Critica Sociale - anno XL - n. 11 - 1 giiugno 1948

248 CRITICA SOCIALE za con un così stretto margine I•? co~to_ ~ prezzo di vendita e che ha reso pure la vita d1fhc1le a nu– merosissi~i calzolai coll'istallazione, nelle s~1e s~c– cursali, di officine di riparazione superrazionahz: zate. Nella vicina Vienna si mantenn~ro frattan_to 1 piccoli industriali ed i calz?!ai su m1~ura grazie a delle misure protettive. M~ c10 non toghe che l,a pr?– letarizzazione dei calzolai, provocata d a Bai a, sia un fenomeno inerente al capitalismo moderr.io . E non era tutto. I grandi magazzini ~al'~ hanno u~ tra– preso la vendita di molti alt1:i ~r~1coh, calze d1 se– ta, articoli di gomma,_ pne~1mal1c1, e~c.. ecc.,_ scuo– tendo la base economica eh nmneros1 piccoli com– mercianti. Nella stessa epoca sorsero in Germania, Austria e Svizzera le grandi ditfe, di de_rrate ~limentari ~on moderne succursali_ o, come 111 !svizzera, perfrno , con l'organizzazione della vendita fatta con auto– mezzi alla porta della clientela, che hanno provocato la morte economica di moltissimi piccoli commer– cianti. Le fabbriche di mobili si son messe a produr– re in serie e ad offrire la loro merce a prezzi a cui il piccolo artigiano o industriale non può vendere. Gli esempi sono migliaia. I citati non sono che una scelta a casaccio di cose viste e vissute da pres– so. Credo quindi che al momento in cui cesserà la mancànza di prodotti essenziali e il fatto della Con– correnza rientrerà nel calcolo della produzione ca– pitalistica, nuovi processi di produzione nazionaliz– zata sorgeranno e provocheranno nuove fasi di pro– letarizzazione dei ceti medi. Le sfumature di questo processo saranno certamente molto varie; ma non si tratta di tracciare qui degli schemi valevoli per tut– ti i paesi, bensì di constatare la tendenza di svi– luppo della società moderna ih generale. Ln tendenza di sviluppo è certamente quella della proletarizzazione economica e sociale del ceto me– dio. Il povero « borghese » del ,villaggio siciliano che, a costo di molti sacrifici, manda il figliolo al liceo, non· ha fatto con ciò di lui un « uomo del ceto medio :., ma un proletario istruito e con ambizioni diverse da quelle del bracciante. Si aggiunge a que– sto problema il caso complicato di piccoli borghesi che si mantengono in una situazione semi indipen– dente, ma che spesso sono non meno poveri di qualunque operaio:- certi affittuari agricoli, certi gerenti di pompe di benzina, certi depositari di gran11i ditte, ecc. Un Paese in cni codesto sviluppo è stato partico– larmente accentuato negli ultimi trent'anni a causa· della guerra del '14, della svalutazione monetaria e di una fantastica razionalizzazione tecnica, è I.a Germania pre-hitleriana. Il successo elettorale di Hitler era dovuto in gran parte al turbamento psi– cologico causato dalla proletarizzazione progressiva dei ceti medi, che, disperati e disorien lati, son ca– duti facilmente vittime della grossolana demagogia nazista, che prometteva loro, testualmente, la sop– pressi<me dei grandi bazar, delle ditte con succuF– sali. deùe fabbriche di prodotti in serie: ciò che costituì tJn vero e proprio miraggio di ritorno al medi-o evo artigiano. Si capisce che, dopo la presa del potere, la musica cambiò.- Ma orma-i era tardi. Sotto la ferula nazista, la proletarizzazione fece poi proqressi inauditi, dapprima con la soppressione della «ragione sociale» di chi non pagava puntual– mente i suoi contributi. e poi per semplice decreto che comandava all'artigiano, nonchè al commercian– te, di mettersi a disposizione dell'industria di guer– ra, perchè la sua azienda non pareva « essenziale » al terzo impero. .Se ritorniamo al presente e gettiamo, per esem~ pio. _uno_sguardo agl_i Stati Uniti, al grande paese del hbensmo economico dove, nella persona di Tru– man e dei suoi seguaci, il medio ceto esercita una _notevolissima influenza sugli affari politici, bisogna ammettere che la concentrazione del capitale fa dei grandi progressi, malgrado la legge contro i « trusts » e la sua frequente applicazione da parte del dipar– tj_me11todella giustizia. E il concentramento del ca– pitale inrlnstriale ha una conseguenza fatale:· 1a spa– rizio11e delle piccole industrie e, quindi, una pro• lètarizzazione ·del ceto medio. BibliotecaGino Bianco V'è, negli Stati Uniti, una eccezione importante: l'agricoltore proprietario, la cui situazione, a causa di una ininterrotta congiuntura di guerra e del do– poguerra, è abbastanza buona e i cui titoli di pro– prietà non sono più svalutati da crediti cd ipoteche. Ma neanche Truman crede che ciò sia sempiterno, ragione per la quale dedica uno sforzo grandissimo all'assicurazione di mercati esteri per i prodotti a– gricoli nord-americani. Nell'insieme, quindi, possiamo dire ogni giorno che i ceti medi non spariscono sempre e subito con lo sviluppo capitalistico (anzi nell'orbita slavo-so– vietica dell'est europeo si è avuto lo strabiliante fe– nomeno della creazione di nuovi ceti medi agricoli) e che in certa misura il progresso tecnico _,può an– cora creare la possibilità di mantenere in vita cer– te categorie di imprese piccole; ma la tendenza in– trinseca dell'economia moderna implica, ciò nono– st-ante, la proletarizzazione progressiva dei ceti me– di. L'avvenire {ed in ciò la previsione di Marx è confermata dalla realtà) non è nè' del capitalismo {finanche negli Stati Uniti questa dottrina non è più contestata), nè dei ceti medi: l'avvenire dell'u– manità è del proletariato. I compagni laburisti di Gran Bretagna ci dànrro un esempio d'azione socialista del quale si parla 'troppo poco tra i socialisti. Ma il loro successo, cioè la loro azione, non fu possibile che per l'influenza esercitata su certi strati del ceto medio dalla classe operaia organizzata, ed il grande problema che af– fronterà il laburismo nel 1950 sarà appunto quello di mantenere questa sua influenza; ci vorrà un la– voro di grande pazienza e, soprattutto, una profon– da analisi delle reazioni psicologiche del ceto me– dio all'azione socialista, che non corrisponde alle sue esigenze di classe « media » se non in quanto codesti strati hanno capito la necessità di unire la propria sorte con. quella del proletariato, appunto perchè il loro · avvenire non è « ·ceto medio » ma « proletario e socialista ». Visto sotto questa prospettiva arriviamo alla con– clusione che il problema dei ceti medi per il mo– vimento socialista è, in fondo, un problema psico– logico, cioè un problema per il quale Marx certa– men te non ebbe la risposta in tasca, giacchè la psi– cologia moderna ci ha aperto molti orizzonti da quando il grande Maestro del materialismo storico ci ha lasciati. L'errore dei socialisti è sovente di credere che il progresso della psicologia non ci con– cerna, o quasi, come se la concezione marxista dei rapporti sociali ed economici non ci imponesse giu– stamente lo studio della reazione degli individui e delle masse' non soltanto secondo le loro posizioni sociali, ma anche seconc:\o le tradizioni, supersti, zioni religiose e miti politici moderni che influi– scono sulla coscienza dell'uomo. E questo problema, importantissimo per l'avveni– re del movimento socialista, non si limita ai ceti medi: esiste pure per la classe operaia. Se la situa-– zione « proletaria » dell'individuo implicasse auto– maticamente una coscienza proletaria, tutto sareb-– be facile. Ma non è così; ed il debellamento della presunta eredità di « coscienza » borghese (special– mente radicata nei paesi sotto influenza cattolica) è il primo compito del movimento socialista. Nel mo– do in cui concepiamo questa liberazio-ne della co– scienza dell'operaio e il suo svilup~o sta la grande -differenza tra noi marxisti socialisti e il machia– vellismo moderno con etichetta comunista. In con– clusione, quindj, il problema dei ceti medi per noi non è altro che l'applicazione di questo lavorio a strati la cui posizione meno chiara rende più diffi– cile la liberazione della loro coscienza piccolo-bor– ghese dai pregiudizi della classe borghese che, per i legami della cultura, influisce assai più sul ceto medio che sul proletariato ,la cui parte di cultura borghese è più modesta. RODOLFO REVENTLOW

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