Critica Sociale - anno XL - n. 7 - 1 aprile 1948

CRITICA SOCIALE 151 li F,-onte Democratico Popolare. Questa concentrazione di forze i comunisti hanno tentato di r~alizza~la, presci~dendo da ogni concreta esigenza, con– vogliando m un ambiguo schieramento politico, definito so– _;1ora1;1e;1t~ ronte Den:io 7 ratico Popolare, i propri aderenti, 1 socialisti 1 demolabunstl e gli azionisti fusionisti e qualche d~a persona mQlto orgogliosa della propria qualità d'in– dipendente. / Il Fr~nte, n~ll'int_enzione dei fondatori, dovrebbe rappre– sentare 11 vertice d1 un complesso di organismi in cui si è venuta articolando l'azione della d'asse lavoratrice - co– mitati di difesa dellà Repubblica fronte del lavoro consul– te popolari, lega dei comuni dem~cratici comitati deÌla terra consigli di cascina, ecc., tutti praticam~nte inconsistenti · o!~ tre ad organismi come i consigli di gestione e le cooper;tive totalmente estranei a siffatte trovate elettorali - e il trion~ fo dell'unità proletaria. In realtà una sola forza reale coe– rente disciplinata agisce nel Fronte: i comunisti, e comuni– sta è il suo nucleo dirigente. Tutto il resto si riduce a pura presenza nominale, non avente un peso effettivo nel deter– minare l'indirizzo del Fronte, ma utile al fine di romperne l'uniformità e di renderne così più accettabile la compo– si?.ione politica. Non è difficile scorgere in ciò uu princi– pio di balcanizzazione, sia pure di una balcanizzazion~ di tipo m,ovo, che ai dissidi interni e alle divisioni, a cui era do– vuto il particolare significato spregiativo del termine, ,osti– tuiscc l'unità forzosa c!ei Fronti nazionali e patriottici, base ciel potere comunsita nell'Europa Orientale. Della composizione sociale del Fronte non si può non te-· ner conto. Vi aderiscono infatti una parte cospicua delle masse operaie del Nord e dei più poveri lavoratori agricoli e urbani del Mezzogiorno. II fatto nuoyo della politica ita– liana è questo fermento di rinnovamento, questa s,,:e ele– rnenta,·e di giustizia, questa fame di pane e di terra, cue,ta a·,pirazione àcl una esistenza umana che 1 anima oggi i cc••- · tadini meridionali e illumina ·u- bracciante del Tavoliere, l'or– tolano dei Campi Flegrei, Io zolfatare siciliano di dolorosa e cruda e istintiva coscienza di classe oppressa. E' con com– mozione profoµda che seguiamo gli sforzi che essi compiono, per la prima volta dall'unificazione, per dare a queste aspi– razioni e a questi bisogni concreta espressione politica. Ma quì il fermento del Mezzogiorno entra in una fase assai de– licata. Quanto di confuso e di rozzo• può esserci in questa tumµ)tuosa contJuenza in un movimento politico di masse apatiche e abbrutite da secoli di servaggio e cli supina ob– bedienza a padroni e preti - le stesse che il 2 giugno vo– tarono quasi compatte per la monarchia -T questa incapa– cità di dedurre le conseguenze internazionali di un voto e di concepire una distinzione tra democrazia e dittatura, tr.a rin– novamento mor'.,Je ed economico in un clima di libertà o d'intimidazoine e di terrore, tuttociò trova nel Fronte la sua integrale rappresentazione, ed anche il suo· punto di cristal– lizzazione, perchè in una formazione qual'esso è, molto dif– ficilmente, per non dire inver.osimilmente, queste masse po– tranno in seguito raggiungere un più alto livello di ,matu- , rità politica, una sostanziale autonomia, la piena dignità u– mana a cui hanno diritto e che una evoluzione in ranghi totalitari non è certo in grado di garantire. II Fronte non farà scaturire la -scintilla emancipatrice da questo eccezio– nale potenziale rivoluzionario, accumulato in queste plaghe amate di terra italiana dal dominio feudale, dallo sfrenato affarismo degli uomini del Nord e dall'incuria dei reggitori politici: il Fronte ha ben altre mire. Ma senza dubbio non c'era alcuna forza i,olitica di sinistra più adatta del Fronte a ricevere i voti «progressivi» del Mezzogiorno. II Sud non dimenticherà il . 18 aprile i morti comunisti di Sicilia e di Puglia. E anche di questo, dell'opera paziente e tenace svolta dagli organizzatori comunisti in q4esti due anni sotto la continua minacci_a delle rappresaglie padronali nelle regioni più attardate e desolate del Mezzogiorno, e di tanti dolorosi sacrifici, occorre tener conto in una valutazione obiettiva. l n politica estera il Fronte - che è in realtà dominato da una direttiva estremamente chiara - appare assai confu– sionario e inconcludente. La sua posizione di fronte al pia– no Marshall è dettata da calcoli elettoralistici. II Fronte non respinge gli aiuti americani ; tace però sulla collaborazione economica paneuropea e sugli accordi economici multilaterali che rappresentano un tentativo notevole di associare popoli diversi e per secoli ostili tra loro intorno a problemi di co– mune interesse. L'assurda campagna scatenata contro gli ac– cordi di Torino per l'Unione economica Francia-Italia è in– dice di scarsa serietà politica. Quanto all'impostazione paci– fista del Fronte essa è troppo generica per essere convin– cente. La divisione del mondo in - « nazioni amanti della pa- iblioteca Gi o Bianco ce» (URSS e satelliti) e il blocco guerrafondaio-imperia– lista (Commonwealth Britannico, Unione Francese, USA) non solo non corrisponde alla realtà storica, in quanto la minaccia di guerra esiste nell'uno e nell'altro schieramento-- -di potenze congiuntamente alle possibilità di sventarla, ma costituisce un grave l)ericolo, che a uomini coscienti non può sfuggire, per la pace stessa. Meritevole di attenzione resta tuttavia l'esigenza espressa dai partiti del Fronte per !'in- -tensificazione degli scambi commercioli con i l)aesi dell'Eu– roga Orientale. Qual'è il reale obiettivo del Fronte? Questa domanda se ' la pongono tutti, anticomunisti volgari e osservatori' spre– giudicati, con notevole apprensione. S'è già detto che, causa la particolare posizione dei comunisti italiani e la sfavorevole congiuntura internazionale, una vittoria assoluta del Fron– te appare· sempre meno probabile. Solo se si tentasse d'im– piantare in Italia una dittatura di destra, il Fronte riceve– rebbe il potere proprio dai suoi migliori avversari. La plu– ralità dei partiti e la pressochè uguale forza d'attrazione delle due maggiori forze, in contrasto lascia prevedere un risultato d'equilibrio. In questo caso verrà rispolverata di– sinvoltamente la vilipesa formula del Gabinetto di super-coa– lizione, senza esclusione dell'estrema sinistra. I comunisti non possono tollerare d'essere relegati permanenterPente all'op– posizione. Una maggioranza relativa del Fronte coronerà il loro sogno di rioccupare qualche seggio ministeriale. Così ne~suno nel mondo oserà dire che !'I tàlia ha scelto l'Oriente contro l'Occidente o viceversa. Non risolveremo per ora le maggiori questioni interne, ma eviteremo di far fare all'Eu– ropa, un passo forse irrimediabile. Ma qui si apre un grave interrogativo: fino a che punto la mimetizzazione del Fronte permetterà ai comunisti di fare il loro giuoco governativo? che può anche porsi così: il mon– do Occidentale che, dopo Praga, fa il viso dell'armi ai comu– nisti, abbasserà il disco di fronte ad una eventuale parted~ pazione di comunisti o di elementi di loro fiducia al futuro Governo italiano? • La Democrazia Cristiana. II Partito .Democristiano gode di speciali privilegi rispet– to agli altri partiti italiani. II primo consiste nell'essersi ac– collato le maggiori responsabilità di governo dalla nascita della Repubblica alle nuove elezioni politiche, che pare riu– scirà a condurre in porto felicemente. E' un privilegio che le permette di controllare - attraverso le prefetture e le questure - lo svolgimento della campagna elettorale e cli presentarsi come il solo l)artito « che ha fatto qualche cosa », ma le costa in pari tempo le critiche più feroci e la pone ·in condizione di doversi difendere di fronte alle opposizioni. .L'altro ~ di rappresentare, in un paese cattolico e confor– mista, le masse cattoliche e gli interessi di.quella grandissima potenza spirituale e temporale che è il Vaticano. Coi suoi gridi di guerra la Democrazia Cristiana è in grado di at– taccare il comunismo e il socialismo contemporaneamente sul terreno politico, sociale, etico e spirituale-metafisico. Es– sa fa leva poi suL.s.entimento antidivorzista cui partecipano tanti cattivi padri e madri di famiglia, sulla credenza che «non c'è vera educazione senza educazione religiosa» (conforme naturalmente ai principii cattolici), sulla insulsa contrappo– sizione rnaterialismo-s_piritualismo, sul timore dell'abolizione . della proprietà e della distruzione delle chiese, (quante volte si sono minuziosamente elencati ed esagerati i fatti di Spa– gna, tacendo la verità sulle premesse e sul carattere tutto particolare che assunse la lotta antireligiosa nella rivoluzio– ne spagnola!). Motivi ripetuti fino alla nausea, martellati sen– za tregua in milioni di cervelli : niente è più triste di questa propaganda clericale. Un programma sociale di riforme, la partecipazione alla lotta sindacale e una vasta attività assistenziale (A.C.L.I.) assicura alla D. C. l'appoggio di strati notevoli del proleta– riato. La corrente che si appoggia ai ceti lavoratori più po– veri, sforzandosi di rendere operante il contenuto sor; 0 lr del Cattolicesimo, fa capo ai radicaleggianti Dossetti e Ra– pelli. Soslegni validissimi del Partito sono il clero cattolico e le organizzazioni cattoliche dil)endenti direttamente dalla Chie– sa (A. C.). Oggi il Partito Democristiano è il più forte partito d'Italia, non solo per numero di aderenti e presunta base elettorale, ma per capacità d'influire sul popolo in cen– to modi diversi, per capillarità organizzativa, per vastit~ d'in– trighi, per vastità d'interessi rappresentati (Confindustria, Confida, complessi bancari, Coltivatori Diretti, minoranze C.G.I.L. e Confederterra), per numero di organismi con– trollati (scuola statale e privata, Università, polizia, esercito,

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