Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE 81 'nell'arte cul.inaria, « la riuscita di un cibo é prova– ta dal fatto che esso vien mangiato ». Co11cludiamo che, per i propositi dell'età in cui e~so fu scritto (la limitazione é marxista e bisogna ricordarlo sempre), il Manifesto rimane l'opera mag– giore, il documento chiave: e così é _per l'età di transi.zio ne nella quale noi stessi stiamo vivendo; di transizione dall'immaturità sociale alla maturi– tà, dalle classi e dallo Stato classista ad una società senza classi, dallo Stato nazionale alla comunità mondiale, dal capitalismo al socialismo, dalla prei- storia alla storia. · Nessun dubbio, l'evoluzione umana non si ferme– rà qui, come non si é fermata nei suoi sviluppi del– le prime epoche; il motto é: -« Avanti, sempre più in alto! » E, nessun dubbio, le nuove età, con nuovi problemi, produrranno nuove costellazioni nel fir– mamento intellettuale. Lasciamo che la posterità ri– solva i suoi problemi. Sarebbe il più crasso rinne– gamento del marxismo se noi negassimo ciò. Ma per la nostra età il Manifesto del 1848 resta la chia– ve per la nostra era, la sua parola· animatrice. Il Manifesto dei comunisti, del resto, nori deve essere considerato come un lavoro puramente teo– retico. Questo meraviglioso documento critico ana– litico rappresentò, ripeto, quell'unità di teoda e di pratica che esso predicò. Esso fu la prognosi poli– tica della prossima « Rivoluzione mondiale·», della storia in atto, non meno che una ispirata analisi della storia passata. E, come « manifesto politico », quali sono i suoi insegnamenti oggi, nell'anno 100 dell'era marxista? Perché, comunque vadano le cose, tale é la nostra età. E' lo spirito di Marx che in mo-. do preminente aleggia sulla nostra era rivoluzio– naria. In generale, si può affermare ·che,· come· guida pratica all'azione rivoluzjonaria del secolo seguen– te, il Manifesto ha avuto meno successo C'he nel cam po della pura teoria. E fu .così perché, per dirla con un paradosso, esso fu troppo poco marxista. Perché Marx ed Engels erano veri scienziati in teo– Fia, ma, troppo evidentemente, degeneraronò in pu– ri ottimisti politici in pratica. ln nessun senso, se noi vogliamo affermare i principi marxisti, il mon– do ed anche l'Europa del 1848, semi feudale e per tre quarti analfabeta, erano pronti per una genuina rivoluzio·ne marxista, uria· rivoluzione « dell'immen– sa maggioranza nell'interesse dell'immensa maggio– ranza». Ancora oggi, in metà del mondo, gli essen– ziali prerequisiti di ogni rivoluzione: produzione di massa, democrazia politica, cultura scientifica, sono deficienti. E quanto era peggio nel 1848 ! Non si può fare a menò. di conèludere che, in una appa– rentemente anticipata rivoluzione socialista contro la concreta oscurità del 18.48, i nostri autori efl'etti– Yamente ,banno sostituito alla scienza marxista la loro ottimistica volontà di rinnovamento. Similmente·, la sfortuna storica del marxismo é derivata dal fatto che la sua maggior concezione po– litica, dell' « immensa maggioranza che conquista il potere coscientemente per trasformare la 'società nel suo proprio interesse », non si é mai réalizzata nello attuale terreno storico. Delle due maggiori scuole che nel. mondo contem– poraneo professano di derivare dalla tradizione marxista la socialdemocrazia ha dimenticato com– pletamen'te l'indispensabile aspetto rivoluzionario del marxismo, mentre il comunismo ha abbandona– to l'aspetto democratico, ugualmente indispensabi– le. La socialdemòcrazia, così come é, è democrat~– ca ma è il contraria di rivoluzionaria; mentre Il co~unismo (stile russo) è rivoluzionario, ma non democratico. La socialdemocrazia, in pratica, si identifica. con il sistema capitalistico che essa te~– ta gradualmente ~i trasfo~mare. D~l canto. suo Il comunismo sostituisce la dittatura di una mmoran– za del proletariato sulla società (e sullo stesso pro– letariato) ad una genuina, marxista « dittatura del proletariato » che, come è intesa dagli stessi Marx ed Engels, è semplicemente un sino~imo della de– mocrazia politica, di governo della « immensa mag– poranza :.. · . . Il vero marxismo politico non è nè comumsta ne socialdemocratico. ·Esso è rivoluzionario e demo– cratico. ibliotecaGino Bianco La politica economica -del P. S. L. I. . Nell'ultimo giorno del Congresso di Napoli il compagno Cittone ha pronunziato sull'argomento indicato nel titolo qi,i sopra un nutrito discorso, che è stato seguito con molta at– tenzione dai presenti e che ci pare efficacissimo p.er fissare in materia le direttive dell'azione del nostro Partito. -Abbia– mo quindi pregato il compagno Cittone di favorircene il te– sto, che diamo qi,i quasi integrai_::!1,ente. LA C. s. Caratteristica del nostro Partito. Credo di non sbagliare se caratterizzo il nostro partito come un partito che tenta di raggiungere il migliore con– temperamento fra le seguenti tre esigenze, indissolubil– menté complementarì per i suoi fini, ma non raggiungibili tutte al massimo della loro intensità, perchè il livello di sod– disfazione di una compromette quello delle altre: 1°) il raggiungimento di un massimo di produzione; :i") la determinazione della socialmente più equa distri– buzione del JJrodotto ; 3°) l'@sservanza nell'azione per il raggiungimento degli scopi precedenti, della regola del gioco della democrazia, che essenzialmente significa consentire alle minoranze di diven– tare maggioranze. . Grosso modo, tutti i' partiti professano lo stesso ideale: rag– giungere il massimo livello della vita per la collettività. La differenza non sta tanto nel fine quanto nei mezzi che si impiegano. · I liberisti, p: es., sostengono eh; la produzione diventa mas– sìma attraverso il libero gioco delle forze naturali dell'uo– mo e l'unico freno consentito è. quello che deriva dalla sua educazione morale. Per essi il massimo di produzione non può che dare il meglio nella distribuzione. Se la torta sarà più grande, le fette, per quanto inegualmente tagliate, saranno in definitiva le più grosse. Se si volesse fare invece una di– stribuzione della torta diversa da ·quella che deriva dal libero gioco delle forze naturali, questo ·reagisce in modo che la · torta diventa più piccola, per cui l'equità della divi– sione, anzichè portare un miglioramento ai singoli, peggiora la loro situazione. E' il riconoscimento di guesto antagonismo fra massima produzioqe e più equa distribuzione che porta alcuni partiti e certi governi ad applicare misure totalitarie. E' il desi– derio di ottenere le due cose alla volta, nel tempo più breve possibile, che li spinge a sopprimere quanto è ugualmente inclispensabile alla vita umana: la libertà! Del restò la posizione liberista non è che approssimati– vamente corretta, e solo a lungo andare. Ma il grande Key– nes il teorica della piena occupazione, usava dire che nel « l~ngo andare saremo tutti morti » e non ci interesse:à af– fatto se avremo prodotto molto o poco. Non serve ragionare in termini di generazioni, perchè gli individui vivono giorno per giorno e le sofferenze degli uni non si compensano con · le soddisfazioni che avranno gli altri. · E' su questo genere di osservazicin~ che noi socialis_ti:che siamo rivoluzionari nei fini concreti, ma · democratici net mezzi costruiamo la nostra posizione fra quelle estreme ora d~lineate. · E' una posizione difficile, perchè è il punto di inco~tro fra tre variabili, punto contil).uamente m1;1tevole,perche m_ute– voli sono sia l'azione umana che l'ambiente nel quale agisce. Non ha l'appoggio di una teoria metafisica che poggi salda– mente su un unico elemento dal quale tutto logicamente de- Concludiamo affermando che, dopo un secolo, il. Manifesto dei ·comunisti non ha in alcun modo p~r: sci il suo rilievo per lo nostra era. La sua analisi scientifica rimane di grande valore, insorpa~sa~o. Esso rimane un faro, ma in nessun senso un limite al pensiero umaho in questa era di transizione ver– ·so un ordine sociale migliore. Infine, fino a, quan~o questa migliore società ~enza class~ ~on sara realiz- ' zata in tutto il mondo e pura venta aff,ermare ch_e la nostra età rimane essenzialmente l'eta del Mam– festo dei Comunisti del 1848. F. A. RrnLEY •

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