Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948

230 CRITICA SOCIALE derivanti, ;ia dal desiderio di soddisfare le_ aspira– zioni di una categoria che vuol esser~ fa_voi:1ta (~he ha fame di terra) .,sia da preoc~upaz1_om d1, ordme morale e politico, che fanno dimenticare 1aspetto tecnico, economico e sociale del problema stes~o. La piccola proprietà va promossa, ~ anche a1~!– tata, laddove esistono le prem~sse te~~1c~ ~conor~u: che per la sua esistenza. Tah cond1~10m I t~cn_1c1 le esprimono r[assumendole nel te1;mme ch_e md1ca il tipo di azienda adatta a tale sistema d1 condu_– zione: il podere. Dove esista l'appoderamento _PU? esistere la piccola proprietà razionalmente coshtm– ta e intesa. Può esistere, ma non è detto che sia più conveniente. Nei poderi oggi a mezzadria può esi– stere ma non è detto che sia la forma che dà i mi– gliori risultati. La fattoria tosca_na o uri:ibra o i;na_r: chigiana, che è un- insieme d1 po~en mez~adnl~ gravitanti intorno ad un centro aziendale m cm si riassumono le attività generali di direzione, di commercio di trasformazione dei prodotti, è mollo dubbio se 'convenga frantumarla, sebbene in quei poderi esistano tutte le premesse per una rapida e 'non onerosa trasformazione in piccola _proprietà. Che dire allora dei casi in cui occorre sostenere oneri non indifferenti per la creazione dei poderi e per la. liquidazione ·degli attuali investimenti non poder;il,i? Il problema, nel caso della fattoria già appoderata, è di convenienza di gestione; nel caso invece in cui l'appoderamento non esista già vi si aggiunge il problemà degli imponenti oneri finan– ziari della trasformazione fondiaria relativa all'ap– poderamento. Si tratta di costruire i poderi cioè i fabbricati e i manufatti, l'alberatura, fa corte colo- · nica, ecc. ecc. Bastano questi accenni di ordine tecnico-econo– mico e basta ricordare i termini del nostro proble– ma sociale (poca terra e molte braccia) per convin– cersi che la piccola proprietà non può costituire un pratico, sopratt~1tto un fecondo, indtrizzo di Rifor– ma Agraria. La piccola proprietà è un aspetto mar– ginale del problema agricolo italiano. Intendiamo alludere alla piccola proprietà autonoma, organica, con podere razionalmente costituito, idoneo ad es– sere base di azienda e sede di impresa agraria, giacchè non è neppure il caso di parlare dell'altra piccola proprietà, quella particellare, non autono– ma, consi stente in uno o più appezzamenti di ter– reno c.he no11 meritano di essere considerati azien– da e che n on sono sufficienti ad occupare il lavoro di una famiglia o a dare redditi sufficienti al man– tenimento di una famiglia. Purtroppo la proprietà particellare è quella più diffusa. Numerosi sono i proprietari terrieri in Italia, ma sono.innumerevoli , quelli con superficie ridottissima. Il fenomeno è pa– tologico, cioè dannoso, e va curato. Errore gravissi– mo compie chi trae motivo di soddisfazione ve– dendo che in Italia è tanto elevato il numero· dei proprietari terrieri. Il fenomeno deve anzi preoc– cupare, perchè è l'indice più probante di agricol– tura arretrata, povera, irrazionale, .meritevole di tut– te le peggiori qualifich". Il polverizzamento della proprietà e la frammentazione fondiaria sanò le con– seguenze direttte della piccola pr'oprietà, della li– bertà indfacriminata di commercio dei terreni, del vigente diritto successorio. 5) La mozione approvata dalla D. C. ritiene che « il nuovo Parlamento debba aff-rontare senza ritar– do il problema di una Riforma Agraria diretta ·ad assicurare una miglio1·e distribuzione della proprie– tà e dei 1·edditi fondiari». Affermazione, come si vede, grandiosa della necessità di un riordinamento fondiario. Però delle tre più comuni forme patolo– giche di proprietà fondiaria neppure una parola. Non si accenna al latifondismo, non al· polverizza– mento, e neppur~ al_la frantumazione. Vien sempli– cemente presa d1 mira la grande proprietà e si fa solenne voto di volerla eliminare,.frazionandola, per dar luogo alla piccola proprietà contadina. C'è da .restare impressionati nel veder fissata tale diret– tiva senza ombra di ·sospetto che il problema fon– diario nostro non sia problema di grançle proprietà ma problema di proprietà immensa Oatifondismo) che dà luogo all'immensa azienda disarticolata e af– fetta di elefantiasi; oppure problema di proprietà particellare che dà luogo ·all'azienda disorganica, BibliotecaGino Bianco perchè troppo piccola; e infine problema di pro– prietà frammentata, cioè ·scomposta in diversi ap– pezzamenti separati. Grande proprietà equivale a grande azienda, corrisponde quindi alla forma più idonea a godere dei benefici del progresso tecnico e della razionalizzazione produttiva e commerciale. In Italia le proprietà med~e e grandi costituiscono ovunque le forme organiche meglio rispondent,i al– le esigenze di una moderna agricoltura. Le forme patologiche accennate, viceversa, impongono il rior– dinamento, per'chè sono indice di una agricoltura -arretrata di cui sono ad un tempo .causa ed ef– fetto. Queste sono le .forme di cui anzitutto dobbiamo preoccuparci se vogliamo promuovere una riforma che dia risultati produttivi, e se ci assumiamo il compito di addivenire ad una migliore distribuzione della proprietà terriera. Se c'è urgenza di affrontare il problema· fondiario, quest'urgenza deve riguar- · dare. anzittutto le forme patologiche, non già quelle normali e organiche. • Fra' le varie. ragioni per cui viene affrontato il riordinamento fondiario secondo la direttiva sopra esposta e da noi criticata, ci sarebbe quella di « ga– rantire la massima occupazione p_ossibile di mano d'opem ». Evidentemente il problema non è stato esamina,to a fondo, giacchè è noto che a parità di superficie è di ordinamento produttivo la zona ap– ·poderata viene caricata di minor numero .di brac– cia di quanto non avvenga nella zona non appo– derata. Se il disquilibrio tipicamente italiano esi– stente fra terra disponibile e popolazione lavora– trice deve' affrontarsi, corrìe oggi avviene, distri– buendo_ con la maggior equità possibile fra. tutti i lavoratori le giornate di occupazione, si commet– terebbe una infrazione assai grave a questo prin~ cipio se si sistemassero bene alcune famiglie e si precludesse alle altre ogni possibilità di lavoro nel– le nuove piccole aziende costituite e assegnate. La direttiva sindacale che si basa sulla perequazione dei redditi (turpi di·· lavoro) sarà criticabile quanto si vuole, ma dimostra d'essere l'unica possibile so– luzione pratica che permetta di andare avanti; 'sen– za dire che deFiva da un fattore morale di grande· importanza: la solidarietà umana. Tutto ciò andreb– be infranto creando piccole proprietà organiche e assegnando a poche famiglie pri.vilegiate l'occupa, zione esclusiva dei poderi. ricavabili dallo smem– bramento di grosse ·unità che prima occupavano molte famiglie. La direttiva fissata nelkl. mozione della D. C. non garantisce, dunque, la massima oc– cupazione della mano d'opera, bensì garantirebbe la buona sistemazione di pochi privilegiati (gli as, segnatari delle terre) e la rlefinitiva eliminazìone degli altri dai ruoli della mano d'opera agricola. Per questi ultimi la disoccupa7.ione, che oggi è stagio– nale, diverrebbe permanente. Ci siamo riferiti all'ipotesi di creazione ai pic– cole proprietà organiche, chè se si trattasse invece di costituire piccole proprietà particellad, non au– tonome, all'insuccesso soc_iale subentrerebbe più grave l'insuccesso tecnico. Insuccesso. Questo· è il nostro timore in riguardo ad una Ri..forma Agraria che muove dagli esposti or– ganici generali. Insuccesso tanto pi-ù grave ·e dele– terio, perchè deluderebbe le aspettative dei conta– dini e renderebbe improduttivi enormi sforzi fi- - nanziari. · 6). La considerazione dei « casi in cui la sud– divisione delle proprietà imporli notevole pregiudi– zio alle p'otenzialità produttive delle imprese agra– rie » costituisce motivo di sollievo. E' una cautela che in mano a tecnici competenti ed onesti,. non traviati dal preconcetto di servire aprioristiche tesi di ordine politico, relegherà tutta la formazione di nuòve piccole_ proprietà alla -sua naturale fun– zione margipale. E' una riserva capace di far crol– lare tutte le illusioni riguardanti una Riforma Agra– ria di massa, che muova dalla volontà di creare ex lege in Italia una artificiosa categoria di• piccoli proprietari. Noi salutiamo con soddisfazione l'inserimento del suddetto punto nella mozione approvata dalla D. C. e con maggiore soddisfazione salutiamo l'aggiunta che mira a stabilire e promuovere per le grandi imprese rimaste integre le forme di compartecipa-

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