Critica Sociale - anno XL - n. 9 - 1 maggio 1948
208 CRITICA SOCIALE problemn lascia supporre per ora che tutto abbia l'intenzio– ne d'i fare, fuorchè 1nutarc la politica del Ministro GoneUa ». Infine c'ò la questione dell'ordine pubblico. «.I problemi del– Pordinc pubblico in periodo di normalità non possono_ essere risolti con gli stessi criteri seguiti lino ad oggi per consentire il trapasso dal regime transitorio della Costituente a quello normale di un Parlamclnto regolar!llente eletto... La polizia deve essere pronta a reprimere, ma non deve comportarsi, per prevenire i diSOl'Clini, come se i disordini fossero già avve– nuti». Su questi problemi, e soprattutto sulle- direttive con cui ver– ranno affrontati dal partito che· ha raggiunto la maggioranza assoluta, il Paese attende tuttora una ,presa di posizione. federazione degli Stati tedeschio smembramento della Germania. Mentre si riuniva a Londra la Conferenza per la ~ fusione della zona frl\ncese d~lla Germania con la Bizona, il Popu– laire pubblicava un articolo di Oreste Ros~nfeld che riassu– miamo i})Crchè chiarisce la posizione dei socialisti francesi a proposito dell'organizzazione della Germania. Nessun uomo sensato, scrive il Rosenfeld, può credere che· la divisione attuale della Gern1ania 1possa o debba persistere. Essa non dovrebbe neppure prolungarsi, altrim~nti tutti i pro– blemi internazionali diventerebbero insolubili. Ma nel momen– to presente, e date le attuali condizioni, è necessario organiz– zare la Ger111nnia ocçidentale tanto politicamente quanto eco– nomicamente. La Ger,mania è divisa in due: è un fatto. Il consiglio qua– ddpartilo di Berlino è fallito. Esso non ha saputo coordinare l'azione dcle potenze occupanti nelle loro zone, nè controllarla. Le in1precisioni degli accordi di Potsdam, l'opposizione della Francia a qualsiasi tentativo di creare un'amministrazione cen- . traJé, l'assenza di continuità nella pplitica inglese ed america– na, hanno permesso ai Russi di isolare completamente la lor0 zona dal resto della Germania, di coprirla con un sipario di ferro? di organizzarla a loro modo e di farne un territorio ccono1nicamente annesso alla Russia e politicame_nte allineato sotto il regime sovietico. Di fatto, è già una « d~mocrazia· po– polare» del tipo orientale. Basterebbe un semplice decreto del comandante delle_ truppe russe di occupazione per darle .an– che for:ma giuridica. Se Mosca non lo ha ancora fatto, è uni– ca111ente per lasciare alle P'otenze Occidentali l'iniziativa delln rottura e per tentare qµindi di gettare su di esse tutta la re– sponsabilità. La paura di apparire responsabili di questa situazione ha finora trattenuto l'IJ.Jghilterra ~ gli Stati Uniti. Essa ha so– prattutto agito sul Quay d'Orsay, Ma, dopo il fallimento della Conferenza di Londra dei quattro Ministri degli esteri nel di– cembre 1947, dopo il colpo di Praga, dopo la crisi a Berlino, le Potenze Occidentali non ~possono più avere illusioni <-ulle intenzioni sovietiche. Ed esse non possono più attendere. Pev la restaurazione economica dell'Europa occidentale con l'aiuto del piano Marshall, l'organizzazione razionale delle tre zone è indis1pensabile. Ora l'organizzazi()ne economica non è pos– sibile senza una organizz~zione politica della Germania occi– dentale. Questo v?-sto proble1na· deve essere risolto a Londra. I ne– goziatori av,ranno certamente presente il carattere temporaneo dello Statuto ·che elaboreranno, poichè non bisogna disperare di veder sparire la divisione. dell'Europa in -due parti. Essi dovranno tuttavia tener presente il fatto che ~questa situazione si ,prolungherà. D'altra parte essi non. dimenticheranno neppure che lo S1ato provvisorio della Germania· occidentale pregiu– dicherà molto lo statuto ·definitivo del paese e, conseguente- 1nente, l'evoluzione generé.le dell'Europa. Anche la questione della Ruhr e dello Stato tedesco occu– perà necessariamente una parte importante nei negoziati di Londra. La necessità di socializzare e di interna.zionalizzare il bacino della Ruhr è ormai fuori di discussione. nei resto la diplomazia francese si è molto avvicinata al punto di vista socialista. C'è da sperare che i rappresentanti della Frailcia vinceranrio le resistenze inglesi _ed americane a questo pro– posito. Per contro gli Inglesi e gli Americani auspicavano, ed au– spicano ancora, la creazione di un'Assemblea nazionale eletta da tutto il popolo tedesco. Questa divergenza, che sembra sus– sistere, è aggrav~ta da alcune tendenze che si sono sviluppate in seno al Quay d'Orsa·y. E' forse la conseguenza del discorso di De Gaulle a Complègne? Oppure il pensiero del dlplomatlcl francesi si è semplicemente incontrato con quello di De Gaul– le? Ad ogni modo resta il fatto che si parla di rinunciare a creare una Confederazione germanica e di fare entrare gli Stati tedeschi (I ,Liinde.r) nella federazione europea come al– trettanti paesi indipendenti. Biblioteca Gino Bianco « Io non voglio discutere oggi, continua il compagno Ro– s·enfeld il fondan1ento di questa concezione. E' essa utile per la futura Federazione europert? E' essa vitale? Un'altra que– stione è più urgente: è essa realizzabile? Esiste la minima pos– sibilità di ottenere l'adesione degli~ Inglesi, degli Americani e dei paesi del Benelux? Nessun dubbio è possibile a questo proposito. E' nc-ll'organizzazione dell'insieme della Germania occidentale che si vede la salvezza. E' nella soppressione del– le zone che si cerca la soluzione. Ora, che ,la diplomazia fran– cese lo voglia o no, la sua proposta, se dovesse essere for.– mulata ufficialmente, apparirebbe agli Anglo-sassoni come u– na nudva edizione della vecchia rivendicazione degollista per lo s1ne1nbra1nento della Germania. I nostri alleati non l'han– no accettata e non l'accetteranno mai. Quanto al partito soci~– lista, esso t'ha respinta fin dal principio considerandola ne– fasta per l'organizzazione della pace in Europa ». Da che parte il pericolodi. guerra ! L'organo socialista inglese 1'l'ibune, nel suo articolo di fon– do del 2 aprile, non esita a ri,pudiare tutta l'orchestrazione propp.gandistica con1unista o filocomunista circa le tendenze guerrafondaie degli Stati Uniti e; a sostenere che, semmai, ben maggiori pericoli di guerra vegono proprio da parte del– la Unione Sovietica. « Noi socialisti abbiumo ni.olte cose da criticare nella politica passata e ,presente degli Stati Uniti. Ma ness'una c1;Hica deve porfarci sino a~ farci dimenticare il fatto che il pericolo di una guerra oggi non viene dagli Stati Uni– ti, bensl dalla Unione. Sovietica »: Indubbiarµ.cnte l'America ha negli ultin1i anni dato prov-a · della propria potenza in tuM.i i settori del n1ondo. « Ma an– cora più notevole dell'espanSione dell'influsso strategico dèl– l'America è, dalla fine della guerra, la rapida diminuzione delle sue forze militari. L~ sue grandi armate hanno smobi– litato ed oggi i' America cerca, ma con esitazioni e incertezze, di ripristinare il servizio milltare obbligatorio e generale. Certamente l'America ha il possessD della bomba atonìica; ma essa ha offerto di determinare le condizioni di un controllo internazionale su di essa, che vennero riconosciute come ra– gionevoli e sensat~ d&; tutti, eccetto che dai Russi e dai loro satelliti ». E' vero che la politica della, Russia Sovietica e quella degli. Stati Uniti inf.luiscon_o l'una· sull'altra, nel loro antagonismo, e si esasperano vicendevolmente. Ma vi sono delle differenze. « Se, ad esem12io, l'America avesse voluto praticare in Germa– nia gli stessi metodi applicati- dai Russi, ·dalla Baviera al Ma– re del Nord nessun comunista potrebbe più aprire bocca ed il generale Eisen,hower si sarebbe insediato a Berlino, con la scorta di qualche uomo della M. P. Ma naturalmente l'Ameri– ca non poteva comportarsi in queSto modo, anche se qualche testa calda ,ra i suoi generali, i suoi uomini di finanza o i suoi padroni di giornali lo avessero desiderato. E ciò per la semplice ragione che, con tutte le loro manchevolezze, gli Stati Uniti sono una democrazia. La ---tendenza naturale della democrazia americana, come di tutte le democraZie, è quella di ritornare il più presto possibile a. una situazione di pace. Donde quella diminuzione della forza militare americana, pro– prio nei mome:oti più decisivi della lotta d,iplon1atica, dimi– nuzione che avviene quando i propagandisti sovietici ci fan– no raggelare il sangue con ,le loro storielle sulle ambiziolli ag– gressive dell'Ame~ica ». « E' proprio questo contrasto tra il tono di uno Stato de– mocratico, per manchevole che -Possa sembrare a noi sociali– sti, e il tono di uno Stato totalitario, che costituisce la mi– glior prova da quale parte .possa s~rgere il più insidioso pe– ricolo. « Il Cremlino, può, nel còrso di una notte, fare la sua scelta tra la pace e la guerra; la Casa "Bianca no. Il Cremlino può, nel corso di una notte, capovolgere completamente le p.ro– prie direttive ideologiche, come ba fatto nel 1939 e nel 1941; la Casa Bianca deve f8.re dei c;lcoli a n1olto più lunga sca– denza. Noi non dubitiamo affatto che il popolo russo, proprio come il po.polo americano, rifiuta l'idea di una nuova-guerra. _Ma il popolo americano può parlare e imporre di fare i con– ti con oiò che esso pensa. Il popolo russo lnon può parlare, ed anzi' i suoi pensieri vengono imposti e controllati. .. Gli uo– mini che d~minano nel Cremlino possono trattare, fare dei preparativi, intre·cciare dei piani e decidere in assoluto se– greto. Truman invece deve procedere alla piena luce del so– le. Egli ed i suoi. consiglieri non possono soltanto fare dei piani ed imporre delle decisioni; essi devono anche persua– dere e discutere. Negl<i Stati Uniti si discute su ogni cosa in lungo ed ~n largo. A Mosca non sono concesse discus– sioni». E' pertanto la assoluta mancanza di responsabilltà · della potenza sovietica ciò che costituisce il P'ÌÙ pericoloso feno-
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