Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE sione e di vera e propria unificazi_one ,nella nostra organizzazione di partito. Ma 1!-ons1 pu<? pretendere che vengano senz'altro tolte d1 mezzo riserve e dif– fidenze che solo l'agire assieme per una comune battaglia socialista potrà disperdere. . E sarebbe assurdo e meschino pensare che questo tentativo per l'unità socialista non abbia altro mo– vente che una bassa preoccupazione elettorale o un interessato assillo di trovare una sistemazione ·poli– tica per alcuni sbandati senza seguito ~ senza <:re: dito; La mozione approvata sta a smentire qualsiasi malevola e ottusa ìnterpretazione di questo genere. Riunendo in federazione queste diverse forze e co– stituendole in « unione dei socialisti » (formula che merita una· speciale considerazione per. la sua novi– tà e per il suo carattere democratico, giacchè unifica senza livellare, accorda senza coartare, collega sen– za imporre credi e senza imbastire equivoci), la mo– zione pone come condizione qnella di affrontare la imminente battaglia elettorale sotto liste di unità so- · cialista. E' un'apertura nei confronti del P.S.L.I., il quàle, se del caso, dovrà diventare, di fronte alla « unione », l'altra (e preminente) parte contraente di queste liste d'unità socialista. Ad ogni modo, ove manchi una intesa con noi per affrontare insieme l'agone elettorale in nome dell'unità socialista, i par– tecipanti si sono solennemente impegnati a non scendère nella battaglia elettorale, a rifiutare di es- . ser presentati come candidati. ' . Nel convegno di Milano si è fatto realmente un pas'so avanti verso l'unità socialista. Spetta trarne· ora le conclusioni. Non c'è dubbio che incombono su noi gravi responsabilità. Ci troviamo di fronte ad una prospetttiva inaspettata di dare concretezza a quella unità socialista che naturalmente non abbi_a– mo proclamato soltanto perchè debba restare sulla carta. delle mozioni. Il « patriottismo di partito», anche se legittimo, anche se nascente dalla persua– sione di avere bene e tempestivamente operato, non deve esserci impedimento ostativo. Proprio il fatto che l'« unione dei socialisti» abbia preventivamente eliminato il rischio di presentare liste proprie in concori:enza con le nostre, e proclamato, in man– canza d'un accordo con noi, di non affrontare la battaglia con candidati propri, è cosa che aggrava la nostra responsabilità e deve rendere ad un tempo più limpide ed oneste le trattative (anche in vista della disciplina d'azione fufura) e Ii>iÙmeditate le decisioni. Ma spetta anche ai co.mpagni della « unione dei socialisti » - a quei compagni socialisti con i quali ci auguriamo di essere a fianco, non. già soltanto in una difficile campagna elettorale, ma in quel grande -e potente Partito Socialista senz'altri agget– tivi ch'è in cima ai nostri pensieri - il compren– dere (al di là della vana discussione sulle nostre origini) da,una parte che sarebbe compromettere lo sforzo per l'unità socialista il. trascurare e il non rafforzare appieno la nostra compagine organizza– tiva, cceando 1m'improvvisata ed abborracciata or– ganizzazione a se stante (ciò che sarebbe 1 poi creare quell'« altro» partito socia,lista, che concordemente gli intervenuti al Castello Sforzesco harino escluso) e d'altra parte che la battaglia per la democrazia socialista non la si può oggi seriamente affrontare in Italia che su quelle premesse politiche e su quegli orientamenti ·programmatici che da un anno ci sfor– ziamo d,i mettere in evidenza. .GIULIANO PISCHEL In memoria del Manifesto dei comunisti Come dalla « Critica Sociale», il centenario del Manifesto dei Comunisti- è stato celebrato da tutt~ le riviste socialiste europee che abbiamo avuto tra mano. Avendo pubblicato nel passato fascicolo al– cuni scritti dei migliori studiosi i_taliani del marxi– smo, i quali, con molta • nostra soddisfazione, sono stati accolti con favore da tutti i nostri lettori, sia– mo lieti di dare in questo numero la traduzione di due fra i migliori scritti che abbiamo letti nelle ri- viste straniere. 0 11 primo, 'che abbiamo letto in un fascicolo di Re– vue socialiste, costituisce l'inirodu:;;ione ad una prege– vole antologia marxista pubblicata in Francia dal compagno M. Rube/; il secondo è un artii:ol,o pub– blicato su/l'americana « Modern .Review » da F. A. Ridfoy, un laburista di sinistra, membro del Consi- - glio Nazionale dell'lndependent Labor Party, ,il quale, in conformità a1le sue direttive politiche, ha dato al suo scritto un'ispirazione anticomunista i e, al tempo stesso, anti-socialdemocratica. Pu·r non consentendo in(eramente con le affermazioni con– tenute nella fine di quello scritto, esso ci sembra tuttavia molto pregevole e degno di considerazione. LA CRITICA SOCIALE . Lineamenti di un'etica Marxista Socialismo o barbarie. Una contraddi.zione insanabile sembra viziare l'in– segnamento di Marx: da una parte l'affermazione della società veramente umana vi è presentata corne una conseguenza fatale dello sfasciamento non meno fatale del regime capitalistico; dall'altra parte la ri– voluzione sociale che deve apportare la trasforma– zione radicale della condizione umana vi appare come opera realizzata da individui pienamente co– scienti, che assumono un compito storico chiara– mente circoscritto. Da una parte, quindi, Marx af– ferma che « ciò: che qu,esto o quest'altro proletario, BibliotecaGino Bianco od .anche l'insieme del proletariato, s'immagina esse– re momentaneamente il .suo scopo » non lla impor– tanza; ciò che importa è l'esistenza effettiva del pro– •letariato, la quale impone ad esso la sua azione sto– riea (« Sacra Famiglia»). Obbiettivi ed azione sto– rici sono « prescritti » al proletariato « in maniera , concreta ed irrevocabile, nella sua stessa situazione, come in tutta l'attuale organizzazione ·della ·società borghese » (ibid.). II capitalismo genera la sua stessa negazione, il socialismo, co'n « la fatalità di l'ln pro– cesso naturale» (« Capiitale »). D'altra p_arte invece noi leggiamo : « La Storia non fa nulla ... è ptuttosto l'uomo,· l'uomo reale e vivente che fa tutto ... Non è affatto la Storia c'he si serve dell'uomo come di un mezzo per realizzarè i suoi propri fini, come se fosse un personaggio incarnato. La storia non è che -l'attività deli'uomo che persegue i suoi propri fini » (« Sacra Famiglia»). Oppure: « La massa pl'escrive alla storia i ·suoi compiti e la sua azioae-·» (ibid.). Si scorge da queste stesse citazioni che uria con– cezione strettamente -fatalista dell'evoluzione storica· · coesiste ,con una Eede assoluta nella « iaiziativa sto– rièa >> della classe oppressa, j~v_estita (da chi ?l di una « missione storica ». , E' possibile rendere armonìche tesi così contrad– dittorie, senza fare a brandellfla fondamentale unità del genio di Marx o senz-a trincerarsi dietro il pre– teso esoterismo del suo messaggio? Non essendo mai stato posto in questa forma il problema, l'insegna– mento di Marx ha immancabilmente subito i travisa- - menti più vari, poichè i giudizi sono· stati avan- - zati in modo ugualmente perentorio, e con pari ade– renza nella scelta dei testi invocati, a favore dell'una o dell'altra tesi.- ' Per limi.tarci al tema particolare affrontato in queste pagine, H pvoblema della « necessità storica » del socialismo •è senza dubbio il più controverso tra quanti non hanno cessato mai di 'tener viva la di– scordia nelle file degli ideologi marxis_ti. Posto per la prima volta .dal Bernstein, ·che ritenne di scor– gere nella teoria marxista sulla fatalità dello sfascia– mento del capitalismo « l'imboscata del metodo dia-

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