Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948

CRITICA SOCIALE 253 era stato molto modificato nella pratica dei partiti so– cialdemocratici europei. Ma anche se Marx, nella sua reazione alle frasi fatte, secondo scrive Graziadei, ha sempre evitato di usare « i grossi paroloni di libertà e giustizia"• un autorevole inter– pret_e del marxismo come Rodolfo 1 Mondolfo, la cui nota opera è uscita ora in 4• edizione (6), considera centrale ed essenziale nella dottr.ina marxista l'esigenza fondamentale di libert~, rispetto e sviluppo universale della personalità umana, che deve riaffermarsi da chi voglia esser fedele al- -Io spirito di essa, contro ogni deformazione e deviazione imperniata sopra principi di dittatura e onnipotenza dello Stato, che rinnegano e convertono in puro strumento, pri– vo d'ogni valore proprio, quella personalità umana, il cui libero sviluppo Marx ed Engels hanno coµsiderato come ii vero fine univer.sale della missione storica del proletariato. Indipendentemente da queste esegesi dei testi dei fonda– tori, importanti anche per i loro riflessi pratici, _quel che conta è che gli sviluppi postmarxisti dell'economia capita– listica non portano necessariamente al marxismo-leninismo, come si può vedere anche nell'opera citata del Cole, ver:i e propria « guida per l'uomo intelligente del mondo post-bel– lico >. Egli, sulla falsariga dei Webb (7), guarda con la più iarga simpatia l'esperimento bolscevico, ma, partendo dalle stesse premesse del Graziadei per ciò che riguarda la. recen– te evoluzione della struttura economica e i suoi riflessi sul– le possibilità attuali di miglioramento delle condizioni de– gli ·operai in regime capitalistico, dà continuo risalto alle differenze essenzia;li dei due socialismi, quello oecidentale e quello russo, naturale conseguenza il primo delle condi– zioni create dal parlamentarismo, il russo delle condizioni dell'autocrazia czarista. Per i bolscevichi perciò il sociali– smo significa una repentina e radicale trasformazione dei fondamenti stessi della vita, non solo per una sola classe ma per tutti ; mentre ciò non sarebbe necessario nei paesi occi– dentali, ove, per quanto larghi possano essere i cambia– menti impliciti in estese mutazioni sociali, questi cambia– menti non sono di natura tale da richiedere un mµtamento radicale degli abiti consueti per iniziare un modo di vita del tutto .nuovo. L'incapacità dei bolscev-ichi di rendersi conto delle condizioni diverse dell'azione socialista in paesi demo– cratici non usi alle tecniche dell'azione rivoluzionaria sot– terranea, ha impedito così, nel dopoguerra, un'intesa tra so– cialisti-e comunisti, i quali continuano a perseguire un. loro ideale di rivoluzione impraticabile in Occidente. e adatta a popoli non mai passati ·attraverso le. esperienze del capi– talismo liberale. Era infatti assunfo e presuntuoso da parte loro, ·è stato osservato, pretendere che il mondo occidenta– le il quale ha conquistato' l'autogoverno e la libertà in una l~tta millenaria, dovesse accettare i loro dogmi. Quelle stes– se esigenze fondamentali di libertà nel socialismo, proprie del socialismo occidentale, erede della tradizione liberale dell'Occidente, si afferman.o per il Cole necessariamente anche nei metodi e nei piani per la pratica attuazione del socialismo, e di fatto in questi ultimi anni, nei paesi anglo– sassoni è sorta tutta una letteratura rivolta all'elaborazione dei p;incipi fondari1entali della teoria econom!c~ di uno Stato socialista, che concilii democrazia e soc1ahsmo (8). Cli economisti e il mar,dsmo. .Gli sviluppi dell'econgmia capitalistica verificatisi soprat– tutto dopo la prima guerra mondiale, colla comparsa della disoccupazione in massa, non più come fenom~n? transito– rio dei periodi di depressione, ma come carattenstica perma– nente del sistema, sempre più dominato dai monopoli limita- (6) RODOLFO MoNDOLFO: Sulle orme di Marx. Bologna, Cappelli, 1947. (7) Si veda su Sidney Webb e sul suo filobolscevismo degli ultimi anni l'articolo di Tawney: In memory of Sidney Webb, in Economica, Novembre 1947. (8) SI veda lo studio di F. MODIGLIANI: L'organizzlllione e la direzione della produzione in un'economia socialista, in Gior– nal~ degli economisti e Annali di econo1nia, settembre-ott?bre 1947. Si veda pure in proposito la parte VI• del recente hbro di e. LAIDLER: Social-economic movements, New York, Crowell, 1947, vasta storia critica del Socialismo, del con1unismo e dei movimenti di riforma sociale. BibliotecaGino Bianco tori della p~oduzione, hanno infatti, come si sa, sconvolto la struttura della teoria economica ortodossa e distrutto la fiducia con cui gli economisti erano soliti a considerare il ,funzionamento del capitalismo del « laissez-faire ~. richia– mando l'attenzione anche degli economisti accademici anglo– sassoni sulle teorie economiche di Marx, prima da loro quasi ignorate. Il loro comportamento verso Marx quale principale critico del capitalismo, nota la Robinson nel sag– gio citato, .è perciò molto meno sicuro di quanto non fosse .solitamente, ed è sua convinzione che quegli economisti ab– biano molto "da imparare da Marx. Col suo saggio 'la Ro- binson si è appunto proposta di tradurre in linguaggio in– telligibile all'economista accademico ciò che Marx ha dette in altra forma, mediante l'esame delle sue teorie alla luce dei metodi più precisi dell'analisi economica moderna, met– tendo, nello ' stesso tempo, in evidenza il contributo che questa può offrire da parte sua 1110 studio della legge c!i– namica del capitalismo, suggerita, ma non pienamente svi– luppata, dallo stesso Marx, e rilevando le affinità esistenti tra la teoria marxista e le moderne teorie del Keynes. Mentre però la Robinson limita espressamente la sua analisi allo studio delle°teorie economiche di Marx in senso stretto, senza occuparsi dell'ampia parte da lui fatta nella sua opera alla storia e alla sociologia, che è anche per lei la parte più importante delle dottrine marxiste, un altro no– to economista, P. M. Sweezy, ha esaminato le t-eorie eco– nomiche del Marx, dando svolgimento più ampio alle con– seguenze politiche dell'evoluzione economica postmarxista, in ·un suo libro, pubblicato in America nel corso della guer– ra e r-ipttbblicato dopo guerra in Inghilterra con una prefa– zione di Maurice Dobb, il quale Io giudica destinato a re– stare per parecchio tempo un'opera «standard>> nel suo campo· (9): Lo Sweezy, come la Robinson, esamina le teorie di Marx valendosi dei metodi più precisi della scienza economica mo– derna e combinando l'esposizione dei punti essenziali dell'a– nalisi del capitalismo di Marx nei termini della sua teoria del valore e del plusvalore coll'esame di a!Guni rspetti fon– damentali del neo-capitalismo del XX secolo. Ma egli non si limita ad un puro studio delle teorie economiche del mar– xismo e si interessa soprattutto di determinare l'adegua– tezza degli schemi marxisti come modelli per lo studio del– la legge dinamica della società capitalistica. Così, dopo I~ prime parti che trattano del valore e del plusvalore e della struttura dell'economia capitalistica, è fatta nell'opera lar– ghissimo posto all'esame della teoria delle crisi e dell'impe– rialismo, per mostrare genesi, struttura e tendenze del mo– derno sistema economico. Diagnosi e prognosi del capitalismo esigono infatti per lui, in· aggiunta all'analisi del processo di accumulazione, uno studio attento dello Stato, del monopolio e dell'econo– mia mondiale, come punti· base per meglio comprendere ad un tempo ciò che è avvenuto negli anni recenti e ciò che il futuro ci prepara. E' questo in particolare l'oggetto del– l'ultima parte del libro, dedicato all'imperialismo, conside– rato nei suoi vari elementi in conformità sostanziale colla definizione di Lenin dei cinque tratti essenziali dello stadio. imperialista dello sviluppo capitalistico. Gli antagonismi in– ternazionali dell'imperialismo sono fondamentalmente anta– gonismi di classi capitalistiche nazionali rivali, e poichè nel– la sfera internazionale gli interessi del capitale sono diret– tamente o indirettamente tradotti rapidamente in termini rii politica dello Stato, ne consegue che questi antagonismi assumono la forma di conflitti tra ·Stati e così, indiretta, mente, tra intere nazioni. I profondi effetti che ne derivano per la struttura interna economica e sociale dei paesi capi– talistici e per l'azione dello Stato e i limiti dell'imperiali– smo nell'intensificarsi dei conflitti di classe all'interno e nell~ opposizione dei mo~imenti per la indipendenza na– zionale nei paesi coloniali, sono studiati ampiamente dall'auc tore, il quale ,considera pure il fenomeno del fascisr:io, al quale nega il carattere di stadio inevitabile dello ·sviluppo capitalistico. Non possiamo dar conto nemmeno sommariamente di que- (9) P. M. SwEEZ\": The theory of capitalist development. Prin– ciples of Marxian political economy. London, Dobson, 194&.

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