Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948

CRITICA SOCIALE 229 Con1mento a direttive di riforma agraria 1) Appena noto ufficialmente l'esito delle elezioni, e prima ancera. della convocazione del nuovo Par– l~m~nto, l?recisamente il gierno 4 maggio, il Con– s1gho Naz10nale della Democrazia Cristiana è stato chiamato a discutere e ad approvare una mozione relativa alla Riforma Agraria. L'avvenimento è stato accompagnato da uila campagna di stampa volta a sottolineare la tempestività delle decisioni il man– tenimento degli impegni elettorali, la s~nsibilità della D. C.. per i fondamentali probleIJJ.i della vita nazionale, la volontà di affrontarli e di risolverli d'urgenza, e così via. Siccome la materia non si presta a provvedimenti d'urgenza e siccome la fret– ta può nuocere, noi -tecnici siamo indotti a dare al– l'iniziativa e al rumore che l'ha accompagnata un significato pt'evalentemente politico e contingente. Si tratti di tenere il cartello aelle discussioni di impurtanza nazionale; di mantenere concentrata sulla D. C. tutta l'attenzione del Paese ancora. per– plesso, e forse già pentito, di aver concentrato a · sua volta sulla stessa D. C. tanti voti; oppure si tratti di far perdere ancora una volta l'omFJibus a quel Fronte che, fra gli altri travestimenti, ha as– sunto anche quello di paladino della piccola pro– prietà e delle piccole conduzioni, travisando il vero programma social_ista che occorre all'agricoltura del nostro Paese; oppure si tratti di altro, a noi non interessa. A noi interessa notare che di tanta fretta il documento approvato dalla D. C. mostra tracce palesi, tutte riconducibili ad una insufficiente ela- horaziorie. · ·· · · · " Del resto, le stesse ragioni politiche che. possono aver spinto all'affrettata deliberazione e pubblica– zione del documento sono, a parer nostro, contro– producenti per l'impostazione a sapore demagogico dei principi da cui esso muove, per il rumore pub– blicitario che si è fatto in proposito, nòn<:hè per– chè è evidente che si tratta di affermazioni volte a sgddisfare una sinistra che spinge e a tranquiliz– zare nello stesso tempo una destra che, per nulla intimorita-, resiste anzi baldanzosa in quanto vuol tramutare una vittoria della democrazia in ·una vit– toria della reazione. E' l'eterno intimo contrasto della D. C., che noi ci auguriamo possa essere con– tenuto, se non eliminato, affinchè anche il Paese non ne soffra le conseguenze. 2) La Democrazia Cristiana ha in programma una Riforma Agraria basata essenzialmente sulla pic– cola proprietà coltivatrice. I motivi di questo orien– tamento si posson0,. riassumere nel fatto che la pic– cola proprietà contadina: a) in quanto ha per soggetto del lavoro una in– tera famiglia e 'non singoli individui, serve a man– tenere saldi i vincoli familiari; b) in quanto si svolge in assenza di contratti (nè di affitto, nè di salariato, nè di cointeressen– za), è elemento di tranquillità sociale; e) in quanto lega automaticamente la retribu– zione del lavoro all'esito -economico della produ– zione è elemento di giustizia sociale; d) in quanto dà luogo ad economie familiari stabilmente autosufficienti è elemento di stabilità -sociale. L'importanza di tali caratteristiche positive non .-si può smentire, ma va attenuata perchè non ~e~– pre i fatti elencati si riscontrano, e quando s1 ri– scontrano, non sempre giocano in pieno. I vincoli familiari subiscono le stesse identiche alterazioni fra tutte le categorie rurali. Anzi, se esi– ste un aspetto poco simpatico, e proprio dal punto di vista religioso, l'abbiamo più sviluppato fra i contadini proprietari che fra gli altri contadini af– fini (affittuari e mezzadri). Le statistiche accusano per i proprietari una minore prolificità, dovuta alla preoccupazione di non suddividere in troppe quote l'asse ereditario immobiliare. 9ue~lo che la ~eg?~ ancora non vieta di fare (sudd1vis10ne senza hm1h dell'unità colturale) i contadini cercano di conte– nere mediante il controllo delle nascite. BibliotecaGino Bianco La retribuzione al lavoro legata alla quantità di prodotti non è esclusiva della piccola -proprietà, ma si verifica anche nel piccolo affitto, nella mezzadria e in tutte le forme di compartecipazione ed è di– scutibile che rappresenti la forma ideale. di retri– buzione del lavoro, in quanto su tale retrjbuzione vengono riversati tutti i rischi di produzione. Pro– prio i piccoli proprietari conoscono bene gli innu– merevoli e gravi sacrifici da sostenere nelle annate non propizie, essi che detengono un terreno di so– lito sopravalutato per le interferenze d'ordine psi– cologico che turbano il mercato dei piccoli appez- zamenti. · Troppo spesso, infine, la letteratura ama presen– tarci i piccoli proprietari diversi da quello che in realtà sono (1). In realtà sono più avari che parsi– moniosi; più sfruttatori all'eccesso della capacità lavorativa della famiglia che lavoratori nel bel sen-. so morale,. igienico e anche eugenico della pa– rola; non strumenti attivi di stabilità e di ordine sociale, ma pesi morti, agnostici verso tutto ciò che avviene ,oltre la siepe che limita il loro podere o la corte in cui vive la loro famiglia; l'autonomia economic'a ottenuta nell'ambito del podere li rende chiusi e inaccessibili, quindi fatalisti e tradizionali– ·sti; non sono socievoli; come agricoltori. sono dei rimorchiati, come cittadini sono conservatori per egoismo, insensibili ai problemi del lavoro, perchè dimentichi di essere anzitutto lavoratori e non ca– pitalisti, 3) Al passivo di una• Riforma Agraria basata sulla formazione di nuova piccola proprietà colti– vatrice stanno due ordini di considerazioni molto importanti: tecnico-economiche e sociali. Piccola proprietà equivale a piccola azienda, ad impresa che si svolge su scarsa superficie, frazio– nata in attività di scarsa importanza quantitativa. Solo certe colture agrarie e· solo 1 certe attività agri– cole si prestano allo sminuzzamento produttivo. I cereali, le colture foraggere, gli allevamenti zootec– nici, le industrie trasformatrici di prodotti grezzi (enologia, olèaria, casearia) meglio corrispondono se ·svolte in grande, per diverse ragioni: riduzione - dei costi unitari, possibile ricoFso ad attrezzatura razionale, produzione di tipi costanti. Nella grande azienda si svolgono più ~vantaggiosamente le opera– zioni commerciali del vendere e del comprare. Il progresso tecnico, in conclusione, ha maggiori pos– sibilità di sviluppo nella grande che nella piccola azienda. E' noto che l'agricoltura italiana è dominata dal– lo squilibrio esistente fra terra e popolazione. La terra è scarsa, la popolazione lavoratrice è in ec– cesso. In certe zone lo squilibrio assume aspetti drammatici sempre più preoccupanti, sia per l'eco– nomia dei lavoratori sia per la validità delle azien– de. L'indice •di questa situazione è l'imponibile di mano d'opera accompagnato dai turni di lavoro. Ora, se la poca terra disponibile venisse sottratta alle possibilità di lavoro di tutta la massa, per es– sere riservata alle poche fortunate famiglie che po– sono esserne assegnatarie, il risultato sarebbe evi– dente: da una parte poche famiglie ben sistemate e dall'altra molte cui sarebbe preclusa ogni possi– bilità di occupazione agricola. Il problema sociale espresso dalla grave piaga della disoccupazione non sarebbe risolto ma aggravato, poichè è. noto che i piccoli proprietari (al pari dei piccoli affittuari f>. dei mezzadri) preferiscono assoggettarsi ai più duri. sacrifici ai più lunghi orari di lavoro, ai più elevati sforzi a~zichè assumere « opere » anche nei periodi di maggiore attività. · 4) Quanto esposto non ci porta ad avversare la piccola proprietà. Sarebbe sciocco e assurdo. E' una impostazione realistica dei termini· _di un pro: blema, la quale deve salvare dal commetterP- errori (1) Si veda in proposito quanto abbiamo scritto su questa stessa Rivista (n. 8 del 16 aprile 1948) circa < Le piccole conduzioni agrarie>.

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