Critica Sociale - anno XL - n. 6 - 16 marzo 1948

CRITICA SOCIALE 139 per l'organizzazione, è ben lontano dal vedere In Stalin un auo succe.-sore. Ma, morto Il grande artefice della Rivoluzlo– ~e, egli riesce a prendere il potere. Ciò che è caratteristico è che egli vi riesce, non a __caso o per mezzo di criinini e di complotti, ma perchè cosi doveva essere per quella spaven– tosa macchina a cui il bolscevismo s'era ridotto, che im– poneva di farsene servo, se non si voleva esserne stritolati. C!_ sarebbero .molte alire cose da notare a proposito di que– ato libro: Bisogna ricordare la spigliatezza ed il nitore let– terario di non poche pagine; la profonda efficacia delle im– postazioni teoriche; l'inquadramento dell'uomo Stalin nel moD.– do -che lo circonda. Giunti all'ultima '·pagin~ si ha l'impres– sione di aver letto non già una biògrafia di uno dei domi– natori del mondo presente, ma il testamento di una gene– razione scomparsa e la documentazione di un mondo lon– tano, più asiatico forse Che europeo. Ed è invece uno dei più scabrosi problemi della storia del nostro 'secolo e del movimento socialista. en. pi. Filippo Turati attraverso le lettere di, corrispondenti, a cura di Alessandro· Schiavi. Bari, Laterza, 1947, pag. 314, Lire 880. Da tempo dobbiamo ·parlare di quest'opera, pregevole e meritoria fatica del nostro Schiavi. Dall'archivio lasciato da Turati e fortunatamente sai vato, egli ha trascelto numerose lettere dirette al nostro Maestro da persone di primo plano, e non poche sue lettere o risposte. Il volume comprende due grandi nuclei: le lettere degli esordi del socialismo italiano, tra il 1880 ed il 1900 o poco oltre; le lettere dell'altro dopo– guerr~, e soprattutta quelle posteriori all'andata al potere del fascismo; relativamente scarse sono invece le lettere del periodo intermedio. Ci.rea il primo nucleo, più che le lettere giovanili di un Turati alpinisti' o poeta, o quelle, magari firmate da grandi nomi, che hanno più che altro carattere di curiosità, particol~re importanza hanno soprattutto gli scambi epistolari Turati-Engels e Turati-Labriola. Ricco d'insegna– menti, di spunti, di verve, l'Engels, con quel suo curioso lin– guaggio epistolare, misto di francese, d'italiano e meneghino, ma pieno di sollecitudine per le sorti del socialismo italiano. E talvolta il _ vecchio Engels si most•a quasi p~ofetlco: « Je n'al pas dit que Il partito socialista diverrà maggioranza e poi prenderà il potere. Aù contraire, j'al dit expressement qu'il y a dix chan'ches contre une que nos dirigeants, b.ien avant ce terme., useront de la violence contre nous, ce qui nous transposerait du terrain des maggioranze sur le terrain re- - volutionnaire 1>, Oppure: « Marx et moi nous avons répété jusqu'à la satiété que pour nous la république démocratique est la seule forme politique dans laquelle la lutte entre la classe ouvrière et la classe capitaliste peut d'abord s'univer– saliser et puis arriver à son te: r.me par la victoire décisive du proletaria! ». Il carteggio Turati-Labrlola, che ba dato luo– go a recenti polemiche, ha carattere più aspro: .tra le impa– zienze del filosofo napoletano contro i « politicanti » e le rea• zionl del Turati contro la disgregatrice « maldicenza » del teorico del marxismO: ma proprio a questo riguardo sareb– be stato opportuno un più vasto commento per Inquadrare le due diverse personalità e lo stesso moffiento storico. Quanto al nucleo delle lettere del dopoguerra e dell'avvento fasci– sta, il loro tono va elevandosi dalla battaglia parlamentare al dramma del crepuscolo della libertà. E se ricorrono spesso I nomi di Amendola, di Gobetti, di Sforza, di don Sturzo, di Modigliani, uno li domina tempestosamente e angoscia– tamente: quello di Giacomo lllatteotti, Incitatore, combattente e censore feroce di tutti i comp~gnl ( « Io non Intendo più oltre assistere ad un simile mortorio. Cerco la vita. Voglio la lotta contro il fascismo. Per vincerla bisogna inacerbirla. Ci vu~le gente di volontà, non degli scettici >.), Intransigente (e non cedere su nessun punto>), acuto (« il nemico è attual– mente uno solo: Il fascismo. Complice Involontario del fa- · acismo è il comunismo. La violenza e la di-i-tatura predicata dall'uno· diviene Il pretesto e la giustificazione della violenza e della dittatura In atto dell'altro>). - E tuttavia, letto questo volume cosi denso di documenta– zione inedita, si riaffaccia al lettore Il vecchio problema dell'effettivo contributo storico che possono dare delle lettere sparse, anche se scritte da personalità di prim'ordine. Pro– blema che naturalmente non si pone per quel corteggi rosi continuativi da costruire quasi un dialogo, com'è, ad esempio,. l'epistolario Marx-Engels, o, per restare in argomento, l'epi- 1tolarlo Turatl-Kullscioff, almeno da quanto è dato giudicare da quella parte che è stata pubblicata, relativa al dramma– tico momento del delitto Matteotti. Diversamente, Invece, le 1lngole lettere rimangono isolate e, anche se interessanti, non iblioteca Gino Bian..co bastano per lo più da sole a ricostruire lo spirito, il .tono ed i problemi di quel puntualizzato momento a cnl si riferiscono: ed è uno degli appunti che vanno fatti a questa raccolta. Il problema poi si fa più ancora sottile per le lettere di uomini -politici, quando - come Indubbiamente quelle riportate - non li sfiora, mentr~ scrivono, il pensiero e la preoccupazio– ne di vederle eternate a stampa. Ancor più che Il tono dl riserbo e di confidenzialità, contraddistingue queste lettere pro– prio una Impronta politica che ne fa (ma con preminenti ri– verberi soggettivi e contingenti) degli effimeri momenti di una battaglia, quando non addirittura degli sfoghi personali del tutto momentanei: sl che il ricavare da esse, e da esse sol– tanto, un giudizio storico diventa avventato e pericoloso. Clò è molto evidente, in questo nostro caso, per certe lettere del LabriolaJ e soprattutto per· certe nerissime e spazientite let .. tere di Matteotti, che, anche per la laconicità del commento inquadratore, potrebbero trarre in facile inganno un lettore sprovveduto. Appuntò per queste ragioni, a questa diligente raccolta va data la sua legittimo portata: di costituire niente più che un apporto (ed un apporto certamente di prim'ordine) ad una più vasta, ma Insostituibile, biografia Ideale di Turati e del suoi corrispondenti. g. p. EMILIO SERENI, Il Mezzogiorno all'opposizione - Einaudi ed., 1947. Se l'on. Sereni aves!le trattato l'argomento con una serie di articoli di giornale, gli si sarebbe semplicemente potuto obiet– tare che le cose da lui dette non erano soverchiamente origi– nali., !'fa fare un libro ·con una serie di scrittarelli giornali– stici, buttati giù su due piedi, senza una adeguata documen– tazione e senza una approfondita meditazione, non è - bi- sogna dirlo I - una cosa seria. Tanto più che il lettore po~ lrebbe essere tentato di giudicare, la cultura e la prepara– zione di Sereni alla stregua <li questa affrettata e Infelice produzione. Sereni pretende dimostrare cbe il terzo gabinetto De Gaspe– ri, nel quale, accantO alla D.C., erano rappresentati i comunl– sti e i fus-ionisti, era un Gabinetto di ispirazione meridionali– sta. De Gasperl, allontanando i comunfuslonlstl dal Governo e costituendo Il Gabinetto di colore, avrebbe inteso oppor•! alle aspirazioni meridionali, per fare il gioco degli industriali del Nord e del capitalismo agrario del Sud. Peccato che, per dare una dimostrazione del suo asserto ricorra anzichè a se– rie argomentazioni - ciò che avrebbe po,tuto tentare - a piacevolJ lepidezze-: come quando fa l'esaltazione del ministro «meridionalista» Campilli, per contrapporlo a Einaudi, o quando scopre che Scelba sarebbe il fiduciario dei latifondisti merfdionali mentre il suo conterraneo AJdisio si sarebbe « ri– fiutato ~ di entrare nel quarto Gabinetto De Gasperi per non fare il loro giuoco. Da poche statistiche superficiali, riportanti il rapporto tra prezzi dei prodotti agrari e dei prodotti Industriali, il Sereni pretende di dimostrare che I governi del C.L.N. prima e I go– verni del tripartito poi svolsero una politica spiccatamente meridionalista... perchè vi partecipavano I comunisti. Finge di ignorare che la ragione essenziale per cui dopo la libe– razione i prezzi dei prodotti agricoli, meridionali e non me– ridionali, erano elevati nel confronto del prezzi del prodotti industral del nord, era che il Paese attraversava una gra– vissima crisi di déficienza di gençri alimentari. Ma è vera– mente singolare, in ogni caso, che quest'alto prezzo dei generi di più necessario consumo sia considerato da un comunista come benemerenza del suo Partito. Al quale, per il presente e per Il futuro prossimo, Il Sereni assegna Il compito della opposizione, soprattutto In funzione meridionalistica. Se però Il prc.gramma del P.C. nel Mezzo– giorno deve essere quel confuso centone di IuOghi comuni, che Il Sereni espone nelle ultime pagine del suo libro, non c'è davvero da fare ecce.sslvo affidamento sull'efficacia di questa opposizione, per la soluzione del problema meri– dionale. Quando si è finito di leggere questo libro, si pensa con rimpianto agli scritti di Guido Dorso, a certe pagine di Gramsci, Il quale era degno di trovare nelle fllé del suo par– tito un più serio continuatore del suo pensiero. LUIGI PRETI Direttore: UGO GUIDO IIONDOLFO Redattore respons.: ANTONIO GREPPI Autorlzz.: Allled Publl~ations B. C, N. 288 • 10-3..194~ Tipografia Pinelll • llllano • Via Farnett 8

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