Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948
CRITICA. SOCIALE 231 . ; zione e di affittanza collettiva. In tale direttiva, dettata dalla considerazione delle reali situaz-ioni tecnico-economiche, da cui deriverà anche la sal– vaguardia delle necessità di ordine sociale noi ri– troviamo non poca parte di noi stessi e d~l nostro modo di pensare. La D. C. avrà modo· di convincersi in séde di applicazi_one pratica dèlla sua Riforma 'Agraria, che questa riserva o cautela non costituirà l'eccezione, bensi la regola. L'eccezione è rappresentata vice– versa dalla politica tecnico-economica di costituire nuove piccole proprietà che possano essere conve– nienti e vitali. . · . E allora perchè tanto rumore? La risposta 'l'ab– biamo data all'inizio: perchè, molto probabilmente, su questa affrettata deliberazione debbono aver in– fluito preoccupazioni di carattere politico-contin– gente. Non è la prima volta che la' D. C. interviene c~m a'?pare'nte decisione su questioni agricole di vitale importanza per il Paes.e. Anche in occasione del Lodo De Gasperi sembrò decisamente favore– vole alle aspettative deì mezzadri e apparen!emente -giustificò i timori dei conduttori. Si è visto chiara– mente come le speranze sono andate deluse e i timori svaniti. L'impressione più chiarà che si r:icorda in pro– posito è che fra il programma ·di creare nuova pic– cola proprietà, ·che dovrebbe ·accontentare la sini– stra, e quello di limitare l'espansione di tale pro– gramma, che dovrebbe accontentare la· destra, si è persa di vista la vera essenza del problema agrario italiano, il quale non è di ordinamento fondiario se non nei punti che la mozione della D. C. trascura di considerare Oatifondismo, pulverizzamento, frammentazione), ma è di persone (proprietari che non sono agricoltori o che sonò incapaci, ma che tuttavia non mollano la terra), e di organizzazione produttiva e di gestione, per quanto 'ha riferimento con l':é!,ttività dei privati; e di organizzazione ammi– nistrativa dell'agricoltura e di politfca economica, per quanto si riferisce all'attività degli organi sta– tali. In merito agli stessi aspetti tecnici del pro– blema agricolo italiano non .molto v'è da fare, per– chè fortunatamente la nostra non è tutta agricoltura arretrata e in molti casi si può anzi dire assai pro– gredita. Il difetto principale sta nella disorganizza– zione e nella troppo _scarsa considerazione del pro– blema sociale. A ciò non rimedia certo la piccola proprietà; che questi difetti esalta, come li esalta– rono il latifondismo, la polverizzazione e la fram– mentazione. · 7) Una direttiva di Riforma Agraria mirante al– la formazione ex lege di nuova piccola proprietà· contadina è tutta contenuta e rappresenttata nella soluzione che si dà ai seguenti problemi:, a) se i .proprietari espropriati vengono o non vengono indennizzati; , b) se vengono indennizzati, qual'è la misura del prezzo o il criterio· dell_a sua determinazione; in breve se si tratta di prezzo pieno o di prezzo ri- dotto; . . e) se i contadini assegnatari sono chiamati o no a pagare la terra; d) se non sono chiamati a pagare, con quali criteri si scelgono i favoriti; e) se sono chiamati a pagare, qual'è il prezzo da pagarsi, se il prezzo pieno o un prezzo di fa– vore; /) se i contadini ,assegnatari pagano un prezzo rli favore o non pagano affatto chi è che sostiene l'onere relativo al terreno stralciato, e assegnato: lo Stato con sovvenzioni, oppure i vecchi proprietari con l'esproprio senza indennizzo o con· indennizzo ridotto? Di tutto questo la mozione votata dalla D. C. non fa parola. La lacuna è grave, perchè, ripetiamo, qui, e solo qui, sta l'essenìa di una Riforma Agraria in– dirizzata verso la piccola proprietà coltivatrice. Questa casistica ci dà suhlto una visione del~e pos– sibilità di rinascita del programma. Per venire ad un giudizio conclusivo, basta formulare le due ipo– tesi -fondamentali relative al trascurato problema fi– nanziario: a) la D. C. è form_azione politica disposta ad .BibliotecaGino Bianco espropriare senza indenizzo gli attuali grandi pro– prietari? b) ha possibilità di riuscita un piano di rifor– ma che richieda agli aspiranti piccoli proprietari il pagamento del pieno prezzo della terra? Le risposte che possiamo dare oggi a tali inter– rogativi sonn negative. Resta allora la considerazione degli innumerevoli casi intermed'i che, consistendo nell'assegnazione di terra a prezzo di favore, com.portano un. •parz.iale sacrificio a carico degli attuali proprietari, ovvero a carico dello Stato . E allora viene da chiedersi: perchè si vuole dal– lo Stato un sacrificio finanziario a favore di una sola aliquota della popolazione (e non della più biso– gnosa, giacchè, se pagamento va fatto, solo potran– no sostenerlo i contadini più abbienti)? e perchè si colpisce una sola parte dei capitalisti, quelli ter– rieri, fra cui possono esservi dei benemeriti pro– duttori) e nop anche altre categorie? L'ultima parentesi, riguardante i grandi agricol– tori che hanno contribuito al progresso agricolo, ci suggerisce l'idea che una Riforma Agraria a sfon– do prettamente borghese (diretta cioè a rafforzare il presente ordinamento economico-sociale), qual'è quella vagheggiata dalla D. C., potrebbe tentarsi, non già con,il cieco criterio di fissare un limite mas– simo al diritto di possedere terre, bensì, col criterio più razionale dell'esproprio dei proprietari retro– gradi o lontani dallo spiritto rurale. Ma ahimè! con tale criterio selezionatore sarebbe, si, risparmiata una efficiente borghe•sia terriera, ma sarebbe colpitn a fondo una classe nobiliare, clericaleggiante di proprietari assenteisti, e insieme con essa sarebbero colpiti anche molti di quei Parroci di campagna che, negati all'agricoltura, vivono delle magre o grasse rendite dei poderi della Prebenda. ALDO PAGANI Considerazioni sul regin1e democratico parlamentare (Continuazione dal n. precedente) Regime parlamentare e rappresen,tan;a degli interessi Se deboli sono gli argomenti sui quali tuttora si fonda la tesi favorevole al mantenimento della seconda Camera di natura politica, si sente per contro assai viva la e§i– genza di un'Assemblea a indirizzo tecnico, particolarmen– te _per quanto riflette il campo dell'economia. L'imprepara– zione specifica dei rappresentanti del popolo (usi ancora ad essere dei « politici generici», e ordinariamente non in ;;ra– do di affrontare con competenza problemi tecnici comples– si) è citata sovente, e a ragione, col!)e una delle fondamen– tali cause della debolezza della .democrazia parlamentare: dal che consegue la progressiva dittatura della burocra– zia, specie ministeraile, la _quale perviene a tenere in ma– no lé leve del potere grazie alla sua non sostituibile e non controllabile competenza tecnica. Questo tallone d'Achille di tutto un sistema nor, può e non deve restare indefinitamente scoperto. Per ora molte costituzioni democratiche, dalla prima car– ta d.ella Repub~lica austriaca alle recenti delle Repubbliche francesi ed italiana, annoverano tra gli organi- costituzionali un Consiglio economico, consultivo, i cui limitati poteri so– no ·lungi dal sod<lisfare chi auspicherebbe una Camera ran-· presentativa degli interessi, che fosse capace di una più concreta azione. In relazione a ciò larghe correnti politiche propongono addirittura di attribuire l'effettivo potere legi– slativo e di controllo, in unione con la Camera ·espressa dal suffragio universale, a un'Assemblea espressa. dalle catego– rie di interessi. La tesi, però, dal punto di vi'sta democra– tico, è assolutamente inaccettàbile, per la imJ)ossibilità di esprimere una rappresentanza degli interessi, che, una voita divisa la potestà legislativa tra le due Camere, non para– lizzi gli effetti del suffragio uni.versale.
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