Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948

.252 CRITICA SOCIALE. specifica della economia contemporanea. A sua volta, la concentrazione stessa di ricchezza e di potenza genera tre specie di lotta per il predominio : dapprima si combatte 1;1e– diante la prevalenza economica; di poi si contrasta accamta– mente per il predominio sul potere politico, per valersi delle sue forze e della sua inflt,1enza nelle competizioni economi– che; infine si lotta tra gli stessi Stati, o perchè le nazio– ni adoperano le loro forze e la potenza politica a promuovere i vantaggi economici dei propri cittadini, o perchè applicano il potere e le forze economiche a troncare le questioni poli– tiche sorte tra le nazioni. Se all'interno, per la deplorevole confusione delle ingerenze e dei servizi propri dell'autorità pubblica con quelli dell'economia, lo Stato si fa servo e do– cile strumento delle passioni e ambizioni umane, « nell'or– dine delle relazioni internazionali da una stessa fonte sgorga una doppia corrente: da una parte il nazionalismo, o anche l'imperialismo economico, dall'altra, non meno funesto ed esecrabile, l'internazionalismo bancario o imperialismo in– ternazionale del denaro». I rimedi e le vie da seguire per ovviare a questi mali così profondi non sono, naturalmente, per l'enciclica, quelli del socialismo, anche del più mode– rato, « giacchè ·il suo concetto della società è, quanto può dirsi, opposto alla verità cristiana». ·Ma simile è la diagno– si dell'evoluzione dell'ordinamento economico dalla fine del– lo scorso secolo, a)la quale, nota l'enciclica, trova riscontro una ~on meno profonda trasformazione del socialismo, una parte del quale è andata soggetta alle stesse trasformazioni subite dall'economia capitalistica, precipitando nel comuni– smo. M at .'t'ismo e imperialismo. Effettivamente questa evoluzione del capitalismo postmar– xista, della quale l'opuscolo di Lenin vuol essere il nuovo « Manifesto», ha avuto i suoi riflessi, oltre che nella po– litica dei partiti, negli scritti dei teorici del marxismo, non– chè in quelli degli stessi economisti accademici. . Così, nel suo ultimo libro: Cosa è il marxismo,?, che i! come la sintesi della lunga, serie dei suoi volumi di critica delle teorie economiche di Marx, pubblicati dal 1924 in p:,1 dopo la prima guerra mondiale e la rivoluzione russ a', e 1 le cui idee essenziali erano già state d~ lui 'riprodotte n.ei suoi studi marxisti, Antonio Graziadei fonda infatti la re– visione radicale· del suo antecedente « revisionismo» sui due « fenomeni capitali », non ancora delineatisi quando Marx. figlio del suo tempo, scriveva il Capitale. I due feno)meni sono: lo sviluppo dei grandi trusts, che << mentre non rie– scono ad evitare le crisi maggiori, met.tonÒ in mano di r,o– che persone il governo degli Stati e la .sorte dei popoli ,. e rappresentano, secondo « l'ottimo volumetto» di Lenin, l'ul– tima parola della più recente fase evolutiva del capitalismn; e le guerre imperialistiche, « per l'accapparramento jelle materie prime più importanti e per la conquista ·di punti strategici più favorevoli al dominio del mondo ». Per il Gra– ziadé, la parte storico-politica dell'onera del Marx è perciò la più importante e anche quelJa assai meno suscettibile di critiche di quel che non sia la parté economica della me– desima e ad essa egli si richiama espressamente nella revisb– ne delle sue originarie posizioni' rispetto alla politica ciel socialismo. « lconoclasta indurito » nei riguardi della teoria econo– mica di Marx, quale egli si' professa ancora espressamente, la sua posizione critica rispetto alla teoria ricardiano - marxista del valore resta sostanzialmente la medesima di quella del suo primo libro del 1899 sull'a « produzione capi– talista». ·Anche una nota economista inglese, la Robinson (2), del resto, nel suo pregevole saggio sull'economia marxi– sta, considera come lui ·il famoso «puzzle» della teoria del · valore-lavoro largamente irrilevante rispetto ai risultati es– se_nziali della dottrina, i quali non concernono la teoria del v_alore, ma l'analisi d:lla distribuzione del reddito comples– sivo tra lavoro e capitale e la teoria della causa delle crisi economiche. Sempre eretico rispetto alla dottrina economi– ca di Marx,. il Graziadei, nei riguardi della sua concezione (2) JoAN Roe1NS0N: An essay on Marxian economics. London, Macmillan, 1947. BibliotecaGino Bianéo relativa alle condizioni delle classi operaie nell'economia .lca" pitalistica, ispirata prima a un « ottimismo troppo ;;iffretta– to », si trova invece ad esser oggi « più a sinistra di un tempo», molto a sinistra. Non più, quindi, la possibilità, almeno nei paesi più progrediti, di « un trapasso lento f. tranquillo al socialismo, c~n solo quel tanto di male insepa– rabile di ogni parto fisiologico», affermata nella sua opera giovanile; non più i\ t;adunionismo inglese modello dell'a• zione operaia gradualista e costruttivo, come in quella sua nota conferenza su ,« socialismo e sindacalismo » del 1909. in fiera polemica col catastrofico sindacalismo rivoluziona-· rio. Il riformismo bernsteiniano-giunto alle stesse conseguen– ze alle quali erano arrivati per altra via i « fabiani » ingles~ padri del laburismo, senza bisogno di passare attraverso la preliminare laboriosa revisione del marxismo per la diversa eredità intellettuale - il riformismo è una teoria risponden– te all'esperienza storica della fase aurea delle condizioni delle classi lavoratrici anteriore al 1914, caratterizzata cl~ condizioni singolarmente favorevoli per effetto della lunga pace, e non effetto ordinario e continuativo delle premesse generali e politiche del capitalismo. I monopoli capitalistici e le guerre imperialistiche sono quindi presupposti necessari del trasferimento indispensabile della lotta della classe ope– raia dal campo puramente sindacale al campo propriamente politico, col programma p'tù radicale, con la possibilità che, in momenti di. crisi generale della società, i sindacati presti– no i loro uomini alle manovre di massa di quel partito che eserciti in quel· momento la maggior influenza sui loro ca– pi, sospendendo quella che I è la loro funzione normale e specifica nel presente regime, per favorire tutto un tra– passo da un sistema a un altro. Problema urgente e poten·– ,zialmente possibile non più quindi il solo miglioramento del salario, ma la conquista del potere, e perciò anche il passaggio e la supremazia dal sindacalismo tradizionale, impari alle nuove esigenzè, alla Rmi'sia, e in~nità della p·o– litica dell'economia regolata, sforzo estremo I per superare le difficoltà del regime capitalista rispettando taluni prin– cipi fondamentali del puesente assetto economico~giuridico. La parte più vitale dell'opera del Marx resta perciò la par– te politica, non mai capita a fondo dal Kautsky e dagli altri marxisti ortoàossi, i quali non hanno mai sostanzial– mente accolto i concetti di Marx sullo Stato, la democra– zia la dittatura, cioè alcuni' dei suoi concetti politici più fondamentali, eh@, per Graziadei, · con parecchie riserve e cautele, sono poi quelli messi in ptatica dal bolscevismo. Marxismo e bolscevismo. A prescindere dal problema se Marx abbia mai formu– lato una teoria, quale l'imperialismo economico di Lenin, se– condo la quale il sistema capitalistico, a un certo. stadio del suo sviluppo, porta inevitabilmente alla guerra (3), per ciò che 'riguarda più particolarmente questa identificazione del– la tattica politica preconizzata da Marx con quella IÌolscevi– ca, essa i, stata fatta effettivamente in parecchi dei 1111011:i articoli pubblicati in occasione del centenario del <<· Manife– sto dei comunisti», come, ad esempio, in quello di W. Y. Brown nello Spectator del 26 mar20, ciancio riÌievo anche all'analogia tra la situazione del 1848 con quella del 194,8, e a questa tesi si conforma soJtanzialmente A. Gray, nella sua recente storia delle idee socialiste t4).. Anche G, D. H. Cole, nel suo ultimo vasto quadro della situazione politica mondiale ciel dopoguerra (S), rileva che la concezione rus– sa· del socialismo rispetto a quella occirlentale era certa– mente la più marxista, perchè negli anni anteriori al 1914 e fino alla rivoluzione del 1917 le condizioni della Russia czarista· erano pitÌl vicine cli quelle dell'Europa occidentale alle condizioni prevalenti, nella maggior parte dell'Europa quàndo Marx e Engels formularono le loro dottrine essen– ziali., cosicchè ii· marxismo puro e non diluito continuò a convenire alle condizioni della Russia molto tempo dopochè (3) Si veda a1 riguardo l'opera di G. S1Lnl!RNBR: T/Je pro– blem· of war in nineteenth century economie thought. Prln– ceton University Press, 1946. (4) A. GaAv: The soc1alist 'tradilion. London Longman, 1947. (5) G. D. H. COLE: The intelligent man's guide to the post-war world. London, Gollancz, 1948.

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