Critica Sociale - anno XL - n. 6 - 16 marzo 1948

130 CRITICA SOCIALE Lavoro forzato· nella Russia Sovietica Ripol'liamo dal giornale s~izzero. Vol,ksrecht (a se– guente interessante l'e~ens_zone di u!l ?~era dz. stu: diosi socialisti, d'indulnlab1/e obb1e,llwlla, su d1 uno dei più paurosi aspetti della rea/la russa. _ l..a ricerca obbiettiva della verità non è mai f1!-– cile compito. E lo diventa an_co: men_o quan~o 11 sentimento ripugna di .fronte ai ri~ultah dell~ ricer~ ca stessa. ln ciò sta forse il motivo per cm molti socialisti. mentre, usando delle armi del metodo ,:n:ir– xista considerano con occhio severamente crihco l'alti~ità del governo lahu1 tsta mglese _ch_e /han_n': sotto gli occhi, o denunciano a~areggiat~ tutt~ 1 peccati della « way of life » am_encana, esitano 1~– vece ad adottare ugual peso e misura per quanto ri– guarda l'Un10ne Sovietica. Nonostante tutte le con .. futazione essi si aggrappano alla fede che fa loro scorgere 'nella Unione Sovietica di oggi la legillima erede e la contmuatrice della rivoluzione dell'otto– bre 1917, quella rivoluzione che fu e resta· tmo dei maggiori avvenimenti storici,' una pietra. mi– liare ed un inestinguibile faro nella stona dell'u-• manità un avvenimento cioè che ha fatto e fa pal– pitare 'il cuore di ogni socialista rivoluzionario. Senonchè il fatto che dall'assalto alla Bastiglia del– l'ottobre 1917 è nato uno Stato totalitario e. ditta– toriale significa che in realtà si è rinnegata la rivo– luzione del 1917, il cui impeto venne sorretto dalla tradizione umana, dall'ideale ~ei di.riti~ dell'uof!l?, dalle idee di libertà, di uguaglianza, d1 fratermta. E' amaro dover rinunciare alla speranza, lungamen– te coltivata, ·che la dittatura costituita in per_ioçl.od! interventi str anieri, le vicende del « comumsmo di guerra » e.cc. , :;iano state s_olliinto forzose neces_si~a. cioè dev'iazioni dalle quah sarebbe stato poss1b1le ritornare sulla strada maestra della libertà. C'è tut– tavia una prova, di fronte alla quale tutte le illu– sioni {ove non siano autoinganm volontari e deh– berati) devono cadere : ed è il fatto del" l~voro .f~r~ zato nel'la Unione Sovietica come uno dei_ dec1s1v1 fondamenti del sistema del regime economico e po- litico dell'Unione sovietica. , Su questo problema sono già stati scritti molti 1 1 bri e addotte molte testimonianze. ma, nonostante che· molti fatti non potevano essere negati, indub– biamente. o oerchè le testimonianze pareva~o ispi– rate da una presa di posizione coH.t_roil regime so– vietico, o perchè l'insieme delle CO:!\e ra ancora av– viluppato dal velo di un mistero ben pt,otetto, sus– sistevano molti· dubbi sul regime sovietico. Ci tro– viamo ora di fronte ad u1,1anuova indagine (1), a proposito della quale lo stesso giornale socialist~ inglese.,di sinistra, «Tribune», nel nuro_ero d~l 21! gennaio 1948 asserisce che « essa appartiene a1 po– chi studi sociologici sulla nuova Russia veramente sicuri e approfonditi » e. che « è condotta con quel– la spoglia oggettività che contrad~istingue_ ·1e mi– gliori opere della 'letteratura marxista ». l..a rec~n– sione della « Tl'ibune » è confermata e completata da un'altra del « ThP. American Mercury » (novembre 1947) cosicchè è possibile ricavarne le linee fonda– ment;li del problema del lavoro forzato in Russia. Per quanto riguarda le fonti da cui Dallin e Niko~ laewS'ky hanno attinto, la « Tribune » osserva: «. Gh autori si riferiscono alle recenti esper.ienze fatte da prigionieri e deportati polacchi o di altri paesi durante la guerra ... Ma essi hanno non soltanto mes– so in evidenza la gran massa di testimonianze sedt– te venute alla luce dopo il 'rilascio di milioni di deportati pÒlacchi e di altri paesi negli arini .1941- 42, ossia dopo l'attacco di Hitler a)la Russia, bensì anche l'insieme degli atti ufficiali del regime so– vietico, che riguardano la materia della riforma car– ceraria e la disciplina del lavoro ». Per comprendere il mutamento che ha subito il trattamento dei ·detenuti sino alla attuale situazio– ne del lavoro forzato, occorre rifarsi ai mutamenti della ideologia e della praxis sovietiche., . . · (1) D. J, DALLIN ·• B. I. NIKOLAEWSKY: Forced labour in - . Soviet Russia. Hollis and Carter, London, ·1947 .. ' I . BibliòtecaGino Bianco « In luogo delle carceri dovranno essere creati istituti di educazione »: cosi comincia un decreto del Commissariato del Popolo alla Giustizia del 1918. Le parole «.colpa, pena, vendetta » dovevano esse– re cancellate dal vocabolario ufficiale. Le espressio– ni « prigioniero » e « messo al bando ~ dovevano essere « soppresse per sempre ». Il criminale, come veniva chiamato negli Stati borghesi-capitalistici, do– veva essere trattato come una vittima delle circo– stanze sociali e come un malato bisognoso di aiuto, per essere risanato e ricostituito come utile mem– bro della società. Per assicurare i diritti e una _« dignità .umana » a questi infelici, che dovevano essere temporaneamente raccolti in « luoghi di so– ciale isolamento e riabilitazione», venivano loro ga– rantiti 'ampi diritti: fum::lre, leggere, scrivere, rice– vere lettere ottenere visite senza vigilanza, ecc. « C'a politica pu~itiva borghese» - si _dice in un'ordi– nanza - « si fonda sulla deformazione morale e fi– sica e sull'annientamento fisico, a cui servono i mez– zi di una organizzata .tortura e di una sistematica violazione della dignità umana del carcerato... Lo sfruttamento del lavoro dei carcerati (produzione per il profitto dello Stato anzichè nel vantaggi~ del carcerato), il sistema cioè che spreme ad essi un « sudore in oro », il metodo di produzione nelle car– ceri, •inteso dal punto di vista di un profitto com– merciale, è assolutamente inibito nei luoghi di de– tenzione sovietici ». Nessuno poteva negare il nobile sentimento clie . promana da questo documento cosi umano, tanto più che esso era stato deliberato proprio mt?ntre la. nuova Russia era travagliata più angosciosamente dalle doglie del suo ·parto rivoluzionario. Questo sentimento era ancora più luminosamente rispec• eh.iato in uno_ splendido film che p'rocurò numerosi amici alla Unione Sovietica in. tutto il mondo. La stessa tanto temuta Ceka o G.P.U., ossia la oolizi.~ · segreta, era considerata allora cq_me un organo oc– casionale e determinato da necessità momentanee: il suo stesso nome « Commissione Straordinaria per la lotta contro la ccntrorivoluzione attiva» lo i:op– fermava. -Essa avrebbe dovuto scomparire non ap– pena le armate coptrorivoluz.ionarie fossero s_tatebat– tute e spnzate via dal territorio deTI!3,Umone So- viehca. · . · Non d'. un- sÒlo colpo avvenne la falsificazione di questo nobile pensiero di riforma, sin? a farne U!] « sistema schiavistico » che,. come scnve la " Tr1- burte » (( supera di gran lunga le obbrobriose impo· sizioni' degH antichi assiri_ e babilonesi », ?iun!J1;n– do infatti ad un sistema d1 sfruttamento dei pngw– nieri che ad essi spreme « sudç,re d'oro» ìn · una misura sinora, inaudita. · Già sotto lo zarismo l'invio nelle « katorga >, le dure galere per il lavoro forzai.o dei condannati (si ricordino le « Memorie del sepolcro dei vivi > di Dostojewski), costituiva un non obliabpe precedente. Al principio del secolo, già' si era parlato di Unà loro soppressione; invece, dopo la rivoluzione del 190~, il sistema fu peggiorato e inasprito. Secondo la si– cura e direHa testimonianza di Wischinsky, il nu– rn'ero dei detenuti nelle « katorga » era cresciuto da 6000 al -1 gennaio, 1906 ·a 30.000 circa ne! 1~14. « E' normi e mostruose apparivano allora tah cifre> - nota il « The· american Mercury » -, « ma esse so– no· ridicolmente esigue rispetto a quelle di oggi >. Oggi infatti non si tratta più di decine- di migliaia, e nemmeno di centinaia di migliaia, ma di milioni e milioni. Molti che si chiamano « amici de!la U~ nione Sovietica», ._o che quanto meno sono d1 quei socialisti che riconoscono una sola e non una dop– pia morale, cercano di giustificare questo pauroso declino con inderogabili necessità politiche ed eco– nomiche. Ma queste,(< necessità » sorsero inizirumente dall'essersi- posti su çli una falsa strada, da quella sem– pre crescente limitazione della democrazia, le cui cqnseguenze erano messè in evid1:nza, con ~uc_ida logica, da _Rosa Luxemburg, proprio una sociahst:i •rivoluzionaria; nel suo lavoro del 1918 su « ~ Ri– voluzione russa>, scritto nelle _çarceri tedesche .

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