Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE 77 macchinismo e delle combinazioni e relazioni so– ciali ... Per quanto riguarda la tendenza dell'autore bisognerebbe di nuovo distinguere. Quando egli di: mostra che la società attuale, vista sotto l'angolo vi– suale dell'economia, è gravida di un tipo sociale 1mo,:o ~ superi?re, egli non fa che rivela1,e, dal pun– to d1 vista sociale, quel processo di evoluzione che Darwin ha nvelato nel dominio della storia natu– rale. La teoria liberale del «progresso» (10) im– p_lica ciò _e l'autore ha il merito di segnalare l'e– s1slenza d1 un progresso occulto, anche là dove le condizioni economiche moderne s' accompagnano con le conseguenze immediate più mostruose. Con questa concezione critica l'aufore ha posto termine in pa~i tempo -:-- e _forse s_uo malgrado - ad ogni soc13:hsm? dottrmano, o, m altre parole, ad ogni utopia. Viceversa la tendenza soggettiva dell'autore (~ cui era forse moralmente obbligato, legato come v1 era 9-3:lla sua posizione politica e dal suo pas– sato), ossia la maniera con cui egli si presenta e presenta agli altri il risultato finale del movimento attuale, del processo sociale attuale, non ha alcun rapporto con la sua analisi reale. Se lo spazio con– cedesse di entrare nei particolari, si potrebbe forse dimostrare come la sua analisi « obbiettiva » scon- . fessi le sue stesse « soggettive» fantasie ... ». Il giudizio che Marx ha in tal modo dato, in for– ma di autocritica, sull'opera ·teorica e pratica della sua vita, si rivela, quando 'lo si esamina più atten– tamente, come una vera·e propria professione di fe– de. Essendo nato lottatore ed avendo scorto per l'u– manità (con cui si sentiva solidale, come pochi pri– ma di lui) o la possibilità, matematicamente calco– labile, di un rinnovamento totale, o, altrimenti, uno stato di cose di per sè funesto e apportatore di una barbarie senza esempio, Marx si è fatto il campione non di una causa trionfante ma di una lotta che of– fre la sola prospettiva di salvezza in una alterna– tiva inesorabile. L'« ·obbiettivismo » ed il «soggettivismo» di Marx - questi due aspetti in apparenza irreduttibili del suo insegnamento - sono la duplice m:i.nifestazione di un genio tutto d'un pezzo, di una personalità il cui minimo atteggiamento è orientato verso un iden– tico fine. L'unità di pensiero di Marx deve essere ricercata nell'etica marxista: « E' soltanto nell'esi– stenza sociale che le antinomie, quali il soggettivi– smo e l'oggettivismo, lo spiritualismo ed il materia– lismo, l'attività e la passività, perdono il loro carat– tere antinomico, anzi cessano d'esistere guali anti– nomie. La soluzione delle antinomie teoriche non è certo possibile se non in maniera pratica. Essa si ottiene soltanto per mezzo dell'energia pratica del– l'uomo. La loro soluzione non è dunque affatto un mero compito della conoscenza; ma un compito rea– le e vivente che la filosofia era incapace di risol– vere, precisamente perchè essa non vi scorgeva che un compito teoretico» (11). Non si potrebbe essere più espliciti. E' unicamen– te alla luce di simili affermazioni che si può affer– rare la vera portata della ·concezione materialista della storia. Questa appare allo stesso tempo come un metodo d'investigazione dell'intero campo del processo storico, e, quindi, uno ..strumento di cono– scenza storica ed un insegnamento di creazione sto– rica (12). Sotto l'aspetto di metodo di ricerca oggettiva, il materialismo storico si dedica essenzialmente alla analisi dei fatti storici da cui ricava, con il massi– mo di precisione scientifica, la connessione cau-· sale· sotto l'aspetto di dottrina etica, mira a formu– lare' i principii che devono guidare l'azione di clas- (10) « C'est Mayer tout pur », nota Marx, in francese. (·11) « Manoscritto economico-filosofico» del 1844. (12) Dissociando artificiosamente ed arbitrariamente questi due aspetti della concezione materialistica della storia, E. R. Seligman (« L'interpretazione economica della storia») giunge ad opporre il s-ocialismo ·al materialismo storico, definendo ~I primo come una « teoria di ciò che dovrebbe essere » ed Il secondo come una « teoria di ciò che è stato », e qualificando il primo come « teologico » ed il secondo come « descrittivo ». Lo stesso errore è commesso da l{. Korsch ( « Karl Marx » London, 1938) che afferma che « Ja descrizione oggettiva» del BibliotecaGino Bianco se del proletariato in vista della sua emancipazione e della costituzione di una comunità umana perfet– ta. Al determinismo causale che regge i fenomeni storici del passato corrisponde, nella sfei'a dei valo– ri etici, la scelta dei mezzi immediati adottati in vista del fine lontano, poichè fini e mezzi devono psicologicamente coincidere nella pratica rivoluzio– naria, che implica la metamorfosi simultanea del mondo e degli uomini: « La coincidenza del muta– mento dell'ambiente e della attività umana - o· del– l'auto-trasformazione dell'uomo - non può essere concepita ed afferrata in maniera razionale ·se non come pratica rivoluzionaria» (13). Cai·attere della praxis 1·ivoluzionaria. Gli elementi psicologici della praxis rivoluzionaria sono assolutamente identici, quanto al loro princi– pio, a quelli della attività umana in generale. Nel– l'uno come nell'altro caso si tratta di una determi– nazione -del comportamento umano in vista di uno scopo rappresentato, la cui realizzazione si compie per mezzo dtjla messa in attività di meccanismi psi– co-motori che elaborano progressivamente gli ele– menti i quali devono costituire la nuova realtà. In tal modo la rappresentazione dello scopo è di una importanza decisiva per la scelta dei mezzi ai quali il fine è organicamente legato. Nel vero atto intel– lettivo si ha di mira il raggiungimento di un fine, e solamente in seguito la scoperta dei mezzi occor– renti; e ciò a differenza dallo stadio infantile del– l'intelligenza, in cui, non esistendo, o quasi, la di– stinzione tra fini e mezzi, la scelta dei mezzi si ope– ra in modo fortuito e gli atti non possiedono una vera e propria intenzionalità. Il carattere etico della praxis rivoluzionaria si manifesta sotto l'aspetto di adeguamento completo -tra mezzi e fine, adeguaII\ento che è caratteristico nelle operazioni più elementari dell'attività mate– riai.e umana e. che si tratta, .quindi, di trasferire sul terreno dell'atione creatrice di fatti e condizioni sociali. La natura di questo adeguamento Marx la ha descritta nel « Capitale », trattando del processo del lavoro in generale. Poichè il lavoro viene con– cepito come un atto di scambio con la natura, l'uo– mo, agendo su di essa e trasformandola, moailica in pari tempo la sua stessa natura, di cui svilup– pa le possibilità, pur sottomettendo il gioco delle sue facoltà alla propria autorità. Marx sottolinea che egli ha in vista· il lavoro specificamente umano, che è una « condizione eterna della vita umana » e come tale « comune a tutte le formazioni sociali » dell'umanità, quali che siano i rapporti sociali tra i produttori. Confrontando il lavoro dell'uomo con le operazioni di un ragno e di un'ape, Marx nota· che l'attività di questi insetti può soverchiare l'arte di non pochi architetti. « Ma ciò che distingue sin da pr;incipio il peggiore degli architetti e l'ape più ahile, è che il primo ha costruito la cellula nella sua testa prima di realizzarla nella cera. Alla fine del processo del lavoro si produce un risultato che, sin dal principio, esisteva nella rappresen taziop.e ael lavoratore, .e, quindi, in una maniera ideale». Il la– voratore umano non opera « soltanto un cambia– mento di forma nelle .materie naturali; egli vi rea– lizza in pari tempo il sno scopo, di cui egli J,a co– scienza, che determina come legge il suo modo di azione ed al quale deve subordinare la sua volon- .. tà ». Prima di Marx, Hegel aveva affermato che l'uo– mo agisce secondo fini che egli pone a se stesso e sotto lo stimolo della « rappresentazione di ciò che egli è e di ciò che vuole » (La Ragione nella processo &torico come sviluppo delle forze produttive e la descrizione « subbiettiva » della storia come lotta di classe sono due forme'indipendenti ... del pensiero marxista parimenti originali, non derivando l'una dall'altra; «esse sfociano in una teoria obbiettiva e materialistica ad usò del r~cerca~ore ed in pari tempo sono destinate ad essere applicate dal proletariato nella sua lotta pratica ». · (13) E' la terza tesi delle « Glosse al Feuerbach ». Analoga– mente nella « Ideologia tedesca» si dice: « Nell'attività rivolu– zionaria il cambiàmento dell'« io » coincide con la trasforma– zione delle condizioni es.teriori ».

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