Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948

CRITICA SOCIALE 143 vrebbe in seguito portare. a un analogo fenomeno sul terreno politico, avviamento a quella Federazio– ne europea che apparisce oggi assai meno_ lontana da una ,prossima realizzazione di quello che poteva· sembrare pochi mesi addietro. * * * In questa atmosfera di iniziati mutamenti nei rap– porti delle forze e negli orientamenti politici inter– viene la proposta delle tre Potenze occidentali di restituzione di Trieste all'Italia. Dichiariamo subito che non siamo molto entusiasti del momento e del modo scelti per dare l'ann'unzio, che può veramente, sembrare volto_esclusivamente ad influire sul risul– tato delle elezioni italÌane. Tuttavia non, si ·può-ne– gare autentico valore alle dichiarazioni contenute nella staµ-ipa americana, la quale osserva che in real– tà l'assegnazione di Trieste all'Italia fu sostenuta fermamente dall'America durante la preparazione_ del trattato di pa~e con l'Italia, per il quale essa vo– leva porre la così detta linea Wilson come confine tra Italia e Jugoslavia nell'Istrià, .e che fu la resi– stenza ostinata. e irreducibile della Russia che impe– dì che fosse allora accolta la proposta americana o le subordinate proposte della Fra!),cia e dell'Inghilter– ra; che, se fin qui la questione non fu risollevata per· non creare'nuove ragioni di divergero.za nei confron– ti della Russia, questo motivo di riguardo viene_ a cadere in un momento in cui l'atteggiamento della Russia tende ad aUargare su sfera ta:nto ampia il dissenso tra le Potenze vittoriose e mostra di voler trarre tanto pericolose conseguenze dagli accordi sti– pulati a YaLta ed altrove. Certo è ad ogni modo che le Potenze occidentali dimostreranno che anche un sentimento di giustizia ha ispirato la loro proposta relativa a Trieste, se lo stesso riconoscimento dei diritti italiani faranno an– che ·nei riguardi ·delle colonie prefascisté e se_ la Francia si mostrerà disposta a ritornare suUa deli– mitazione dei confini sulla frontiera delle Alpi. Il Governo italiano ha possibilità e dovere di fare in modo che anche in questa parte siano cancellate le ingiustizie commesse o meditate a danno dell'Italia. 'Non sarà soltanto questa ad averne, beneficio, anche per h possibilità di sventare pericolose nostalgie na– zionalistiche, !J}a ne avrà vantaggio tutta l'Europa democratica, per la possibilità di eliminare dissidi e assicurare una serena distensione degli spiriti. Me– glio poi se la discussione sulle colonie italiane e il desiderio di cercare per esse la soluzione più equa e meglio rispondente alle nuove esigero.zedella poli- - tica mondiale, conducesse alla conclusione che a tut– te le colonie le quali ,abbiano raggiunta la capacità di gover~rsi da sè debba essere concessa l'autono– mia, ·e tutte le altre debbano es;;ere poste non sotto il controllo di un singolo Stato e nel suo esclusivo interesse, ma sotto un controllo collettivo e nell'inte– resse generale di tutti i popoli, come elemento inte– grante dell'equilibrio economico e politico mo~diàle. Questo sarebbe veramente un passo decisivo verso quella solidarietà universale che ci pare debba es– sere l'augurio migliore e più vivo in questa Pasqua in cui tanti bagliori di incendio e tanti nembi gra– vidi di cruenta tempesta solcano l'orizzonte di que– sta disgraziata nostra aiuola che ci fa tanto feroci. U. G. M. ijJlioteca-Gino Bianco L'ondata anticomunista Benedikt Kautsky, figlio rdi Carlo, inizia con que– sto articolo, e dietro nostro invito, la collaborazione a Critica Sociale. Lieti di ciò, noi lo ringraziamo as– sai vivamente delle cordiali dichiarazioni con le quali Ila accompagnato l'invio del suo scritto. Negli Stati Uniti si è svolta poco tempo fa una pubblica discussione che immeritatamente ha de- - stata in Europa troppo scarsa attenzione. James Byr– nes, l'ex-segretario di Stato, divenuto ceh:bre per il suo libro Carte in tavola, it1 prosecuzione della po– litica prospettata nel suo libro ha richiesto che il governo americano dichiarasse ai Russi che ogni ulteriore loro pretesa aggressiva avrebbe significato la guerra. Robert Taft, leader del Partito Repubbli– cano e candidato repubblicano alla Presidenza, gli obbiettò che sinora la , Russia Sovietica non aveva fatto altro che realizzare e èonsolidare quella posi– zione che ad essa era stata assegnata da Roosevelt alla conferenza di Yalta e che non era ancora affat– to 'dimostrato che i Russi intendessero superare i limiti di questa posizione. · In questa affermazione di Taft sta molta verità, anche se non possiamo poi accettarne le ulteriori conclusioni. Indubbiamente Roosevelt, nelle sue trat– tative con Stalin, ha compiuto gravi errori e non ha in alcun modo antiveduto lo sviluppo della politica .russa dopo la guerra. Egli credeva effettivamente che nella sfera di influenza riserbata alla Russia po– tesse sostenersi una serie di piccoli Stati schietta– m.ente democratici. Taft ha ragione in quanto attri– buisce lo sviluppo odierno a questa illusione di Roo– sevelt: tuttavia è certo che questi avrebbe oggi bat– tuto la via di ·una diversa politica, e che la· affer– mazione di Wallace di rappresentare con la propria politica di conciliazione nei confronti di Mosca la_ aùtentica continuazione della politica di Roosevelt, è completamente destituita di .fondamento. Roosevelt, che fu sempre un realista, avrebbe- arrzi,. con po– che varianti e a br-eve distanza di tempo, compiutn le stesse evoluzioni alle quali fu costretto Truman. Ma tuttavia Taft ha ragione quando ritiene che i dominatori del Cremlino non hanno ·ancora, d·ato alcuna prova di aver valicato i limiti stabiliti dal convegno di Yalta. Se essi vogliono costringere la Finlandia ad una « lega mil,itare », essi -si manten– gono pur sempre· nell'ambito di questi limiti e non è anèor detto che ad essi riesca colà una così com– pleta vittoria sulla democrazia interna, come è av– venuto in Cecoslovacchia. I Fierlinger finnici han– no già abbandonato da. tempo la socialdemocrazia e nom la possono quindi sfasciare dall'interno. Ma quando Taft da queste premesse ricava la con– clusione che gli aiuti àll'Europa vanno limitati sol– tanto a quelle forniture che possono portare un al– leviamento della miseria più nera e _non sono in– vece da mettersi a disposizione. per la ricostruzio– nè economica, egli cade in errore. Il governo rus– so, ove non ne sia costretto, si atterrà ali~ stipu– lazioni di Yalta ancor meno seriamente di quanto abbia fatto per Potsdam. I continui tentativi di su– perare i limiti della sua zona d'influenza si mani– fes.tano anche troppo chiaramente in Grecia, in Tur– chia, in Persia ed in Cina. La politica isolazioni– stica di Taft, che vorrebbe abbandonare l'E~1ropa al' pr-oprio destino, è quindi completamente _fuori luogo. Su questo punto Byrnes, con le sue ·proposte, mo– stra di intendere assai meglio la situazione, e il comportamento sia• degli Stati Uniti, sia della In– ghilterra e della Francia; mostra che queste, una vol– ta tanto, sono decise a far tesoro dell'insegnamen– to appreso in Cecoslovacchia. I preparativi !:>ellici negli Stati Uniti sono in pieno sviluppo e si deve attendere, entro un breve termine, il ripristino d_ella coscrizione obbligatoria generale. In tal modù i'Eu– n·p::, Occidentale comincia ad organizzarsi, non sol– tanto economicamente, ma anche militarmente. La sorprendente rapidità di una comune decisi•me 1·el– la conferenza .a cinque di Bruxelles è la miglior pro– va che non s'intende perdere tempo. La stessa cosa avviene per l'intesa degli uomini responsabili delle

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