Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948

CRITICA SOCIALE 235 Pubblicazioni socialdemocratiche tedesche. Più di una volta ci era accaduto di constatare, con una certa amarezza, la decadenza nei partiti socialisti dei diversi paesi di quella particolare letteratura socialista, tra informa– tiva e formativa, volgarizzatrice senza semplicismi, popolare ma senza demagogie e senza sciattezze, fusione di rigore dot– trinale e di pratica concretezza di problemi, 'che trova nel– l'opuscolo, a tutti accessibile, la sua tipica manifestazione. A confortarci, ed a farci ricredere, ci sono giunti due pacchi di pubblicazioni, rispettivamente del Partito Socialdemocrati– co Tedesco e dell'Istituto di scienze economiche dei Sinda– cati della zona Britannica. Diciamo subito che segnaliamo a modello queste pubblicazioni, tanto più meritorie, ove si tengano presenti le gravi difficoltà editoriali della Germania e le penose condizioni economiche in cui versano larghi stra– ti della popolazione, a cui vengono appunto incontro questi scritti, di modico prezzo e di ricco contenuto. Questi opu– scoli sono poi integrati dalla assidua attività dei quotidiani del Partito, che dànno largo spazio alla trattazione di pro– blemi ed alla discussione, anche dottrinale, dal1a pubblica– zione di ottime riviste (abbiamo sott'occhio « Das Volk » un ottimo quindicinale), dalla pubblicazione degli annuari dei cengressi, e da volantini che riportano le deliberazioni dei Congressi, dell'Esecutivo e degli organi del Partito a propo– sito delle linee programmatiche o delle prese di posizione sui più importanti problemi politici, economici, alimentari, pro– duttivi e giuridici del Paese. Tra gli altri opuscoJi, ve ne sono alcuni che trattano pro– blemi di emergenza, tracciando le linee di una politica co– struttiva sui più assillanti problemi delJa Germania dilania– ta. Menzioniamo tra questi: « Grundsiitze sozialistischer Poli– tik » (Lineamenti di una politica socialista), il discorso di Schumacher al Congresso di Hannover del 1946; « Soziali– stische Wirtschaftspolitik » (Politica economica socialista) di– scorso programm8.tico def dott. Agarts, uno dei maggiori eco– nomisti socialdemocratici; « Der Aufbau der deutschen Repu– blik (Costituzione della Repubblica tedesca) del dr. Menzel; « Germania ed Europa », discorso di Schumacher al Congres– so di Norimberga del 1947; opuscoli sulle cooperative di con– sumo, sulle assicurazioni sociali, ecc. Argomenti ancor più concreti trattano gli opuscoli dell'Istituti di Scienze economi– che dei Sindacati: notiamo un saggio sulla « riforma fondia– ria »; un altro sulla amministrazione deJla economia agraria; eccellenti studi sulla socializzazione e sulla organizzazione del lavoro, ècc. II Partito Socialdemocratico Tedesco ha ben com– preso la situazione di disorientamento e di sconforto in cui è stato getta_to dalla guerra. gran parte del popolo tedesco. Ed alcuni opuscoli cercano appunto di rimontare questa cor– rente: cosi « Abneigung gegen die Politik » (Avversione con– tro la politica) del Priifer; « Nazionalsocialismo, ultima tap– pa dell'imperialismo tedesco » del Kuntzel; l'ottimo opuscolo per la gioventù « Vernunft statt Glaube » (Ragione invece di fede). Altri opuscoli dimostrano infine quanto sia viva nei nostri compagni tedeschi l'esigenza della « lotta sui due fron– ti ». Ve ne sono alcuni che fronteggiano risolutamente la sub– dola propaganda sovietica: in particolare pregevoli sono « Dreissig Jahre Soviet Union » (Trent'anni di Unione Sovie– tica) del Larsen, e « Die Lehre der r'ussischen Entwicklung » (La dottrina dello sviluppo russo). Ma non meno vigile è la preoccupazione di parare alla invadenza confessionale-conser– vatrice dei democristiani, manifesti. del resto anche negli ar– ticoli della stampa quotidiana e delle riviste. Un opuscolo del MOller-Dostali « Sozialismus und Katholizismus » contrap– pone, con grande varietà di argomenti, la visione umanistica del socialismo a quella confessionale, smascherando gli aspet– ti retrivi e conformistici di questa. Altri opuscoli criticano programmi e tesi della Unione Cristiano-Democratica, la com– pa-gine democristiana della Germania. Ciò che si stampa ERICH MARIA RBMARQUB - Arco di Trionfo - Milano, Bompiani, 1948, pagg. 518, lire 1200. L'azione di· questo libro si svolge nell'ambiente dell'emigra– zione clandestina iii Francia, tra i rifugiati politici e gli E– brei scappati dalla Germania nazista. L'intreccio è soltanto mezzo di narrazione. Se si resta pensosi e turbati dalla let– tura di miserie morali e materiali e di certe purulenti pia– ghe. sociali che l'autore mette a nudo nel libro, ancor più la nostra pietosa attenzione è colpita dagli sprazzi di luce che sono proiettati sull'abisso del dolore umano e sulle tenebre della malvagità e della menzogna. Biblioteca Gino Bianco Con mano possente, il Remarque ci fa vivere la tragedia sofferta dai perseguitati politici e di razza, privi di passa– porto e nell'assoluta impossibilità di procurarselo, neanche in via diplomatica; costretti a vaga:r:e di nascosto di Paese in Paese, dappertutto espulsi, se scoperti; ai quali spesso non restava altro scampo che il suicidio, perchè costrettivi dalla disperazione. Con vigorosi tratti di efficacia incompa– rabile, ci son mostrati gli orrori delle dittature, che avevano legalizzato l'assassinio e i sistemi di tortura; la devastazione dei cuori e dei cervelli operata dai fascismi; l'indiretta com– pliciià dell~ potenze democratiche nel loro trionfo; l'inganno della pubblica opinione, delle dichiarazioni dei dittatori e la deformazione del potere; l'iniquità degli esecutori di ordini infami quando ignorano le semplici leggi dell'umanità; la vera essenza della guerra e la terribile .condizione del soldato; l'incapacità delle aristocrazie di condurre il mondo alla sal– vezza; la forza eterna e insopprimibile del pensiero. Il motivo dominante di Niente di nuovo all'occidente del Remarque era che chi torna dalla guerra, anche se fisicamente vivo, è spiritualmente morto; i motivo della Via del ritorno, era che le guerre sono sostenute dallo spirito dei grandi af– fari e che per il reduce nulla. giova, neanche l'amore. In questo nuovo libro, che è una carica esplosiva di pensiero e l'indignata rivolta del buon senso, il Remarque riprende qua e là i due motivi di tali suoi; capolavori sviluppand_oli e chiarendoli. Egli è un precursore perchè, attraverso una av– vincente narrazione, spiega, con nuove ragioni, l'assurdità della guerra: dal contrasto delle situazioni sprizzano la dialettica e il divario tra l'individuale e il collettivo. Dimostra, l'A., come i concetti della sorte cieca, della fatalitit delJa guerra, della inanità e del ridicolo dei nostri sforzi per abolirla (essa c'è sempre stata, dicono; esiste in natura, dimenticando che l'uomo si distingue dalle bestie perchè solo lui è dotato della ragione), sono diventati un'arma di classe, utile a pochi, per comprimere, opprimere e sopprimere la maggioranza e un'osta– colo al progresso della civiltà. Ciò che atter~·isce e sgomenta, è appunto il fatto che sien possibili un errore e una fandonia cosi universali. In questo libro è svelata e rivelata l'impostura dell'esaltazione del sa– crificio imposto ai combattenti, fatto passare per olocausto. Co.n inesorabile oggettività, ·con logica perentoria e incontro– vertibile, gli « ideali » della storia sono infranti .. II Remarque ci dice in maniera raccapricciante a qual punto può giunge– re l'uomo con la stupida adorazione di questi idoli e con la accettaziqne _passiva delle infami ideologie nazionalistiche. E' lE!-forza della verità che irrompe con veemenza nelle te– nebre della superstizione, aprendovi uno squarcio: Pevoca– zione del passato e il presentimento del futuro si fondono. Le classi dominanti, disponendo esse sole di tutti i mezzi per ingannare (potere, danaro, Clero, scuola, grande stampa, teatro, cinematografo, radio), sono sempre riuscite a inebriare le moltitudini con i deliri dell'onore e della gloria e a ottenere la- rassegnazione passiva, il disinteresse, o l'indifferenza, di fronte alla guerra. La colpa degli intellettuali, per l'inganno teso all'umanità, è di credere (o di dar a intendere di credere) e di voler far credere che ingiustizie, mali, bisogni (o presunti tali) trovino rimedio e soluzione in una guerra vittoriosa e che la vittoria porti l'elà dell'oro per tutti; mentre la verità è tutto l'opposto, e cioè che la guerra, anche vittoriosa, ag– grava e non elimina i mali per i quali fu combattuta ed è sempre stata fatta soltanto contr·o la povera gente. Non solo, ma tanto dalla vittoria che dalla séonfitfa, le caste dominanti traggono sempre enormi vantaggi e fanno sopportare tutU i pesi ai poveri. In Arco di trionfo, il conflitto tra la verità oggettiva e quel– la imposta diventa evidente. L'autore sa frugare nel sottosuo– lo della guerra e spingere lo sguardo lontano, nel tempo. Egli non circoscrive la visione e l'indagine ai problemi di uno « Stato» o di una nazionalità, ma li considera inquadrati e operanti nella funzione universale. In questo libro, la verità è accessibile, perchè l'A. ci porge la chiave d~l!a compren– sione, mostrandoci come ancora gravi su di noi l'enorme ba– gaglio psicologico dell'eredità del passato. Discreta la traduzione, ma con un continuo, irritante e inu– tile uso di parole straniere (Chaise longue, Gigolo, pd es.). GIOVANNI FA.SOLI Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Redattore respons.: ANTONIO GREPPI Autorizz.: Allled Publications B. C, N. 288 - 10-3-1945 Tipografia Pinelll _ Milano • Via Farnetl 8

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