Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948
CRITICA SOCIALE 161 e Noi teniamo a sottolineare che la questione non interessa soltanto i nostri ·paesi. Economicamente l'Europa è una e la ricostruzione economica dell'Europa occidentale non potrà far– si che difficilmente "Se la si stacca dall'Europa orientale, la cui economia è largamente complementare alla sua, se i pro– dotti di questa. Europa orientale di cni l'Occidente ha biso– gno sono deviati verso l'Est invece di trovare i loro sbocchi tradizionali verso l'Ovest. e Noi elevia_mo dunque la protesta più solenne contro la po– litica che, agendo per interessi stranieri in uno spirito ser– vile, ha ripudiato il piano l\farshall e ha in seguito compro– messo le possibilità di ricostruzione dell'Europa occidentale e le possibilità di collaboraziope internazionale. « E, nello stesso tempo, noi mettiamo in guardia il socia– lismo internazionale davanti alla tendenza che esso ha a rin– chiudersi nei quadri dell'Europa occidentale ed a lasciare al-. la loro sorte i paesi assoggettati\ dalla Russia. « Nella posizione del socialismo internazionale deve mani– festarsi non soltanto la volontà di mantenere la porta aperta ai paesi dell'Est europeo, ma anche una simpatia attiva ed una volontà di aiuto alle tendenze di questi popoli verso l'u– nità con il resto dell'Europa. Tutti gli sforzi del pensiero e tutta la potenza di irradiazione del socialismo internazionale debbono essere usati in vista dell'estensione e del rafforza– mento dell'idea dell'unità europea e contro gli ostacoli creati dal comunjsmo su ,questa via ». A questa conferenza porta,:ono la loro solidarietà un dele– gato della S.F.1.0., del partito socialista spagnolo e del nostro partito. Un " intellettuale " comunista. In un vivace e chiaro articolo sulle e Ragioni economiche e politiche del piano Marshall » (Italia socialista del 16 marzo) Ernesto Rossi poleDJizza con « l'economista ufficiale del P. C., prof. Antonio Pesenti », la cui « cultura gli serve solo a rivestire, col frasario dell'economia moderna, le tesi ufficiali del suo partito >> come quando scrive un articolo per dimo– strare molto seriamente che ia svalutazione della lira non dipende dall'inflazione monetaria, ma dalla differenza fra i redditi delle classi più ricche e i redditi delle classi più povere». In un suo recente articolo apparso su Il Ponte, il Pesenti ha scritto che « la 1·ealtà economica e l'interesse degli Stati Uniti fanno sì che gli tliuti ci debbano essere in qualsiasi caso, anche se il Governo richiedente mostrasse una maggiore energi~. Le altre forme di movimento di capitale determinate da prestiti della Import Expo_rt Bank, del tesoro americano e della Banca- Internazionale, hanno avuto c possono avere scarso sviluppo, in primo luogo perchè presuppongono, come ogni prestito, la capacità di pagamento dei paesi richiedenti; in secondo luogo perchè statutariamente il limite di conces– sione dei prestUi è basso ». Gli Stati Uniti dunque, commenta il Rossi, per non scop– piare di sovraproduzione debbono per forza darci la loro roba come soccorsi, indipendeiltemente da ogni considerazio– ne sulla nostra capacità di pagamento. Cessata l'U.N.R.R.A., Pesenti stesso aveva, sull'« Unità»,. spiegato che non era il caso di allarmarsi eccessivamente: per gli Stati Uniti gli aiuti erano una necessità... Il nÒstro Governo quindi, secondo Pe-– senti, dovrebbe dire al Governo americano : « Se voi, porci ca– pitalisti, che tenete il vostro consiglio di amministrazione a Washington, volete continuare a mandarci i vostri prodotti, dovete sottomettervi a queste e queste condizioni. Altrimenti ..• ». « Altrimenti cosa? ... Gli Stati Uniti _ci offrono oggi il loro aiuto non per ragioni economiche ma per r·agioni politiche. Il Pesenti scrive che un calcolo fatto negli Stati Uniti indica che sono necessari almeno sette miliardi di dollari -di espor– tazione per mantenere il livello dell'occupazione, e che quattro miliardi di dollari di questi sette non trovano possibilità di pagamento immediato da parte· dei mercati europei. Ma da chi è fatto il calcolo? Chi è quel ,fesso che mgiona n questo modo? Se il reddito americano è quello che Pesenti riporta dalle dichiarazioni di Truman, e cioè di 225 miliardi di dol– lari, i quattro miliardi di eventuali soccorsi rappresentano appena 1'1,78% del totale: percentuale cosi bassa che Il suo spostamento non sembra potere mai determinare una crisi quale è quella prospettata da Pesenti snlla base della com– pletamente gratuita affermazione che una ridnzione del 10% dei prezzi corrisponda ad una riduzione del 10% del red– dito nazionale. Ma poi, st anche il ragionamento fosse va– lido, una volta accettata l'assnrda ipotesi che i contribuenti americani dovrebbero in tutti i modi fare Il sacrificio neces~ sàrlo per comprare i prodotti sovrabbondanti da togliere dal mercato del loro paese, ci sarebbe proprio bisogno di espor- ·bHoteca Gino Bianco tare quei quattro miliardi di merci? Non troverebbe proprio nessun modo il governo americano di farli consumare all'in– terno, in piani di ricostruzione tipo quello della « Tennessee Valley Agency ~ od in opere di assistenza e di beneficenza'/ E se proprio gli Stati Uniti non potessero fare a meno di esportare quattro miliardi di dollari di merci, crede Pesenti che il governo americano D.on troverebbe altri popoli, nr di fuori del popolo italiano, disposti a riceverli? Consulti il prof. Pesenti il calendario atlante De Agostini: nella sola repub– blica cinese ·ci sono 458 milioni di abitanti, ed altri 389 mi– lioni si trovano in India: cinesi ed indiani non hanno certo un livello di vita superiore a quello degli italiani e non credo rifiuterebbero di essere aiutati dagli americani per timore di divenire un mercato di sbocco dell'industria capitalistica. « La verità, prosegue il Rossi, è che la proposta di Marshall ed i suoi sviluppi non dipendono da ragioni economiche; ma ' da ragioni politiche. Dal punto di vista economico il piano Marsball è solo una passività, di cui sentiranno il peso per molti anni i contribuCnti americani. Ma dal punto di vista politico, ~ell'intenzione del governo americano, esso è un ten– tativo che può dare risultati che còmpenserebbero i costi. Se, attraverso gli aiuti americani, i paesi europei ancora retti con regime democratico potessero essere indotti ad unirsi fra loro per rimettersi in piedi, in modo da essere poi in grado di, difendere per loro conto la loro indipendenza, non ci sarebbe più bisogno di un diretto intervento degli Stati Uniti per arrestare l'espansione sovietica in Occidente ». Come spiega Altiero Spinelli, nello stesso numero del Ponte continua il Rossi, « Gli Stati Uniti desiderano chiaramente un potenziamento massimo dell'organizzazione autonoma europea, poichè quanto più essa si svilupperà, tanto meno l'America dovrà impegnarsi nella pericolosa e costosa via dello sviluppo imperialistico ». Pericolosa, si badi bene, per la vita stessa delle organizzazi.Jni democratiche negli Stati Uniti. Non !;i è mai visto, nella storia, una potenza imperialistica fare le spese p~r spingere alla unificazione i paesi che voleva asservire. Contro l'indirizzo della politica americana, che coincide con gli ideali di tutti gli europei amanti veramente della pace e della libertà, sta la volontà espansionistica del Governo so– vietico, che non ha consentito ai paesi compresi nella sua zona di influenza di partecipare alle conferenze per la attuazione del piano Marshall, appunto perchè considerava contraria ai suoi interessi la costituzione di qualsiasi unione tra i paesi del nostro continente. « Molotov - scrive Pesenti sostiene, in poche parole, la tesi che i paesi europei debbano preparare singolarmente un piano autonomo di sviluppo. Evidentemente la tesi di Molotov è più favorevole all'Europa e toglie alla proposta di Mar– shall... ogni carattere di intervento nella vita politica e di menomazione della sovranità: Non vi è una opposizione aprio– ristica contro il piano Marshall, ma una opposizione realistica e cosciente, che naturalmente può cessare di esistere quando mutasJero le condizioni del piano. Occorre trattare con gli Stati Uniti in modo che dal programma di aiuti siano tolte tutte quelle clausole lesive della indipendenza nazionale, delle auto– nomie e dello sviluppo economi-ca ». Mentre Spinelli critica acerbamente il rapporto dei sedici che, invece di favorire l'iniziativa a!llericana dando alla coo– perazione economica i suoi necessari -sviluppi ...nel campo po– litico, hanno cercato solo di arraffare, ognuno per conto pro– prio, la ·parte maggiore nel mucchio comune, per Pesenti lo stesso rapporto « è nel complesso, dal punto di vista poli– tico, accettabile, in quanto, bene o male, le richieste sono il frutto di proposte autonome dei singoli Stati, nè molta impor– tanza hanno le poche parole, e non sempre ben d~tte, al riguardo della collaborazlone internazionale e del risanamen– to monetario ». · Difficilmente si potrebbero trovare esposte, concl~de il Ros– si, con maggiore rilievo le due tesi opposte sull'organizzazione internazionale: da una parte la tesi europea per l'unificazione federale in difesa della libertà; dall'altra la tesi comunista, al servizio dell'imperialismo di una potenza straniera. Il planolaburista per l'Europaoccidentale. So-tto questo titolo il Partito Laburista inglese ha •recente– mente pubblicato le sue t.esi fondamentali sull'essenzialè argo– mento della politica europea. Poichè il documento prospetta il sostanziale punto di vista del socialismo democratico, ne riportiamo i passi essenziali: 1) L'Europa non potrà Ficostruire con mezzi pacifici il suo sistema economico, danneggiato dalla guerra, senza un ulteriore e sostanziale aiuto dall'America.
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