Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948
82 CRITICA sopALE nv1: vuoi l'egoismo umano dei liberali, vuoi lo stato pro– letario dei comunisti; non ha dunque una teoria metafisica che le consenta di tagliare, per lo meno in astratto, ogni questione in maniera assolutamente netta. E' una posizione dinamica, in continuo adattamento alla realtà, realtà che cerca d'altra parte di trasformare per il sempre più pro– ficuo adattamento in vista dei fini che si propone. Di stabile, di permanente non vi è che la profonda e sincera volontà di realizzare una convivenza fra tutti i popoli della terra, nella quale libertà ed uguaglianza acquistino significato con– creto ed umano. Di quali mezzi ci serviamo noi per raggiungere il contem– _peramento fra queste tre esigenze in contrasto? Altri hanno parlato del mezzo più nobile, più completo in quest'opera di rinnovamento sociale, che è l'educazione della classe lavoratrice alla vera coscienza dei propri diritti e di quelli altrui, alla tolleranza ed all'amore del prossimo ... far sì, insomma, che l'egoismo non sia più l'incentivo dell'azione umana. E' questa certamente la via maestra del socialismo. Io intendo invece parlare di un mezzo più modesto, che dà risultati meno profondi, ma ugualmente sensibili, date le condizioni reali esistenti: il «piano». La libertà dell'iniziativa individuale non realizza la più equa distribuzione della ricchezza prodotta. Il movimento crescente della concentrazione della ricchezza, la continua fo,rmazione di monopoli crea situazioni di privilegio a sca– pito della maggioranza, la quale, attraverso il potere poli– tico, tenta di difendersi. Il piano non è altro che la predi– sposizione dell'insieme di misure che lo Stato intende pren– dere, coordinate fra di loro nel tempo e nello spazio, in modo che raggiungano, col minimo di sforzi, col minimo di costi per la collettività, gli scopi prefissi. Sono i fini e la forma con cui il piano si costruisce e si realizza che fanno di un piano un piano socialista o reazio– nario. Soltanto che per uno Stato reazionario il miglior pia– no economico è quello di non averne e cli lasciare che ai conflitti sociali pensi il « piano per l'ordine pubblico» .il che sappiamo tutti che cosa signiijchi. Si ·parla tanto male dei piani e ne parlano soprattutto quei gruppi che con maggior rigore li applicano, ma per bene– ficio proprio. Ma quando i vari piani si intersecano, quando si trova una strettoia, chi passerà per il primo? Chi regola le precedenze o le cosiddette priorità? Chi manovra i se– mafori, come dice Trèmelloni? Sarà la sola forza "fisica de– gli uomini? Sarà la forza del capitale? Ed è qui che in-· terviene l'organo cui. è affidata la vigilanza dell'interesse collettivo: lo Stato. La vera essenza della pianificazione. Le esigenze quindi delle masse ed i propri obiettivi spe– cifici non possono essere realizzati abbandonando la dire-• zione della vita economica e sociale alle interfer-enze di in– dividui indipendenti, che ricercano il massimo profitto in un'economia di mercato. L'importanza crescente delle ri– sorse materiali e tecniche, la scala sempre più ampia delle attività umane e l'ascesa delle forme collettive di ·pensiero e d'azione' distruggono l'efficacia del meccanismo costruito sull'ipotesi di una società atomistica e sul processo dell'equi– librio automatico attraverso il libero gioco dei prezzi. La ricerca nazionale, e spesso internazionale, del progresso tec– nico, postula la previsione collettiva e la direzione razionale della società. E' questa la vera essenza della pianificazione ! E' la coscienza· della nostra capacità di fissarci vasti obiet– tivi nazio·nali e mondiali nell'interesse delle masse e di rea– lizzare interventi in vista del loro raggiungimento, attraver- so l'azione di organi collettivi. · In un regime di pianificazione l'equazione fra l'offerta e ,la domanda diventa un'equazione fra la capacità massima della produzione e la domanda reale massima. Questa con– _siderazione porta a modificare un congegno economico basi– lare: i prezzi! I prezzi non sono i soli regolatori del mer– cato. Senza .dubbio servono ancora a permettere il trasfe– rimento dei beni dalla produzione al consumo, ma non sono · più il punto d'incontro fra la domanda e l'offerta •effettiva: al prezzo di mercato si sostituisce il prezzo sociale. Non è soltanto una differenza di terminologia.: vi è una diffe'. renza di scopi e di procedimenti. Mentre l'industria inoderna ha fatto, .nel corso di questi ultimi anni, grandi ·sforzi per stimolare nuove domande, coi suoi tentativi di estendere i suoi mercati sia all'interno che all'estero, mentre somme enormi sono state spese in sfor– zi di vendita e di ·pubblicità, è un fatto che l'uno do,Po l'altro tutti i ram.i industriali si sono urtati alla barriera di una domanda effettiva limitata, barriera contro la quale la potenzialità sempre crescente dell'industria si è continua- BibliotecaGino Bianco mente infranta, con quanto danno per il benessere umano è facile comprendere, solo che si ripensi agli anni attorno al 1930, quando grano e cotone venivano bruciati sull'altare dei profitti dei capitalisti, mentre sullo stesso altare si im– molavano intere masse di esseri umani denutriti ed intirizziti dal freddo. Infatti 'il tentativo per risolvere le sue difficolta, il capitale l'ha sempre imperniato sulla restrizione della produzione, senza prestare attenzione ai bisogni economici reali. La pi:;mificazione economica prende coscienza dei bisogni reali e della capacità massima di produzione ed ha una tat– tica còmpletamente diversa. Il problema essenziale che si pone è di sapere in quale misura la capacità di produzione di un qualunque settore industriale può soddisfare i bisogni reali in determinate condizioni di sviluppo economico e so– ciale e di t~ntare di mantenere la capacità di produzione a .questo punto di equilibrio, senza che vi sia eccesso o ca– renza d'investimenti nel ramo. Anzichè autorizzare ogni of– ficina, ogni impresa a farsi la propria· legge, la pianifica– zione richiede a tutte le unità economiche di fissarsi un obiet– tivo comune. Anzichè tentare di controllare le attività delle società con una regolamentazione negativa ed incoerente, la pianificazione adotta un sistema positivo e coordinato di ~unzio"! c~iara~ent~ concep(t~ : nettamen\e realizzate. E' 11 raggmng1mento d1 un eqmhbno volontario fra produzio– ne, consumi e risparmio che la tecnica della manovra mone– taria (saggio di sconto, _operazioni di mercato aperto) non basta più a realizzare. Bastava· mezzo secolo fa, quando il costo dell'inflazione o della deflazione veniva supinamente sopportato dalla grande massa lavoratrice, quando essa non aveva quella che per alcuni è « eccessiva coscienza dei pro– pri diritti » e restava quieta e tranquilla nel susseguirsi di crisi che erano considerate una specie di flagello del Signo– re, magari scherzi della Luna, assolutamente al di fuori della volontà degli' uomini. Oggi è diverso. I sacrifici si fanno e si accettano solo se si tocca col dito che sono con– divisi da tutti. Ma. perchè lo Stato possa intervenire nella vita econo– mica, per poter sostituire · all'automatismo del mercato la condotta raz_ionale della vita economica, è indispensabile il meccanismo, oc.corre l'organizzazione adatta, competente, snella ed efficiente, disarticolata capillarmente nel tessuto del paese. E' certamente una burocrazia, ma certamente è una burocrazia diversa da quella che tutti conosciamo, che avrà i suoi costi, i suoi difetti inevitàbili, ma inferiori _comun– que al costo enorme che le crisi e le guerre rappresentano per la collettività. La rifonna della burocrazia. Perno fondamentale dunque del .innovamento della no– stra struttura economica è s.enza dubbio la riforma della no– stra burocrazia. Bacata da 20 anni di servilismo alla Con– findustria, priva di competenza e .mai ·pagata, dalla libera– zione ad oggi non ha manifestato alcun miglioramento, an~i è in continuo deterioramento, se deteriorarsi può ancora, .per la sfacciata. immissione nei punti nevralgici cl.ella strut– tura di elementi che non hanno altro merito che. di appar– tenere al .partito d'ominante; è una continua occupazione di posizioni chiave -da parte di elementi che, sia sotto la scusa di tecnicismo o· per la mancanza di tecnica e quindi di idee proprie, le attingono all'unica fonte esistente nel loro am– biente : la Confindustria. Se dunque l'impostazione che noi diamo ai problemi è quella che ho fin qui tracciata, -come attraverso tale impo– stazione risolveremmo i gravi problemi della nostra vita economica? Tremelloni ha precisato i termini del problema. La nostra situazione, e purtroppo non solo attuale, è carat– terizzata: a) da un enorme eccesso di mano d'opera; b) dalla mancanza di capitali necessari a darci attrezzature tec– niche adeguate per impiegare economicamente un così gran numero di lavoratori; e) dalle possibilità insignificanti di emigrazione. , · A queste tre caratteristiche obiettive dobbiamo aggiun– gere una considerazione d'ordine morale, che pròietta sulle prime la giusta luce: « L'essére umano, per il solo fatto che esiste, ha diritto ad un minimo di vita ». , Il quadro è così compléto e si sintetizza nella seguente frase : siamo in troppi, ma nessuno deve morire di fame, anzi tutti devono vivere nelle migliori condizioni possibili. I nostri consumi superano la nostra produzione, le spese su– perano i ricavi. La oòstra è un'economia fallimentare. Se vogliamo avviarci verso il risanamento non bisogna nascoR– rlerci questa realtà per timore dei provvedimenti che sem– bra logico di dover prendere. Un qualunque bottegaio insegnerebbe che quando ua bi-·
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