Critica Sociale - anno XL - n. 6 - 16 marzo 1948
CRITICA sòciALE 127 La nostra via.. La nostra è una strada di una convivenza sociale lontana -dall'ideale della giungla quanto lontana dall'ideale della ca– ·serrna. Non ci nascondiamo che è una strada difficile. Il Paese ha mo)ti gravi interrogativi da -risolvere, éd ha tremendi ostacolt_ da sup~rare : I~ concordi otrie_rtà che manti,ngono la cortma nebb10gena d1 fronte alle soluzioni concrete la volontà di rinviare, le attese 'fantastiche ' 0 1 caporettiani « ~ia– scuno ~i. ar:angi "• l'imponente prerlispo~izione .alla violenza, le trad1z10~1 d1 attender tutto dall'alto, -e la diffusa pigrizia degli scettici troppo intelligenti. La Democrazia ri~chia .di cadere vittima della nostra in– differen~a_ o delle prepotenze dei più as-tuti, e noi sappiamo quanto e costata la Democ 1azia in Italia. Bisogna oggi invitare i lavoratqri italiani ad attingere a 11uelle forze vitali che ispirarono il primo socialìsmo in– vitare tutti gli Italiani a servire qulllcosa che dia un si~niti– ,<:ato alla vita; eliminare questa crescente aspirazione e o– stentazione, a vivere senza sottoporsi a nessuna mo;ale a cercace la dissociazione piuttosto che I/associazione. Ma' al tempo stesso occorre evitare che si crei l'atmosfera asfittica di una morale coattiva e senza scelta, evitare altresì che la lotta politica si trasmuti in una costante guerra civile dové l'insulto. e la menzogna sono le armi più delicate, e <love il mitra fascista potrebbe riagitarsi c;me -1111 argome,nto nor- male di persuasione. · · Sooalismo, difesa dei tavoratort Il socialism0, che intravvide da pr,111a,nella sola questione operala il punto _focale ,delle. esigenze dei miseri, allarga og– gi la sua sfera di propaganda al proletariato dei ceti" medi tmpoveritr e indifesi. · Lo stesso àfflato di solidarietà e}·.' ispirò i _Primi socialisti verso_ le categorie op_era1e, sorge o?"gr e. s1 atterma per questo nuovo proleta,iato; the fu dimenticato da tutti e adulato da tutti, che nessuno difese c~mtro la depravazione dell'inflazi(me e contro i pnv1leg1 dt alcune monopolistiche rendite sindacali. Io voglio affer– mare quì che il socialismo non sarà, se non riuscirà ad ·es– sére il difensoré di tutti gli oppressi, di tutti quelli· èhe trag– gono dal loro lavoro .:..... e non dai favori ereditati o car– piti - la ragion di vita ed il merito di un piit elevato livello di benessere. Il problema del socialismo è anche un grande problema di educazione : e il. socialismo non sarà se ·non torneremo a quella fondamentale opera di paziente educa– zione e di autoeducazione che costituisce la più bella eredità <lei nostri migliori uomini pensosi dell'avvenire del proleta– riato. Regolare drmocr_aticamentela· vita economica. · Il socialismo è in marcia in tutto il- mondo. Il suo cam– mino è ormai inarrestabile. Ma se vorrà -essere un progres– so nei modi dei. rapporti sociali. e nella civiltà degli uomini dov!~ essere_ il frutto di conquiste quotidiane, di graduali avv1cmameat1 alla n\eta~ dell'associato e perspicace sforzo di coloro ché nel lavoro trovano la fede .sincera nella libertà e nella giustizia sociale. Teniamoci uniti. cari compagni, in -qn~sta profon~a aspirazione, teniamoci uniti nella fatica quo– t1d1ana che -ct accomuna per superare fattivamente gli o– .stacoli _che le condizioni materiali attuali dell'Europa e ·del 0 l'Italia moltiplicano. E non drammatizziamo. Non prendiamo occasione dalle condizioni attuali per rendere ancor più nebuloso e fosco l'orizzonte già buio ; non prendiamo occasione da ciò per creare nuovi odii e nuovj eretici. La democrazia è rispetto di tutte le idee, è educazione progressiva e fiduciosa, anche se-il codice dell'esistenza sociale onesta è sempre in_ ritardo e anche se mette. conto di accelerarne la riforma col contri– buto di tutti. Ciò che è soniniamente essenziale (e su ~ò bisogna essere intransigenti) . è che tutti riconoscano ed os– senri•10 le regole del gioco : chi barasse al gioco non potreb– oe~derc al tavolo comune. . Noi siamo convinti"'"che è possibile conciliare l'insoppri– mibile libertà e dignità degli uomini con l'interesse collettivo, che cioè è possibile raggiungere le più alte vette della vita sociale senza sacrificare l'individuo in una caserma e in una uniforme, senza farlo diventare un· docile numero di pal– lottoliere. Quakuno ci ha detto : voi non trovate questa cer– ta strada; voi sarete il vaso di creta fatalmente frantumato, polverizzato dai· due vasi di ghisa che stanno ali,!. vostra de– stra ed alla vostra sinistra. Ma guai, guai, amici miei, se questo fosse il destino -del nostro Paese; guai se gli Italiani non sapessero scegliere nel crocevia, per ritrovarsi nel cui di sacco della dittatura o della guerra civile. ibliotecaGi' 6 B~anco ,_ . . La grande ed ·urgente alternativa di oggi è quella O di rmunziare alla tenera pianticella della democrazia o <li tro– vare ed attuare quella politica economica che nor: inaridisca e non sterilizzi il -terreno democratico. Nelle attuali cii-co– stanze si può. verosimilmente pensare ad 'una politica eco– nomica liberista o di intervenzionismo totalitario come · ai due corni di un dilemma inevitabile? Oggi siamo c~stretti - e forse tutta la storia economica dimostra che fummo sem– pre costretti - ad una politica economica empirica di cui occorre soltanto segnare i limiti. ' ~l!e masse piacciono i miti semplici, .che sono quelh più fac1h e meno faticosi, ma la realtà è complessa e non sem– plice. La dialettica della storia si risolve sempre in una sin– tesi, ma gli uomini non sempre possono attendere le sinte– si dalle generazioni che verranno, content.}ndosi di attenersi frattanto alla lotta tra tesi ed antitesi quando si tratta del loto pane quotidiano. Senza perdere di vista i nostri obiet– tivi lontani, cerchiamo dunque di rendere questi miti meno irrealizzabili, cioè più limitati e più vicini, se non vogliamo c~e le scadenze in bianco alle cambiali tratte con troppa di– ~mvolt?ra -«a. babbo morto» non finiscano per fa.r disperare il creditore· d1 essere mai pagato. Non c'è, insomma, che un modo di sfuggire alla mutua disfatta dell'ordine economico_ attuale e· dei miti lontani' ed è quello di regolare _democraticamente la vita economica' co- 5Ì come la yi_ta sociale. A ltriihenti, cari amici, saremi:no ve– ramente usciti da un carcere per entrare in un altro o per perderci errabondi in Un deserto. ROBllRTO TREMELLONl I. corpr consultivi ·della Pubblica Istruzione Dal 1859 alla liberazione. Lo scarso interesse che· Paese, partiti e Parlamento por– tano generalmente ·ai problemi della scuola, pur cosi essen– ziali· alla vita di una nazione, civile, non ha impedito che nello scorso luglio una insurrezione si determinasse alla Co– stituente contro il provv.edimento con cui il ministro Gonella · con una pr:cipitazione che mal, si conciliava cçm l'impor~ tanza <lella'nforma, dava esecuzione a! decreto legislativo in data 30 giugno del Capo Provvisorio dello Stato ,varato alla chetichella dal Consiglio dei Ministri pochi giorni prima. Si trattava dell'ordinamento dei corpi consultivi del Mi– nistero ,della P. I., di cui il Consiglio Superiore della Pub– blica Istruzione propriametìte detto è senza dubbio il più importante. Quest'org<!,nismo, pnr così poco noto oggi non so-Jo al gran pubblico, ma persinç, alla maggior parte degli insegnanti, ha una storia più vecchia di quella dello Stato Itali:;mo stesso. La legge Casati, che il 13 novembre 1859 re– golò l'ordinamento della pubbl\ca istru,:ione negli Stati Sar– di e fu la base di tutto il nostro ordinamento scolastiço fi– no alla .riforma Gentile, gli attribuì 21 membri di nomina regia scelti tra i senatori e i deputati. Funzioni, numero dei componenti, modo di" composizione e struttura intPrna mu– tarono poi col mutar dei tempi ·e deglt .indirizzi politici, ·dalla legge Coppino - Baccelli del 1881 che introdusse il principio dell'elettività per una metà dei membri, elevandone il totale; alla legge Rava del 1909, che elevò ulteriormente - il numero, un terzo eletto dai due rami del Parlamento, un terzo designato rial Ministro, un terzo eletto dalle uni– versità; alla riforma/ Gentile, che ne riportò i componenti a 21, naturalmente tutti nominati dall'alto, e abolì Ja divisione della Giunta in Sezioni (allora in numero di due, rispet– tivamente per l'istruzione primaria e per quella secondaria) con relativa rappresentanza - di cui diremo in. seguito - ' della scuola elementare e media. Da questa data Je riforme si fanno più frequenti, secondo il. costume dell'epoca: 1928, 1932, 1936, fino alle leggi Bottai ciel 1918-39 che ponevano anche il Consiglio Superiore dell'Educazione Nazionale sul « piano dell'impero», fondendolo con gli altri corpi consul– tivi di quel ministero e dando. così vita a un mastodontico « Consiglio Nazionale dell'Educazione, delle Scienze e delle Arti» di ben 130 membri, diviso in sei Sezioni. Naturalmente la dignità e l'importanza dell'illus-tre con– sesso "si etano ridotte in proporzione inversa dello sviluppo della facciata; scomparso del tutto il principio dell'eletti– vità, era poi scomp;!rso anche quello dell'obbligatorietà del parere del Consiglio nelle principali ma~erie, restando suo compito essenziale quello di pr~ntp1ciarsi sulle ~uestioni che
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