Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948
CRITICA SOCIALE 51 fautore della concezione marxista come ad esempio il sarto Eccarius. ' Di ciò è chiaro indizio una circolare diffusa dalla cen– trale della.« Lega». n~l novembre 1846 (3). Vi si constata che « tutte le _idee soc1;1_h ~ comunistiche vanno facendo i più confortanti pro~ress1, s1 che nessun partito può incontrare favore se non s1 adopera più o meno per una trasformazio– ne della odierna . società » ; si deplora (e si badi che qui t~aspare quella esigenza a cui il M·anifesto doveva poi sod– disfare)_ che ~< ancora non sia stata formulata una semplice Professione di fede comunista»· si osserva che non ha al– cuna pratica importanza formul~re· astrattamente sistemi co– rr_iu_1;1istici ~ so~iali con la pretesta di voler influire con prin– CIP)I dottnnan sul corso delle cose; si pone come compito « d1 promuovere sempre il grandioso movimento della nostra epoca e di dirigerlo con tutte le. no_stre forze». Dopo aver fatto un resocop.to delle condizioni del movimento comunista nei d\versi _paesi, si afferma la necessità di raggiungere una magg10r chiarezza ed unità,di concezioni e si assegna a tutte le comunità il compito di affrontare tre problemi: qual'è la posizione del proletariato di fronte all'alta e bassa bor– ghesia? qual'è la sua posizione di fronte ai variì partiti reli– giosi? qual'è la sua posizione rispetto ai partiti sociali e so– cialisti? 1 E la circolare chiudeva con la raccomandazione: dete, meditate, discutete, riferite ... Era un sintomo di rinnovamento. * * * diffom- Queste due distinte parabole s'incrociarono quando, al principio del 1847, l'orologiaio Joseph Moli, che tra i diri– genti della « Leg.1» costituiva il genio diplomatico, si recò a Bruxelles dal Marx e a Parigi dall'Engels per invitarli ad entrare ufficialmente nella «Lega», col corrispettivo impe– gno di un sollecito rinnovamento di idee, di direttive e di organizzazione. « Noi sapevamo bene - ricorderà poi l'En- ' gels (4) - quanto fosse necessaria un'organizzazione entro la cla~se lavoratrice tedesca, fosse solo per ragioni di pro– paganda... Ora !a « Lega » era già questa organizzazione. Ciò che finora .noi avevamo criticato era adesso abbandonato come difettoso dagH stessi rappresentanti della Lega; e noi stessi eravamo invitati a contribuire alla sua riorganizzazio– ne. Potevamo rifiutarci? No, certamente. Entrammo quin– di nella "Lega"». Condizione precisa a· questa adesione era stata la convo– cazione di un congresso, a Londra, per la primavera-estate, che· gettasse le basi nuove o rinnovate del movimento. Di questo intento è prezioso documento una circolare del febbraio 1847 (5). Nel convocare il congresso, si proclama esplicitamente la necessità di « una completa revisione»: « La umanità marcia risolutamente in avanti e in ogni petto si ridesta la coscienza e con essa, l'aspirazione alla libertà: per– ciò dobbiamo sempre seguire i bisogni J; non volere costrin– gere la gente a sottoporsi a leggi che repugnano al loro spi– rito». Fa soprattutto un altro passo avanti l'idea che « bi– sogna redigere una breve ·professione di fede comunista, la quale venga tradotta in tutte le lingue europee, e diffusa in tutti i paesi», affinchè « sappiamo finalmente in modo chiaro quello che vogliamo», senza sperdersi a discutere o a liti– gare su certi aspetti o soluzioni della società futura. Ma questo compito deve essere frutto dei liberi dibattiti delle comunità. Per orientare, la circolare proponeva di con– centrare l'indagine su tre problemi: che cos'è il comunismo e che cosa vogliono i comunisti? che cos'è il socialismo e che cosa vogliono i socialisti? come si potrà istituire nel modo più rapido e più facile l'organizzazione comunista? Per me-. glio chiarire le idee si osserva che il socialismo (naturalmen– te quale era allora inteso e chiamato) « ha come mira pre– cipu,i. quella di rabberciare l'antico edificio, colmare e na– scondere ali' occhio le fessure scoppiate col tempo, oppure, tutt'al più, come i fourieristi, erigere un nuovo piano sul– l'antico marcio edificio ... Appunto perchè la parola socialismo non esprime un'idea precisa, ma può significare tutto o nulla, appunto per questo cercano rifugio sotto la sua bandiera tutte le teste fatue, gli ubriachi d'amore del prossimo, tutti quegli individui, che vorrebbero fare qualche cosa, ma non hanno il coraggio dell'azione. E tutti costoro inveiscono con- (3) E' stata riprodotta per intero in questa stessa rivista, anno 1919, pag. 273. (4) Prefazione allo scritto del 1852 di Marx « Rivelazioni sul processo dei comunisti a Colonia ». (.5) Cfr. Critica Sociale 1919, pag. 273 e segg. B1bl1oteca Gmo Bianco tro i comunisti che non vogliono più rattoppare l'antico edi– ficio, ma vogliono costruirne uno completamente nuovo». Com'è noto, il 1 giugno 1847, si apriva a Londra il Con– gresso della « Lega dei giusti». Vi erano intervenuti l'En– gels per la comunità di Parigi, il Wolff per la comunità di Bruxelles. Marx, allegando diffieoltà finanziarie era rimasto a Bruxelles: ma forse si trattava di star prudentemente ·a vedere se il processo di rinnovamento della « Lega » era una realtà od una semplice buona intenzione. Se questi timori sussistevano, il congresso dovette però dissiparli. Il Congresso ribattezzò esplicitamente la «Lega» in « Le– ga dei Comunisti»; abbandonò il vecchio motto misticheg– giante « Tutti gli uomini sono fratelli», per adottare. quello, diventato fatidico, di « Proletari di tutti i Paesi, unitevi! », propo~to dall'Engels; adottò come obiettivo del movimento comunista «il rovesciamento della borghesia, il dominio del proletariato, l'eliminazione della vecchia società fondata sui contrasti di classe e la fondazione di una nuova società sen– za classi e senza proprietà privata » ( 6) ; profilò un'organiz– zazione a base democratica, con comunità e circoli autonomi, per la quale rinviò al prossimo congresso da tenersi entro l'an– no, la form\llazione di appositi stafuti; infine stabilì che, se clandestina fosse dovuta rimanere l'attività della «Lega», oc– correva manifestarne invece gli intenti, i caratteri, i metodi, in modo da escludere ogni_equivoco, dando la maggiore pub– blicità ad lilla « professione di fede». E deliberò che il pros, simo congresso avrebbe approvato il testo di questa pubolica dichiarazione programmatica. * * * Per quanto sappiamo, almeno tre furono gli sforzi per concretare questa « professione di fede». E in tutti troviamo adottato l'identico criterio formale, probabilmente suggerito dal Congresso, di dare ad essa forma catechistica, schema– tizzando popolarmente l'espressione in una successione di do– mande e risposte. Uno di questi abbozzi v~nne redatto dallo Schapper e sot– toposto alla comunità londinese. E' quello più semplicistic0 e più utopistico. In più di un punto ripete testualmente l'e– sposizione dei problemi più importanti che si. era fatta nella circolare del febbraio. La discussione, iniziata nelle sedute della Società comunistica per la Cultura degli operai, andò a rilento. Come risulta dai processi verbali che ci sono stati tramandati (7), ancora il 23 novembre non si era arrivati più in là del paragrafo 20, il quale affrontava la ormai stan– tia questione della «-comunanza delle donne», fonte di tanti equivoci e di tante avversioni ,per negare che ad essa miras– sero i comunisti, affermando invece che « nei rapporti pri– vati fra uomo e donna e, in genere, nella famiglia noi c'in– geriamo soltanto quando ne potesse essere turbato il nuovo ordinamento sòciale ». La discussione riprese il 30 novembre, vigilia del Congresso, e altri oratori avrebbero voluto inter– venire. Ma, constatata la impossibilità di poter presentare un progetto completo, il presidente fece accettare la proposta di aggiornare la « discussione s·ociale» per « invitare - disse - akuni cittatlini del continente qui presenti ,Engels, Marx e Tedesco, a dare ragguagli intorno al movimento nel Conti– nente». Interessano in modo particolare alcuni punti (8), che sembra siano stati elaborati ,o sollecitati dall'Engels, riguar– danti le fondamentali domande sull'essenza del comunismo (risposta: « il comunismo è un sistema secondo cui la terra deve essere bene comune tra gli uomini, secondo cui ognuno deve lavorare e produrre cin base alle sue forze e ciascuno godere e consumare secondo le sue forze. I comunisti vo– gliono dunque demolire tutto l'ordine sociale e mettere in sua vece un ordine completamente nuovo»), sulla differenza fra esso e il socia\ismo, sulla sua posizione rispetto all'alta e bassa borghesia, ecc. Assai significative sono le risposte alla domanda : « in qual modo il comunismo può essere introdotto con maggiore rapidità e facilità? » « Noi non siam9 degli escogitatori di sistemi », si dice. « Noi sappiamo per espe– rienza quanto sia insensato discutere le modificazioni da ap– portare in una S'1cietà futura, di rompersi la testa su queste discussioni e di trascurare intanto i mezzi pratici 1,he pos- (6) MEHRING F. Storia della democrl1%ia sociale tedesca in Marx, Engels, Lassalle, Opere, Milano, ed. Avanti, vol. VI, pag. 284. ' (7) Cfr. Critica Sociale del 1919, cit. (8) SO><EllHAUSBN L., L'humanisme agissant de K. Marx, Pa– ris, 1946, p. 160.
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=