Critica Sociale - anno XL - n. 8 - 16 aprile 1948

CRITICA SOCIALE 173 Le piccole • ·conduzioni agrarie · Il mòvim.ento socialista italiano è sempre stato accompagnato da una diffusa fama di avversare ·i sistemi. familiari di conduzione agraria (piccola proprietà, piccolo affitto, mezzadria e 'anche com– partecipazione). A creare t:jle opinione debbono aver eone.orso varie cal!lse ma due debbono esser state le più inffoenti: anzitutto l'ipotesi della con– cenfrazione capitalistica e della progressiva prole– tarizzazione dei lavoratori agricoli, arbitrariamente assunta (in campo avversario, per finalità polemi– che) non già come constatazione di una ineluttabile conclusione di un processo storico, bensì come di– rettiva d'azione pratica; secondariamente, la famo– sa· relazfone agraria presentata al Congresso di Fi– renze· del 1896, la quale, almeno formalmentè, con– clude ·eon un voto di avversicme nei confronti deHe e f.orme e istituzionri vecchie » (sistemi familiari di conduzione agraria) e. di sprone verso le « forme nuove·» (quelle a base salariale). La relazione agraria di Firenzè fu facile preda del ·gioco J!)olemico dei critici. Abilmente sfruttan.ao imperfezioni di forma e distaccando la lettera dallo spirito realistico, -ed insieme avveniristico, che l'a– nimava, si riuscì a consolidare l'opinione che i so– cialisti fossero ·sostenitori dei soli braccianti e sa– lariati. Soprattutto si riuscì ad allontanare dal so– cialismo gli altri contadini, i quali, per reazione, si orientarono verso altri partiti (nel Settentrione verso· i dèmocristiani, in Romagna verso i repub– blicani, in altre regioni .addirittura verso formazio– ni ·pol!itiche tipiche dèlla borghesia terriera). Necessità di cose portarono successivamente in attrito braccianti e mezzadri (le fam.ose lotte roma– gnole del 1908-1910) ed essead@si i socialisti schie– vati fa favore della parte -che aveva più diritto e più bisogno (i braccianti), si credette di avere la con– . ferma· definitiva di· un indirfzzo politico e sinda- cale in .tal senso. Per la verità rion si tratta di semplice supposi– zione. In linea teorica, i socialisti italiani, sempre cauti in fallo di politica agraria, hanno dimostrato di esser perplessi riguardo ai" predetti sistemi di piccola, conduzione. Inoltre non pochi uomini poli– tici e organizzatori sindacali socialisti si sono espli– citamente dichiarati o hanno troppo lasciato crede– re di essere orientati pr,oprio contro tali sisiemi. Infine, certe conclusioni dèlla ricordata relazione di Firenze, prese in sè e per sè, lasciano effettiva– mente l'impressione di un'avversione spinta alle estreme conseguenze. Ma a convincere di un orientamento ben più rea– listico delle apparenze stanno diversi fatti di gran– de importanza, fra c1,li,principalmente, l'azione pra– tica del Partito iri campo politico, sindacale e cor– porativo, costahtemente· volta a rafforzare l'econo– mia di tutte le categorie di contadini, nessuna esclu– sa. Tant'è vero che nell'altro dopoguerra la Federa– zione Nazionale dei Lavoratori della Terra aimove– rava nelle proprie file forti contingenti di mezzadri e alla Lega delle Cooperative aderivano non poche associazioni di piccoli produttori, mentre, per cita– re un solo esempio fra i più luminosi, a Ravenn.a, sotto, l'impulso costruttivo di Nullo Baldini, i brac– cianti, da semplici avventizi agricoli, si erano già trasformati anche in compartecipanti. La tesi sostenuta a Firenze, della progressiva pro– letarizzazione dei contadini non ancora puri prole– tari, va inquadrata nell'esame avveniristico di una società socialista, svolto sulla base di un'oculata analisi, di ordine tecnico, economico e sociale, del– le piccole conduzioni agrarie, le quali, anche per te– sti,monianza di innumerevoli studiosi, che pos1;iamo dire neutrali, ma anche borghesi, fra cui ricordia– mo Jac_ini e Bertani, versavano in condizioni molto grame, per cause di ordine contingente e per il con– statato enorme peso esercitato da quei residui feu- iblioteca.GinoBianco èlali contro cui venne poi a muovere l'organizzazio– ne sindacale socialista. Le critiche che oggi si possono muovere alla re– lazione di Firenze s,i riasswmono in eccessiva preoc– cupazione di ortodossia dottrinale e nell'esclusivo riferimento alla situazione contingente, mentre non è tenuta in debito conto la peculiare struttura del– l'agricoltura italiana. Queste ·particolari condizioni di ordine tecnico economico, per quanto trascurate in sede di affermazione programmatica, hanno tut- · tavia permeato di sè e indirizzato -l'aziorie pratica. Forse alla chiarezza delle conclusioni sarebbe sta– to sufficiente lo sviluppo, in estensione e in profon– dità, di un argomento allora appena sfiorato, quello relativo alle condizioni di vita arretrate, sotto tutti gli aspetti, compreso quello economico, dei conta– dini deHe conduzioni familiari, i quali, in causa dei rapporti di origi1\e feudale che li legavano alla .ter– ra, non potevano certo vantare quella libertà (an– che personale, fisica) e quella dignità che le altre categorie contadine andavano conquistandosi. In conclusione,. si può affermare che, se nel cam– po dottrinario è mancata chiarezza e decisione, vi– ceversa ·nel campo pratico dell'azione quotidiana si è lottato per consolidare l'economia di tutti i la– voratori, compresi i piccoli conduttori, i mezzadri e i oompartecipanbi. Di riflesso si è ottenuto il raf– forzamento e lo sviluppo di tutte le forme di con– duzione agraria, comprese quelle a base non sala– riale. A nulla vale 'la critica.-di chi muove dai principi generali astratti, senza considerare il necessario, e in realtà attuato, adattamento alle condizioni di fat– to; a nulla vale stralciare da una relazione un con– cètto, isolandolo. dal complesso di considerazioni che l'hanno originato e dalle quali si può desumere, tutt'al più, una incompleta elaborazione, ma non già l'astrattezza che si denuncia; e. a nulla vale far riferimento ad una dubbia trasformazione de)la éomposizione dei salari agricoli, adducendo che la riduzione delle quote in natura rientra nel pro– gramma di proletarizzazione progressiva perseguito dai socialisti, mentre invece se esiste è conseguenza di una trasformazione generale dell'agricoltura in senso industriale, del suo ingresso cioè in un'eco– nomia di mercato, che .mal sopporta le cristallizza– zioni patriarcali. Le errate e non sempre disinteressate interpreta– zioni dell'azione socialista nel campo delle condu– zioni agrarie portarono, nell'altro dopoguerra, ad un capovolgimento di indirizzo polemico. Alla tesi arbitraria della proletarizzazione progressiva si so– stituì, nell'altro dopoguerra, l'attribuzione alla poli– tica socialista della formula «la terra ai contadini:,,, Per quanto si possa anche sostenere che la formula equivale a quella de «la terra a chi la lavora», affer– matasi al Congresso di Ilologna -del 190,2, troppi di– menticano che essa. scaturì dalle dure vicende del tenebroso autunno 1917, allorquando era necessario dare tutti i possibili impulsi allo spirito di resisten– za, compromesso dalle dure vicende della guerra. Comunque sia, sta di fatto che, mentre per i so– cialisti, almeno per quelli che a tale formula aderi• vano, « la terra ai contadini» rappresentava una possibile soluzione dei gravi problemi del dopo– guerra, per· altri non rappresentava che una men– zognera promessa per sollecitare sacrifici ed eroi– smi, e da altri ancora era accettata come il malP minore, quello che avrebbe calmato le agitazwni r. dato per contropartita l'effetto di distogliere le ma~' se dal movimento socialista. Oggi lo slogan è meno suggestivo, ma ha lo stess<> contenuto: si parla di formazione di piccole pro– prietà e di sviluppo delle piccole conduzioni, cioè delle piccole imprese a base familiare. E siccom«– tale direttiva di politica agraria non è socialista. si muove accusa di insincerità ai suoi attuali soste– nitori, accusandoli di continuare in effetti a perse• guire la cosidetta proletarizzazione e di ricorrere

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=