Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948
CRITICA SOCIALE 217 . Là ~ozione votata dalla Conferenza rappresenta mdubbiamente un passo avanti verso l'impostazione del problema della Federazione Europea, ma, se– condo noi, essa ha un'imP.ortanza del tutto parti– colare agli effetti dello sviluppo dei rapporti inter– nazionali del socialismo. Come è not-0, dopo la guer– ra fu deciso che per ora non sarebbe stata ricosti– tuita l'Internazionale Socialista e fu costituito un ufficio di collegamento a Londra. L'ultima confe– renza del Comisco a Londra e la Conferenza di Pà– rigi hanno posto dinanzi ai partiti socialisti euro– pi;i problemi internazionali concreti, di fronte ai quali i socialisti dei vari paesi sono stati chiamati a prendere posizione. Si è venuta così creando una base di aziÒne concreta dei partiti socialisti sul piano internazionale, e l'internazionalismo, per così dire, generico del socialismo si è spostato sul terre– no reale d'un problema attuale, quale è quello della Federazione Europea come primo nucleo d'una uni– tà mondiale. Non v'è dubbio che questa trasposi– zione di problemi dall'astratto al concreto potrà,. tra non molto, costituire ,il punto di partenza per la ricostruzione dell'Internazionale Socialista su nuove basi. La piattaforma politica della nuova Internazio– nale, a quanto si può dire oggi, d@vrebbe. essere quella lotta su due fronti, contro la reazione cap:f talistica e contro la dittatura stalinista. Il fatto stesso che contemporaneamente alla ri– soluzione suHa Federazione Europea sia stata vo– tata una mozione contro la dittatura franchista in Spagna fa pensare che questa piattaforma di lotta esista già fin da ora e che non rimanga altro che passare all'atto costitutivo d'ell'lnternazionale, dato che la piattafof'ma politica già c'è. Esistono indubbiamente delle gravi difficoltà an– cora. La maggiore è .stata indicata con grande sin– cerità dal compagno Blhm nella sua relazione: « In quasi tutti i paesi europei - ha detto Blum - il socialismo è presente al governo, sia che esso lo diriga, sia che vi partecipi. Secondo me, v'è un grave inconveniente quando il socialismo interna– zionale impegna i suoi diversi partiti su affermazio– ni precise e formali, che in seguito i socialisti chè dirigono i governi degli Stati o che partecipano ad essi, noir si trovino in condizioni di applicare o, addidttura, di proporre e, poi, di difendere nelle riunioni internazionali dei governi ». Anche se il compagno :eium, nel dire le frasi che abbiamo ri– portate, non intendeva riferirsi direttamente all'In– ternazibnale Socialista, ma voleva soltanto porre l'ac<'!ento sulle difficoltà che si frappongono ad una esplicita presa di posizione sul problema della Fe– derazione etiropea, non v'è dubbio che a maggior ragione le sue affermazioni hanno valore per quan– to riguarda la costituzione dell'Internazionale stessa. La nostra relazione non sarebbe completa, se noh chiudessimo con un cenno su una mozione presens tata alla Conferenza e che la Conferenza non ha discusso, avendo a maggioranza rinviato al Conve– gno di Vienna il dibattito su tale problema. Si trat– ta del problema della Rhur, contro la discussione del quale la delegazione tedesca ha fatto un caldo -appello al senso di •solidarietà dei socialisti europei. Il problema della Germania è ancora in una fase particolarmente delicata e soltanto un esame ap– profondito potrà permettere una chiara presa di posizione del socialismo internazionale. La Conferenza ha preso poi la decisione, inserita nella mozione finale, di costituire a Parigi, a cura dei socialisti francesi, un ufficio di documentazione e di propaganda .per gli Stati Uniti di Europa. l socia-listi italiani, che durante i lavori della Confe– renza si sono trovati a condividere perfettamerrte i punti di vista dei compa_gni francesi, d?vr3:nno svolgere un'attiva collaborazione per la costituzione ed · il ,potenziamento di questo ufficio. PIETRO BÀTTARA BibliotecaGino Bianco La relazione del P.S.L.I. L'unione doganale italofrancese (Relazione ufficiale stesa dal compagno Pietro Battara per incarico della Direzione del Partito). Il Protocollo relativo alla costituzione di una unione do– ganale italo-francese, firmato il 20 marzo 1948 a Torino dai Ministri degli Esteri dei due paesi, ha per ora un signifi~a– to più JJOlitico che economico. Nel Protocollo è detto infatti esplicitamente « Il Governo italiano ed il Governo francese decidono di far proprie le conclusioni del. Rapporto della Cammissione ed in conseguenza dichiarano la loro volontà far.male di costituire una Unione Doganale Italo-Francese». Il documento sancisce quindi, per ora, soltanto la buona in– tenzione dei due governi di collaborare insieme al fine <li raggiungere una. sempre più stretta cooperazione. Abbiamo ritenuto nostro dovere porre .in termini chiari e precisi la portata del Protocollo italo-francese, per sgombra– re il terreno dagli eventuali errori d'interpretazione ai quali esso può dar luogo, poichè non si renderel:ibe un buon ser– vizio alla causa della collaborazione economica europea se si dicess_eche esso ha una portata economica notevole ed im– mediata. L'Italia e la Francia sono due paesi che hanno una strut– tura economica, sotto certi aspetti, molto simile, e le merci italiane e francesi che possono essere riversate in questo momento sul mercato internaziona1e sono oggi quasi identi– che. Tale situazione di fatto rende difficile la realizzazione immediata di una unione doganale fra i due paesi e forse ta– le unione doganale è più difficile per essi che per qua\unqùe altro paese. Se si. tiene conto di questo fatto, il docw,nmto italo-franc~se assume anche maggiore importanza, perchè esso rappresenta l'intenzione com1me dei due paesi di rag– giungere, attraverso ima lunga cooperazione, un fine che può realizzarsi .wltanto attraverso /,a concorde fatica per rimuo• vere gli ostacoli che si fr;appongono oggi alla libera circo– lazione dei beni fra i due paesi. Detto questo, veniamo ad esaminare il documento fonda– mentale che sta alla base del Protocollo italo-francese, e cioè il « rapporto finale della Commissione mista_ita\o-francese per lo studio di trn'unione doganale fra l'Italia e la Francia». Il rappefto. della Commissione mista arriva alle seguenti conclusioni : 1) Nel settore agricolo le due economie sono nel loro complesso poco complementari. C'è però da sperare che fra non molto la produzione risicola italiana 'eccederà il fabbi– sogno nazionale e che pure fra non molto la produzione gra– naria francese eccederà il ,fabbisogno nazionale. Anche se i costi di produzione per questi generi sono lievemente supe– riori ai prezzi del mercato mondiale, si può ritenere che per essi le due economie potranno tro':'._areuna base di integra– zione. Le produzioni viticole dei due paesi sono sul mercato mon– .diale in concorrenza fra di loro, ma i due paesi possono tro– vare, attraverso accordi fra i produttori, il ,modo di attenua• re i rischi della sopraproduzione. Sul piano della produzione ortofrutticola i produttori dei due paesi dovranno sforzarsi di attenuare i pericoli d'una s.opraproduzione e di trarre tutti i vantaggi da un'Unione ben congegnata. 2) Nel settore delle materie prin,e ·per l'industr·ia esisto– no zone di complementarità (produzione di canapa, di seta, di zolfo, di piriti in Italia; produzione di minerali di ferro, di ghisa, di acciaio, di•,fosfati e di potassa in Francia), ma nel complesso le due economie sono tr.ibutarie dell'estero per le materie prime. Si può ritenere pe~ò che per un lungo pe– riodo gran parte della produzione tessile, meccanica, elettro– tecnica e chimica dei due paesi non si· troverà sul mercato mondiale in concorrenza. E' auspicabile tuttavia che per i singoli settori della produzione abbiano luogo, accordi fra i produttori italiani e francesi, sia sul piano economico sia_su\ piano· tecnico, per una riduzione dei costi ed una maggiore razionalizzazione dei singoli settori produttivi. 3) Ne/ campo dei trasporti l'Unione doganale realizzerà
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