Critica Sociale - anno XL - n. 6 - 16 marzo 1948

I 132 CRITICA SOCIALE tenenti a popolazioni ribelli o sospette d'intenzioni di ribellione, come i Tedeschi del Volga, che fu– rono deportali nel 1941 in. Siberia, o come quelli delle piccole repubbliche di Crimea, deportati nel 1946, cioè dopo la guerra. Con ciò la « massa grigia » dei lavoratori prigio– nieri - intenzionalmei1te o meno - esercita quella funzione che, secondo Karl Ma"rx, nel mondo bor– ghese-capitalistico compie « l'armata di riserva in– dustriale » dei disoccupati, la inesistenza dei quali nella Unione Sovietica viene addotta (e di per se a buon diritto) come risultato e successo della eco– nomia pianHicata. La sussistenza di campi di con– centramento, costituenti il pericolo sempre immi– nente di essere incorporati nell'esercito ciei lavo– ratori forzati, è sufficiente mezzo di pressione per persuadere i «liberi» lavoratori ad assoggettarsi ai bassi salari, agli sfruttamenti intensivi ·cstaka– novismo), alla rigorosa eliminazione degli sposta– menti e delle immigrazioni interne. Poichè nella Unione Sovietica i sindacati sono ridotti ad essere una parte dell'apparato dello Stato, essi non hanno possibilità di esercitare una funzione protettivi1 :i favore della massa lavoratrice, come ad ~ssi era 1:1ossibile, quale organizzazione di lotta, nell'ambito della società borghese-capitalistica. A questo riguardp va considerata anche la· fun• zione politica che il lavorn forzato compie n~lla connessione e costruzione sociale della Unione So– vietica, funzione che, come osserva la « Tribune », « i socii1listi ,lasciano inosservata solo per pregiudi– zio della loro stessa causa». Il periodico scrive: « SP i lavoratori, ha asserito una volta Lenin, non rag– giungono la libertà politica, i loro guadagni eco– nòmici avrebbero un esiguo valore ». Egli aveva scrll to questo all'epoca dello zarismo. Ciò che è poi av– venuto ha dimostrato l'esattezza della sua concez10 ne. L'annullamento totale della libertà politica e del movimento sindacale indipendente, che già comin– ciò nel 1917; ha tolto all'operaio russo .la sua um– ca protezione centro lo sfruttamento e - in ultima analisi - contro la sua degradazione. La stabile esistenza di una classe di iloti è in tal modo una garanzia çontro gli impulsi democratici che salgo– no_ dal basso e che ·per il nuovo ceto dominante ·po· trebbero diventare pericolosi»·. · Asserire ciò che è, la massima di Ferdinando Las• salle, è inalienabile dovei:e dei socialisti. E deve es– sere quindi asserito che il sistema oggi dominante in Russia, nonostante la sostituzione del nuovo n,– gime al capitalismo e alla proprietà privata, non ha nulla più a che fare con il socialismo ed an.7.l- co– me dimostra lo sviluppo_ delle cose, da guesto sem– pre più si allontana. Oltraggi, sospetti, calunnie, co– me pure la sciocca affermazione che ogni. critica al sistema sovietico sia da equipararsi ad una « cro– ciata anl!russa », lo stesso penoso rischio che fale criticn possa essere abusi'vamente impiegata dai ne– mici del socialismo: occorre affrontare tutto que– sto, nell'interesse della chiarezza e della verità e af– frontarne coraggiosamente le conseguenze. E chi per « motivi tattici » ritiene pericolosa questa conoscen-. za della verità, dovrebbe rimediare le parole di Goe– the: « lo preferisco la verità dannosa all'errore uti– le. Una verità dannosa è utile, perchè essa· può es-. sere dannosa solo per quel momento e può portare ad altre verità che sono e possono diventare utili. Viceversa un utile· errore è .dannoso, perchè esso può essere utile solo per quel momento, ma propa– garsi poi in ulteriori errori, che diventano sempre piµ dannosi ». II compito storico del proletariato, scriveva Rosa Luxem~ur~ nel 1918, quando esso raggiunge il po– tt:re « e d1 creare la democrazia socialista in luogo d1 quella borghese, ma non già. quello di eliminar!' ognf e qualsiasi democrazia». E più oltre: « La de- - mocrazia socialista comincia contemporaneamente con la distruzione della tirannia di classe e con la costruzione del socialismo ». Questa è la nostra via, la via del socialismo sulla quale s'é incamminato, non senza successi, il gover– no inglese. Poichè n_oirestiamo fedeli alle idee um.a– nitarie della rivoluzione di ottobre, noi resteremo i suoi migliori. rappresentanti ed aiuteremo il più possibile il popolo russo a liberarsi dai grovigli del- la sua deviazione. · R. K. BibliotecaGino Bianco Intellettuali e operai L'argomen,to, con tanta carne che c'è al fuoco, è ~empre più all'ordine del giorno. E coloro che più spesso domandano la parola · sono gli intellettuali, mentre gli operai sembra che non sappiano cosa di– re. Eppure qualche embrione d'idea devono averla gli operai, in proposito·, e crediamo sia 11tile che, o bene o male, qualcuno di loro la esprimà. Durante l'ultimo congresso del P. C. venne fatto girare per la ennesima volta il disco del « vieni me– co » rivolto ai cosidetti intellettuali, i quali, assiem_e agli « elementi provenienti da altre classi sociali», dovrebbero entrare nel P. C., non passivamente e con· la sola tessera in- tasca, ma quali elementi di avanguardia della « classe operaia ». Fu detto e scrit– to che è assurdo che vi siano degli intellettuali che, mentre conducono sul terreno politico la lotta con– tro l'imperialismo americano, svolgono « attività scientifica, artistica· e letteraria non in armoma con questa lotta» ; perchè « talvolta certe opere contri– buiscono a - diffondere.lo scetticisIJio, il pessimismo, la corruzione », m entre, al contrario, « per lo svilup– po del partito dovreb.fuero dedicare la più grande attenzione al problema dell'equcazione marxista-le– ninista dei compagni »; e che « la tendenza dell'in– tellettuale a isolarsi, a chiudersi in se stesso, a illu– dersi che l'esperimento e la rièerca individualisti– ca della vuilà sia la· via giusta, diventa diserzione». Dunque, secondo gli staliniani, chi appartiene alla ·«classe» degli intellettuali dovrebbe entrare nel P. C., non come tale, ma quale alfiere di tm'altra classe e cioè della « classe (?!) operaia». Dare un calcio alla sua attività artistica, scientifica e letteraria, dar– ne un altr9 all'esperimento e alla ricerca individua– listica della verità ed applicare il suo intelletto alla formazione leninista· di coloro che intellettuali non sono, c10è gli operai. Insomma, nel concetto dei le– ninisti, l'intellettua-le, eptrando nel loro partito, v.er– rebbe adibito a fare la parte della gallina che cova l~ u.9v.a dell'anitra o quelle del pitone. Ma indipendentemente dal ruolo che i comunisti vorrehlJero assegnare e assegnano agli intellettuali che entrano nel loro apparato, chi scrive queste rl– ghe, essendo un. operaio, vorrebbe prima di tutto studiare se si possa fare e in cosa consiste la di– stinzione,. anzi- la contrapposizione in termini fra operai e intellettuali e vedere se, per caso, essa non sia assurda prima che sofistica e arbitraria. Se cioè si .possano fare due finche nettamente -separai~: una per i capitalisti dell'intelletto ed una per i disere– dati della stessa ricchezza, che sarebbe come dire .gl-i operai. In una colonna la somma dei volumi dei cervell.i, nell'altra quella dei bicipiti'; da una parte l'uomo· e dall':iitra il bruto: due « cla,ssi », anzi due - razze diverse, o, almeno, due, diversi « allevamenti ». Secondo noi', una contrapposizione è possibile so– lo fra due cose che sieno fra loro in modo assoluto uguali e contrarie, come sapiente-ignorante, lavora.,_ tore-ozioso, intelligente-cretino, ecc., Ma non è pos– sibile una comparazione fra due cose di natura di– versa, e quindi incommensurabili fra di loro, come ·intellettuale e operaio, o intellettuàle e medico, per– chè la prima esprime una forza astratta di intensità e direzione i:ideterminata e le seconde sono precisi e concreti punti d'applic<Hione. Ma punti d'applr– cazione di che cosa? Di forze di natura diversa? Di forze pm~amente meccaniche quelle che si riferisco– no al lavoro dell'operaio e puramente intellettuali GJ:Uelleche riguardano il lav,oro di coloro che ope– rai non sono 'l J>ossibile che il lavoro di tutti gli ope– r:ri (tornitori, aggiustatori, elettromeccanici, radio– meccanici, macchinisti, ecc.) sia tutto ed es.elusiva– mente lavoro deJle mani e delle braccia per il fatto che solo l'attività di queste è visibile .ad occhiq nu– do? Ma con questo strano criterio bisognerebbe con– siderare pÙra manovalanza· la chirurgia rispetto apa filosofia; e tutte le scienze· sperimentali (« provan– do e riprovando» ...) rispetto a quelle speculative. -Il fatto è che in questa materia si equivoca, si giuoca sulle parole e si bara. Ora, che l'esercizio dell'intelletto ne sviluppj l'organo (come l'esercizio ' delle braccia ne sviluppa i muscoli) non ha bisogno di speciale dimostrazione.- E' noto a tutti anche il

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=