Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE 73 . quei liberali di sinistra (fulcro Carandini) stacca– tisi in diversi momenti dal P.L.I., sempre più sci– volante a destra ; coalizione che avrebbe dovuto attirare a_ s~ tutti quei democratici, aperti ad esi– genze sociah, e non inquadrati in ben definite ca– selle politiche. In realtà l'esigenza di dare una struttura organica, attorno ad un concreto e reali– stico progcamma politico e sociale comune, a que– ste forze, non era nè nuova nè recente. In ·parti– colare se n'er:;i. fatto paladino, già· da oltre sei mesi, -!,o_ ~la/o m_oderi!o, attraverso scritti, convegni ed 1~1ziative d1 vano genere. Tuttavia, presentata co– si, ad un congresso nazionale, senza una preven– tiva ed approfqndita delibazione dei congressi pro, vinciali, la proposta non poteva non apJ)arire che un imp_rovvisato ed unilaterale progetto, in pari tempo immaturo e tardivo. Nella imminenza del– l'agone elettorale, il progetto assumeva fatalmente l'aspetto di una delle solite combinazioni· elettorali più o meno ambigue, più o meno meccaniche, più o meno effimere; pericolosa per noi e probabilmen– te male intesa dall'opinione pubblica, in questa ma– teria assai disincantata. Ma, a parte ciò, il Congres– so comprese benissimo che la vera difesa della de– mocrazia oggi è possibile soltanto su di qn piano socialista, ad opera di forze socialiste, con orienta– menti decisamente socialisti. E comprese soprat– tutto che suo inderogabile doveri:! - acuìto dall'e– sito del congresso romano del P.S.I. - era difen– dere con intransigenza le ragioni socialiste che ave– vano presidiato le sue origini e che contrassegnano la sua posizione: ciò che non era possibile ade– rendo ad ibride alleanze. Appunto per questo il Congresso ancora una volta riaffermò, al contrario, l'esigenza dell'unità di tutte le forze socialiste, autenticamente democratiche ed autonome. Su di essa si trovarono concordi gli ora– tori di tutte le correnti (nessuno apparve propenso a suggestioni frontiste); ed essa venne esplicita– mente dichiarata nella mozione finale approvata a grande maggioranza. · . Il Congresso di Napoli non era, si può aire, an– cora finito, che a questo problema della unità so– cialista nuove· e immediate prospettive schiudeva il Convegno nella sala del Gonfalone del Castello Sforzesco a Milano. Indetto da « Europa Socialista », esso era diretto a raccogliere - in nome appunto della unità socialista - e a .porre davanti a precisi interrogativi e a chiare responsabilità le varie for– ze socialiste italiane fautrici dell'autonomia del so– cialismo democratico, o non inquadrate in partiti, o rimaste sparse .ed allo stato potenziale, o ribelli ·alla liquidazione del Partito Socialista Italiano nel mare magnum del «fronte.». Queste forze, variamente operose, variamente raggruppate (quando addirittura non si tratta di singole personalità), variamente omogenee, difficil– mente valutabili quando dalla loro consistenza nu– merica si voglia (come pur si deve) passare ad' ap– prezzarne la for'za d'attrazione potenziale .e la ca– pacità virtuale, si possono grosso mo.do ricondurre a quattro fondamentali nuclei, che si sono manife– stati in diverso modo nel convegno milanese. C'è, anzitutto, « Europa Socialista », perno Silone. Era il raggruppamento a cui andava il merito della iniziativa. Ed a Silone spetta il ben maggiore me– rito di avere posto, sin dall'inizio, i prl:!cisi pro– blemi, insieme politici ed 9rganizzativi, a cui il Convegno doveya in maniera altrettanto precisa rispondere, come fece. D'altra parte proprio in que– sto nucleo apparve più tenace, anche se sorpassata 0 logorata dagli ~vvenimenti ~i g:~est'~nno di_ vita politica, la tesi d_1t_enta.re_ la_ rm{l1flcaz~one dei due tronconi del socialismo itahano su di un terreno estraneo a quello fatto proprio dai due partiti socia– listi e ad essi in certo modo mediano ed equidistan– te. E pertanto, se non aperta critica, doveva da que– sto lato persistere una certa_ freddezza, o mancan~ za di cordialità, nei confronti del P.S.L.I. C'era poi il Movimento d'azione socialista :< Giu~ stizia e Libertà », ossia quel settore del Partito di Azione e in rea.Ità la grande maggioranza della sua « base ;, e soprattutto del 1;1ovi1;1e!ltogiovanile, che, pur esplicito nelle sue tesi socialiste, aveva catego- BibliotecaGino Bianco ricamente rifiutato nella scorsa estate di operare quella «confluenza» nel P.S.I., apprestata da alcuni dei suoi dirigenti. Questo nucleo, che dell'originario Partito d'Azione sembra avere· ereditato le caratte– ristiche di visione critica, di volontà realistica e di rigorismo morale, ci è apparso più con'sistente. Il processo di selezione e di decantazione a cui hanno sottoposto questi uomini le viceç.de dei Partito d'A– ziome, lo sforzo di chiarificazione e di concretamen– to a· cui, grazie all'illuminata .guida di Garosci e di Vittorelli, ha condotto quell'ottimo quotidiano ch'è « Italia Socialista », ha determinato una effettiva coesione, attorno ad un'esigenza di concreta e rea– lizzatrice e moralizzatrice azione socialista, in uo– mini di pur diverso temperamento, da Codignola a Calamandrei, da Garosci a Ernesto Rossi. Tra costo– ro vi è una più esplicita apertura verso il P.S.L.I. - e se ne è reso interprete Codignola -: ma non va dimenticato da un lato che un po' anche per nostra colpa essi non sono entrati, sin da princi– pio, nella nostra casa, e d'altro lato che essi fanno qualche riserva sulla nostra azione politica. Più dffficilmente catalogabile il terzo nucleo, quel– lo che viene chiamato dei «socialisti indipendenti», c che qui ha trovato un interprete efficace e sincero in Dino Savelli. Il substrato di questo nucleo va ricer– cato sopraftutto in uomini - e sono uomini di po– polo, e rion certo intellettuali - che hanno parte– cipato alla resistenza: partigiani, operai, tecnici, per i quali l'esigenza di rinnovamento politico e sociale del Paese non è un mito dileguato. Taluni di essi hanno fatto l'esperienza sfortunata dell'originario M.R.P.; quasi tutti, pur movendo da postulati socia– listi, si sono tenuti lontani, tra l'accoramento ed il disgusto, dalle polemiche dei partiti socialisti italia– ni,· aNspicando l'esigenza di un grande, di un mo– derno, •di un realizzatore partito socialista, non di– h\niato in battaglie intestine e capace invece di as– surgere a strumento di effettive conquiste e di sta– bili realizzazioni. Smania di uscire dai vecchi -sche– mi; insofferenza per le impostazioni puramente ideo– logiche; ostilità per demagogie ed astrattismi; pre– tesa di svolgere concretamente un piano socialista, piuttosto che limitarsi ·a discettarne in astratto; dif– fidenza per il politicantismo ,e per i personalismi: queste sembrano essere le riserve, più o meno espli– cite, nei nostri confronti. Infine il quarto e potenzialmente più importante nucleo è costituito da quei compagni autonomisti del P.S.I. ( più esattamente dalla più coraggiosa avanguardia di costoro), che vi sono rimasti in posi– zione di battaglia, attorno ad Ivan Matteo Lombar– do, e che non intendono lasciarsi travolgere nel pro– cesso di forzosa liquidazione del Parti lo Socialista Italiano nelle viscide spire del « fronte popolare». Verso costoro, e verso i moltissimi che stanno die– tro costoro, deve essere particolarmente viva la no– stra comprensione. E' comprensibile infatti che essi ci rimproverino di avere con la nostra secessione resa più dura e meno efficace la loro battaglia (an– che se proprio l'esistenza del nostro Partito ha sal– vaguardato la posizione di un socialismo democra– tico ed autonomo nel nostr;o Paese); è comprensil;>ile che essi · serbino un particolare « complesso anti– scissionistico » (anche se solo la nostra scissione consente oggi ad essi una meno dra.rnn;i.atica libertà di decisione); è comprensibile che· essi non siano ancora del tutto liberi dal veleno istillato in loro dalla campagna di avversione, di calunnie, di insi– nuazioni che è stata contro noi condotta con tanta mancanza di scrupoli e che nostre perplessità o no– stri errori (anche se incomparabilmente minori di quelli dei dirigenti del P.S.I.) appaiono ai loro occhi ingigantiti e con dubbiosi aloni d'ombra. Sarebbe assurdo pretendere che tutti costoro pos~ sano o debbano ricredersi sul conto nostro, prende– re atto della fondatezza delle nostre determinazioni, plaudire incondizio_natamente al nostro ope~ato, aiungendo illico et iinmediate alla logica conclusione di entrare nelle nostre file. Dobbiamo anzi dire che una simile prospettiva ci sembrerebbe prematura e non scevra da equivoci. Ci .potrà e ci (lovrà essere (e ne avremo anche noi la nostra parte df responsa– bilità) un processo di avvicinamento, di compren-

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