Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948
CRITICA SOCIALE __________ __:_ _________ _ Pochi dei politici responsabili capiscono, e di questi nes– suno (a meno che non çj si chiami Wendell Wilkie e si scriva un libro come « One W orld ») osa proclamare ciò di cui è facile convincersi osservando la terra dal finestrino di un aereo : la piccolezza del nostro mondo e le ragiohi intuitive della sua interdipendenza. Questa verità UI)iversale assume, in quei macrocosmi che sono la vita politica delle nazioni europee e nella ,:lirezione degli affari esteri delle due ultime Grandi Potenze della storia, aspetti spesso caotici e paradossali, facendosi strada nella coscienza degli uon'llni soltanto a prezzi d'inestimabili angosce, di molte miserie e di molto sangue. (E' il terribile vaticinio di J. B. Priestley in « An Jnspector calls·»). Potremo affrettarne l'affermazione definitiva - e risparmiare così più vaste tragedie all'uma– nità - soltanto se cesseremo di condannare i guelfi italian; che simpatizzano con i guelfi anglosassoni o etiopi piuttosto che, coi ghibellini del proprio paese; se comprenderemo fi-. nalmente che le sovranità statali costituiscono l'estremo ba– luardo della reazione mondiale. Coloro che farneticano di « indipendenza nazionale» di– menticano che l'Italia - come la Francia, come l'Austria o la Grecia -' è oggi un paese senza frontiere. Siamo presi in un giuoco mondiale che può stritolarci - non in quanto italia;1i ;11a i;1.qua~t~ !wminì -, se non te1:tiam_o co! POfh! mezzi d1s_pomb1h d 1111z1ate ull processo non solo mtenore, d1 , « rove,ciamento deHa praxis )',. Il crollo delle vecchie concezioni politiche non deve sor– prenderci. Possiamo farci tin'arma contiugente del princi– pio di sovranità, ma svuotandolo intimamente d'ogni substra– to morale e politico. Il movimento socialista, che sta pren– dendo forma in Italia - e che va amorosamente seguito e aiutato -, riparerà alle deficienze attuali dei partiti italia– ni, incapaci di una politica di reale equilibrio e di lotta c0n– tro l'egemonia russa e arpericana, fondata· sul concetto d'in– terdipendenza del mondo moderno? Bisogna che il prossimo avvenire risponda affermativamente a questo interrogativo. ~ffrontiamo con animo sereno il 18 aprile e le sue conse– guenze interne ed internazionali. Non perdiamo la testa per Trieste, come certi studenti. Soprattutto non scandolezziamoci se il signor Truman, il signor Marshall o il signor D.uff Cooper cercano con discorsi estremamente chiari e dal tono un po' intimidatorio d'interferire nelle nostre faccende. Essi sentono -'- c0me lo sento110'i capi del Cremlino e i dittato– ri dell'Europa Orientale - che l'Italia partecipa del loro mondo e dei loro destini. Da simili premesse può nascere un mondo unito - o scaturire la scintilla di un nuovo gi– gantesco conflitto. Non abbiamo molto tempo per fare là nostra scelta. Ancora « politique d'abord », purtroppo. Gurno CERONF.TTI • • Problemi sanitar:i In questo suo a-rticolo il ·compagno De/bue jwn pretende ai dire delle cose nuove, ma di dire cose tut– (avia che vanno ripetute, finchè nori si trasferisca– no nel novero dei fatti compiuti. Il suo scritto è per– tanto opportunissimo e noi auguriamo che serva a promuovere una pi,ossima azione con la quale il nostro Partilo dimostri che anche in questo campo esso vuol compiere opera cosil'uttiva per la risolu– zione dei problemi che interessano la vita nazionale. · La C. S. ,. Nei giorni 30 Novembre ed 1-2 Dicembre si ten– ne a Milano. il VII Congresso nazionale di Tisio-lo– gìa organizzato dalla Federazione nazionale per la lotta contro la tubercolosi, che fu il primo dopo la guerra. I numerosi intervenuti da tutte le p'art( d'Italia, le_ numerose. rappi:esentanze estere, gli argomenti gh argomenti svolii, la frequenza dei congressisti a stento contenuti nell'aula dei lavori dimostrarono il grande interesse suscitato dalla tenace attività degli studiosi nello sforzo di difesa contro il flagello cre– sciuto di estensione e di intensità per i gravi disa– gi recati alle popolazioni dalla guern,.. Il lavoro imponente, grandioso e veramente Ipi– rabile che nel campo clinico tanti eletti ingegni si sono imposti e stanno svolgendo, è apparso in pic– colissima parte a ·questo Congresso, per_ •la brevità BibliotecaGino Bianco del tempo disponibile. Gli argomenti trattati, assai più di tisiatria e di tisioterapìa che di tisiologia, fu– rono molto interessanti: interessanti per i malati • per i medici che devono curarli. Ma il problema della tubercolosi non riguarda queste due categorie di persone soltanto; esso è un problema sociale neJ più esatto ed ,ll.mpio significato della parola, e ri– guarda tutti indistintamente i cittadini. La pande– mia tubercolare è una mala pianta che ha le sue ra– dici nella profondità del terreno sociale, ed i colpiti non SOJ?-O che i dolorosi e doloranti f.rutti dt, quella mala pianta. Fintanto che per ,< lotta antiturbecolare » si inten– derà la parziale raccolta di quei frutti, lasciando intatta la pianta, il problema della tubercolosi non potrà mai esser risolto. Molte sono le cause, e facil– mente intuiti'1e, che tendono a circoscrivere la lot– ta antitubercolare alla cura dei malati; ma in realtà questa dovrebbe esseré la parte minore e sempre di: minuente di quella attività che ha per logico scopo non soltanto la c_ura dei malati, ma anche e sopra– tutto la difesa dei sani. E' stato detto' e ripetuto~ che per fare davvero la lotta alla tubercolosi intesa come va intesa, cioè come fenomeno sociafè di cui il fattò clinico « ma– lattia » non è che un fatale èpisodio, bisogna usci– re dall'attrezzatura riguardante soltanto il fatto cli– nico per rivolgere l'attenzione e l'azione a quelle che sono le cause del disastroso fenomeno che si vuol combattere. Uscire dall'attrezzatura assistenziale ed entrare nel campo sociale per svolgervi un'o):>era di reale ed efficente prevenzione antitubercolare esige uno sforzo di volontà che non fu mai fatto ed un . coraggio che non si è mai avuto, perchè il proble– ma si presenta - a chi lo 'guardi in modo da tutto lJen comprenderlo - così vasto e complesso da far venire i brividi e mettere il capogiro. Eppure non è'è via di scampo: o guardare in faccia la paurosa realtà, oppure ... nascondere la te– sta sotto l'ala come fa lo struzzo e come ha fatto e continua a fare ancora la così detta· lotta antitùber– colare, .che, dòpo un quart0 di secolo di· attività « clinica », svolta nel migliore dei modi possibili, si trova a dover domandare ancora degli altri posti– letto nei luoghi di cura, conseguenza inevitabile dei fondamentale errore che ,permise di coartare, in pratica, la campagna antitubercolare entro i confini ristretti della clinic.a. · · n bacillo di Koch arriva buon ultiino a saldare il conto degli errori e dei peccati che la civiltà com– mette contro le inviolabili leggi della Natura •:se, puta caso, un vaccino od un antibiòtico lo rendesse innocuo, qualche altro tlerme, qualche altra « cosa» ne occuperebbe il posto di giustiziere, perche. quei peccati ~ quegli errorì nòn possono, nella econo:. mìa della Natura, restare impuniti. Evidentemente la logica e razionale lotta contro la tubercolosi non avrebbe dovuto aspettare i disa– stri di una immane guerra per uscira da, luogh! de~tinati ai m'alati e guardarsi attorno, fuori, nel mondo « umano», cercandovi le cause del flagello, . delle cui conseguenze soltanto si possono occupare i tisiatri: ma- se tali disastri riuscissero a tanto, si potrebbe almeno dire che « a quelque chose malheur est bon! ». Purtroppo questo non avverrà: a meno cht! ... Ecco. se un individuo qualsiasi, un « uomo della strada», domandasse al medico che cosa deve fare per difendere la sua salute, passerebbe forse per matto. -Come potrebbe egli cambiare le condizioni ambierltali, le condizioni di vita e di lavoro ..:he in– -cessantemente minacciano, nelle più svariate ma- rniere, ia sua salute? E che potrebbe dirgli il medico se non cose lontanissime da qualsiasi pratica possi– bilità? Ma se quella domanda, anzichè esser rivolta da un individuo ad un altro individuo, fosse rivolta da un_a collettività organizzata (da una di quelle col– lettività organizzate, ad es.: che si chiamano « par– titi politici » e che hanno ... voce in capitolo) ad un Ente che abbia il compito e la possibilità di rispon-· dere .non soltanto a parole, ma anche a fatti, la cosa: aHora cambierebbe ·aspetto. · Anche qui però si presenterebbe subito una dif– ficoltà: dove trovare oggi un partito politico che nùn esaurisca pressochè tutte le sue ener,gie nel combattere il partito od i partiti avversari m guisa
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