Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948
218 CRITICA SOCIALE una migliore utilizzazione dei porti i~aliani e. f~an_cesièd un coordinamento dei trasporti terrestri e manthm1. 4 ) Dal punto di vista finanziario la s~tto-commissione che si è occupata cli questo argomento ha i:1levato la neces– sità che si arrivi ad una stabilizzazione monetaria del franco e della lira e che si raggiunga l'equilibrio fra le parità mo– netarie e le parità economiche. Indispensabile è ritenuta dal– la sotto-commissione ;inche la condizione che si assicurino i trasferimenti finanziari necessari per compensare gli squi– libri eventuali degli scambi fra i due paesi. 5) Nel ca,,,po dei capitali'.e della mano d'opera sussiste - fra i due Paesi una complementarietà che rappresenta un ter– reno fertile di permanente cooperazione. Esistono oggi nume– rosi ostacoli per lo scambio, fra i due paesi, di capitali e di mano d'opera, nè si può dire quando questi ostacoli po– tranno essere rimossi, ma non ·v'è dubbio - conclude la Co·m– missione - che se l'Unione doganale non dovesse realizzarsi, . tali scambi sarebbero resi piè, difficili. Nelle conclusioni relative alla politica economica generale la Commissione rileva che può sembrare che l'esame non por– ti in definitiva ad una soluzione nè in un senso nè nell'al– t;o. In pratica, '1a Commissione non ha scoperto nessun osta– colo fondamentale o difficoltà seria per una realizzazione del– l'Unione. doganale, e questo è sufficiente. La relazione della Commissioné mista si chiude con un invito ai due govèrni: «... la Commissione mista, cosciente delle difficoltà di ogni ordine che attendono i due paesi, persuasa che queste diffi– coltà saranno assai più gravi se dovranno essere affrontate separatamente dai due paesi, cosciente ugualmen'te delle re– sponsabilità che le derivano dall'incarico affidatole, crede cli poter· concludere i suoi lavori assicurando i due Governi ché l'Unione doganale fra la Francia e l'Italia non solta_nto non presenta ostacoli, ma permetterà di trovare una soluzio– ne ai problemi economici posti nei due paesi, di preparare al commercio mondiale, la cui ripresa è indispensabile per la prosperità cli entrambi i paesi, vie più ampie e prospettive nuove». Prnb/.erni derivanti dall'unione d0gaJ1ale. Il Protocollo italo-francese firmato a Torino rappresenta quindi il punto di partenza per arrivare· all'Unione doganale e noi siamo convinti anzitutto della sua efficacia politica, pri– ma ancora 'che della sua possibilità di im1necliata attlÌazione economica. Come diremo in seguito, trattando del problema generale dell'unità economica europea, le Unioni doganali, bilaterali o plurilaterali, non possono costituire il punto di partenza della cooperazione economica europea, ma rappre– sentano la prima tappa da raggiungere attraverso la coopera-, zione fra i paesi democratici del nostro continente. I lavori della Commis_sione mista italo-francèse si sono potuti concretare in un'atmosfera cli reciproca comprensione è_ di solidarietà internazionale, perchè fra i due popoii esi– stono oggi rapporti cli fraterna cordialità· e di reciproca com– prensione. Il raggiungimento di una unione doganale fra i paesi eu– ropei è subordinato ad un insieme cli condizioni senza le quali ogni proposito è destinato a fallire cli fronte alle diffi– coltà obbiettive, per· il superamento delle quali non è suffi. ciente la buona volontà, ma è indispensabile agire, e per lun– go tempo, per rimuovere le cause stesse che impediscono il normale sviluppo dei traffici. L'unità economica continentale, come premessa alla fede– razione europea, è notoriamente argomènto caro a tutti colo– ro che vedono in tale unità il primo fondamento della politica di pace nel mondo, ma sarebbe grave errore impegnarsi a fondo in un'azione cli questo genere in un momento in cui non fosse garantito il successo e ancora nessuna delle condi: zioni necessarie per una realizzazione fosse operante. Il falli– mento di un tentativo rivolto, senza adeguata preparazione, ad attuare un'unione doganale fra i paesi europei finirebbe per aggravare la situazione generale degli scambi ed acuire una situazione già tutt'altro che facile, e porterebbe a mag– giori attriti sul piano _economico fra gli Scati continentali. E' noto che· anche in tempi di assoluta normalità economica l'instaurazione di unioni doganali non riesce sempre. facile e che in effetti i casi passati di accordi del genere· non sono molti. Le difficoltà delle unioni doganali aumentano anche i1, periodi di normalità, quando esse devono estendersi ad 1m gran numero cli paesi, e non v'è dubbio che l'attuazione dell'u– _nione cloganalè fra il Belgio e il Lussemburgo, fra la Poloni,· e Danzica, fra la Lettonia e l'Estonia non comportava ; complessi problemi che comporterebbe un'unione doganale fra la maggior parte degli Stati europei. Si può affermare quindi che la costituzione cli un'unione doganale è tanto piiÌ complessa quanto {"aggiore è, il numero degli Stati che sono chiamati a partecipare ad ess~ Infatti, se fra due Stati contigui (e la contiguità geografica è un. delle condizioni indispensabili) l'armonizzazione delle due eco– nomie, agli. effetti degli scambi, può riuscire abbastanza facile, è chiaro che quanto màggiore è il numero degli Stati. ·tanto maggiori sono le differenze strutturali fra le loro eco- nomie, fra le correnti tradizionali dei traffici e fra le singo– le politiche degli scambi perseguite storicamente. Coroe è noto le differenze strutturali delle economie dei singoli Stati sono piutto~to favorevoli alla conclusione delle unioni doganali e cli solito si afferma che quanto maggiori sono le differenze, tanto maggiori sono le possibilità cli at– tuazione. Bisogna però intendersi sulla natura di tali diffe– renze. Se le produzioni tipiche di due o più paesi sono diffe– renziate per modo che non esiste nessuna possibilità cli con– correnza sul mercato moncliahtdelle due o più economie, è evi– dente che tale fattore di integra,<ione delle economie stesse è del tutto favorevole all'unità economica. Può esistere però fra <duepaesi anche un altro tipo cli differenza, che potremmo chiamare di temperatura economica. In tale caso la diffe– renziazione non incide sulle qualificazioni cliversJ, 1na sulle condizioni produttive, e porta clirettarr.ente alla necessità cli strumenti cli difesa, senza i quali una economia tende a pre– valern sull'altra. Una differenziazione di questo genere non soltanto Fèa l'~stacolo più difficile da sormontare al mo- - men_to della .conclusione dell'unione-doganale, ma anche l'o– stacolo che più difficilmente si può rimuovere nel tèmpo, qualora i due paesi convengano di porre' in atto tutte le mi– sur~ necessarie per arrivare lentamente, per gradi, alla con– clusione di una unione. Differenze sia del primo sia del secondo tipo esistono sem– pre, anche in tempi cli normalità. In fondo tali differenze sono, nella maggior parte dei casi, la ragione. ultima delle politiche economiche protettive e cli tutti 1 gli altri espedienti che tendono a colmare 1e debolezze cli un sistema economico rispetto a tutti gli altri. La politica commerciale del decennio prebellico. Vi sono periodi nei quali le differenze di cui si è eletto· tendono ad aumentare fortemente, non solo, m; quando, a Senza una visione d'insieme delle situazioni cli fatto la di– scussione sulle possibilità dell'unità economica europ~a agli effetti degli scambi esce fuori dalla realtà per entrare nel èampo delle aspirazioni e della. pura utopia. Che il raggiungi– mento cli una maggior libertà degli scambi, fino a giungere aà una unione doganale fra· il maggior numero di paesi, sia augurabile, ed in definitva s.i risolva in un vantaggiq per tut– ti, è fuori dubbio, ma sarebbe errato porre il problema im– m~diato in questi termini, ed è evidente che .ciò che importa ,in primo luogo affrontare sono le possibilità concr~te cleJ.la realizzazione di tale unità. Se, poi, dal1'esame delle situazioni di· fatto dovesse risultare che momentaneainente l'unione do– ganale è irrealizzabile, si porrebbe come primo obbiettivo da raggiungere la messa in atto dei mezzi e degli strumenti ido– nei per ·arrivare ad essa al più presto possibile e con il mi– nor attrito e danno economico da parte dei contraenti. , lungo andare, l'apparato produttivo si uniforma a condizioni del tutto innaturali, riesce mollo più difficile riportarle alla normalità. Il fatto poi che le singole economie, sotto la pres– sione di fattori esterni, si modifichino, creando situazioni ar– tificiali, aggrava enormemente la sitÌll!.zione agli effetti della conclusione di unioni doganali ed impedisce quasi permanen– temente l'attuazione di misure capaci di avviare le singole economie sul piano della cooperazione economica. BibliotecaGino Bianco Se diamo uno sguardo a 'quanto è successo in quasi tutti i paesi europei di.1rante il conflitto mondiale ed in questi due anni del dopoguerra dobbiamo constatare che tutti gli àppa– rati produttivi si sono adeguati a situazioni anormali e che il
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=