Critica Sociale - anno XL - n. 5 - 1 marzo 1948
112 CRITICA SOCIALE Norvegia Ho udito .parlare del progetto di crea,re gli Stati Uniiti d'Europa Non ne ho udito parlare Nessuna risposta 58'% 40 2 100 Su questo pi-imo gruppo di dati si possono fare que~te osservaz,ioni: 1) che è ancora relativamente alta la percentuale di coloro che non sanno cosa sia il progetto ,per gli S.U. d'Europa, e che qurindi è, senz'altro, lavoro utile :il propagandarne l'idea. Bisogna però tener pre– sente che il Brasile non è paese europeo, e che dl suo grado di cos-cienza verso ,problemi nostri ha una– impo•rtanza ,relativa. Più sconcertante è il caso della Svezia: a spiegarlo soccorre il fatto che la Sve~ia è uno dei paes.i più periferici dell'Europa, non ha su– bìto la giu:rra e ne sente meno i problemi; 2) che coloro che hanno un',i.dea precisa del pro– getto europeo s,i .classificano, a loro volta, iri diverse categorie, Ma sa,rebbe arbitrario dedurre da ciò l'im– possibilità di metter d'accordo tant,i, pareri diversi, essendo ev,idente c.3e le volontà dirette ad attua,re un'unità più intensa comprendono in sè quelle •che hanno per oggetto un'un'ità meno in!ensa. In altre parole, c'è già tra tutti coloi:o che vogliono l'Europa un minimo denominatore comune rappresentato dal legame meno ristretto (la federazione economica) che ovviamente è accettato da chi, anzi, vuole molto di più. · b) Credete che sarebbe una buona o una cattiva idea quella di costituire gli Stati Unili d'Europa? Buona Cattiva Alt•re risposte Brasile 12'% 8 1 Francia 61 10 Norvegia 47 10 8 Olanda 55 5 -6 Per la Svezia si ebbero le seguenti risposte: Potrebbe essere buona Buona ma difficile da realizzare L'unica possibi]ità · <;li assicura,re la pace Difficile o imJ)ossibile da realizzare Cattiva idea Altre risposte Non so, nessuna risposta Non so 79 29 35 34 30% 4 1 13 11 7 34 100 Dunque la maggior parte di coloro che sanno .che cosa significa « fare l'Europa » ne accolgono. favo– revolmente 'il progetto. Fa El,ccezione anche qui la Svez,ia, e, p,robabilmente ,per gli stessi motivi: non è da escludere inoltre che nelle risposte degli Sve– desi giuo.chi ·il suo ruolo il maggior grado di benes– sere di cui godono, e a cui dovrebbero ,in parte r,i– nun,ciare - almeno immediatamente - confluendo nell'Europa. c) Secondo voi, quali paesi dovrebbero essere in– clusi negli Stati pniti d'Europa e quali esclusi? La Russia è il paese che ha il massimo di ostra– cismo nelJe tre navioni dove venne formulata que– sta domanda: in Francia coloro che escluderebbero la Russia dagli S.U. d'Europa ammontano al• 30 %, in Olanda al 55 %, in Norvegia al 5 '% (è la per.centuale più alta, pari a queUa relativa alla Spagna d'Ì F,ranco). Sono J)er l'esclusione dell'Italia: ,in Francia· il 7 '%, in· Olanda il 14 %, in Norvegia 1'1 %. Co.n:clusioI11è. Non è poss!bile ricavare ,conclusioni generali da questi dat:, relativi a così poc.3i paesi, e sarebbe in– teressante vedere che cosa si pensa del problema eu– ropeo in Inghilterra, in Germania, nonchè nei Paesi che stanno oltre la « Cortina di ferro ». Ma si può intanto ,confermare un'impressione già altre volte ripetuta: che sebbene il problema euro- 8ibliotec9Gino Bianco Il marxisn10 nel pensiero di A. Graziadei Tra i cntlc1 del marxismo Antonio Graziadei è certamen– te dei più preparati e dei più larghi, di idee. La serietà della · sua preparazione si rivelò già nel suo primo volume su La produzione capitalistica (1899), che sollevò al suo apparire molte discussioni e una polemica dell'Autore con Jaurèi. e Croce. Era il tempo in cui il Bernstein, opponendosi a co– loro che consideravano il marxismo •corhe una dottrina im– mutabile e definitiva, sosteneva la necessità di un'opera di delucidazione e di ricognizione critica delle conclusioni sta– bilite da Marx e Engels e dai loro discepoli. Nacque così il « revisionismo». Graziadei, con questo suo libro, vi portò il proprio contributo, movendo un primo attacco contro la teoria mançistica del valore. Da allora egli non ha abban– donato il campo dei suoi studi prediletti malgrado la sua at– tività politica e parlamentare. Durante la dominazione fa– scista, preclusogli anche l'insegnamento, la sua fatica di stu– dioso non ebbe soste. Cominciò con uno studio, veramente importante per determinare l'evoluzione del suo pensiero, su Prezzo ~ sopra-prezzo nell'economia capitalistica (1923), che segnò la ripresa di una numerosa serie di altri_ scritti (cir– ca venti volumi), dedicati ai più importanti problemi del– l'economia pura, ed applicata. Di recente, Antonio Graziadei ha tenuto un corso sul mar– xismo all'Università di Roma (1), che presenta notevole in– teresse per le conclusioni alle quali è giunto l' A. Egli nota innanzi tutto che il marxismo è veramente figlio <lellapro– pria epoca, poichè in esso confluiscono, in perfetta. sinte– si, da un lato gli insegnamenti della filosofia classica tede– sca e della scienza economica inglese, dall'altro le espe– rienze del socialismo politico e del movimento operaio eu– ropeo. Punto di partenza per lo studio del marxi1,mo è cer– tamente l'esame ddla. posizione critica che Marx e Engels avevano assunto nei confronti di quella « sinistra hegeliana » alla quale avevano aderito con entusiasmo. I due giovani studiosi, pur accettando il capovolgimento del metodo dialet– tico di Hegel operato da Feuerbach, non si fermavano alla semplice critica del mondo delle idee, ma vollero trasfe– rirla pure ai problemi del mondo reale. Non si trattava più d'interpretare il mondo, ma di mutarlo. Ecco già delinearsi quella « concezione .criticoapratica » per la quale l'uoQ10 è un essere non, passivo, ma ·attivo, che risente in sè gli stimoli dei bisogni ed è perciò spinto all'azione. Le condizioni mate– riali dell'esistenza, sia dal. punto di vista naturale che da quello storico, non determinano il suo atteggiamento inerte di fronte all'ambiente, ma anzi, pur rappresentando un limite mite alla sua azione, ·stimolano l'attività umana per la tra- . sfo~mazione dell'ambiente stesso. In s9stànza la società u– mana, storicamente intesa, crea detèrrljinate condizioni ma– teriali e spirituali di esistenza; da queste condizioni nasco– no nuovi bisogni, che spingono gli uomini a lottare per tra– sformare nuovamente l'ambiente sociale da loro stessi crea– to. Nel corso de'lla storia questa lotta si presenta come un succedersi di lotte di classi, specialmente sotto l'impulso pre– dominante, ma non esclusivo, dell'interesse economico. Ma il « materialismo storico» (o, come può più esattamente definirsi, « concezione realistica della storia ») non disgiunge i vari elementi che concorrono a formare la ~ita sociale è _ rivendica, pur tra l'intrecciarsi del sostrato _economico con le superstrutture giuridiche, politiche e ideologiche, l'unità del– la vita. Perciò lo stesso svolgersi delle ideologie e delle con– cezioni morali è legato allo sviluppo delle condizioni sto– riche. Col movimento proletario si affermano nuove esi– genze etiche ,e spirituali, e soprattutto una nuova morale (l) A;NTONIO GnAZIADEI - Cosa e il Marxismo - Edizioni del– l'Ateneo, Roma, 1947. peo sfa ormai· entrato, almeno come vaga nozione, nella coscienza di grandi masse di popolo, stenta a tradursi d.n polHica ,concreta e ad avviarsi a solu– zione per la difficoltà' che dncontra l'umanità del no– stro tempo ad esJ)rimer~ una classe dirigente che ne inter,preti e non ne tradisca ]e istanze. UGOBERTO ALFASSIO GRlMALDI
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