Critica Sociale - anno XL - n. 9 - 1 maggio 1948
196 CRITICA SOCIALE tarono in germi di disgi•egazione. Ma, nonostante lutto e a qualungue prezzo, esso fu sempre una ~cu~– la di genle libera, che è i.J segreto ~ella ,su~ mdi– struttibilità. Se lo sviluppo della hberta mtern~ manda in frantumi i partiti di massa, essa ~on si concilia con la loro esistenza e non sopravvive là <;love la democrazia si riduce ad una esasperante contesa tra due di ·essi, per il monopolio assolut? dell'opinione pubblica e del potere statale. La si– tuazione non migliora quando, in seguito· ad u_n,a semi-plebiscitaria consultazione popolare, l'eqmh– brio delle forze parlamentari è rotto dalla vittoria piena di uno di essi. Per i pa~si che non ~anno una tradizione all'inglese questo e un capovolgimen– to senza precedenti. Il partilo più forte difficilmente ha il coraggio - e l'accortezza politica - d'imporsi dei limiti nell'esercizio di un potere perseguito con tanta ostinazione. Nessun dubbio che alludiamo alla situazione italiana all'indomani delle elezioni di aprile. Dopo la vittoria democristiana. Scongiurata - almeno temporaneamente - la mi– naccia comunista, e stroncato il velleitarismo fasci– sta, è sul pericolo democristiano che devono ora convergere le attenzioni e le apprensioni della parte più consapevole del popolo italiano. L'esultanza dei Democristiani è comprensibile; ma non di buon augurio. E' lo schiacciante tri~nfo del loro Partilo e della Chiesa Cattolica che li esalta, non precisameilte' la sconfitta dell'insidia antidemocrati– ca. In realtà, essi sono i più inadatti a comprendere il Comunismo, le sue tortuose involuzioni, la sua grandezza e la sua miseria, la sua debolezza e la sua forza - e quindi a valutare la portata e il significato della sconfitta. Essi non capiscono nulla del Comu– nismo, come un seminarista non capisce nulla del sesso, che gli è stato dipinto come un'invenzione di Satana. E non li angusti'a il problema della libertà, perchè ne hanno un concetto così ristretto che in esso non c'è posto per il timore di perderla ad opera del proprio Partito. Quando De Gasperi a Torino affermò che nella. Democrazia Cristiana confluiva, insieme ad -altre cose pregevoli, il filone d'oro dell'illuminismo liberale, espresse evidentemente una convinzione personale (·ma chi riesce a vederlo, l'on. De Gasperi, tra gli Enciclo);)edisti e Voltaire?), senza possibilità di con– ferma. La Democrazia Cristiana sta infatti all'illu– minismo come il catechismo di Pio X ad una com– media di G. B. Shaw. Fu del resto lo stesso De Ga– speri a rimettere le· cose a posto, esaj.tando nel suo discorso di Trento il Concilio Tridentino come l'ass sise suprema della libertà di coscienza ... Dando un clima di verità assoluta ai deliberata dèi teologi tri– dentini si comprende come la violazione J?iù com– pleta e feroce della libertà di coscienza possa essere considerata la migliore e più a/tua/e garanzia della stessa. Ne consegue che un siffatto concetto di liber– tà, filtrato attraverso gli a.lambicchi della· Controri– forma, non può convenire a uomini spiritualmente evoluti nè si addice allR dignità di un popolo vera– mente libero. . Il sap9re equivoco che in questa s0lare parola è trasfuso dai sofismi democristiani è fonte, per chi sia parHcolarmente sensibile al prnblema della liber– tà, di turbamenti profondi. Intimamente respinto il dono impuro, come farlo respingere anche dagli «altri»? L'inganno popolare fa drammaticamente da sfondo a questo conflitto. La dottrina del fascismo negò la libertà in termini così espliciti che ogni dubbio al riguardo scomparve noh appena essa ven– ne formulata. Bisogna rendere questa giustizia al fa– scismo: esso si proclamò sempre antiliberalè to• gliendo così ogni scrupolo ai propri avvers;ri e creandosene d'intransigentissimi e mortali. Ma oggi il partito dominante irretisce le coscienze con un linguaggio impudente in cui «libertà» è il vocabolo principe. Pochi corrono dietro ai concetti; molti si lasciano ammaliare da un suono così promettente e dolèe. Ciò che ne risulta è la tragedia di quei pochi e una generale confusione. • Non intendo indurre distinzioni tra buona e mala fede. Ciò non ha importanza che in sede di giudizi mori:tli. Il fanatico deve adattare, a costo di scalpel- BibliotecaGino Bianco· I larlo orrendamente, il concetto alla propria lucida e amorevole pazzia; il bugiai:do tradisce servendosi , del disordine logico e delle peculiarità deformanti •del fanatico che sonnecchia in lui. Il suo agire è det– tato dalla natura. Mentisce perchè crede. In questi casi buona e mala fede non sono in alcun modo disgiungibili. In così aspre condizioni, la lotta per la libertà assume il carattere di una tormentosa ri– cerca dell'insidia più prossima e impreveduta, si risolve in una indagine continua e snervante aldilà delle assicurazioni formali, dei fatti comuni, dei de– creti, delle apparenze. Per la Democrazia Cristiana vi sono degli_ « asso– luti» - la Chiesa, il Pontefice, l'educazione reli– giosa, l'indissolubilità dél matrimonio - per la cui difesa essa vive ed opera. Se si schie.rasse contro di essi anche su una ql'lestione di secondaria impor– tanza, la libertà potrebbe forse avvantaggiarsene, ma ciò equivarrebbe ad un. suicidio insieme morale \! politico. Poichè la minima violazione a quegli « as– soluti » viene dal partito D. C. considerato il mag– giore oltraggio alla « libertà »; essi sono la sua forza ispiratrice e il suo irreducibile limite; rinnegandoli, anche solo per un istante, rinnegherebbe fatalmente se stesso. Chi si sorprende allorchè i Democristiani difendono i Patti Lateranensi in nome della « liber– tà religiosa », la scuola confessionale in nome della « libertà d'insegnamento», o contrastano il divorzio in nome della libertà... coniugale, crede forse che, agendo con minore intransigenza, essi continuereb– bero a rimanere fedeli alla propria concezione della libertà?_ E qqando l'on. Tupini spieg·a alla Costituen– te (Assemblea di scettici, dall'estrema des1ra all'e– strema sinistra) che le monache di clausura sono « lavoratrici », in quanto con le loro laboriose pre– ghiere allontanano dal nostro bel cielo le J;)ere nubi del peccato, si può forse affermare che egli non è un magnifico campione della libertà «conventuale,,? Alcuni fànno di queste delicate faccende oggetto d'irrisione. Costoro sono dei superficiaii, dei cattivi difensori della libertà. Noi non possiamo permetterci di ridere, dobbiamo comprendere. Clero e Democrazia Cristiana. 'Abbiamo visto, durante la passata lotta elettorale, visi accesi di sacerdoti circondati da enormi folle frenetiche, e udito le lorb parole. Erano di un vuoto desolante, ma trascinatrici. Offrite a un individuo mediocre un mezzo che non richieda l'uso del cer– vello per fatorire la causa dello spirito contro la materia bruta,' e. lo vedrete galvanizzato. Nella fatti– specie, qui bastava dare il suffragio allo scudo cro– ciato. Il 18 aprile le cabine elettorali di tutta Italia ribollivano di odio incontenibile per il materiàlismo. Qualunque giudizio si formuli sulle elezfoni ita– liane, non si potrà negare l'apporto formidàbile del Clero cattolico - dal Supremo Pastor!') al più umile .parroco ~ alla vittoria democristiana. In Italia, chi ha l'appoggio della Chiesa vince qualsiasi battaglia ·politica: dopo, il 1929 questo è un assioma. Ma una vittQria del Clero può veramente considerarsi vitto- - ria di .libertà? Il nostro è un dubbio fondato, onesto, non irrispettoso per nessuno. Non ha nulla da spar– tire con noi, coi nostri timori e la nostra direttiva spirituale, chi ha ridotto il laidsmo ad una ignobile « battaglia per Cippico », tacendo i postulati per un calcolo elettorale, rivelatosi, alla· fine, cornpletamen– re sbagliato. Clero· e Democrazia Cristiana, potenza confessio– nale e partito di massa, somma di poteri' operanti-, <il.all'esterno come all'interno dell'uomo, che ne lam– biscono l'intima struttura e ne guidano i moti più riposti, s'impongono con una facilità che sgomenta, e adoperano 'il ricatto spirituale come mezzo di lot– ta politica: questa la strana, difficile, disperante si– tuazione italiana, che prima soffrivamo di guardare apertamente in volto, ed ora, dopo il 18 aprile, ci appare in tutta la sua terribi,le evidenza. L'oppio di certa gratuita, saggezza - « dei due mali accettiamo il minore » -- ci sta depotenziando curiosamente .. Si persegue non il minor male, ma il massimo bene. La libertà è perduta se non s'i re– spinge la soluzione democristiana contemporanea– mente alla soluzione comunista. Entrambe sono aspetti di uno stesso fenomen_o, che è la tara de)
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