Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948
148 CRITICA SOCIALE • La cooperazione europea li piano Marshall e le .recenti agitazioni in Francia e in Italia. Ca seconda Conferenza in Parigi delle 16 Nazioni aderenti al progetto Marshall per la ·cooperazione eu– ropea ha iniziato i lavori il 15 marzo. In attesa di conoscerne in modo particolareggiato e preciso i risultati, sembra opportuno ed utile mettere il punto su tutto quanto - in questo interessante aspetto della vita e delle relazioni internazionali - ha pre– ceduto la nuova convocazione di un istituto che ha grande importanza non soltanto ·per ciò che è riu– scito a realizzare, in• senso positivo e anche nega– tivo, nel proprio campo, ma per le consegi,ienze e derivazioni politiche d'ogni ordine e i prevedibili sviluppi sul terrei).◊ inlercontinentale. · Alcuni uomini responsabili della politica interna ed esfera ·degli Stati Uniti, e parecchi importanti gionrn.Ji di quel Paese, rivolgono da qualche tempo accuse precise a Mosca. Questa, attraverso il Comin– form (strumento non di difesa ma di attacco, secon– do quegli statisti e fogli d'America), sarebbe stata ispiratrice dei disordini e degli scioperi a catena in Francia e in Italia, provocati al fine di rendere inef– ficaci gli aiuti del piano Marshall, cioè, ·in breve, di ostacolare o rendere addirittura impossibile il presunto proposito statunitense di asservimento po– litico dell'Europa mediante la dominazione econo– mica e finanziaria dei Paesi usciti dalla guerra se– midistrutti ed esausti. Disegno che si tradurrebbe, in <;lefinitiva, nella conquista degli stessi Paesi occi– dentali come alleati o almeno come basi di opera- , zioni militari in un eventpale urto tra capitalismo -conservatore e comunismo nel mondo. Le agitazioni operaie nelle due Nazioni latine han– no alla loro base più profonda, come è stato in parte ammesso da dirigenti di sinistra e com'è del resto pressochè inevitabile, motivi d'ordine politico. Non si può per altro negare che le condizioni di _disagio in cui versano le masse lavoratrici in generale, e soprattutto i disoccupati che, in Italia, a centinaia di migliaia, anzi a milioni, si dibattono nell'indigen– za, non costituiscano una reale .e importante causa di esasperazione degli animi e dell;l. lotta sociale, ca– pace di sfociare in atti più o meno incontrollabili e infrenabili, funesti all'intera comunità. Si potreb– be, se mai, osservare quanto agevole possa riuscire ad agitatori politici estremisti far leva su tali e ·tanti patimenti fisici e morali e .lanciare i diseredati con– tro opposizioni e obiettivi di natura non esclusiva– mente economica. Tanto più agevole quando quelle . opposizioni e quegli obiettivi presentino aspetti eco– nomici e politici insieme, com'è di quasi tutti i pro– blemi del nostro sciagurato dopoguerra: nel quale l'amarezza vivissima per 'uria delusa ansia di giu– stizia punitiva contro i fautori e sostenitori della guerra e dei regimi che la resero .possibile, si ac- , compagna a lutti e s{enti materiali innumerevoli e a un accentuato intollerabile distacco tra ceti privi– legiati - gli stessi d'un tempo -e folle di paria le– gati pur sempre alla catena· della necessità e della subordinazione. Lo studio delle origini di questi con– trasti sociali e politici, interni e internazionali, esi-• ge la più rigorosa imparzialità. E .nessuno potrebbe contestare che quelle folle affamate e disperate nori si getterebbero anche spontaneamente contro le bar– riere innalzate ancora una volta, ovunque, dalle· clas– si ·dominanti, retrive e reazionarie, sostenute e sol– lecitate dai peggiori elementi superstiti di regimi tirannici caduti. Barriere contro la marcia fatale del– le forze lavoratrici, progressive e rivoluzionarie: ri-· voluzionarie, ben ·s'intenda, in senso costruttivo e opposto .a quello della più gretta conservazione a ogni costo dei- privilegi e delle posizioni di domi– nio à.cquisite senza opera e virtù di lavoro; rivolu– zionarie per una più equa ripartizione della ricchez– za, di una più· cristiana eguaglianza di diritti e di doveri. ' BibliotecaGino Bianco Accuse sovietiche agli Stati Uniti . Premesso questo, che sarebbe colpa tacere, le ac– cuse che Mosca, a sua volta, ha lanciato alla Casa Bianca sono sostanzialmente due. La prima, in or– dine di temp·o, consiste nel deliberato proposito di conquistare tutti i mercati europei in vista di una inevitabile, grave ·e prossima crisi economica sta– tunitense, provocata dall'enorme produzione ecce– dente di molto le possibilità di assorbimento interno e dei normali vecchi sbocchi intercontinentali. (E qui si potrebbe opporre che l'acquisto di nuovi mercati rientrerebbe nel diritto elementare, non contestabi– le, degli Stati Uniti. Diritto che assumerebbe anche la figur.a della legittima dif.esa e dell'autoprotezione). La seconda accusa risiede nella volontà statuniten– se di dominare politicamente il .Vecchio Continente. Dominio che dovrebbe conseguirsi da Washington vincol.ando la indipendenza dei vari Stati europei con prestiti, forniture di alimenti e di materie pri– me, assolutamente indispensabili non pure alla rico– struzione ma alla stessa vita quotidiana. La graduale eliminazione dalla scena politica del comunismo e, comunque, del socialismo orientato verso forme di realizzazione sociale contrarie alla pratica capitali– stica, sarebbe un'inevitabile conseguenza, o corol- lario. · ' .In vero, l'asserito proposito di giungere anche a una guerra preventiva contro l'Unione Sovietica e il comunismo (dove sia al potere) appare più un'arbi– traria deduzione tratta dalle predette ragioni di at– trito e di sospetto, più una supposizione cui la os– sessionante paura degli éccezionali mezzi bellici in possesso esclusivo degli Stati Uniti sembra portare irresistibilmente correnti d'ogni paese, più un'incon– fessabile speranza di numerosi gerarchi e specula– tori fascisti e nazisti spodestati e ansiosi di rivin– cita, che una vera e propria possibilità. Ma vediamo che cosa si dovrebbe obi.ettare a Moc 1 sca, e a tutti· i suoi pottavoce esteri, in ordine al– l'accusa più gravé e recente elevata contro Washing– ton: che questa voglia ridurre, col piano Marshall, a una comun denominatore la politica propria e quella degli Stati europei sovvenuti, e distruggere negli stessi ogni indipendenza. Nessun giudice veramente obiettivo può escludere che nel piano Marshall sia - fin dalla sua prima formulazione - almeno il desiderio di· conformare alla politica degli Stati Uniti quella delle Nazioni europee aiutate. A parte recenti, ripetute ed. espli– cite ammissioni in queste senso, ciò - anche se non legittimo e rigorosamente rispondente ai principii li– berali e democratici -:- è comprensibile, logico e con– naturato alla pFassi cli ogni Stato in ògni tempo. Co– m'è del resto comprertsibilè e logica - anche se an– cor meno legittima -, la pressione diretta e drastica esercitata da, Mosca ·sui Paesi dell'Oriente europeo per fare di •questi, in _pace, i sostenitori della pro– pria politica estera, e, in guerra, una cortina o fascia o zona di protezione strategica. . Il 18 luglio 1947 il Governo svedese rese pubblico il testo del memorandum indirizza,togli da quello so– vietico, dopo il fallimento dellà Conferenza parigi– na dei tre Ministri degli Esteri sulla proposta Mar– shall, e destinato a -giustificare, di fronte al mondo, il rifiuto russo: « Dal çorso dei lavori della Confe– renza .fu constatato che gli Stati Uniti. .. p·retesero di costituire un comitato esecutivo col compito di ela– borare un programma economico per· i paesi eu– ropei e stabHire per ogni. paese la ·capacità di con– correre alla Fealizzazione del programma, insieme ai crediti che gli Stati Uniti metteranno a disposizione. L'Unione Sovietica ravvisa iH tale desiderio l'inten– zione di occuparsi degli affari interni degli Stati eu– ropei, di imporre loro un determinato programma, di ostacolare lo smercio delle loro eccedt;nze e di ren– derli in tar modo· dipendenti dagli interessi degli Stati Uniti ». Ma, con iI Commissario sovietico Mo– lotov, era a Parigi· il direttore della Pravda: il qua– le, fin dal 16 giugno, aveva· rivelato lo scetticismo del Cremlino stille possibilità di· un accordo sull'in• vito, « ripetizione del piano del presidente Truman per esercitare pressioni politiche con l'aiuto del dol- laro». ·
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