Critica Sociale - anno XL - n. 10 - 16 maggio 1948
222 CRITICA SOCIALE camente ma dinamicamente. Non si tratta di rac– co"liere 'in un organismo unico diversi schieramenti so~ialisti già esistenti e consolidati, ma di un pro: cesso in atto tuttora aperto, che occorre portare a1 suoi risultati' finali; non di rincollare dei cocci sper– si, escogitando la miglior r:olla per tenerli assieme: ma di determinare una valida ed omogenea lega d1 fusione, che venga portata a ma_turazione. E si ri– schia di stroncare e deformare 11 processo, ove lo si arresti prima che possa svilupparsi. Appunto come inizio di un processo d'unifica– zione noi abbiamo a suo tempo salutato il con– ve"no di febbraio nel Castello Sforzesco. Possiamo or~ constatare come. l'augurio che allora formt)la– vamo, cioè che la campagna elettorale sarebbe stata la prova di una effettiva unità di interpretazione e di intenti, abbia avuto conferma: in via di massi– ma « Unità Socialista» ha spontaneamente trovato e mostrato al Paese ed all'estero un suo coerente ed unanime linguaggio. E' una -prima tappa sulla via della unità: e guai se questo risultato andasse disperso. Ma proprio la campagna elettorale, con quel suo chiamare a raccolta attorno ad una piat– taforma di democrazia socialista, e proprio i risul– tati eléttorali (che dimostrano, da un lato, come l'ap– pello non rimase vano; e dall'altro suonano espli– cita r:onclanna per i dirigenti del P.S.I. e per il loro aggiogamento del socialismo al carrozzone para-co– munista del «Fronte»), hanno infuso a questo pro– cesso nuovi impulsi eçl una vastità senza precedenti. Il processo ha soprattutto raggiunto il suo più im– portante obbiettivo (ch'è poi quello per cui la « U– nione dei socialisti» legittima la sua autonoma esi– stenza): smuovere e sbloccare dall'asservimento agli apparati, dalla rassegnazione per il fatto compiuto, da un'attendista e pavida supinità quelle forze di base del P.S.I. che sono rimaste autenticamente so– cialiste e tlesiderose di vedere esplicare da un va– lido partito schiettamente socialista un'autonoma funzione socialista. Questi compagni - chè per noi n_o_nhanno cessato mai di essere tali -, già ine– til1 dalle manovre fusioniste o paralizzati dal ·con– form1.smo, han_n_oormai compreso che ogni arren– devolezza, ogm mdulgenza, ogni 'sottomissione è col– pa._ Dopo cinque lustri si ripropone ad essi l'alter– !lativ_a ~< i. comunisti con i comunisti, i socialisti con 1 socialisti», con la forza di un imperativo, cui spet~ ta a loro, e a loro soltanto, dare una risposta. , In q_u~sta f'.1se, c~'è veramente la più deliqtta e la s[ec1sn:a, s1 profilano tuttavia due opposti peri– coli. ~d e necessario tenerli entrambi nella massi– ma evidenza, perchè ora più che mai è facile com" mettere passi falsi che possono, essere fatali. . Il primo cli questi pericoli è quello cli un insab– bia~ento_ del processo di unificazione e di una cri– s!all1~zaz1one. delle posizioni raggiunte. Sussfste il nsch~o che ciasc~ma delle formazioni politiche cre– da cl1.ave_re rag,gmnto il punto massimo n·eno sfor– zo umtano, e s1 ponga come· legittima ed esclusiva rappre~e.n tan(e dell'essenza e dei postulati della de – mocraz.ia s?cialista. C'è un'ipotesi che, per parad.os – sale che sia, _paurosamente ammonisce. Guai, se i l P.S.L.I.,. (a _cm ne~suno titeniamo vorrà onestamente coRtestare_ 11 mento di aver saputo dare per primo a Qt!-esta istanza del socialismo autonomo e demo– c~at1~0 ta_nto una linea _Programmatica, quanto una o mai sol! da_ orga111zzaz10ne) si rinserrasse nel pro– ?.rio p att:1~tt1smo ~i partito, nella propria predile– zw.ne pe1 1 «pochi,. ma buoni », nelle diffidenze di cai.~tt ~re personalistico o in una certa riluttanza ad ~P 1Uirs; 1 veFso )e « n:ia~se_».Guai, se, correlativamente, « mon_e dei soc1_allsh », fomentando certe sue ri– serve nei confronti del P.S.L.I. che nemmeno il re– cente,_convegno romano. è riuscito a mettere iii chia– ro,, s 1mpostass~ -?t~lla lesi cli Silane, di mantenere un assolu,ta e_qmd1s_,anzaJra P._S.I. e P.S.L.1., in mo– do da· fai ne 11mediano szlus d1 confluenza delle for– ze dell'un~ e dell'altro partilo, destinati entramlii ~ svuotarsi e ad essere « superati » (quasi fosse mtellet_tuali-sticarn_ente, il momento ai « si~·tesi » i~ !lna triade Jiegellana !), e s.e, _in conseguenza, fosse sr.idotta ~ sv11L!ppa:e una propria autonoma organizza– ~1one d1 par!Jto, 111 concorrenza con le altre. Guai, mfine, se, frattanto, nel P.S.I. potesse effettivamente BibHotecaGino Bianco avere il sopriivvento un indirizzo autonomista e potesse aver realmente credito l'ipotesi di una -in– terna rivoluzione che Io portasse sullo stesso terre– no di « Unità socialista», -in modo da consentire di risfoderare il vecchio argomento: « l'unità socia– lista la si fa solo rientrando nel vecchio partito». Se. si verific'.1sse una s!tua~ione di questo genere, è chiaro che s1 sarebbe raggmnto un risultato non so– lo incompatibile con l'unità socialista, ma addirit– tura disastroso per l'intero socialismo italiano. Tut– ti (compresi i socialisti, che sarebbero più che mai frazionati) coprirebbero di disprezzo (probabilmen– te senza distinzioni) tutti é tre questi tronconi del socialismo, proclamariti una politica sostanzialmen– te non dissimile (anche se non proprio identica), ma constatanti tutti e tre l'impossibilità di fondersi. A compiacersi di questa situazione non sarebbero che in due: apertamente Togliatti, segretamente De Ga– speri, vedendo intralciata l'affermazione di una for– te compagine di democrazia soc'ialista. Appunto per evitare un pericolo di questQ gene– re, al processo di unificazione va infuso un impulso dinamico, che sllperi gli esclusivismi, gli irrigidi– menti, le gelosie di ;partito, i puntigli di primato. e ne faccia un divenire e non uno stare sulle pro– prie posizioni. In conseguenza, ogni iniziativa di rl!_V– viciriamento, di apertura, di contatto, di discus– sione, di scambio d'idee, di ricerca cli una piatta– forma comune, deve essere favorita, senza pretese di imporla o di guidarla dall'alto. E non ci sembra debba nemmeno essere ripudiata, specie se spon– taneamente nascente dalla base, ogni organizzazione unitaria. La qual cosa poi non ci sembra nemmeno incompatibile con l'altra non meno fondamentale esigenza, ossia quella di rafforzare organizzativa– mente ìI Partito e intensificare l'affluenza di nuovi iscritti, ch'è già in atto, e in misura così consolante. Questa prospettiva dinamica dà infondere al pro– cesso di unificazione è stata eccellenteme.nte inter– pretata nell'intervento del compagno Saragat, a no– me del P.S.L.I. al convegno della Unione dei Sociali-· sti; « Se-il P.S.L .. I. ha l'orgoglio di avere dato un con– tributo alla lotta per l'unificazione » - ha detto il .nostro compagno - « il P.S.L.I. ha il senso del li– mH~ e del)e proporzioni e :,oprattutto degli inte– ressi supenon della classe lavoratrice. Ed il P.S;L. I.. è pronto, il giorno -in cui le condizioni saranno mature (ed io penso che presto potranno essere ma– ture) a scomparire come Partito, per lasciare il p.o– sto a~ vero partito socialista democratico ». Gli ap– plausi che accolsero quest'affermazione testimonia– no come questo modo dinamico e generoso - su– premam~~te. generoso - di intendere il problema della umta sia stato compreso come il solo veramen– te costruttivo . I J')ericoli non vengono quindi da parte -nostra. Non altrettanto può invece dirsi -per quel vasto mo– to che sta manifestandosi nelle file del P.S.I., moto che va dallo sconforto al risentimento, dalla ribel– li_on_eal ravyedimento, e che ha trovato nella « ini– ziativa Rom1ta » e nella rivendicazione di una « au– ton_omia _» del Parti_to le sue prime manifestazioni. N,01 _abbiamo la massima :comprensione per lo &lato d ammo che tormenta i compagni della « base » del P.S.I. Ma affermiamo che solo alla loro intelligenza al loro ~orag?iO; ~Ila loro risolutezza - e non già a manovre d1 np1ego od a pa11iativi - è affidata la sal".e~za dall~ disastros1: conseguenze a cui li ha port'.1h 11 frontismo e filocomunismo dei loro diri– genti. !1 nostro giudizio sulla « iniziativa Romita » e su _siffatte aspirazioni autonomiste è recisamente negat!"<?· Vogliamo sorvolare su _considerazioni per– sonabst1c_he, sull~ s<;arsa moralità di questo nuovo asp~tto d1 «doppio gmoco»; che consiste riel dar bat– t~gh_a a favore del «Fronte», mentre in pectore ci S! _nbella ~I «_Fronte»,. sulla ambiguità e sulla de– f1c1enza d1 cluarezw d1 esponenti che, pur preve– ~~nd~ le conseg~enze,. n?? hanno avuto il corag– ,,10 d1 rompere_ 1 ponti I mfausto giorno in cui il P.S.I. ha ammam3;to la propria bandiera, per inal– berare quella, equ~voca, del «Fronte». Non voglia– mo 1:emm_eno analizzare se questa « iniziativa », cosi tard1'{a, sia_ atte~giamento spontaneo o non sia piut– tosto. una ipocrita manovra per « silurare·» i ge– nerah dopo una sconfitta, momentaneam.ente e for– se. solo apparentemente accantonandoli, per dare
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