Critica Sociale - anno XL - n. 5 - 1 marzo 1948
CRITICA SOCIALE 109 ogni rrtodo, per evitare pericoli di invadenze di parte e di abusi privati, solo ai titoli rilasciati dallo Stato deve essere riconosciuto valore legale, a tutti gli effetti, e deve essere negata ogni forma di aiuti finanziari da parte dello Stato o di enti pubblici alle scuole di iniziativa privata, salv9 per quelle scuole le cui particolari finalità, non perseguite da scuole pubbliche, possano essere di interesse sociale e di speciale ausilio per i meno abbienti. Con draconiani provve– dimenti devono essere corrette le conseguenze della legisla– ~ione fascista a proposito di pareggiamenti (da ridurr.e ai mini termini e da riconoscere solo in caso di constatata pub– blica. utilità) e di parificazioni (da abolire senz'altro). Molto sviluppo dovrà essere dato all'istruzione professio– nale (a cominciare dal triennio postelementare), coordinan– do a tale riguardo l'attività degli enti Regione, cui ·essa è affidata. L'ordinamento di essa dovrà essere riformato· in modo da renderlo meglio rispondente alle esigenze generali del Paese ed alle condizioni dei singoli luoghi, curando che l'insegnamento professionale, pur integrato da elementi di cultura generale, sia concreto e impartito da persone vera– m~nte esperte. Particolari cure ed incoraggiamenti dovranno aver~ le scuole aziendali ed in genere ogni scuola per la quaUica~ione o riqualificazione della mano d'opera. An– dranno poi largamente sviluppate, dotandole cli mezzi ade– guati. Jr. scuole per rendere idonee le maestranze operaie ai compiti previsti dai Consigli di Gestione. Ad integrazione dell'opera scolastica dovranno essere isti– tuite o aiutate biblioteche scolastiche, popolari, rionali, fisse o circolanti, e sviluppate tutte le istituzioni tendenti ad ele– vare la cuitura del popolo. Notevoli riforme vanno compiute nell'ordinamento della istruzione secondaria e superiore. Deve essere anzi tutto isti– tuito un rigoroso e razionale sistema di cernita degli alun– ni, in modo che nelle scuole dello Stato, mantenute coi de– nari dei contribuenti, non abbiano diritto di godere il bene– ficio di una istruzione gratuita o quasi, se non coloro che dimostrano di avere, per le loro doti di intelligenza e di seria volontà, effettiva attitudine agli studi e a quelle fun– zioni della vita sociale cui questi preparano. Tale cernita · dovrà servire sia a favorire la prevalenza dei migliori, sia ad eliminare quella pletora di alunni, oggi così dannosa alla serietà ed efficienza degli studi, specie nelle Università. L'ordinamento degli studi sia nelle scuole secondarie sia nelle Università è stato soggetto negli ultimi 25 anni a dan– nose scosse per le riforme compiute per ispiraziope di inte– ressi politici, e per lo più da persone prive di ogni seria preparazione. Esso va pertanto -riorganizzato con criteri ra– zionali, seguendo i suggerimenti di apposite commissioni che dovranno essere costituite da persone di sicura espe– rienza e competenza. Si dovrà vigilare che la scuola non sia fatta strumento. di interessi politici o confessionali, ri– chiedendosi a tal riguardo che l'ingerenza ecclesiastica non ecceda in nessun caso i limiti imposti dai Patti lateranensi (finchè essi permangono in ,vigore). La politica estera. La politica estera di un Partito socili.lista deve ispirarsi a quella visione e aspirazione internazionalista che è peculiare patrimonio della classe lavoratrice e di ogni compagine so– cialista che sia veramente tale. Questa visione internazio– nalista è oggi avvalorata dal fatto della interdipendenza dei problemi vitali che assillano i vari paesi e della necessità di ris0lverli su un piano internazionale. La stessa trasforma– zione della economia e della società non può essere frut– tuosamente e stabilmente perseguita nel ristretto quadro della isolata sovranità di ogni singolo paese, prescindendo dalla realizzazione di una democrazia socialista negli altri paesi. La politica estera che auspichiamo deve essere diretta in primo luogo a realizzare nel nostro paese e nel mondo una situazione che promuova ed assicuri la pace ed una in– tima collaborazione non solo tra gli Stati, ma tra i popoli. Nel momento attuale, pur bandita ogni velleità nazionali– stica ed ogni patriottismo retorico che potrebbero trovare terreno propizio negli strascichi dell'infelice trattato di pa– ce, e fermamente condannata ogni velleità di riabilitare le sorti del nostro paese con l'inserirlo nel gioco imperialistico di altre potenze, si dovranno tutelare in ogni campo e cir– costanza i diritti dell'Italia, del popolo lavoratore italiano e dei nostri connazionali all'estero e di quanti all'estero desi– derano recarsi. ·Al tempo stesso si dovrà rispettare il di– ritto degli altri popoli, stabilire con essi rapporti di amicizia e di fiducia reciproca, promuovere accordi economici e di collaborazione (trattati di commercio, unioni doganali, accordi o Bianco monetari, mtese per scambio di lavoratori, ecc.). Ciò dovrà avvenire in particolare coi paesi democratici più affini per civiltà, per regime interno, per complementarità di inte– ressi: ed è logico che gli sforzi di collaborazione vadano in particolare rivolti verso quei paesi con governo a dire· zione socialista o dove più intenso è il processo di affer– mazione di una democrazia a base socialista. Tale collabo– razione è del resto la più sicura prospettiva per sfuggire, sia al pericolo d'isolamento, sia a quello, ancor più grave ed imminente, di allargare la frattura già delineatasi nel gioco della politica mondiale. Pur riconoscendo la crisi e le in;ufficienze dcll'O.N.U., si deve insistere perchè l'Italia vi sia accolta. Essa dovrà svol– gervi un'azione intesa a fare che l'O.N.U. divenga effettiva– mente un coefficiente di «sicurezza:,, e di collaborazione costruttiva fra tutte le nazioni. Potenziando sempre più la funzionalità dei vari enti specializzati ed utilizzandoli in tutti i possibili campi, l'O.N.U. potrà, con graduale restrin– gersi de11'ambito dell'indiscriminata sovranità dei singoli Stati nazionali, porre le premesse per la realizzazione di un go– verno federativo mondiale, fine ultimo al quale tendiamo. Accanto agli sforzi per intensificare i rapporti cli colla– borazione sul piano mondiale, in modo particolare spetta alle forze socialiste, espressione degli interessi internazionali del– la classe lavoratrice, di perseguire l'obiettivo di promuovere una federazione autonoma degli Stati Europei, fondata sulla volontà di pace, sull'eguaglianza dei suoi membri, su liber; ordinamenti e sulla democratica volontà dei popoli che ne fanno parte. Come avviamento ad essa, si potranno e dovranno in tempo più prossimo, promuovere Federazioni parziali, fon~ date sugli stessi principi, fra gli Stati disposti a tale unio– ne, aperte a tutti gli altri Stati che intendono aderirvi. L'af– fermarsi di simili federàzioni potrà gradualmente dar vita, sul fondamento di un'intrinseca collaborazione economica, ad una grande unità europea, solo mezzo per risolvere, sia in termini di sicurezza, sia in termini di civiltà, il problema tedesco. Importanza particolare. nel sistema della nostra po– litica estera devono avere i rapporti con la Francia, potendo una stretta collaborazione tra le due nazioni precisamente costituire una di queste Federazioni parziali, primo nucleo d~ll'auspicata Federazione degli' Stati Uniti di Europa. Per queste progressive Federazioni è necessario (oltre alle accennate premesse di collaborazione economica) che ogni Stato rinunci, a condizione di reciprocità, a proporzioni sempre m~ggiori della propria sovranità, ed accetti, sempre alla stessa condizione, e nella maggior misura possibile, una limitazione controllata degli armamenti, che dovranno essere posti in un momento successivo sotto la sovranità esclusiva dell'organo federale. Un piano di collaborazione economica tra i vari paesi di Europa, fondato sull'esigenza di un reciproco aiuto e di reci- . proca utilizzazione delle risorse, necessaria premessa per aiuti extraeuropei, potrebbe essere assai efficace incentivo a tale processo federativo. Viceversa il permanere su posizioni di isolamento nazionalistico, di squilibrio economico e so– ciale, di autarchia, profila in modo non ipotetico il pericolo del decadere dei singoli Stati a vassalli delle altrui mire im– perialistiche". Nel campo coloniale propugniamo un libero accesso, conve– nientemente regolato, di tutti alle materie prime, e l'appli– cazione a tutte le colonie non ancora in grado cli governarsi da sè del sistema di amministrazione fiduciaria delle N. U. Per quanto riguarda le nostre colonie prefasciste, rivendi– chiamo all'Italia tale amministrazione. Dopo t,ante energie e risorse che vi ha profuse per l'addietro, essa non deve es– sere esclusa dall'opera di incivilimento del continente nero, ma deve partecipare, accanto alle altre potenze europee, alla messa in valore di quelle terre e al graduale avviamento d6i_ loro abitanti verso forme di autogoverno. All'attuazione di questo vasto compito in cui si vogliono armonizzare gli interessi del nostro Paese con quelli gene– rali del mondo e della civiltà, noi intendiamo operare su due piani : su quello interno, adoperandoci perchè ai principi enunciati si ispiri la politica estera del nostro paese, soste– nuta da una consapevole opinione pubblica; su quello inter– nazionale, incitando i partiti socialisti degli altri paesi (coi quali vogliamo collegarci io stabile vincolo internazionale) a premere nello stesso senso sui rispettivi governi e sull'opi– nione pubblica. L'Italìa, che esce distrutta dalla guerra, ma è. tuttavia ricca di energie spirituali ed è ammaestrata da una dura esperienza, deve essere ìn prima linea nello sforzo diretto ad affermare in Europa e nel mondo nuovi e più umani prin– cipi di convivenza internazionale, chiamando a raccolta, per
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