Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948
CRITICA SOCIALE 233 assolve di esprimere dal suo seno il governo, e di control– larne l'azione politica. Nel regime monarchico costituzfona,le ottocentesco il Go– verno si. contrapponeva alle Camere, come un « pot~re » in– dipendente e contrastante, in -quanto responsabile •solo di fronte al monarca. La successiva affermazione del regime parlamentare nell'Europa continentale rese, sì, il Governo responsabile di fronte allt Camere, ma gli lasciò in un pri– mo tempo una fisionomia propria, distinta da quella delle Camere stesse. ' Basta fare un raffronto tra il parlamentarismo dei tem– pi giolittiani e quello odierno, per riÌevarne questa sostan– ziale differenza: che _allora, data la mancanza di veri e propri partiti organizzati,. non vi erano maggioranze preco– stituite, e il Presidente del Consigli0, designato dall.a fidu– cia del Capo dello Stato, doveva essere soprattutto l'abile alchimista. capace di combinare un ministero che riuscisse a raccattare, per· un motivo o per l'altro, i voti della maggio– ranza dei membri delle Camere, in · quanto individ1:1i,e di conquistare con ciò. una fiducia di cui non poteva mai essere certo a priori. Oggi invece, con il sistema dei partiti organizzati in Par– lamento, non è più il Presidente del Consiglio designato che cerca a posteriori la sua maggioranzà, ma- la maggioranza che esprime a priori il Governo. E se è vero che, là dove esistono più di due grandi partiti, sono sempre possibilì due o più distinte maggioranze (a seconda della struttura della coalizione), è pur anche vero che è dall'accordo preventivo .di. dirigenti responsabili di partito, decisi a costituire q1:1ella particolare maggioranza, che der.iva il suo atto di nascita il Governo. · Oggi, insomma, il Governo è l'espressione• diretta e im– mediata del partitò o della coalizione che posseggono la maggioranza al Parlamento. Gt>verno e maggioranza parla– mentare risultano così, del pari, organi indiretti del ·par– tito o della coalizione riusciti vittoriosi d~lla lotta ·elettorale. Il direttivo del partito maggioritario o la giunta diret– tiva dei partiti coalizzati assegnano al Governo la funzione di indirizzare e dirigere. la maggioranza parlamentare; la quale pertanto, sul piano politico, esplica nei conf1onti del Governo una funzione subordinata, nel senso di disegni di legge da esso proposti. Se pertanto dal punto di vista for– male il Governo è il commesso della maggioranza, dal punto di- vista sostanziale~è questa che costituisce lo strumento del Governo. In regime di democrazia parlamentare, l'iniziativa poli– tica risiede senza dubbio nel Governo, che è l'elemento pro– pulsore della vita nazionale. D'altro lato il fatto che al PaF– lamento sono rappresentate tutte le minoranze, mentre il Gabinetto costituisce l'esvtessione della sola- ~aggioranza, spiega perchè ogni Costituzione democratica richieda oggi che tutti gli atti aventi un certo rilievo politico· vengano ap– provati dal f'arlamento:. anche quelli che fino a ieri (ad es. la materia dei trattati) erano, di solito, competenza del co– sicjdetto esecutivo. Se è vero infatti che la maggioranza ha il diritto di go– vernare il paese, è pe,- altro anche vero che alle minoranze deve essere concessa la più ampia facoltà di esporre e di– fendere 1e proprie tesi prima che la maggioranza abbia de– finitivamente deciso. E il terreno sul quale le minoranze possono appunto battersi non è se non quello del Pàrlamen– to. Gli stessi partiti che, vur essendo schierati dalla parte del Governo. non ne condividono la responsabilità e riman– gono estranei alla compagine governativa, hanno bisogno del dibattito parlamentare. Infatti solo .attraverso di questo essi possono, nel caso particolare di dissenso sopra un determi– nato. J!)roblema, scindere le proprie responsabilità. Questo è accaduto, ad esempio, anche recenterhente ai partiti di de– stra italiani nei confronti del IV Gabinetto De Gasperi, in occasione della ratifica del trattato di pace. Nè si creda 'èhe ogni qualvolta esista una solida maggio– ranza parlamentare che garantisce a priori il successo della tesi governativa, là discussione varlamentare assolva la sola funzione di fornire ai partiti della minoranza il modo di il- Bibtiotecé;) Gino Bianco lustrare la propria tesi di fronte alla rappresentanza della nazione. Infatti non è· per nulla escluso che il Governo, di– nanzi alle critiche e alle proposte della minoranza, sia perchè ne riconosca il giusto fondamepto sia perchè desideri addive– nire a una soluzione. conciliativa, sia disposto a recedere dalle le sue posi_zionidi partenza. Così posta la funzione del Parlamento, è naturale che il diritto di iniziativa in materia di legislazione, che in armo– nia con i principi democratici i'l riconosciuto non solo ad ogni membro delle Camere ma sovente anche ad aftri enti ed allo stesso popolo, venga esercitato normalmente (in pratica quasi sempre) dal Governo. E' il Governo infatti che regge il tirrene dello Stato e che pertanto deve assu– mere le iniziative: il Parlamento è chiamato a decidere di esse. (Continua) LUIGI Pru;;T! FATTI E COMMENTI della stampa italiana ed estera La Palestina tra i contrasti internazlon.ali. Mentre la Palestina attraversa i momenti più drammatici della sua storia, un articolo di Gerard Horst pubblicato da Servir può offrire lo spunto ad alcune osservazioni. Vale quindi 1~ pena di riprodurlo. · « Dopo la gloriosa incursione di Lawrencc, l'Arabia è di– ventata per l'ingi,._ilterra una e caccia riservata. Bisogna co– minciare con il riconoscere che la politica inglese in questa parte del Medio Or-iente è stata delle più intelligenti. Adat– tandosi perfettamente alla loro mentalità gli Inglesi hanno concluso con i paesi arabi dei trattati puramente commerciali. Essi non hanno interferito per nulla Iiel regime :politico es– senziitlmente feudale di questi paesi; hannò favorito l'uni– ficazione polifica dei paesi arabi, già compiuta sul terreno linguistico e _çultural~, e alla quale nÒn si opponeva che l'an- tagonismo ·dei di versi monarchi. \ Gli Arabi, che ricevevano oro in cambio di un petrolio che essi sarebbero stati incapaci di sfruttare da soli, fecero agli Inglesi tutte le concessioni che questi volevano quanto ai di– ritti di ricerca dei pozzi ed allo stabilimento di· alcune basi militari. Le relazioni anglo-arabe furono delle miSliori fino al momento in cui si trattò di applicare· la dichiarazione Balfour. In compenso al loro appoggio_ alla causa degli alleati nella prima guerra mondiale, lord Balfour, nel 1917, promise agli · Ebrei la restituzione della Palestina come territorio nazionale. · Questa ·prom~ssa non era evidenterriente fatta per piacere agli Arabi, i quali, grazie in parte al prestigio di Ibn Sau'.d, ave– vano finito per superare le loro beghe e fondato la lega ara– ba, specie di federazione molto libera che, insieme all'Egitto, la Siria, la Transgiordania, l'lra'k e l'Arabia saudita, poteva, in ragione delle ricchezze del suo sottosuolo, diventare un~ potenza di primo ordine .. Gli Ebrei ostacolavano questo sogno di grandezz;t nazionale. Ci si ricdr:,derà come, fin dal 1935, ' Hitler abbia saputo sfruttare l'ostilità crescente degli Arabi contro ·gli Ebrei di Palestina e, in conseguenza, contro gli Inglesi che ne avevàno perillesso l'immigrazione. Fra Ebrei ed Arabi, gli Inglesi hanno da scegliere. Essi scelgono gli Arabi, che sono di gran lunga i più potenti ed i più facili da maneggiare. Del resto, la risoluzione degli Arabi di integrare la. Palestina nella loro Federazione è ab– bastanza ferma per spingerli a cercare presso un'altra po– tenza un appoggio che l'Inghilterra avesse loro rifiutato. Essi non riconoscono in questa materia l'autorità di nessuno, e-Ji abbiamo visti rifiutare anche gli arbitrati dell'O.N.U. Ci si ricorderà anche che all'inizio dei dibattiti dell'O.N.U., in un momento in cui le relazioni anelo-arabe minacciavano di raffreddarsi, la Russia ~u, insieme ai suoi satelliti., la sola favorevole agli Arabi contro gli Ebrei. Il gioco valeva la can– dela: i giacimenti petroliferi dell'Arabia saudita valgono quelli del Caucaso. In Transgiordania, dei giacimenti della stessa in1portanza, a quanto si dice, di quelli dell'Ira~, attendono di essere sfruttati. I•dibattiti sulla Palestina sono dunque assillati dal pen– siero dell'oro nero. Non si tratta più di conciliare Ebrei ed Arabi; si tratta di risolvere il loro conflitto mettendo le mani sul petrolio.,
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