Critica Sociale - anno XL - n. 8 - 16 aprile 1948
CRITICA SOCIALE 179 gi~ta come la « saggezza borghese :., l'etica econo– mica dell'epoca industriale, la « !ex parsimoniae >, la legge delle leggi, che fino allora la Russia aveva disprezzato come la massima diabolica dell'Occi– dente, il calcolare, il risparmiare, la razionalità le inculcare negli operai .quella che è stata beffeg– della condotta. Fin dal 1904 Lenin, a chi gli rim– proverava di concepire .il Partito come un'enorme fabbrica con a capo un direttore, esaltava la fab– brica « scuola » della disciplina e dell'orgamizzazio– ne del proletariato, al quale il 'marxismo, l'ideolo• gia del proletariato istruito dal capitalismo, ha in– segnato e· insegna la differenza tra il lato sfrutta– tore della fabbrica (di~ciplina basata sulla paura di morir ·di fame) e il lato organizzativo (disciplina basata sul lavoro in comune, dettata dalle condizio– ni di una produziòne tecnicamente molto svilup– pata). « II popolo russo è a scuola "• scrive M:iynard, e lo sforzo più o meno cosciente e organizzato che viene fatto in ogni società per « formare l'uomo i secondo un particolare modello e nel quale in Occi– dente lo Stato come tale ha parte assai piccola, è st,lto assunto in Russia completamente dallo Stato e dai suoi agenti, anzi da « una singola agenzia Ìl'· talitaria », il Partito Comunista, chè Io stato di pu– pillo è incompatibile coll'autogoverno. Ed è degno di nota che, quasi colle stesse parole del Sorel, uno scrittore russo come N. Berdiaev, in un suo libro suggestivo (6), giudichi quest'opera dei bolscevichi diretta a vincere la pigrizia russa, per Umto tempo incoraggiata dall'aristocrazia e dal servaggio, a vin– cere Oblomov e Rubin, • questa « gente inutile ». L'idea, il simbolo comunista è stato, per Berdiaev, il canale. attraverso il quale le masse popolari - la cui scalata al potere, gettate tutte le catene, mi– nacciava d'essere- il segnale del caos - vennero « minorizzate », disciplinate, organizzate. II mito sorelliano dello sciopero generale diventò poi in Russia, nella fase staliniana, il mito del fa. natismo tecnocratico del piano quinquennale, la « guerra sul fronte industriale », le cui sorprendenti analogie col primo trovano la loro illustrazione n~l– la j:)olitica industriale bolscevica della « emulaz10• ne socialista », del « -fronte del lavoro », delle « bri– "ate d'assalto » e delle loro sottospecie, degli « sta– khanovisti » e simili. E ciò potrebbe servire da commento a quelle tesi così enigmatiche e parados– sali delle « Réflexions » - « il codice cavalleresco ad uso dell'operaio latino» - sulla grandissima affinità tra i sentimenti di sciopero generale e quelli c_he sono necessari per promuovere un pro– "resso continuo della produzione, e tra la fede nel ~ito dello sciopero generale dei sindacati operai rivoluzionari e quefia nel mito della libertà dei « grognards » della rivoluzione e dell'Impero. lf «termidoro» staliniano. Sorel abbandonò presto le sue illusioni di v1s10- nario moralista sul valore rivoluzionario dei sin– dacati operai e sul mito dello sciopero generale in un vecchfo paese a maturità capitalistica co_m~ la Francia cosi come nella seconda fase · stahmana del bol;cevismo avrebbe dovuto disilludersi amara– mente sulla rivoluzione bolscevica come rivoluzio– ne antiintellettuale. Che è quello che .poi fece il su? fede!~ _d~scepolo Edoardo Berth, passato dall'entusiasmo m1ziale _per Lenin, all'antistatalismo più violenlo, davanti al «· communisme de termites », al « faraonismo » del capitalismo di Stato sovietico, pur riconoscendo che Stalin coll'applicare in Russia « ciò che si po– trebbe chiamare la parte capitalistica del marxi• smo », ha fatto compiere al Partito comunis!a, co– stituito in una specie di « ordine » economico, la funzione che una borghesia russa deficiente non aveva potuto fare: quella di sviluppare enorme– mente le forze produttive del paese. La burocrazia sovietica, egli dice, ha creato forse con ciò _le_con– dizioni materiali del socialismo; ma perche 11 so- (6) N. BBRDIABV: Le fonti e lo spirito del ('Omunismo rus– .,;o, Milano. Cortir<'lli, 1945. iblloteca ~ino Bianco cialismo si attui, occorrerebbe passare dal « polo della fatalità capitalistica » 1 al « polo della libertà operaia»; e poichè è impossibile in storia br11ciar le tappe, •questo trapasso è in Russia più diffici– le e più prematuro che altrove. Ed in ciò consiste essenzialmente l'illusione generata dalla rivoluzio– ne russa, che non poieva dare all'Europa un mo– dello di Stato proletario (7). Ma è questa la « leg– genda bolscevica " prevista dal Sorel, che servirà, egli diceva, a nutrire di miti rivoluzionari Io spi– rito dei nostri proletari, com'è successo per la Co– mune parigina. II regime dell'assolutismo burocratico, di cui par• la il Berth, venne, come si sa. definito dal Trotzki « il termidoro" staliniano, più vicino per il tipo all'Impero che al Consolato, il regime del « bona– partismo sovietico », come egli chiama il regime staliniano in quel suo famoso opuscolo, tutto ba· sato sull'analogia storica tra la rivoluzione france– se e quella russa (8). Un bonaoartismo, lo stalinia– no, non quello decadente di Napoleone il piccolo, come il fascista; ma un bonapartismo alla Napo– leone il grande, giovane, /offensivo, becchino dei principi politici della rivoluzione, ma insieme guar– diano delle sue conquiste sociali. L'imperialismo sovietico. Trotzki. alla fine, giudicherà poi questo.« termi– doro » bolscevico come l'economista J. Lescure, il quale, guardando la pianificazione sovietica sotto l'aspetto economico, considera Io stalinismo un ve– ro e proprio «termidoro» alla francese, la liqui– dazione del sanculottismo e l'avvento del capitali– smo, nessuna sostanziale differenza esistendo ora– mai più per lui tra l'economia capitalistica e quella sovietica, cosicchè l'Internazionale comunista vede ora ingrandire ai suoi fianchi un imperialismo ca– pitalistico (9). Veramente, pe·r Molotov il capitalismo monopo– listico di Stato sarebbe la più completa prepara– zione materiale, l'anticamera del socialismo, se– condo quanto egli afferma nel suo discorso, cosic– chè la guerra, coll'accelerare vertiginosamente la conversione del c_apitalismo monopolistico in ca– pitalismo monopolistico di Stato. avrebbe portato l'umanità straordinariamente più vicino al sociali– smo. Ma il capitalismo di Stato, nella sua forma del totalitarismo staliniano, è già stato, nella « Cri– tica sociale » dimostrato, da Abramovich e da Hil– ferding (10), la più radicale antite_si al_ ~ocialismo ed è considerato da alcune correnti pohhche, con– nesse agli ultimi orientamenti di Trotzki, come rap– presentativo di un nuovo e ulteriore stadio dello sviluppo mondiale del capitalismo imperialista: il capitalismo monopolistico di Stato quale economia permanente di guerra. Ouesto risorgere minaccioso di un imperialismo ,:>spansivo e aggressivo della Russia bolscevica era staio del resto 0 ià profetato da Sorel fin dal 1919. i!1 un suo arlic~lo sui « futuri oppressori >, richia– :nandosi a quanto i migliori osservatori russi ave– vano o-ià segnalato da molto tempo: essere l'impe– rialis~o uno dei fondamenti dell'anima russa. Ma dell'imperialismo staliniano ci riserviamo di occuparci più particolarmente in un prossimo ar– ticolo. FAUSTO PAGLIARI (7) E. BERTH: Du « Capitai » aux « Rèflexsions sur la vio– lence », Paris, Rivière, 1932. (8) L. TROTZKI: L'état ouvrier; Thérmidor, et Bonaparti:1me, Paris, 1935. (9) Si veda la recensione del Lescure di uno studio di Lochard nella « Revue d'économie politique >, 1946 n. 3, lu– glio-settembre. (10) Critica Sociale. a. 1947, nn. 15-16 e 23-24. 11tlllllllllllllllllllllllllllllltlllllll11111111111111111111)11111111111flt111Ttllllllllllllllllfllllllllll Leggete _e diffondete il quotidiano del P. B. L. L L'UMANITA'
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