Critica Sociale - anno XL - n. 5 - 1 marzo 1948

100 CRITICA SOCIALE a poco a poco si trasforma in iniziativa sociale. Il grande esercito umano_ d1;1uno schieramento pr~n– cipalmente difensivo in vista di avvenimenti che sembra lo possano schiacciare con la potenza di uu fenomeno naturale, passa ad una posizione di attacco e di conquista, di costruzione cosciente de– gli elementi del proprio progresso. · Questo spostamento di valori e di orientamenti non può essere ancora misurato in concreto con persuasivi confronti circa la natura e l'opera di istituti la cui attività svariatissima si svolge nel campo considerato; ma è in atto e non sfugge ad ogni attento osservatore il quale sappia cogliere e interpretare la sempre più intima solidarietà che si va costituendo tra le iniziative strettamente assi– stenziali e quelle che potrebbero essere chiamate formative. Non che le prime possano essère pen– sate come ormai superflue di fronte alle altre; ma è certo che -anche nel~ prime si fanno strada vit– toriosi i criteri che reggono ,le seconde, salvi, na– turalmente, gli opportuni adattamenti. Anormali o ciechi o altrimenti minorati non possono essere e– videntemente considerati come normali e veggen– ti; ma già non sono più considerati come derelitti cui solo· tocchi la pietà altrui, bénsì come uomini nei quali la società si riconosce senza riserva· al– cuna e· ad essi s-pecialmente sa di dover offrire non solo t\n conforto, ma un modo di affermarsi secon– do ·le loro capacità, ancorchè limitate, di costituire un rapporto civile ·e giuridico tra essi e i loro si– mili, che a questi li faccia eguali, non li costituisca come oggetto di un vago, ancorchè volonteroso, senè timento di benevolenza. E' chiaro che questo spostamento di valori e '- di orientamenti si rivela anzitutto là dove il pro– blema assistenziale è oggetto· di meditazione e di studio, base di una preparazione professionale a– deguata quale si è imposta a sostituire - segnò questo pure di un radicale mutamento - un lavoro assistenziale volontario, e perciò stesso inadeguato: cioè nelle scuole di assistenza sociale, che anche in Italia, dopo la liberazione. sono sorte numerose. Scuole che richiedono anzitutto negli allievi una no– tevole preparazione culturale; cl).e, attraverso un in-. segnamento generale economico-giuridico da un la– to, psicologico-tecnico- dall'altro, tendono a creare non degli angusti specialisti capaci di svolgere una specifica limitata attività assistenziale in questo o in quel campo, ma uomini abituati e preparati a considerare con larghezza di mente il sorgere dei problemi assistenziali nel quadro dei normali pro– blemi sociali. Uomini preparati a considerare i mul– tiformi aspetti e i molteplici addentellati che ogni particolare esigenza assistenziale ha' con l'intera vi– ta economica e sociale della nazione, e intenti a ri– cercare di ogni particolare problema una soluzione armonica, che sia frutto di una solidarh,tica, e ra– zionale mobilitazione di energie. UomiriL che,• posti nelle più imJJensate circostanze, di fronte alle si– tuazioni meno favorevoli, spirituali e materiali, sap– piano essere dei suscitatori di iniziative e di ener– gie; sappiano muovere i'ndividui e collettività alla autodifesa contro la miseria, alla lotta intelligente contro le avversità, e specialmente contro l'intima ignoranza e l'intima passività; ma soprattutto sap– piano muovere individui e collettività verso la con– quista di capacità e facoltà nuove per la realizza– zione di mete individuali' e sociali sempre più am– biziose: non distributori di elemosine, ma sempre e in ogni caso promotori e amministratori di uno sforzo sociale. Li loro specializzazione avverrà poi necessaria– mente per la indispensabile divisione del lavoro çon cui soltanto, nel· campo sociale come in quello economico e tecnico, 'lii raggiungono positivi risul– tati di massima utilità; ma l'impostazione mentale che la scuola è chiamata a dare a questi modern_is– simi promotori di vita civile è soprattutto quella destinata a vivificare e ordinare un'attività sociale creativa e, solo in secondo luogo e con carattere complementare, un'attività curativa. E' questo il segno di un vero e proprio rovescia– mento del concetto stesso di assistenza: non si -trat– ta più di sorreggere chi è caduto, ma df organiz– zare l'uomo nel suo sforzo per farsi uomo. Poichè nella moderna società qùesto non gli è consentito BibUotecaGino Bianco in pieno mediante un'attività strettamente indivi– duale, ma gli si propone come problema di intimi– tà e di cooperazione con tutti i suoi simili, si trat– ta di avviare e organizzare nei diversi specifici campi questa cooperazione, con l'ausilio di elemen– ti spfritualmente e tecnicamente attrezzati alla bi– sogna. Nelle nostre migliori scuole per assistenti sbciali, si preparano ad una attività fondamentale per la ri– nascita del paese giovani che nel proprio spirito sanno sentire con armonico equilibrio tutti i pro– blemi della vita sociale nella loro unità, nena· loro necessaria convergenza verso uno scopo solo: quel– lo dell'elevazione spirituale e materiale dell'uomo. In essi si riflette quella stessa idea di interdipen– denza, di inscindibilità, di correlazione di tutti i problemi sociali, che ha dato impronta al più ca– ratteristico istituto assistenziale italiano, la Società Umanitaria di Milano, facendone, nonostante le mol– te traversie di una vita semisecolare, il prototipo degli organismi nei quali si forgiano le ·armi della redenzione sociale, intesa con criterio anticipatore. Solo con uomini capaci di pensare e di agire a– deguandosi a questa esigenza unitaria dei proble– mi sociali_ il campo dell'assistenza potrà essere con– venientemente arato per dare ,frutti fecondi. · RICCARDO BAUEfl Dalla Previdenza sociale alla Previdenza nazionale La Commissione ministeriale di studio per la riforma pre– videnziale, che ha iniziàto la sua attività nello scorso luglio sotto la presidenza dell'on. D'Aragona, annuncia di aver ormai portato a termine i suoi lavori, elab9rando le pro– poste che saranno présentate al Governo e da questo al nuo– vo Parlamento, per la concretazio'ne legislativa. La Commissione non si sarebbe limitata ad un'opera di rielaborazione dell'ordinamento vigente, ma avrebbe com– pletamente riveduto i criteri fondamentali di impostazione della Previdenza Sociale. E _ciò nell'intento di gettare le basi di un sistema organico di difesa della classe lavora– trice dallo stato di bisogno creato da eventi di natura fisica (malattia - compresi: l'infortunio, la tubercolosi, la maternità - invalidità, vecchiaia) e di natura economica (disoccupazione). Per classe lavoratrice si intenderebbe, non solo la massa dei lavoratori subordtinati senza limitazioni di reddito o di categoria, ma anche la massa dei lavoratori indipendenti od autonomi che vive esclusivamente o prevalentemente di un !'eddito di lavoro (artigiani, piccoli coltivatori diretti, casa– linghe, liberi professionisti, ecc.). Tutta la classe lavoratrice così intesa sarebbe pertanto protetta ed assistita in caso di malattia, di infortunio, di invalidità e vecchiaia, di disoccu– pazione, ecc ; e la protezione sociale, economica e curativa, si estenderebbe pure all'intero nucleo familiare. La Commissione si è inoltre preoccupata di adottare cri, teri di semplificazione per rendere pronte ed efficaci le pre– stazioni previdenziali, e di ridurre al minimo gli adempi– menti di carattere amministrativo, nel duplice intento di fa– cilitarne la osservanza da parte delle aziende e dei lavora– tori e di contenere in limiti ridotti le spese generali di ·ge– stione. Le conclusioni della Commissione di studio costituiscono un irlcliscutibile progresso nel campb della previdenza so– ciale, ed hanno comunque il merito di rappresentare un pun– to concreto di riferimento per quella più ampia imposta– zio11e _che il nuovo Parlamento potrà dare alla riforma pre– videnziale. · I tempi sono maturi per passare dalla previdenza sociale alla previdenza nazionale; e cioè da un sistema che inqua– dri soltanto la classe lavoratrice (sia pure essa comprensiva anche delle categorie del lavoro indipendente) ad un siste– ma che inquadri la totalità dei cittadini della Nazione, così come ha fatto l'Inghilterra laburista, che ha tradotto in leggi anche più progressive i criteri fondamentali del noto piano Beveridge. Nel programma elaboràto dal nostro Istituto Studi Socia– listi, ed approvato dal Partito, è detto infatti: « I provvedimenti assicurativi, per ora ristretti alle cate– gorie del lavoro dipendente, dovranno allargarsi alle altre categorie dei lavoratori, in attesa di votersi trasformare \ '

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