Critica Sociale - anno XL - n. 9 - 1 maggio 1948

CRITICA SOCIALE 195 modo che i problemi che affronta il gruppo parla– mentare non siano preclusi al Partito e che le aspi– razioni ed i problemi èhe si dibattono nel Partito non restino precluse al gruppo parlamentare. E c'è infine, importantissimo, il lavoro organizza• tivo. (Per bene esplicare il quale è tuttavia neces– sario un sollecito e franco atteggiamento sul proble– ma della unità socialista). Abbiamo visto giungerci voti da centri dove non esiste alcuna nostra sezione e in altre località un numero di voti 70, 80 volte su– periore a quello degli iscritti. Dobbiamo tradurre questi eonsensi e simpatie in forza organizzata. Dob– biamo (ahimè! dirà qualcuno che contava su di un merjtato riposo) svolgere una campagna di propa– ganda con un ritmo non minore di quello che ha improntato la nostra campagna elettorale. Ma anche qui ci sono molte osservazioni da fare. Non basta creare delle. sezioni. Bisogna vivificarle, e con qualche cosa di ben diverse che con il vincolo gerarchico con gli organi superiori. Le sezioni fa– talmente deperiscono se i problemi c-he vi si dibat– tono non sono che i problemi molto angusti della sede dei mezzi finanziari, delle iniziative ricreative e, tu'tt'al più, della nomina del comitato direttivo: Occorre che le sezioni siano quello che debbono es– sere gli organi di un partito: organi per l'orienta– mento politico ed ideologico, per la mutua compren– sionè, per il proselitismo, per la _selezione ,dei qt)a– dri. Devono esercitare una propria forza d attraz10- ne non perchè -siano soltanto un qualsiasi circolo di 'brava gente, di gente bene intenzionata, ma per– chè esprimano una propria coscienza palifica. Far conoscere gli orientamenti ideolo gici, programma– tici, politici del Partito; suscita.re .<!-ibattiti _su)la si– tuazione politica del Paese e sm_p_m esse!lziah pro: b_lemi; provocare la presa di pos1z10ne sui problemi locali: questi i compiti che le sezioni debbono as– solvere, divenendo luogo di permanente convegno dei compagni. . _ Ma c'è tuttavia un'ultima osservazione da fii.re, che non vuol essere affatto nè un paradosso n è i ma mi– norazione per i nostri eccellenti organizzatori: ed è che la più intensa, la più solida, la J?i_ùfervida or– ganizzazione la si fa attraverso la pohhca. Dove so-. no posizioni chiare e nette, ~o~e c'è un'opera co– struttiva coerente e comprens1b1Ie, dove s1 svolge una politica ferma ed esplicita, Jvi anche l'organiz– zazione prospera spontaneamente e le forze ~p;1rs~ tendono a riunirsi da sè, conscie della necessita d1 darsi una valida struttura. E' quindi un'opera di gra.nde imp~rtanza. ed ancJ:ie di "rande responsabilità che ci sta dmnanz1. Proprio ad "essa è affidato un compito che va al di_1~. ~ell~ 1iorti del nostro Partito: concretare la poss1b1hta !il.1 una democrazia socialista in Italia. Al lavoro, dunque, compagni! GIULIANO PISCHEL IL PROGRAMMA DEL _PARTITO La nostra Casa editrice, d'accordo c~n la _D~re~ zione del Partito e con l'Istituto Studi Socialisti ha provveduto alla pubblicazione in opuscolo del testo completo del Program!11a d'a~one ~e~ P. S. L. I., già, apparso nei_numen 4 e 5 di « Cntica So- ciale». f · L'opuscolo consta di 56 pagine ed è edito uoi: serie nella nostra collana al prezzo eccezionale di 25 lire. . . . Richiamiamo l'attenzione di tutti i compagru e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla neces– sità, di consultare questo documento, r1:1tto.dell~ studio dei nostri compagni più preparati_ nei van ca.m i della vita politica, economica e sociale e ap– profato ufficialmente dal nostro recente CongreS- so, e di diffonderne la co~o~ce~a . . . Per prenotazioni e acqmst1 nvolgersi m Piazza Dia.z5. B1blloeca Gino Bianco La libertà dopo il 18 Aprile Nel 1945, un abbastanza fortunato autore di dram– mi gialli, improvvisatosi scrittore politico, cominciò a riversare su un pubblico stordito e scettico articoli chilometrici il cui succo, tra una profluv_ie di plateali ingiurie e gli strilli, i boati, gli sberleffi e le teatrali folgori di un'arrogante polemica che, come una dan– za di pachidermi, pretendeva di schiantar tutto, era questo: che il difetto peggiore della rinata demo– crazia italiana s'identificava nella « dittatura dei partiti di massa », ciò che costituiva nè più nè meno che la reincarnazione tricipite di una bestia ben nota, il totalitarismo fascista. Trovata giornalistica o intuizione geniale? L'una, comunque, non esclude l'altra. Resta il fatto che Gu– glielmo Giannini, pur sbagliando nelle premesse (quella tricotomia del fascismo, da cui l'U.Q. faceva discendere i partiti di massa, era troppo gratuita per esser presa sul serio), pose allora un problema scot– tante: se l'esistenza cli più partiti garantisse suffi– cientemente le libertà democratiche e se il mono– polio dell'opinione pubblica esercitato dai partiti maggiori fosse compatibile con la democrazia e in qual modo il loro potere si giustificasse di fronte ad un'altra massa, quella vasta, confusa, anonima e perpetuamente ondeggiante dei senza partito. Naturalmente, la grossolana impostazione gianni– niana non era la più adatta a far maturare una so– luzione che risultasse all'altezza .del problema af– frontato, e del resto l'incoerenza ideologica del fon– datore finì per seppellirlo sotto il monumentale coa– cervo delle proprie contraddizion_i. Ma le vibrazioni captate e rese pubbliche dal Giannini con una vio– lenza oratoria che riusci- soltanto a mascherarne la importanza, illuminavano un aspetto dei più deli– cati e· purtroppo, trascurati della crisi delle libertà uman; nel nostro secolo. Ora sappiamo - tragico testimone l'Europa Orientale -- che la pluralità dei partiti non esclude la dittatura. e lo Stat<? di polizi~, nè può impedirne l'avvento e 11 successivo co~soh– damento. La parte più interessante del quesito è dunque se, nella lotta per il potere t:a ~Ol:mazion~ politiche « di rilassa», rappi:esenta~h d1 mter_ess1 opposti e strutturalmente e 1deolog1camente diffe– renziate, la libertà non finisca per decomporsi e scomparire del tutto. Entro un gènerico involucro c_ostituzionale, i g:an– di partiti sostituiscono inavverlltamente se s_tess1, le proprie norme statutarie alla legge, _operan~ 1_nsfer~ indipendenti, governano coi propn esecut!v1 cenll.– naia di migliaia d'individui legati da un vmcolo (e ora che ce ne avvediamo!) assai più potente di quel– lo di nazione; influenzano, spesso _dann?same!lte, l_e opinioni dei propri aderenti e s1m~allz~anh, e ~I loro frequente sermoneggiare sull_a hberta rassomi– glia più a un epicedio o ad u~ :ag10nament.o astratto che al grido di fede in una _vivente :ealt~. A_ccad_e così che i principali garanh della liberta di opi– nione ostacolino con la loro interpre~azionl: -:-- che viene proposta e talvolta imposta per 1 mass1m1 1;1ro: blemi come per i fatti più comuni - il formarsi 11 un pensiero veramente libero in seno alle proprie organizzazioni. La tecnic'.1 <!-e~l~prop~ga~~a non tiene in gran conto l'obb1ethv1ta del gmd 1z,10 e. la fonte delle informazioni. Essa ama far uso 1.un hn– guaggio di cifre che <;:o_nfondono, dando_ un impres– sione di grande prec1s10ne, e c~:mfermano ? sme?– tiscono ogni cosa attraverso un grnoco <;:om~hcat?,. m cui subdole filze di zeri hanno la fun_z1one spec1f1<:a di rendere fluida, volatile, inafferrabile una m~t~n~ altrimenti troppo solida e verificah_ile. I partI\t d1 massa dispongono di un mastodonhc? _meccarusmo or"anizzativo, ma in tanta compless1ta struttur~e no~ riesce ad insinuarsi il filo di una probl~matica sottile, unv stillicidio metodico di eterodo~sia ... La storia del Partito Socialista dimostra che, d1v~nen<f'? numericamente troppo forte, esso deve fr_az10na:s1 per non p~rire : ciò è dovuto al fatto che 11_ Parht? Socialista lasciò sempre le porte aperte a~ dubbi, che talvolta, favoriti da opportuno calore, si tramu-

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