Critica Sociale - anno XL - n. 8 - 16 aprile 1948

CH.ITICA SOCIALE 171 deUa D. C. di eludere i problemi che comportino un'effettiva trasformazione dello stato di cose pre- . sente, e specialTT1ente dei rannorti sociali. la « terza forza ~ dovrà distinguersi proprio per una sua in– trinseca volontà di affrontare risolutamente i pro– blemi della struttura democratica e socialista del paese, e di dare ad essi, con impronta democratica e con finalità socialista, ·realistiche e vitali soluzio– ni. Da più di un oratore è stata dimostrata, a tale riguardo, la opportunità di creare degli organi co– muni di studio, di indagine, di consulenza p·er l'o· pera legislativa e di governo degli esponenti di « terza forza » : e riteniamo che proprio su questo terreno pratico siano possibili realizzazioni anche a breve scaderiza. Anzichè perdersi a dibattere il testo di mozioni filiali da parte di un'assemblea che di per sè non aveva carattere rappresentativo, il convegno si è concluso con la nomina di una commissione di uo– mini di partito e fuori dei partiti, che porti ad ul– teriori sviluppi la concordia di intenti e le aspetta– tive di più intrinseci accordi che il convegno ha manifestato. Non vuol essere un comitato di gente rappresentativa, ma un organo di lavoro. Esso avrà il compito di rendersi interprete presso il P.R.I.. e P.S.L.J. e l'Unione dei Socialisti delle possibilità pratiche di un comune lavoro, specie sul terreno parlamentare. e di intese di carattere noliti"'l che, attorno a questi partiti, raccolgono movimenti, cor• renti, associazioni che sinora hanno invano cercato un centro di collegamento e di propulsione. A que– sti uomini - e dobbiamo aggiungere che la scelta si è impostata al criterio della loro efficienza e del– la loro capacità realizzatrice - è affidato un vasto e delicato compito di iniziativa. Ci auguriamo che essa ottenga rapidi e costruttivi risultati. ALADINO- Le un1on1 doganali In questi ultimi tempi si fa un gran parlare di Unioni do– ganali: è sorta quella del Benelux fra :Elelgio, Olanda e Lussemburgo ed è avviata l'attuazione di quella fra Italia e Francia. Tutto ciò non può che rallegrarci in quanto possiamo pen– sare che, attraverso queste intese, si giunga in un tempo non lontano ad una vera e propria Unione di carattere po– litico, cioè ad una Federazione degli Stati eurovei. Non di mentichiamo infatti che preludio alla costituzione degli Stati .Uniti d'America fu una serie di intese economiche e· che l'unità della Germania fu precéduta dallo Zol/vet>ein dei vari Stati tedeschi. Ma, appunto perchè i no~ri voti ·vanno alla costituzione· di un'unità politica degli Stati Europei, non possiamo cul– larci in eccessive illusioni e dobbiamo anzi dire ben chiaro che le Unioni doganali non bastano, non solo, ma :h,: ne;11- meno possono costituire, di per se stesse, condizioni suffi– cienti per determinare l'avvento di una Federazione politica quale noi auspichiamo. Ciò potè forse essere sufficiente in un periodo storico quale quello in cui si g-iur,se agli Stati Uniti d'America ed alla Federazione Tedesca, ma non è più sufficiente ai nostri giorni, per le mutate condi– zioni del commercio internazionale. In quei tempi si viveva in un regime di scambi internazionali di gran lunga più li– berale di quello attuale, regime nel quale gli unici ostacoli alla circolazione delle merci fra Stato e Stato erano, salvo poche eccezioni marginali, le barriere doganali. In condi– zioni di questo genere intese doganali o, meglio ancora, Unioni doganali portavano automaticamente all'eliminazione di ogni ostacolo al commercio internazionale fra gli Stati aderenti, tanto più se consideriamo la libera convertibilità delle monete in oro e fra di esse. In queste condizioni si finiva per giungere fatalmente all'uso di una sola moneta nell'i~terno dell'Unione doganale ,mentre, d'altra parte, si livellava il tenore di vita e si giungeva gradualmente ad una specializzazione economica fra le varie zone, in quantn attività che in precedenza vivevano perchè protette dalle barriere doganali, erano costrette, o ad organizzarsi m n o- ibliotecaGino Bianco do da produrre a costi minori, o altrimenti a soccoml-ere sotto Ì colpi della concorrenza di analoghe attività di altre zone, attività meglio organizzate che, per contro, si ingran– divano o si moltiplicavano per poter sopperire ai bisogni del mercato divenuto più vasto. Ne conseguiva uua diminuzìone generale dei costi, un aumento del traffico, e l'allargamento della rete degli interessi sul territorio di tutti i Paesi ade– renti all'Unione indiscriminatamente, e inoltre, a causa del– l'accennata specializzazione geografica, l'impossibilità da pare te dei singoli Stati di costituire economie autarchiche. Da tutti questi fattori scaturivano sentimenti ed interessi che non potevano non portare, come effettivamente p;rta– rono, all'unificazione politica. Ma oggi la situazione è di– versa: il commercio internazionale è regolato e vincolata in ogni sua più piccola inanifestnione e in ogni suo m'.nimo particolare, tanto che il gravame dei dazi doganali ha una importanza spesso trascurabile nei confronti del complesso degli altri vincoli. Accanto ai dazi doganali vi sono infatti, specialmente negli Stati europei, forme varie di divieti di importazione e cli esportazione, contingental'l'enti e relativi permessi è deroghe, controlli complicatissimi e minuziosissi– mi (anche se non sempre altrettanto efficaci) sui movimenti valutari, forme di pagamento (come i clearings, le compen– sazioni e gli affari ·di reciprocità) che si preoccupano di evitare qualsiasi movimento, di valuta, cercando il pareggio della bilancia' commerciale con ogni singolo Stato, quando non !o si cerca addirittura per ogni singola operazione. Tutti questi accorgimenti tecnici conducono ad un sistema di scambi internazionali a carattere bilaterale anzichè mul– tilaterale. Non è qui il caso di entrare nel merito e di cercare gli svantaggi ed i difetti di un simile sistema, ma è. importante constatare che tutto ciò porta fatalmente a considerare i problemi sotto un aspetto particolaristico e ristretto e quindi, evidentemente, poco· consono ad una idea– lità così vasta ed universale _come quella di una Federa– zione Europea. Unioni doganali e commercio internazionale. ' Ma torniamo al nostro argomento: dimostriamo c10e co- me Ja semplice attuazione di un'Unione doganale non crei le condizioni sufficienti ad un'unione politica nell'attuale si– tuazione del commercio internazionale europeo. L'unione do– ganale fra due Paesi o fra un gruppo di Paesi condurrebbe in ultima analisi a due conseguenze fondamentali: abolizio– ne dei diritti doganali per i movimenti di merci fra gli Stati aderenti ed unificazione degli stessi diritti nei confronti de– gli Stati non aderenti. E' evidente che, quando si attuasse tutto ciò, non si avrebbe nessun miglioramento effettivo, quando continuassero a vigere divieti e contingentamenti. -Quale valore avrebbe infatti l'abolizione dei dazi fra l'Ita– lia e la Francia, ad esempio, se rimanesse fissa la quantità c:limerci che ogni Paese permette di introdurre dall'altro? Si avrebbe soltanto minor costo delle rrerci importate, ma non potrebbe ovviamente aumentare il volume degli scambi, non si espanderebbe nello spazio la -rete degli interessi, nè si allargherebbe il mercato, nè le aziende nazionali artifi– cialmente sostenute dai dazi (le aziende cioè che producono a costi troppo alti) sarebbero costrette ad organizzarsi me– glio o a scomparire (lasciando capitali disponibili per' altre attività più economiche), in quanto, cessata la protezione dei dazi doganali, continuerebbe la ben più efficace prote– zione del contingentamento all'importazione. Ma c'è· di più: essendo, com'è noto, unico il prezzo su ogni mercato, ed essendo determinato dal costo dell'impresa che produce a costi maggiori, non vi sarebbe neppure, nella ipofesi che questa impresa sia nazionale (il caso inverso non ci interessa, in quanto l'importazione non avrebbe nessuna ragione di esistere), una diminuzione dei prezzi e tutto si ridurrebbe al fatto che quanto prima incassava lo Stato a titolo di dazio verrebbe ora ad aumentare il guadagno degli importatori. Rimarrebbe inoltre la possibilità di organizzare economie statali autosufficienti od autarchiche, cosa che è tutto l'op– posto di un avvio ad un'unità politica, essendo invece il presupposto di un'economia bellica. Vi sarebbero in questo caso, per di più, un'infinito numero di attività economiche

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