Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948
146 CRITICA SOCIALE marxisti tedeschi nel momento stesso in cui alcune delle sue rivendicazioni non differivano dalle loro, il nazismo ha dovuto tenere alle masse un linguag– gio diverso. Esso ha condotto l~ lotta, sul _terren~ economico, contro la «plutocrazia», per evitare di dire: il capitalismo. Sul terreno politico esso si è richiamato alla Volksgemeinschaft, in cui si poteva vedere l'esatta prefigurazione delle « democrazie po– polari ». Sul terreno internazionale ha rivendicato uno « spazio vitale » che i sovietici chiamano oggi « sfera d'influenza ». Il nazismo, infine, era fonda– mentalmente militarista e bellicoso, anche se cer– c::ava di nasconderlo. « Dio mi uccida se io voglio la guerra:.>, esclamava Hitler nel 1938. Ma agiva, co– scientemente o no, in modo da renderla inevitabile. La pro_paganda sovietica si dichiara al servizio di un ideale di pace. Molotov, alla penultima Assem– blea generale dell'O.N.U., ha fatto delle propo~e di disarmo universale. E' vero però che Litvinov ave– va fatto altrettanto a Ginevra nel 1927 e che il de– legato tedesco conte Bernstorf l'aveva approvato. Da quelle dichiarazioni, insomma, non vi è nulla da trarre. Il valore delle proteste di pace non si misura che dagli atti. . E quali sono le somiglianze tra i due regimi? Non consideriamo se non i fatti che implicano possibi– lità di guerta. Come il Reich nazista, 'l'Unione sovietica è una dittatura. Le forme non sono le stesse, i. principi e la pratica dell'autorità sono diversamente conce– piti, la terminologia è differente; soprattutto Stalin non è Hitler. Tuttavia, il potere nelle mani di uno solo non è meno identico per il suo carattere asso– luto, per ,i mezzi di cui dispone, per il prestigio for– midabile di cui esso si circonda. E la storia inse- · gna che in ogni dittatura un pericolo di guerra è in sospeso. Come il Raich nazista, l'U.R.S.S. è totalitaria. Al– lo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo si è sostituito lo sfruttamento dell'uomo da parte dello Stato. Ai miti hitleriani della nazione e della razza corrisponde il mito sovietico della società senza clas– si, in cui il potere dello Stato si estende a tutti i beni e a tutte le persone. Un partito organizzato su base autoritaria, e che si appoggia a un onnipotente apparato poliziesco, regola sovranamente l'uso delle libertà individuali e dei diritti collettivj. La giusti– zia, l'insegnamento, l'informazione, le opere sociali, le associazioni sindacali sono semplici mezzi di go– verno. Lo sviluppo della scienza e della cultura, il movimento delle idee sono sottomessi, come la pro– duzione agricola ed industriale, ad un controllo in– cessante, a direttive ed a sanzioni senza appello. Quali che siano i progressi della tecnica e delle con– dizioni materiali di esistenza, la mentalità che s: impianta fatalmente in una massa -umana - 190 mi• !ioni di esseri - costantemente sottomessa a una simile pressione ed a simili costrizioni, si avvicina fatalmente a quella .delle società primitive, sempre pronte alla guerra e sempre disponibili. Come la politica dei nazisti, quella dei sovietici è essenzialmente nazionale. Secondo la fqrmula, già citata, di Molotov, essa mira « ad assicurare, gli in– teressi dei popoli dell'U.R.S.S. e null'altro che questi ' interessi ». La propaganda esteriore può anche. cam– biare. Essa utilizza ancora i vecchi slogans.: « Pro– letari di tutti i paesi, unitevi », ecc., ma i fatti par– lano da soli. Non è senza ragione che l'Internazio– nale non echeggia più in Russia. E non è per caso che il governo sovietico si è fatto il campione della sovranità nazionale; pur imponendo ai paesi che controlla un giogo sempre più. pesante. La sola leg– ge che esso conosce - al di sopra di ogni conside– razione umanitaria o progressistl). - è quella che gli dettano l'interesse del nuovo impero e la neces– sità di difenderlo da ogni tentativo di penetrazione o di accerchiamento. Di qui l'esaltazione di un pa– triottismo che confonde ora nello stesso culto· i ge– nerali zaristi e quelli dell'Armata rossa, Pietro il grande e Stalin. Di qui gli sbarramenti innalzati al– l'entrata ed all'uscita dal territorio russo; gli sforzi impiegati per costituire, con i satelliti slavi ed al riparo della cortina di ferro, una vasta autarchia eco– nomica; il rifiuto opposto ad ogni iniziativa inter– nazionale di mutuo controllo, in qualsiasi campo; BibliotecaGino Bianco l'accanimento di uno Zdanov nel denunciare e nel distruggere. ogni specie di influenza occidentale nelle idee. e nei costumi sovietici; le scomuniche lanciate contro gli scrittori, i filosofi, i drammaturghi, i mu– sicisti, i pittori colpevoli di aver deviato dalla li– nea o sacr.ificato al gusto dell'« arte borghese dege– nerata » (1). Di qui l'intolleranza di, ogni forma di opposizione politica, considerata come un tradimen– to a vantaggio dei nemici dell'U.R.S.S., il sospetto e le rappresaglie che colpiscono chiunque, senza es– servi autorizzato, entri in contatto con il monèo straniero; la difficlenza e l'ostilità nei confronti del resto del mondo. Di qui, infine, il rafforzamento costante del potenziale militare e dei mezzi di guerra, e le consegne sempre più rigorose, sempre più aggressive, indirizzate da Mosca a quelle unità distaccate - simili in tutto alle « quinte colonne » del nazismo - che sono costituite, al di fuori delle frontiere della Russia, dai ·partiti comunisti. Sarebbe facfie continuare il parallelismo. La pro– paganda dei sovietici è rivoluzionaria; il loro lin– guaggio è marxista; ma la loro politica ed i loro .me– todi non si distinguono essenzialmente da quelli del Reich nazista. Non bisogna temere allora che essi trascipino il mondo in un nuovo cataçlisma? Biso– gna· temerlo, ma l'eventualità non è per nulla inelut- tabile. · Da una parte, per for. te che sia la fatalità che vota alla guerra le potenze nazionaliste e totalitarie, ·i fat– tori. economici conservano una importanza prepon– derante, e, a differenza del III Reich, l'U.R.S.S. è largamente capace, con le sue immense risorse, di · bastare a se .stessa. Ci vorrà del tempo prima che essa ci arrivi: intanto tutto porta a credere che, con il tempo e le migliorate condizioni di vita, il re– gime si umanizzerà. D'altra parte, Stalin non è uo– mo da misconoscere l'attuale equilibrio delle forze, che non è a vantaggio dell'U.R.S.S. Un centinaio di, bc:imbe atomiche ha pure un certo peso. E' forse quello che, momentaneamente, ci salva. Per il resto, è evidente che questo genere di si– curezza· non è quello che i popoli attendevano. I patti di alleanza, i messaggi di « fermezza » e le su– periorità temporanee di · armamento sono -ben de– boli probabilità di salvezza: esse lasciano la pace alla mercè di una scintilla. VICTOR LAROCK (1) Tra queste forip.e di cieco ed abbrutente nazionalismo è da porre anche il ridicolo tentativo, che ,però in Russia non manca certo di efficacia, di far credere che tutte le invenzioni più notevoli siano state e siano opera di scienziati russi. Tra le più recenti, dopo la radio, c'è quella della penicillina, che un comunicato da Mosca attribuisce ad un medico russo. (No- . t~ di C. S.). ~IL PROGRAMMA DEL PARTITO La nostra Casa editrice, d'accordo. con la Dire– zione del Partito e con l'Ist:tuto Studi Socialisti ha provveduto alla pubblicazione in opuscolo del testo completo del Pro~amma d'azione del P., S. L. I., già apparso nei numeri 4 e 5 di « Critica So– ciale». L'opuscolo consta di 56 pagine ed è edito fuori serie nella nostra collana al prezzo eccezionale di 25 lire. Richiamiamo l'attenzione di tutti i compagni e simpatizzanti sulla opportunità, anzi sulla neces– sità, di consultare questo documento, frutto dello studio dei nostri comp.,agnipiù preparati nei vari campi della vita politica e~onomica e sociale e ap– provat.o ufficialménte dal nostro recente CongTes– so, e di diffonderne la conoscenza tra. la popola– zione in: questo periodo di lotta elettorale. Per prenotazioni e ac9uisti rivolgersi in Piazza Diaz 5. . .
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