Critica Sociale - anno XL - n. 4 - 16 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE 79 Dopo cento anni: 1848 - i948 1. - ll « Manifesto ·dei comunisti» nella storia umana. L'anno 1848, l'anno della borghese « rivoluzione mondiale», deve essere veramenté considerato co– me l'anno Uno dell'Era socialista nella storia mon– diale. E fg così per due .ragioni, il- cui concorso conferma quella classica « unità di· teoria e di pra– tica» che la filosofia marxista identificava con la maturità della cultura umana nell'età socialista. Perchè l'anno 1848, mentre suscitò a Parigi, al– lora capitale rivohizionaria d'EHropa, il primo mo– vimento di massa della nuova classe rivoluziona– ,·ia, il proletariato, la classe· dei lavoratori e dei tee nici che la rivoluzione industriale de!" secolo pre– cedente aveva fatto sorgere, vedev.a contemporanea– mente la nascita di una nuova teoria della storia e della società .che, come avviene ·delle ideologie di genio, compendiò le tendenze fondamentali dell'era nascente, ponendosi come il segnalé .indicatore del futuro. Questi teoretici «.prolegomeni ad ogni futura teo– ria sociale » (per parafrasare Emanuele Kant) era– no rappresentati dal « Manifesto dei comunisti », scritto dagli esiliati tedeschi Marx ed Engels per in– carico della Lega dei comunisti e pubblicato a Lon– dra alla fine di febbraio del 1848, in quasi perfetta coincidenza con la rivoluzione dei lavoratori pari– gini, che cacciò il régime borghese del re Luigi Fi– lippo nel limbo delle èose dimenticate. Così la pratica rivoluzio1rnria della nas~ente età sociali-sta, espressa nel'la positiva azione politica del– le masse lavoratrici, fece un passo parall'elo a quello della. nuova analisi teoretica dell'era rivoluzionaria che, appuntò allora, stav,a nascendo. « L'unità della teoria e della pratica », che doveva e1:1sere il sim• bolo essenziale della nuova età, fu cesì felicemente iniziata fin dall'inizio della nuova età stessa. · La essenziale metodologia storica del « Manifesto dei comunisti » consiste nel fatto che esso spazzò via, una volta per tutte, il vecchio contrasto fra le aspirazioni utopistiche .delle masse e la loro prati– ca inefficienza e incensistenza in rapporto alle con– crete pòssibilità dell'ep·oca contemporanea. Con la pubblicazione del « Manifesto » (questo « Nuovo Testamento », per adoperar.e una acconcia metafo– ra religiosa, della scienza so_ciale) ebbe termine la lunga età socialmente « preist€1rica », durant~ la quale l'etica umana era stata poco più che un in– gannevole miraggio, che spingeva l'umanità verso un fine elevato, per l'effettivo raggiungimento del qua– le, essa avrebbe avuto bisognò di strumenti materiali che· 1e inancavano. Con il positivo ingresso sulla scena politica della classe lavoratrice, erede politica della rivoluzione francese ed erede economica .aella rivoluzione in- . dustriale, cominciò una nuova era della società urna-- · na e della coscien_za sociale umana. Furon€1 'gli au– tori del M:ànifesto i soli ·fra i pensatori europei del loro tempo che, come è proprio dei geni nel senso più alt€1, scorsero per primi la reale n:i,tura e le sin– golari possibilità di questa epoca. Dal 184~, e st;mpre più chiaramente a mano a mano che gh a~n_1 P8:S– sarono divenne evidente che la· svolta decisiva m tutta l~ storia dell'uomo, da quand€1 esso è diven– tato uomo, è stata la rivoluzione industriale del XVIII e del XIX secolo. Come risultato di q1'1esta radicale trasformazio– · ne attuata in q:uesta età e da questa età, per la pri– ma volta nella sua lunga e dolorosa storia fatta prin– cipalmente di « sa,ngue, sµdore e lacrime » l'uma– nità ha acquistato gli indispensabili « strumenti per ~ il lavoro ». E il « lavoro » diventa in questo caso n~n altro che il raggiungimento di una comunità mondiale, di un· mondo fatto non più per umane be– stie da preda opportunamente mascherate_ :-- per l'< homo rapiens » ·-, ma per una umamta real– mente umana; per un vero homo sapiens. La prima e più importante caratteristica del Ma– nifesto fu che esso rivelò agli uomini la_natura dei l01'o compiti nella nuova età della macchina, e nello ibliotecaGino Bianco stesso tempo la natura degli strumenti di cui questa età li d€1tava. Nel 1848, come del resto oggi, l'uma– nità si trovò nel periodo .di contrasto fra due im– mense epoche: l'età « preistorica» agraria dell'im– maturità passata, e l'età della macchina e della ma– turità sociale futura. Fu suprema gloria, del Manifesto quella di aver detto la prima parola su questa fondamentale tran– sizione. ,Perciò nella storia della filosofia il Manifesto rappresenta l'essenziale introduzione al marxismo; e nel marxismo non vi è un'ultima parola così come nop vi sono «cause prime». Si può affermare ii' para– dosso. che l'ultima parola del marxismo è che non vi è un'ultima parola; tutto è transitorio, temporaneo ed essenzialmente condizionato dal professo storico e, per conseguenza, nulla è permanepte. Nel febbraio _ 1848, con la pubblicazione del Manifesto dei comu– nisti, l'idea della relatività entrò sulla vecchia sce– na metafisica e in particolare ebbe parte premi– nente nella filosofia della ·storia. · Socialismò utopistico e socialismo scientifico. Nella famosa· introduzione alla sua polemica con– tro Diihring, scritta parecchio tempo dopo che egli, in collaborazione con Marx, aveva lanciato il Ma– nifesto, Engels · pone in contrasto il suo « sociali– smo scientifico » con i sistemi « utopistici » che lo avevano preceduto. E veramente· sarebbe stato sto– ricamente corretto andare molto oltre quanto non vada l'Engels nel suo giudizio sul socialismo utopistico. Infatti le teorie dei pionieri inglesi, fran– cesi, tédeschi del socialismo, quali Owen, Saint-Si– mon, Fourier, Cabet ecc., ai quali soli Engels dà, piuttosto gratuitamente, il termine di utopisti, rap– presentano l'ultim9 capitolo, si potrebbe dire la fa– se culminante dell'utopismo sociale clre si ritrova iÌ:t quasi tutta la storia conosciuta, e va dallo « Sta– to del Sole » del greco Iambulos (3 secolo a. <Z.)ai rivoluzionari re di Sparta, al grande Spartaco, il Lenin dell'antichità, ed a centinaia di sètte medie– vali, dagli Ussiti ,agli Anabattisti e ai Livellatori dell'età della Riforma. - . Tutti questi movimenti europei, dell'antichità e medievali, per non ricordare anche i movimenti si– mili cinese e maomettano si volsero secondo la tra– dizione utopistica cli una permanente protesta eti– ca e' di frequeuti rivolte contro l'altrettanto perma– nente orrore della società divisà in classi e contro lo Stato classista, ossia come mia catena di rivolte contro ~l'esistente ordine di cose. Ciò avvenne dalla prima rivolta dei servi egiziani (le cui aspirazioni egualitarie sono ricordate in un papiro egiziano del– l'epoca, recentemente scoperto) fino all'esodo· di E– tienne Cabet e dei suoi « Icarii » francesi. Cabet ed i suoi pellegrini volevano fondare la loro utopisti– ca « Nuova Gerusalemme », questa « Città del So– le » del secolo XIX, nei deserti del Texas, proprio :nello stesso tempo in cui Marx ed Engels, all'inizio del 1848, stavano scrivendo il loro Manifesto. Gli utopisti dell'inizio del secolo XIX, ai quali spe– bificamente- .Engels si riferisce, rap·presentano, ri– peto, soltanto la fase finale di, quell'immemor~bile tradizione dell'utopismo comumsta: una trad1z10ne pòliticamehte conclusa dall'ascesa del proletariato moderno, che mostrò la sua attiva consistenza po– litica come classe sulle barricate di Parigi nel feb– braio-giugno 1848; e teoretjcam«)nte annientata du– rante quelle memorabili settimane dalla nuova ana~ lisi sociale, un'analisi, diversamente da quella degh utopisti, da Moro e Campanelfa a Owen e St. Si– più su sogni mistici e su un volontaristico adempi– mento del dovere etico, come era stato per .i grandi utopisti, da Modo e Campanella a Owen e St. Si-– mon, per non parlare che dei moderni. Quale era la base e l'immutata caratteristica che aveva contraddistinto la lunga epoca del socialismo utopistico per più di duemila anni, dallo « Stato del Sole » di Iambulos alla Comunità di Cabet? In bre– ve il socialismo utopistico rappresenta la protesta m~rale dell'umanità contro la sua stessa immaturi– tà sociale. Fil, nello stesso tempo, la sua gloria e .Ja sua impotenza pratica. Esso scorgeva e èondannaYa (e tutti gli onori gli siano resi) gli orrori dello Sta– to schiavistico e sfruttatore che è, in ogni tempo e luogo, lo Stato della proprietà privata, delle classi,

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