Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948
CRITICA SOCIALE 75 lettico hegeliano », questo problema coIJ..tinua a re– stare il -tema centrale delle discussioni tra le di– verse correnti marxiste. Come conciliare infatti la tesi dell'ineluttabile scomparsa del capitalismo (ineluttabilità immanente a questa « legge del movimento della società moder– na » che Marx pretende avere svelata) con l'idea di una rivoluzione politica che lo stesso Marx pone co– me un compito eminentemente eroico davanti al– la coscienza del proletariato, come un'esigenza che assume la forma di un postulato etico, ossia di un « imperativo categorico »? (1). Il mezzo più semplice, perchè è il più comodo, di risolvere questo problema, è di eluderlo: si ripudia l'una o l'altra di queste due tesi, riconducendo l'in– segnamento marxista, sia ad un sistema puramente economico, sia ad una dottrina d'azione politica. E' quel che fece Bernstein, formulando la sua conce– zione del socialismo riformista: poichè il capitali– smo non è fatalmente votato all'eliminazione, poichè la, situazione economica del proletariato va miglio– rando, la lotta rivoluzionaria, legata in Marx alla consapevolezza di una missione storica, si trasfor– ma necessariamente in una campagna per riforme politiche. ed economiche che si ritiene siano capaci· di attuare progressivamente la trasformazione della società capitalista in una società ·socialista. Dopo Bernstein, una immensa letteratura marxista è sorta attorno al problema della vi_talità della « teo– ria catastrofica» di Marx. Tra i tentativi fatti per ' salvare l'unità del pensiero marxista, quello di Rosa Luxemburg è, per il nostro argomento, il più inte– ressante. La sua opera teorica su L'accumulazione del capitale (19'13) costituisce una critica magistra– le dei dottrinari economisti che, prima e dopo Marx, si sforzavano di provare la possibilità obbiet– tiva di una accumulazione capitalistica illimitata e, in conseguenza, ·la possibilità di un dominio perma– nente del sistema capitalistico, ed uno sforzo molto serio per ristabilire i -fondamenti materialistici dell'e– tica marxista. Non importa qui di sapere se ranalisi critica a cui Rosa Luxemburg sottomette lo schema marxista della riproduzione allargata («Capitale» 1. II, sez. III) è giusta o meno. Importante è invece che questa analisi sbocca in u'na visione rivoluzio– naria della genesi del socialismo, essendo questo concepito come uno dei termini di una fatale al– ternativa, mentre l'altro è quello di una caduta del– l'umanità in una barbarie senza nome (2). Secondo l'autrice è questa alternativa storica che detta al proletariato la propria condotta rivoluzionaria e lo costringe ad intervenire attivamente nel gioco del– le forze cieche del capitale. « Più si accresce la vio– lenza con la quale, all'int.erno ed all'estero, il capi– tale annienta, per mezzo del militarismo, gli strati non capitalisti ed avvilisce le condizioni di esi– stenza di tutte le classi lavoratrici, e più la storia quotidiana dell'accumulazione capitalistica si tra– sforma, sulla scena mondiale, in una catena conti– nua di catastrofi e di convulsioni politiche e socia- (1) « La critica della religione sbocca nella dottrina che l'uomo è l'essere supremo per l'uomo e nell'imperativo cate– gorico di rovesciare tutte le relazioni sociali nelle quali l'uomo è un essere degradato, abbandonato, disprezzato » (Sacr.a hm~~. . (2) Passando sotto silenzio questa alternativa formulata da Marx sin dal 1848, James Burnham nella sua « Rivoluzione dei tecnici » ha potuto .costruire la propria teoria &peciosa della metamorfosi recente del capitalismo. La forma totalitaria delta Stato burocratico-tecnocratico è stata tuttavia prevista da Marx che la considerava CQ...me il risultato inevitabile del processo di concentrazione capitalistica, come un fenomeno indissolubil– mente legato alla ti·asformazione del capitale « personificato » in capitale « astratto ». Numerosi passi ~el Libro Ili del ~ C~– pitale » accennano a qu~sta trasform.az1one, del caplt~le ~nd1· viduale in « potenza sociale », estranea ali uomo e « 1nd1pen– dente da lui » e alle contraddizioni conseguenti. Marx giunge a parlare della « soppressione della proprietà privata » e del « lavoro privato » « nel quadro della stessa produzione capita– listica» (Libro III, cap. 29). E' nel rapporto diretto tra I pro– prietari delle condizioni di produzione ed i produttori imme– diati » che Marx credette di scoprire il « segreto intimo, il fondamento a&-coso di tutto l'e.dificiO sociale » e di « ogni for– ma specifica dello Stato » (lbid.). ibliotecaGino Bianco li, che, aggiungendosi alle catastrofi economiche pe– riodiche che assumono forma di crisi, finiranno col rendere impossibile la continuazione dell'accumu– lazione e col rendere necessaria la rivolta della clas– se operaia internazionale contro la dominazione del capitale, prima ancora che questa abbia raggiunto economicamente i propri limiti naturali ». A Rosa Luxemburg non fu dato di ricavare dalle geniali intuizioni che appaiono nella sua opera una concezione coerente dell'etica marxista. Tuttavia ·n suo tentativo di conciliare le tesi apparentemente opposte del determinismo economico e della spon– taneità del movimento proletario non ha trovato che una debole risònanza negli ideologi del marxismo. Così la sua opera e la sua vita assumono più valore per l'esempio che per la loro portata reale, ossia per la sola valida confutazione sinora tentata dell'inter– pretazione fatalista del messaggio marxista. Ad un tempo testimonio è vittima della barbarie della pri– ma guerra mondiale, essa ebbe quasi una rivelazio– ne che il socialismo non è fatale e che la « necessità storica » può generare· un caos tale che la stessa so– pravvivenza dell'umanità potrebbe esserne messa in dubbio se, nell'ora decisiva, l' « iniziativa storica» del proletariato venisse a far difetto. Con maggiore perspicacia di Lenin, che aveva compreso troppo tardi come l'insegnlamento marxista non avesse nul– la di dogmatico (3), Rosa Luxemburg seppe, sin da– gli esordi della sua polemica contro il revisionismo bernsteiniano, riconoscere l'intima correlazione dej mezzic di azione con lo scopo ideale. A questo ri– guardo, la sua concezione del sindacalismo rivolu– zionario, benchè meno fedele alle idee di Marx che non quella di George Sorel, costituisce tuttavia un luminoso contributo alla delucidazione di uno dei p-roblemi più importanti del movimento operaio (4). Quando nel 1926, per «liquidare» il marxismo, Henri de Man attaccava gli stessi fondamenti del– l'insegnamento marxista, egli pretendeva colpire non già la personalità di Marx, ma una profonda la– cuna della sua op,era: l'assenza in Marx di una ezio– logia morale del socialismo (5). Le cause obbiettive del movimento operaio - eziologia economica - ecco, secondo De Man, il solo campo che Marx abbia voluto esplorare, e in modo brillante; viceversa, per quanto concerne la sfera dei motivi etici del socia– lismo, Marx ne ha consapevolmente evitato l'esplo– razione, giungendo sino a « reprimere » i suoi stessi sentimenti morali., Insomma, per H. de Man, il so cialismo di Marx è piuttosto il prodotto della «-re– pressione » dei motivi etici che la loro manifesta– zione diretta (6). Tra i tentativi più recenti di esamin:,ire gli aspetti etici del pensiero marxista, senza postularne· il « su- . peramento » per mezzo delle teorie psicologiche mo– derne, quello di Sidney Hook si distingue per 13 preoccupazione di armonizzare i presupposti scien– tifici di questo. pensiero con i principi pragmatistic' in cui essa sbocca. Commentando il postulato mar- (3) « La nostra teoria non è un dogma, ma una guida per l'azione », hanno sempre affeJ"mato Marx ed Engels... (Lenin, Lettera sulla tattica. Aprile 1917). (4) « Non vi sono due diverse lotte di classe del proletaria– to: una lotta economica- ed una lotta politica. Non c'è che una -sola lotta di class~, che ha per obbiettivo la limitazione dello sfruttamento capitalista nel seno della società borghese ed in pari tempo l'abolizione dello sfruttamento e della società bor– ghese stessa» (LUXEMBURG, Sciopero generale, partito e sin– dacati, 1906). (5) « Zur Psychologie des Sozialismus, Jena, 1926. La tradu– zione italiana è apparsa nel 1929 presso il Laterza di Bari, sotto il titolo « Il superamento del marxismo ». (6) Sul De Mau e su Max Eastmau (La science de la révo– lution) vedi P. Naville: Psychologie, marxisme, materialisme, 1946. Il De Man e l'Eastmann non vedono in Marx che .una vit– tima di Hegel. Il primo ci propone la filosofia bergsoniana come base di un'etica socialista, il secondo, che consi3era le « Glosse sul Feuerbach » come un episodio trascurabile nella ·opera di Marx ci presenta in Lenin il modello del rivoluzio– nario non-m,rxista. Secondo Eastman, Marx « vedeva. nel suo programma d'azione una descrizione di ciò che la storia stessa stava compiendo » e « lasciava alla storia il ruolo ingrato di definire lo scopo da raggiungere» (o. c. pag. 150). ....
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