Critica Sociale - anno XL - n. 9 - 1 maggio 1948

CRITICA SOCIALE 191 c:ordasse con. le parole dell'on. Scelba. ma 1 . · . . , a smen- tita perentoria alle notizie date da aie . . 1. h " p· • . uni g1, >rna 1 e e i on. 1cc10n1avesse scritto una lette Il' S·t>l1 f 1- . 1 ra a on. , ·: _va per arg I n evarè l'inopportunità che «"gli mnmtro degli Interni, enunciasse certi proposiri -eh~ avrc bbero pot~to esse:e int~rpretati come proi,;ram· ma comune d1 tutco il partito, denota chiar.1nent" ~he! se ~:,che il pensiero espresso dall'on. Scel'Ja no~ e s1!1dora accettato da tutti, s'intende tuttav!:i di lasoar~ .ap_erta_la via alla possibilità che esso dia domani 1spiraz10ne all'azione di tutto il partito e del Governo. . S~ così _è, evidentemente si presenta piena Ji mcogn_1te ~ d1 difficoltà la continuazione della nostra partec1paz10ne al governo. Noi non possiamo evi– dentemente consentire che la scuola e la cultura ita- - liana diventino sempre più un feud~ del Vaticano• n_onpossian:o consentire che il piano di riforma so~ c1ale, che riteniamo esigenza suprema di quest'ora e solo mezzo atto a risparmiare dolorosi \avvenimenti alla vita del Paese, sia ridotto a un gruzzoletto di P:Ovvedimenti a carattere prevalentemente elemosi– mero, a cui Scelba intende ridurre l'opera del Go– v_erno a vantaggio delle classi. lavoratrici; non pos– s1a~o ?onsentire che l'esecuzione del piano Marshall, anz1che essere attuata secondo un principio di soli– dari.età economica e politica fra tutte le nazioni del- 1';8~rop~ c~1:tral~ e occidentale, sia lasciata agli ar– b1tn dei dmgenti della Confindustria e di altri ma– gnati della plutocrazia italiana, i quali vorrebbero intatti protezionismi e forme di autarchia, nel loro esclus_ivointeresse, senza nessuna preoccupàzione del pubbhco vantaggio, senza nessun pensiero per le esi– genze di pace òe solo con un programma di soli– darietà europea possono essere soddisfatte. Noi non vorliamo rinnovare lo spettacolo del Tdpartito, i cm componenti rimasero insieme al Governo solo per · spartirsene i benefici, sebbene l'esperienza dimostras– se ogni giorno in modo più evidente che non c'era tra loro nessuna comunione di programma. Anche per quanto riguarda la politica estera noi dobbiamo mettere in maniera molto decisa i punti sugli i. Ser,– tiamo in questo di poter parlare molto più apert.i– rnente all'America e al così detto blocco occidentaie di quel che non possano e non sappiano i partiti del Fronte in confronto della Russia e dei suoi satelliti. Noi non vogliamo in nessun modo farci str~menti o complici, sia pur involontari, di una politica rii gaers ra. Riconosciamo che è la Russia là causa iniziale e principale di questa atmosfera di guerra 1.heva sen,– pre più condensandosi nel mondo. L'intesa recen– temente stretta a Bruxelles fra cinque Nazioni è la nec.essaria risposta alla politica sorta dal patto di Bialystok, alla quale, oltre che i partiti comunisti, hanno finito per aderire tutti i partiti soci~listi uffi– ciali dei Paesi satelliti della Russia, e che è una vera dichiarazione di guerra alla de.mocrazia. Ma pur con tutto questo, noi denunciamo il pericolo dell'atteg– giamento assunto dalle cinque Nazioni congiuntesi nel patto di Bruxelles e denunciamo anche l'inoppor– tuno discorso di De Gasperi, il quale ha dichiarato che l'Italia è disposta ad accogliere l'invito di ade– rire a quell'accordo purchè le sia data facoltà di ac– crescere le sue forze militari oltre i limiti segnati dal trattato di pace. Noi non siamo di quelli che cre– dono alla verità dell'aforisma romano: si vis p.ace1n. paro bellum. Noi crediamo invece che ogni prepa- t;d \.::Jln bianco rativo di guerra o alla guerra sia un incitamento e un avviamento alla guerra. Noi crediamo, nel caso specifico, che, se altro non può fare, l'Italia possa, sia pur in tenue misura, giovare alla causa della pa– ce, rivendicando per sè la neutralità, ove l'in– tesa di Bruxelles dovesse assumere forma e carat– tere, anche più preciso che or.a non abbia di alleanza militare. ' * * * . Ripetiamo che questi nostri dissensi dall'atteg– g!ame~t~ che assumesse su vari punti la democra– zia cnst1ana renderebbero estremamente difficile la continuazione della nostra partecipazione al Gover– no, che pur noi riteniamo vivamente desiderabile nel– l'interesse del Paese, purchè essa non debba essere s~bordinata ad una nostra rinunzia a quella parte d1 programma dalla cui attuazione soltanto' noi ri– temamo possa venire la salvezza dell'Italia dai lut– tuosi avvenimenti che possono minacciarla. Natu– ralmente, se noi dovessimo ritirarci dal Governo e passare nei banchi dell'opposizione, continueremmo a lot_tar~ per cercar di imporre l'attuazione di quei punti d1 programma che riteniamo essenziali. La nostra sarebbe pertanto un'opposizfone costruttiva c~e renderebbe impossibile ogni pericolo di confu~ s10ne nostra coi partiti del Fronte. Noi chiamerem- .mo i! Pae~e_, per mezzo della stampa, di conferen– z~, d1 com~z1,con una tenace opera di propaganda e d1 persuas10ne, a dare il suo giudizio, a farsi colla– bor~tore d~ll'opera nostra per la salvezza e per l'av– v.emre dell Italia. Il Fronte continuerà naturalmente nei suoi sistemi agitatori, ai quali non può rinunciare senza rinnegar se stesso. Gli avvenimenti di que· sti giorni ne dànno già la preventiva dimostrazione. Si capisce infatti che vogliano persistere nella via sin qui seguita i comunisti che dalla costituzione del Fronte, geniale creazione di Lelio Basso, hanno trat– to ogni possibile vantaggio, soprattutto il consolida– J1l.entodella loro indiscussa egemonia sopra tutte le forze della così detta estrema sinistra. Ma che con– cluda col dichiarare il fermo proposito di perseve– rare nella politica frontista il manifesto emesso dalla Direzione del P.S.I., che pur constata tutto il cu– mulo di danni che dalla politica frontista gli sono derivati, è veramente un sintomo, diremmo quasi spaventoso, dell'impotenza e dell'atonia morale in cui quel partito è stato condotto dai suoi dirigenti. Di fronte a questi segni, H tentativo dell'on. Ro– mita e dei suoi amici, anche se da parte di qualcuno sia fatto in buona fede e non sia invece il frutto di un occulto patteggiamento con quegli stessi contro cui-sembra diretto, non può esser preso in seria con– siderazione. Quando il P.S.I. si appresta a ricevere -dalla generosità di Palmiro Togliatti l'elemosina di alcuni posti in Parlamento per i suoi candidati, che la truffa compiuta in loro danno dagli alleati comu– ni ha loro sottratti, che significato può avere I;,_ i chiarazione di voler mantenere l'autonomia del par– tito? Questo è ridotto fin d'ora ad uno straccio che, se anche riesca a conservare ur(ampia dimensione per numero di gregari. non potrà mai pretendere di essere una bandiera. Anzi è destinato a su.bire una consunzione, che gli toglierà presto ogni possibilità di a,pparire come una forza nel cozzo della vita poli– tica italiana. Bisogna ora evitare che la disgregazione cui

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