Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948

CRITlCA SOCIALE 155 ' che gli resti anche la possibHità di intraprenùere e cJndurre avanti un'altra battaglia nel vero inter~sse di tutti? ... La battaglia contro la tubercolosi?'! Eh, via. non fraintendiamo, chè troppo facile è fraintendere quando alle stesse ·trasi ed alle stesse parole si danno significati uiversi. E ben diverso è il significato di lotta antitubercolare se per essa si intende, come comunemente avviene, l'opera che si rivolge alla cura del malato. oppure quella che ha P"r scopo anche, ed anzitutto, la prevenzione, cioè la difesa dei sani. . Intesa nel suo significato esatto, vasto e compren– sivo, qu·esta lotta « sociale " contro la tubercolosi pe– netra, investe e coinvolge tutte le manifestazioni delfa civile convivenza, allo scopo di eliminare que– gli errori e quelle manchevolezze che rendono l'or– g:mismo umano più facile preda dell'agente speci– fico e di tanti altri germi morbosi. Questa lotta an– titubercolare, la sola veramente efficace, che non è fine a se stessa, ma ha effetti che di gran lunga sorpassano i limiti del morbo in questione, rappre– senti adunque la via d'accesso obbligata veno una genel'alt• redenzione sanitaria del nostro Paese. Non siamo adunque più entro i confini di un <leternu– nato problema sanitario, ma ci troviamo inevitabil– mente nel vastissimo campo della difesa di rruellll ~alus r,ublica che deve essere suprema lex. Perciò il partito politico che assumesse fra gli obbiettivi del suo programma la estensione della lotta antitubercolare dal campo clinico a quello so– ciale renderebbe al Paese nostro un servizio di jne– stimabiJe valore. Per tale estensione non mancano _gli organi tee· .nici. La Federazione nazionale per la lotta contro la tubercolosi, coordinando, ai fini della sua mis: sione, tutte le adatte opere assistenziali e profilat– tiche così numerose e disgregate (quando non ad– dirittura antagoniste!) nel nostro Paese, aggregan– dosi i medici pratici, e. particolarmente quelli cl,e per h1 loro speciale ubicazione professionale vivono fra la massa lavoratrice - i medici condotti -, può portar•• in tutte le case, nel modo più efficace, ed insieme più discreto, l'attività dispensariale rii in– dagine e cu.1elladi propaganda: preziosa la prima per la "tempestiva ed opportuna assistenza ai malati, se– .::ondo il criterio profilattico della « pericolosità fa– mli.lian• e sociale " del colpito, indispensabile la ~e– conda per ottenere in breve quell'orientamento della pubblica opinione, quella comprensione e consape– vole collaborazione delle popolazioni, senza la qu.,le qualsiasi sforzo centrale sarebbe inadeguato alla grandiosa impresa. La coscienza igienica non nasce da impdsizioni, ma da cpnvinzioni. ' All'indomani della prima guerra mondiale le ac– cresciute proporzioni del flagello tubercolare richia– marono l'attenzione di medici, di sociologi, di go– vernanti, e ne derivarono grandiose provvidenze: la Federazione per la lotta contro la ttibercolosi, i Con– sorzi provinciali antitubercolari, l'Assicurazione ob– bligatoria contro la _tubercolosi, come primo passo verso l'assicurazione contro tutte le malattie sociali, la costruzione di sanatori, l'istituzione di dispensari, la Clinica della tubercolosi ecc. ecc. Questa seconda più disastrosa e più spaventosa guerra ha reso pur es'sa la pandemia tubercolare più vasta e più maligna: basterà questo allarme a met– tere in moto la complessa difesa sociale dirigendola alle radici della mala pian la? Giova sperare che la politica delle « barufe in fa. mègia » (e cos'è in realtà il nostro povero Paese se non una disgraziata famiglia ove, come avviene sem– pre quando « la va male», tutti si bisticciano?) la– sci tempo di vedere e provvedere. A. DEI,BUE 111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111 Leggete e diffondete il quotidiano del P. 8. L. l L'Ul\l°ANITA' ibliotecaGino Bianco Propri età terriera e affittanza agraria Una delle più notevoli smentite al principio della selezione operata dall'iniziativa privata e dalla li– bera concorrenza è fornita dalla proprietà terriera. Non si può proprio affermare che essa sia &empre nelle mani dei migliori agricoltori, dei più capaci, di coloro che più sono adatti alla gestione delle aziende agrarie. La proprietà terriera costituisce in effetti una spe– cie di monopolio, contro cui si spegne impotente quel preteso processo di selezione, che dovrebbe por– tare avanti i più preparati. Monopolio che assicura gli ÌJ}etti, i poco volonterosi, coloro che si permet– tono di essere distratti da altre cure, ma che la terra non mollano perchè la proprietà di essa, oltre ad una-rendita che può essere anche bassa ma è sicura (e se non è sicura la rendita, è certa la conserva– zione del capitale), conferisce prestigio, soddisfa– zioni personali e posizione particolarmente consi– derata nella gerarchia degli attuali valori sociali. · Nell'impossibilità di smentire tali rilievi si cerca di attenuarne (teoricamente, s'intende) la portata, ammettendo l'esistenza di uno specifico correttivo: è vero che in realtà la terra può non essere nelle mani dei migliori ed è vero che in questo settore non ha luogo la selezione operata dalla libera con– correnza; però la situazione è corretta dal ricorso all'affitto. I proprietari inetti si ritirano dalla ge– stione che viene assunta dagli affittuari col bene– ficio di salvare il principio della proprietà che può ~pettare non importa a chi, e di avere contempora– neamente imprenditori capaci. Sorgono spontanee due obbiezioni che minano la portata di tale interpretazione dei fatti: anzitutto l'affitto non è così esteso da coprire tutta la super– ficie, che è in mano di proprietari incapaci (pur– troppo i proprietari inetti o negligenti, gestori di aziende, sono in grande numero); secondariamente la mancata selezione, denunciata per i proprietari, si verifica, sebbene in misura più ridotta, anche per gli affittuari. Non i migliori arrivano alla terra. ma semplicemente quelli che sono finanziariamente più solidi. I proprietari si preoccupano più delle garan– zie che assicurino la riscossione dei canoni d'af– fitto e gli indennizzi per eventuali danneggiamenti al fondo che delle modalità di gestione che l'affit– tuario può seguire. Capace o no, poco interessa; basta che paghi e·non danneggi. Inoltre quel potere · della tradizione e quell'interesse o comodità perso– nale che abbiamo visto agire sui proprietari, agi– scono, anche sugli affittuari. In ultima analisi risulta che agricoltori sono oggi i proprietari e saranno domani i figli di proprietari; oppure sono oggi gli affittuari e saranno domani i figli di affittuari. E neppure c'è speranza che siano agricoltori domani i figli migliori degli agricoltori di oggi, poichè, giu· dicandosi l'agricoltura nient'altro che- la ripetizione a ricalco di pratiche tradizicnali, ogni famiglia ri– serba ad essa quel figlie o quei figli che non rie– scono in altre attività. Comunque sia, sta di fatto che il mestiere si trasmette nell'ambito delle fami– glie e la categoria si trasforma in casta. La capa– cità tecnica non è passaporto- sufficiente per gli estranei. Occorre la capacità finanziaria. Che il corretti-,o non funzioni o funzioni mal:i– mente lo si può desumere per via indiretta osser– vando il gran numero di tecnici agricoli provenienti da scuole tecniche agrarie inferiori o supe.riori, ov– vero da facoltà universitarie, che restano assoluta– mente esclusi dalla gestione terriera, pur essendo lecito supporre che siano essi i più preparati, quelli che la selezione operata dalla libera concorrenza do– vrebbe portare avanti. Ma le nostre scuole agrarie di ogni grado non fanno altro che preparare gio– vani illusi i quali, per forza di cose, finiscono fun– zionari o spostati e non già agricoltori come è. nelle aspirazioni loro e dello Stato che dette scuole man– tiene. Non funziona-neppure il correttivo successivo che sarebbe questo: i competenti, esclusi per ragioni fi. nanziarie dalla gestione delle aziende, entrano in

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