Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948

50 CRI'l'ICA SOCIALE Le orig1n1 del Manifesto dei comunisti Il Manifesto dei comunisti costituisce, come tutti san1;10, jl punto di partenza del socialismo moderno, nella sua m– dissolubile unione di pensiero e d'azione. Ma a sua volta esso rappresenta il punto di arrivo e di st~tu;a di due d!verse parabole, sino allora procedute tra lo:o d1stmte e che m es– so confluiscono: l'una, di carattere 1deolog1co, impersonata nel pensiero di Carlo Marx; l'altra, di carattere pratico e politico, manifestantesi nei circoli d'origine ed impronta pro– letaria e soprattutto nell'attività proselitistica di quella « Le– ga de/ giusti », che riuniva nelle sue file artigiani e operai emigrati dalla Germania, ed ormai respiranti il clima più inquieto dell'Europa Occidentale, società segreta « comuni– sta» la quale, dopo varie disavventure, aveva stabilito a Londra la sua sede centrale. * * * Non ,sarebbe materialmente possibile esporre, qui, in ma– niera, ~sauriente, il vario e profondo processo di formazione ideologica di Marx. Basti ricordare, come data cruciale, quell'anno 1845, che segna l'inizio dell'esilio a Bruxelles di Marx ormai affian– cato dal fedelissimo Engels. Esso segna la conclusione di una frase critico-ideologica svoltasi in un primo tempo sot- . to l'egida della critica radicaleggiante, ma ancora astratta, della « sinistra hegeliana » e poi sotto quella dell'« umanismo realistico» feuerbacchiano, sempre più permeato di motivi sociali e di storicismo dialettico. Marx scopre che la cri– tica ideologica può bensì sovvertire e rovesciare delle idee, ma non basta di per sè a far presa sul mondo reale : ed è questo che occorre invece mutare. Deve intervenire un'at– tività pratica, rivoluzionaria, che promani dalla stessa si– tuazione obbiettiva del momento storico. Così, mentre sui faticati fogli ·della Ideologia tedesca ma– tura quella concezione che ebbe il nome di « materialismo · storico » e che nella mordente critica agli ultimi epigoni post-hegeliani decapita la visione trascendentale della sto– ria come sviluppo di un'Idea e le sostituisce la concezione di un processo dialettico delle forze umane in atto, Marx, precorso in ciò da Moses Hess e dallo stesso Engels, ap– proda al comunismo. Non si tratta più dell'escogitazione di un razionale sistema atto a porre rimedio ai mali della so– cietà, com'era vezzo di quei solitari riformatori sociali che allora venivano considerati e chiamati « socialisti»; e non si tratta nemmeno più (come ancora manifestava in gran parte il Manoscritto storico-economico del 1844) di concepire la lotta di classe sul terreno, alquanto astratto, di una mera antitesi dialettica tra la borghesia (tesi consen1atrice) ed il proletariato (antitesi rivoluzionaria), implicante il primo ter– mine la caratteristica del piìi sfrenato egoismo, il secondo quella delle più avvilente disumanizzazione ed « estrania- , zione » dell'uomo. Si profila invece la ricostruzione, in una società senza classi, superatrice tanto della borghesia quanto del proletariato, dell'uomo integrale, dell'uomo sociale, in un nuovo senso di socialità ed in un esercizio collettivo del– le risorse produttive. Si tratta di' un più profondo intendi– mento del processo storico nella sua natura sociale. « Il co– ·munismo non è una dottrina, ma un movimento», spiegherà molto bene l'Engels (I) « Esso non procede da principii, ma dalle cose. I « comunisti » non hanno come premessa questa o quella filosofia, ma l'intera storia sino ad oggi, ed in mo– do particolare le sua attuali ed èffettive ripercussioni sui paesi civili. Il comunismo è sorto dalla grande industria e dalle sue conseguenze, dall'affermarsi di un mercato mon– diale, dalla inerte sfrenata concorrenza, dalle sempre più . imponenti ed .universali crisi commerciali, datla lotta di clas– se tra il proletariato e la borghesia. In quanto esso possa considerarsi come teoria, il comunismo è l'espressione teo– retica della posizione del proletariato in questa lotta e la teoretica concezione delle condizioni per la liberazione del "proletariato». · Matura in tal modo, sulle premesse dialettiche del mate– rialismo storico, una nuova concezione critico-pratica dei :comunismo, nella ristretta cerchia di amici, di operai e di (l) Nella polemica del 1847 sulla « Deulsche Brusselle,· Zei luJtg » contro IL Heinzen, riprodotta nella rivista austriaca Der Kampf, 1914, p. 508. BibliotecaGino Biancu artigiani tedeschi, che a Bruxelles si costituisce attorno a Marx. Questa concezione è alquanto diversa dalla conce– zione del «comunismo» quale veniva predicato e propugna– to nelle molte società segrete comuniste e nella stessa « Le– ga dei giusti». Si poggiava bensì- ed era un'altra diffe– renza dalle premesse ancora aclassiste dei « socialisti » - su di una base schiettamente proletaria e si comprendeva che il proletariato sarebbe stato il protagonista della redentrict rivoluzione sociale: ma si vagava ancora tra mentalità co– spiratoria e fraternalismo sentimentale, tra miti palingene– tici e concezioni miracolistiche, tra un rivoluzionarismo pa– rolaio e barricadiero, nient' affatto consapevole dell' esigen– za di trovare rispondenza nelle condizioni storiche, e quello che Marx chiamava « comunismo grossolano», mirante ben– sì alla soppressione della proprietà privata, ma per « spar– tire» la ricchezza tra tutti i membri della società e spar– pagliare tra tutti i lavoratori diretti gli strumenti della pro– duzione, con un risultato reazionario. E' singolare come, malgrado le simpatie, tanto Marx a Parigi, quanto l'En– gels a Manchester ed a Londra avessero nel 1844, e senza alcuna preventiva intesa tra loro, rifiutato di entrare a fare formalmente parte delle associazioni comuniste, ed in ispecie delle filiazioni della « Lega dei giusti», limitandosi, tutt'al più, ad assistere a qualche seduta, e ciò perchè ne sentiva– no spirito e concezioni t-t-oppo·angusti, inefficienti e lontani dal loro modo di vedere. Concretati i lineamenti della loro concezione critico-pra– tica del comunismo (2), a partire dal 1846 Marx ed Engels faranno della piccola comunità di Bruxelles, acquisita al loro pénsiero, il centro d'irradiazione della loro nuova in– terpretazione. Spetterà in particolare a Marx il compito in– grato, ma necessario, di compiere una chiarificazione delle posizioni, affrontando e stroncando risoluta.mente uomini, miti o modi di pensare che intralciavano la sicura marcia del movimento. Si comincia con il sarto Guglielmo Weitling, letterario apostolo di un comunismo fraternalistico-misti– cheggiante, semplicemente rivoluzionario. Si prosegue poi contro le fumose verbosità pseudo-filosofiche e sentimen– taloidi di quella dottorale deviazione tedesca che s'era auto– proclamata « vero socialismo». Si sfrondano le illusioni quietistiche é paternalistiche del « socialismo cristiano» an– te litteram. Si attacca a fondo l'idolo del socialismo fran– cese, il Proudhon, mostrando l'inconsistenza dei suoi siste– mi, la perplessità delle sue antinomie piccolo-borghesi, la negatività delle sue critiche alle contraddizioni della società presente, rilevando non solo la materiale impossibilità di estirpare dal suo sistema il « lato brutto», il « lato cattivo», ma la soppressione dell'elemento dialettico, in funzione di incentivo rivoluzionario, che da ciò sarebbe derivata. Di tut– te queste concezioni e di tutte queste polemiche è cenno in quel capitoletto del Manifesto dove si tratta della « Lettera– tura socialista e comunista » : ma giova notare come esse siano, all'epoca dell'apparire del Manifesto, delle battaglie già vinte. Questo il contribnto, ad tin tempo distruttivo e costrutti– vo, del pensiero di Marx. * * * Dall'altra parte sta la parabola, anch'essa dinamica, della « Lega dei Giusti». Sul suolo inglese i vezzi cospiratorii, le romanticherie carbonaresche e le ingenuità proselitistiche che avevano sino allora improntato l'azione di quella Lega, ap– parvero man mano fuori luogo. L'influenza del pratico em– pirismo inglese, i contatti politici con i cartisti, gli addentel– lati con la lotta di classe condotta dagli operai inglesi, una pjù ardente visione della società capitalistica e dei suoi con– trasti, imponevano una revisione di metodi. L'ascen~enfe che sulla «Lega» aveva esercitato _il Weitling, con le sue illu– sioni di colpi di mano minoritari, era manifestamente in de– clino. Gli stessi dirigenti della « Lega», Schapper, Bauer e Mol,l, sentivano la necessità di disfarsi dei « v~cchi pregiudi– zi da artigiani» e delle discussioni accademiche circa la struttura della futura società comunista, e di affrontare la critica alla società presente su basi più intelligenti, reali– stiche e proficue per il movimento. Le idee di Marx si fa– cevano sempre più sentire, sia indirettamente, tramite le corrispondenze e le circolari che venivano irradiate da Bru– xelles, sia direttamente, per influenza di qualche uomo, già (2) Crediamo superfluo far notare che le parole • comuni– .smo » e « socialismo » sono usate nel significato che avev.ano nel mon1ento in cui venne alla luce il Manifesto, ben di• ·verso da queIJo che ebbero più tardi. I

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