Critica Sociale - anno XL - n. 5 - 1 marzo 1948

CRITICA SOCIALE 95 La nostra democrazia . Difendere la _libertà e la democrazia: a questo 1~pegno - _o~g1,tra tanti pericoli ed insidie, pre– mmente - e mteressata in modo diretto la classe lavoratrice. ~er essa i valori della libertà. non pas– sano affatto m secondo piano rispetto agli interessi economici. Con l'esperienza maturata nell'intervallo tra le due grandi guerre mondiali i lavoratori hanno a proprie spese imparato che, o've libertà e demo– crazia tramontano e ove s'insedia il totalitarismo autoritario - si chiami fascismo, bolscevismo o come si vuole -, ivi ha inizio una nuova tirannia politica sulla classe lavoratrice, in aggiunta al suo sfruttamento· economico; ivi comincia l'avventura statalista in cui essa è fatta succube o, addirittura, passivo strumento. Queste sono cose ·tanto note e tanto ovvie che non varrebbe forse la pena di. ripe– terle, se questo ritornello della « difesa della libertà' e della democqi.zia » non fosse intonato, con -altro significato, dalle forze di destra, (magari per farne base, secondo l'iniziativa dell'on. Lucifero, di un ~< blocco governativo») e non fosse da altri ripreso con accezioni, sottintesi o espressioni che non hanno nulla a che fare con la nostra concezione della de– mocrazia ed anzi sostanzialmente la avversano. E' quindi tempo di' sventare equivoci e di precisare nettamente il nostro punto di vista. Anzitutto neghiamo che libertà e democrazia si possano difendere, mantenendosi sul piano 'demo– cratico, a mezzo della forza pubblica, a mezzo della tutela dell'ordine costituito, a mezzo di una perpe– tuazione della situazione politica oggi esistente. Que– sta interpretazione della « difesa della libertà e della democrazia ». cara alla borghe.sia, noi la rìfiutiamo. Libertà e democrazia non si difendono se non con– quistandole e realizzandole. Noi intendiamo la liber– tà non come un'astratta facoltà che il diritto con– cede, ma come attività, come iniziativa, come· libera e liberatrice esperienza dei singoli, delle masse, dei partiti, del Paese. ,Intendiamo la democrazia come partecipazione, sempre più immediata e consape– vole, di sempre più vaste masse popolari alla vita pubblica ed al governo dei pubblici affari. Libertà e democrazia vanno intese non come mèta già con– seguita e come barriera ad ulteriori progressi, ma anzi come attivazione e suscitamento di nu0ve forze, di nuove volontà, di nuovi impulsi: come regime aperto all'acquisizione di nuove energie. Diciamo anzi di più: se queste « libertà e democrazia» di cui tanto si parla dovessero significare una consa– crazione dello stato di c0se presente, precluso alle nuove forze, al loro sforzo ascensionale,. alla loro volontà trasformatrice, noi saremmo irremissibilmen– te contro questa libertà e questa democrazia false e bugiarde, abusatrici di un nome sacro. ed in realtà null'altro se non ipocrita mascheramento del privi– legio politico, della conservazione sodale, del per– petuarsi di una classe politica ristretta e, in gran parte, retriva. La stessa Costituzione ha solenne- · mente statuito le regole del gioco politico che deve essere impegnato, regole che vanno da tutti rispet– tate e vanno fatte a tutti osservare. Ma essa è per noi un punto di partenza per la realizzazione della democrazia e non un traguardo finale. In secondo luogo, sappiamo che, a rendere effet• tive libertà e democrazia - a farne un patrimonio di tutti, da tutti goduto e da tutti appunto per ciò sostenuto - ,è imprescindibile il riscatto sociale da condizioni di indigenza e d'ignoranza. Non per reto– rica affermiamo che libertà e democrazia potranno .avere piena attuazione solo nella società socialista,. in cui siano superati i contrasti di classe, con tutto il loro doloroso strascico di oppressioni, di· miserie, di incertezze. In terzo luogo escludiamo che si possa seriamente parlare di libertà e di democrazia, se si concepisce il problema italiano in termini di «ripristino», o, addirittura, di « restaurazione » di istituzioni. Noi non scorgiamo affatto la possibilità di ritornare (sia pure con un « cambio della guardia » nella classe dirigente) a quello Stato prefascista, fondato su di una pseudo-democrazia, così intrinsecamente squi– librato da trovarsi di fronte all'alternativa o del trasformismo di un'angusta classe 'di governanti, 1bliotecabino lj1anco reggente dall'alto la docile massa dei governati, o del sistema dittatoriale e autoritario del fascismo ante o post litteram. Inoltre la guerra e la catastrofe fascista hanno aperto quella crisi, ad un tempo economica e sociale, che non è se non l'aspetto par– ticolare ed italiano della più vasta crisi dell'ordina– mento capitalista. Il problema non è quindi quello di riparare e mettere in sesto le macerie tramandateci dal fascismo, ma bensì di costruire, sia pure sulle premesse della Costituzione, un nuovo ordinamento effettivamente democratico. Problema reso più ar– duo,e più instabile dalla polarizzazione agli estremi delle forze, con una frattura deleteria per la con– vivenza democratica, e dall'invadenza, che rischia di farsi schiacciante, dei due opposti blocchi inter– ni, rispettivamente filo-bolscevico e filo-clericale. Della « difesa della libertà e della democrazia » (però proprio con un sottinteso conservatore e for– caiolo che non possiamo condividere) s'è fatta pre– rogativa la Democrazia Cristiana, e ne fa ostenta– z_fone agli effetti elettorali. Ma proprio a questo ri– guardo del metodo di governo della D.C., dobbiamo prospettare non delle semplici e imbelli riserve, ma un aperto e combattivo dissenso. Vi sono soprattutto tre aspetti di questo metodo di governo che sono perfettamente in antitesi con ogni sincera esigenza democratica e, anzi, allo stabilirsi di una democra– zia in Italia sono diretto ostacolo. Il primo è l'invasione dell'apparato dello Stato con uomini legati direttamente alla D. C. o ad essa comunque ligi e graditi. Siamo ancora alla fase ini– ziale di quest'assalto, fase condotta con gesuitica cau– tela ed oculati infingimenti. Ma se già tutti i mini- , steri mostrano chiari segni di quest'invadenza, se gradualmente la scuola è stata accaparrata, se per– sino al suo vertice, cioè nel Consiglio Superiore del– l'Istru_zione, si è manifestata, non soltanto la preva– lenza democristiana, ma persino l'estromissione di qualche personalità pur democristiana (come Colon– netti) che aveva osato assumere atteggiamenti ribel- li al diktat del democristiano Ministro, figuriamoci cosa avverrebbe nel caso di un imponente successo eleMorale della D. C., quando riguardi e cautele non avrebbero più ragione d'essere! All'insediamento nei Ministeri di veri e propri codazzi di fedelissimi di questo o quel Ministro, collocati· in posizioni-chiave, s'accompagna l'accaparramento da parte deUa D. C. (con fenomeni ahimè sin troppo simili a quelli del– la fascistizzazione della burocrazia) di funzionari ed itnpiegati d'ogni ordine e grado. talvolta con van– taggi di carriera, cioè un fenomeno di vera e pro– pria corruzione politica. Fuori dell'apparato statale, ma spesso con più o meno evidenti collusioni con esso, assistiamo alla scalata democristiana alle Ban– che, alla stampa, al mondo dell'alta finanza e della grande industria ..... E' quindi un subdolo e sotter– raneo irretimento. dei nuclei più vitali e propulsivi del Paese nelle trame democristiane. Le quali, quan– do anche non sono esposte ad influenze vaticane o a infiltrazioni di interessi capitalistici, finanziari ed agrari, sono quanto meno improntate ad una tipi– ca mentalità conservatrice, che insieme dal mondo clericale e dai peggiori istinti italici trae i criteri del « quieta non movere », del « non te ne incari– cà », del diffidare del popolo, del lasciare incan– crenire i problemi, del rimettersi alla provvidenza che a tutto trova rimedio. Anche·se intanto, per dir- la col nostro Greppi, « i poveri hanno fretta ». Altro metodo di govérno che ripudiamo è il pa– ternalismo. L'affrontare i problemi sociali .con elar– gizioni che vengono dall'alto, spesso senza criterio e senza controllo, non di rado a favore di chi più piatisce o più strilla (o addirittura più ricatta); il cercare con interventi quasi sempre insufficienti, saltuari e incoerenti, non già di risolvere i proble– mi secondo un piano prestabilito ed a lunga sca– denza, ma semplicemente di sedare le questioni più spinose ed acute, di dilazionare le soluziqni, di smussare gli angoli, lasciando sostanzialmente le cose come sono; il mascherare un'insufficiente o– pera di governo (che deve consistere, anche e spe– cialmente nella democrazia, nell'affrontare risolu– tamente deficienze e squilibri per porvi rimedio) con un'aureola di liberalità, di beneficenza, di prov- . videnzialità (magari riprendendo, su per giù, i pro-

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