Critica Sociale - anno XL - n. 8 - 16 aprile 1948
CRITICA SOCIALE 183 -------------------- zionale. Ma il principio della sovranità nazionale, svestito del suo carattere contingente e polemico, si è da tempo ri– dotto a significare questo: che la sovranità dello Stato esiste in funzione degli interessi della nazione. Nessuno da tempo cade più nell'equivoco di contrapporre Stato a· nazione fa– cendo di quest'ultima la vera e originaria depositaria della sovranità. . Quando pertanto, in recenti Costituzioni democratiche si incontrano formule proclamanti la « s.ovranità popolare" ~ la « savranità nazionale "• siamo autoriz.zati a ritenere che attra– verso queste espressioni si voglia semplicemente affermare il principio politico che la sovranità dello Stato trova il suo fondamento nèlla volontà del popolo liberamente e de– mocratical'T'ente espressa, e che l'esercizio della sovranità stessa è in funzione degli interessi permanenti della collet– tività !}azionale. Non è dunque sofisticando sul concetto di sovranità, 11011 è ignorando che lo Stato è la fonte di ogni 'potestà giuridica, non è contrapponendo ad esso altre entità, che si stabilisce il fondamento popolare dello Stato demo– c-ratico moderno. Stato popolare. Il regime democratico contemporaneo, e in particolare la. democrazia parlamentare europea, poggia sul piedistallo cli un'esigenza squisitamente politica: quella della più intensa e più diretta partecipazione possibile del popolo alle fun– zioni sovrane, fermo rimaumdo il principio giuridico della esclusiva titolarità delle predette funzioni da parte della pere sona Stato. Non è neppure il caso di spiegare perchè nello Stato mr demo, il quale estende la propria sovranità su milioni di cittadini e su vasti territori, la partecipazione ciel popolo alle funzioni sovrane possa attuarsi solo limitatamente i, forma diretta, e come cli conseguenza il perno ciel sistema democratico sia necessariamente costituito dall'istituto della rappresentanza politica. La rappresentanza però, quale oggi è concepibile e prati– .cata, è cosa ben diversa da quella che caratterizzò lo Stato borghese ottocentesco fondato sui principi dell' 89: era quella· infatti una rappresentanza assai impropria, come è fa– cile dirrostrare. La Rivoluzione francese, nell'atto stesso in cui respin– geva la radicale tesi cli fonte russoiana, in base alla quale i cittadini, titolari della sovranità, non avrebbero potuto ri– nunciare al loro potere, e non avrebbero quindi potuto che delegare come propri rappresentanti dei semplici mandatari, di fronte ad essi interamente responsabili, aveva fatta pro– pria la tesi del governo impropriamente detto rappresenta– tivo, che non era se non la tesi della borghesia. Secc>nclo tale tesi, l'esercizio della potestà sovrana, in quanto questa ripete la sua origine dalla comunità ideale' della nazione, personificata nello Stato, e non già dai singoli indivìclui, deve restare indipendente da essi. « I cittadini neppure riu– niti nella loro totalità non potrebbero formare l'organo su– premo dello Stato». Non solo, ma 1rentre g-li immortali principi assicurano al popolo « libertà, uguaglianza e fra– ternità"• e il codice civile traduce in atto quegli stessi prin– cipi sul piano del diritto privato, accade che sul piano del diritto pubblico al cittadino preso individualn,ente non è ri– conosciuto nessun diritto di partecipare a!l'esercizio della sovranità, di guisa che la Costituzione non è neppure tenu– ta ad attribuire a tutti il diritto di voto. Così, una volta ,:he il popolo, o, per meglio dire, una parte rld popolo, abbia espletato la funzione di eleggere i rappre- - sentanti della nazione, si esaurisce 11< sua partecipazione al– l'esercizio della sovranità. I rappresentanti della nazione, in quanto tali, non rispondono dinanzi a nessuno del loro mandato, il quale risulta pertanto pienamente libero. Ed è logico che ciò sia, visto che in sostanza il mandato è con– cepito sul presupposto della incapacità ciel popolo alle fon- 1.ioni di governo. Fino a quando nello Stato la maggior istanza democra– tica è costituita da assemblee politiche elette sulla base di pre– supposti così scarsamente rappresentativi, è chiaro come s sia ancora assai lungi dall'interpretare le esigenze democra– tiche c!elle classi popolari. Ma i regimi evolvono: ed è così che dalla fondazione dei primi regimi costituzionali ,;,. alla prima guerra mondiale iL.regime impropriamente detto rappresentativo tende progressivamente a diventare più de– gno del proprio nome. Man mano che il suffragio elettorale si allarga, anche il controllo indiretto del popolo attraverso la stampa, le organizzazioni di partito ecc. si accentua, sic– chè i rappresentanti, qualunque possa essere la loro indipen– denza in linea di diritto, finiscono· per sentirsi di fatto lega– ti ai loro rappresentati. Non solo: ma è lo stesso· regi- ibliotecaGi'noBianco ------------- - me costituzionale che si trasforma. Si affermano così man mano il sistema proporzionale, il referendum, l'iniziallva 1-0- polare ecc. : tutta una serie di istituti, che finiscono per porre sotto una luce talmente nuova i rapporti tra popolo e As– semblea eletta, che alla fine occorre riconoscere che ci si trova di fronte ad un regime politico non più misurabile col metro del vecchio. La democrazia oiretta, il regime cioe m cui il popolo è chiamato a governarsi senza intermediari, resta sempre, se non un mito, almeno la mèta di un remoto futuro. Ma noi possiamo oggi a buon diritto affermare cne, confrontandolo con le nostre istituzioni derrocratiche,' ci ap– pare ugualmente distante, confinato in un remoto passato, ,, regime pseudorappresentativo della prima Costituente fran– cese. Neppure l'uragano del totalitarismo ha arrestato in fon– do la marcia della democrazia. Sarà per le afferrrazioni da esso sempre fatte, in sede teorica, di voler avvicinare il po– polo allo Stato, sarà per il livellamento effettivamente da es– so operato sul piano della generale servitù ; ma è certo che la scomparsa dei regimi totalitari ha fatto luogo a nuove istanze democratiche, che vanno realizzandosi nelle costitu– zioni contemporant;e. Il suffragio universale. La democrazia parlamentare moderna pone quale suo pri– mo fondamento il suffragio effettivamente universale, come dimostra tra l'altro l'estensione del diritto cli voto alle donne, attuata in Francia e in Italia con le nuove costitu– zioni. Con questo non si intende naturalmente fare richia– mo a un imaginario diritto individuale del singolo, preesi– stente allo Stato, secondo lo schema di origine russoiana. E' evidente infatti che, se si partisse da un tale diritto asso– luto e originario, non potrebbe la legge privarne gli inter– detti, le pubbliche meretrici, i condannati a certe pene cle tentive o, magari, come accade oggi in Italia, gli espo– n~nti maggiori di un passato regime. L'attuazione del suf– fragio universale, insomma, non postula una spiegazione giu– snaturalistica, ma essenzialmente politica. E' la coscienza mo– derna che reclama il suffragio universale in 110,,.,edi una concreta insopprimibile istanza cli libertà, la quale esige il diritto di partecipazione attiva di ogni individuo all'eserci– zio delle pubbliche funzioni, affinchè esso non sia cittadi– no di nome e suddito di fatto. Conseguentemente lo Stato de– m:,cratico non può non riconoscere a tutti i cittadini quel · jus ad officiwn che è il diritto elettorale. · A tale punto ormai l'esercizio del voto va diventando elemento essenziale del concetto di cittadinanza, che ceri legislazione democratiche hanno ritenuto opportuno addirit– tura proclamare, accanto al diritto, il dovere dell'elettore, attraverso il voto obbligato~io. E' troppo presto per pre– vedere se il voto obbligatorio finirà o meno per considerar·_ un ulteriore approfondimento della prassi democratica. Per ora l'argome1,co è oggetto di aspri contrasti cli ordine squi– sitamente politico, anche se spesso presentati sotto l'orpello cli questioni di principio. I partiti saldamente organizzati vi si oppongono infatti tenacemente, ben sapendo che non sono i loro elettori a disertare le urne; e lo auspicano per con– vers.o quei partiti meno organizzati, che risvegliando, con la minaccia delle sanzioni, certe IT'asse apatiche tendenzial– mente verso di essi orientate, contano di neutralizzare in gran parte, sul piano elettorale, i vantaggi della mag-giore organizzazione altrui. La soluzione in un senso o nell'altro dipenderà assai verosimilmente dalla tendenza della demo– crazia, nei prossimi lustri, a favorire o meno la trasforma– zione dei partiti in organizzazioni sempre più solide e com– plesse. Come è naturale il regil'T'e democratico contell'poraneamente respinge ogni forma di pretesa correzione del suffragio uni– versale. E questo non perchè il suffragio universale sia ri– tenuto ,rondo da inconvenienti; ma in quanto ogni specie di voto rafforzato, dal vecchio e ormai superato voto plu– rimo di natura censitaria al voto famigliare (attribuzione al capo famiglia del diritto di voto per le persone m:nori a carico), richiesto da certe correnti cattoliche, al voto multi– plo (attribuzicne del voto ad una medesima persona in più collegi territoriali o professionali, in base a distinti requi– siti) si risolve con l'attribuzione di un premio gratuito a deterl'T'inati ceti o interessi. 11 suffragio universale è anche, per la sua stessa· essenza, diretto: di guisa che il suffragio di secondo grado. - per il quale il cittadino è chiamato ad eleggere un corpo di elet– tori secondari, delegati successivamente a designare col loro voto i membri dell'Assemblea eligenda - non viene adot– tato in alcun paese retto a regime democratico, per l'ele– iione della Camera più' rappresentativa, col'T'equello che par– rebbe mettere sotto_ tyt_!':lail cittadino, negandoglt l'esercì-
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