Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948

CRITICA SOCIALE 163 impiegato statale di lire 256,50, ~on un 9,41 per cento sul reddito pro capile cd un 32,90 per cento sul totale delle spcs• Ma anche i dati più recenti sono tutt'altro che incorag– gianti, specie se si tiene conto di quella falcidia del reddito nazionale, provocata dalla guerra, valutata in ragione del 35 per cento del reddito nazionale complessivo e del 37 per cento di quello individuale. Per il 1947-48 si ha un reddito nazionale di 1648 lire (valore 1938), con 477 lire pro capite di spese statali ,pari al 29 per cento, con una spesa pro capite per ogni statale "di lire 127,90, pari al 7)5 per cento sul reddito e 11126,80 per cento sul totale delle spese. « Si può dire - osserva la rivista - che il servizio dellv Stato, coeteris paribus, è peggiorato In senso assoluto, 111 quanto si devolve pel'' servizi specifici della collettività una quota delle spese totali proporzionalmente minore a quella del 1938 (essendo aumentate le proporzioni della spesa per 11 personale) ; ma si crede possibile ancora aggiungere che pure dal punto di vista del costo di tutto Il servizio Imposto alla collettività, i sacrifici del privato contribuente non sono diminuiti. Infatti, benehè le spese statali assorbano del red– dito naziona)e -poco meno di quanto assorbivano nel 1938, il sacrificio che questa posta richiede alla totalità dei citta- ' dini è certamente aumentato col diminuire d~lla dimensione del dividentlo nazionale stessC\ ». AffrontAndo quindi le prospetth·e per la soluzione del pro– blema di questa onerosa inflaziolle burocratica, si nota che « i risparmi sulla voce « personale » nel bilancio dello Stato non possono esse1·e ottenuti con la comp,ressione dei salari nominali, ma soltanto con -il progressivo alleggerimento del numero del personale stesso... In Italia nnn v'è posto per una borocrazia pesante e di poca funzionalità ». p. ga. e g. p. Ciò che si stampa PAN PILO GnNTILB: Cinquant'anni di socialismo in Italia - Mi– lano, cd. Longanesi, 1948, pagg. 204. Questo rapido e brillante scritto del noto giol'Dalista liberale traccia sommariamente le liI1f'e dello sviluppo storico "del so– cialismo itnli'ano, dalle origini, ciOè dalla predicazione baku– niniana, sino alla catastrofe politica del 1926. Più che una storia, intende essere un saggio critico: di una critica talvolta acuta e penetrante, altra volta sbrigativa ed unilaterale, sempre propensa più a mettere in evidenza le deficienze e gli errori dell'azione socialista, il divario tra teoria e pratica, l'irreti– mento nelle formule astratte o demagogiche, le insufficienze degli uomini e le occasioni perdute, che a constatare ed a valutare nella loro vrra luce i grandi e sostanziali apporti del movimento socialista. Per quanto sia tutt'altro che incompren- . sivo ""\Terso le istanze sociali del movimento socialista italiano e non neghi le conquiste raggiunte su questo terreno (vi sono anzi pagine assai notevoli, co~e quelle sulle agitazioni sici_– Jiane e sulla reazione_. crispina), il Gentile riduce il vasto e complesso fatto storico ad una sola e unilaterale superficie: cioè alla mera scena politica. E anche in questo ristretto settore al Gentile fa velo una tes-i preconcetta: cioè che il marxismo sia stato un fattore negativo, anzi una vera e propria « cainicia di Nesso :P, per il movimento politico socialista. Tesi che s'appoggia su di una interpretazione molto sommaria del marxismo, inteso come accozzaglia di ele1nenti contraddittori e, comunque, non ade– renti alla situazione italiana, degenerante fatalmente tra noi in una « religione del libro », con manifestazioni di settarismo, d'intolleranza, di conformismo, di clericalismo laico. Secondo il <,entile 1 proprio il mar.xismo, anche nelle sue interpretazioni deteriori e· più accomodanti, serra il socialismo italiano in un dilemma insolubile: « come potesse· vivere cd agire un mo– vimento che si proclama rivoluzionario, e voleva essere rivo– luzionario senza fare la rivoluzione». I1npugnando in linea di principio lo Stato e l'ordine esistente, i socialisti - secondo Il Gentile - s'inibivano ogni partecipazione solidale ad esso: sminuirono le proprie possibilità d'azione (che quando ap– prodarono a risultati positivi furono frutto di compromessi, di empirismo, di. deviazioni tacite dai principi teorici) e logo– rarono la stessa possibilità di solida consistenza di un regime di moderna democrazia ( « il movimento socialista restò sep– pellito sotto le macerie di quella democrazia alla cui rovina esso aveva largamente contribuito >: termina e conclude il volumetto). Cosi, per un'intrinseca e non superata antitesi che, movendo dal terreno dottrinario, incideva continuamente nell 'a– zlone pratica, rendendola perplessa, se non contraddittoria (coscienza di essere ormai 1ma forza dello Stato e nello Stato ed esigenza dl rappresentare rlvolunonarlamente l'Antlstato), Bianco il Gentile attribuisce ai socialisti tutta la responsabilità per non essere entrati d8lla porta che Giolitti avrebbe loro spa– lancata, offrendo le possibilità di una effettiva conciliazione tra le forze del socialismo e lo Stato borgbese. Turati stesso ne porta le responsabilità o, almeno, Ja sua pa11e di respon– sabilità: « non seppe mai essere nè interamente riformista, nè interamente rivoluzionario. Fu abbastanza riformista per opporsi decisamente alle reviviscenze anarcoidi che fermenta– vano tra i sindacalisti, per condannare la violenza, per rifiu– tare ogni simpatia al rivoluzionarismo verboso, per contrastare i fatui isterismi demagogici. .. Ma nel tempo stesso, ad un certo punto egli si arrestava, preso da ineffabile sgomento dinnanzi agli sviluppi coerenti di una posizione schiettamente riformista. Egli non osava staccarsi dalla visione beatificante dell'escatologia massimalista. Il programma massimo doveva pur sempre restare accanto al programma minimo come una previsione ed una bussola d'orientamento. Egli escogitava al– lora lambiccate -formule riformistiche che dovevano far sal– va l'esigenza escatologica ». E' quindi un socialismo controluce quello che presenta qui il Gentile, e che non è certo tutto il socialismo italiano, nel suo complesso operare e nei suoi più profondi risultati, tra cui quello di avere addestrato tutta una minore classe poli– tica, attraverso gli organizzatori sindacali, i cooperatori, gli amministratori comunali, ecc. Ma, anche se chiuso sul binario di tesi teoriche, e di tesi spesso intellettualisticamente impo– state più che storicamente aderenti, non mancano a questo libro alcuni pregi: una certa vivezza di espressione, qualche riuscito schizzo di alcune delle personalità maggiori del so– cialismo italiano, un tentativo di sintesi (se anche non sem– pre sufficientemente ampia e profonda) di cinquant'anni di storia. g. p. Lucio LOMDAnno2RADICB: Fascismo e anticomunismo - Einaudi, Torino. Questo volumetto del Lombardo-Radice documenta quello che è ~tato il travaglio intimo dei partiti antifascisti alla ricerca di una direttiva comune che potesse coordinare le loro azioni politiche al fine di una più efficiente lotta contro il regime fascista. L'autore vede nell'anticomunismo dominante gene1·almcnte negli antifascisti italiani prima del 1935 la causa dell'insuf– ficienza politica dei partiti antifascisti 1 che non seppero con– durre efficacemente e con risultati positivi la lotta contro il regime liberticida che era allora tutt'uno con lo Stato italiano. La tesi del Lombardo-Radice, se ba qualche rispondenza con la realtà, trascura però altri elementi negativi che deter-:– minarono l'insufficienza lamentata, ma l'autore non cerca nem– meno di spiegarsi in che modo e da quali motivi abbia tratto origine cotesto spirito anticomunista, così diffuso ncll 'anti– fascismo italiano: se ciò avesse tentato di fare avrebbe notato che esso fu dovuto soprattutto all'atteggiamento che il partilo comunista assunse rispetto agli altri movimenti politici, anche rispetto a quelli ad esso ideologicamente più vicini, atteggia– mento permeato di settarismo e di faziosità, che faceva di ogni non comunista un avversario da combattere. La posizione del Lombardo-Radice rispetto ai trotskisti è poi quella ufficiale del partito comunista: tutti traditori, an– che se molti di essi sono morii sui campi di battaglia di Spagna e con i partigiani in tutti i paesi di Europa, com- battendo per la libertà e per il socialismo. I. b. Un gruppo di amici ha messo a nostra di– sposizione la somma di Lire 100.000 destinata ad integrare il prezzo dell'abbonamento per coloro i qua;li non avessero la -possibilità di sopportare il nuovo aumento introdotto. Abbiamo destinato que– sto contributo a favore dei primi duecento abbo– nati che, nella impossibilità di mandarci una som– ma maggiore, ci inviino il vecchio cànone d'abbo– namento (Lire 1000). Teniamo a disposizione dei nostri abbonali che ce ne facciano richiesta alcune copie dell'indice della annata 1947. Dl.-.:tto.-.:: UGO GUIDO IIONDOLFO Redattore respona. : ANTONIO GREPPI AotorlZL: Allled Publlcatlona B. C, N. 288 • 10-3..11145 Tipografia Plnelll _ llllano _ Via FerneU 8

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