– cepire la filosofia stessa « con l'assurgere a « stori– cismo assoluto», a rnondanizzazione assoluta del pen– siero, a umanesimo assoluto della storia »; la tesi che. «scissa dalla teoria e della storia e della politica, la filosofia non può essere che metafisica, mentre la grande conquista della storia del pensiero mo– derno, rappresentata dal màrxismo, è appunto la storicizzazione concreta della filosofia e la sua iden– tificazione con la' storia », superando così « sia l'i– d_eal~smo che il ~aterialismo tradizionali, espres– s10m delle vecchie società »; l'affermazione che « quando si afferma che una realtà esisterebbe anche se non esistesse l'uomo, o si fa· unà metafora o si cade in ima forma di misticismo »·; poichè « n~i co– nosciamo- la realtà solo in rapporto all'uomo, e sic– come l'uomo è divenire storico, anche la conoscen– za e la realtà sono un divenire, anche l'oggettività è un divenire »: sono questi gli interessanti spunti ete– rodossi. I quali, praticamente, ma proprio a· confu– tazione di tutti gli schemi cari alla « linea » ideolo– gica sovietica, sboccano nella affermazione che « in Bibliotec-a Gino Bianco realtà si può prevedere « scientificamente » solo la lotta, ma non i concreti momenti di essa, i guaii non possono non essere risultati di forze contra– stanti in continuo movimento, non riducibili a quan• tità fisse... Realmente si « prevede » nella misura in cui si opera, in cui si applica uno sforzo volon– tario e, quindi, si contribuisce concretamente a crea– re· il risultato « preveduto ». La previsione si rivela quindi non come un atto scientifico di conoscenza, ma come l'espressione astratta dello sforzo che si fa, il modo pratico di creare una volontà collettiva>. Ma quanti comunisti oserebbero· oggi sostenere, come fa il Gramsci, che i limiti della libertà di di– scussione vanno posti « non in senso amministra– tivo e poliziesco » e « il lav'orìo di ricerca di nuove verità va lasciato alla iniziativa libera dei singoli scienziati, an'che se essi continuamente rimettono in discussione gli stessi principi che paiono più es– senziali? » Quanti oserebbero fare della ironia su « o– gni villan che parteggiando viene », il quale « imma– gina se stesso come dittatore e facile il mestiere del dittatore: dare ordini. imperiosi, fir,mare car– te, ecc., poichè si immagina che « per grazia di Dio > tutti gli obbediranno e gli ordini verbali o scritti diverranno azione: il verbo si fara carne, e se non si farà, vuol dire, che occorrerà attender.e ancora, finchè la « grazia » (le cosidette « condizioni ob– biettive») lo renderanno possibile»? Altro sostanziale filone dell'opera del Gramsci è costituito dai rapporti tra filosofia e politica, e ri, spettivamente tra intellettuali e massa. « La critica di una concezione del mondo è fatto politico an– ch'essa », « il processo di diffusione delle concezio– ni nuove avviene per ragioni politiche, cioè in ul– tima· istanza sociali », << l'adesione di massa ad una ideologia o la non-adesione è il modo in cui si ve– rifica la critica reale della razionalità e storicità dei modi di J)ensare », ripete il GramscL E conse– gµentemente si pone· co'ntro quella posizione tradi– zionale degli « intellettuali », preclusi in una loro « filosofia », avulsi dalla mass::i, da quel senso co– mune o da quella fede ingenua in base a cui si muovono le masse, agnostici · in materia politica, mentre invece·<< il rapporto tra filosofia « superio– re » e senso comune è assicurato dalla « politica>, La posizione del madismo è antitética a quella tra– dizionale del cattoldcismo: « esso non tende a mante– nere i « semplici » nella loro filosofia primitiva del .senso comune, ma invece a condurli .ad una conce.: zione superiore della vita », a « dare personalità al– l'amorfo elemento della massa ». « Se il marxismo afferma l'esigenza del contatto tra intellettuali e « semplici » non è per limitare l'attività scientifica e per mantenere una unità al basso livello delle mas– ~e, ma p.ppunto per costruire un blocco intellettua– le-morale che renda politicamente possibile un pro– gresso intellettuale di massa e non solo di scarsi -gruppi intellettuali.. L'uomo aUivo di massa opera praticamente, ma non ha una chiara coscienza teo– rica di questo suo operare, che pure è un con.osce– re il mondo in quanto lo trasforma ». Di qui nel Gramsci il concetto di un « blocco storico» tra intel– lettuali e masse popolari, di una (< cultura nuova », espressione di una società nuova. E' un « pan-poli– ticismo » (in opposizione allo «storicismo >> astratto crociano). Ma è una concezione che ha anche i suoi limiti. Trapelano abbastanza evidenti nel Gramsci accanto ai fermentr che si possono chiamare « li: ber_ali » (in senso gobettiano), delle riserve totali– t~ne, che pongon? limiti,_ controlli, direttive' e « pia– m ~ a ql!lesta reciproca mtegrazione politico-cultu– rale _tra masse ed intellettuali, e presuppongono una « gmda al pensiero » di origine schiettamente auto– ritaria, e - semel abbas, semper abbas - sostan.zial– ~ente '}On ripudiante la imposizione di una « linea 1deolog1ca ~. movente non dalla libera critica dei singoli, ma dal finali~mo di un potere centrale, ALADINO·
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