Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948
CRITICA SOCIALE 49 formazioni, le critiche contro il « Manifesto » si so– no accumulate, e non solo per il fatto che cent'anni non passano invano neppure per un'opera geniale come_ questa: c'è_ c~i ci enumera le molte previsioni sbagliate,, a commciare dalla imminenza della rivo– luzione proletaria; chi ci dimostra che le classi so– ciali sono ~ntità più fluide, più frastagliate, meno compatte di quanto qui non appaia e che tra le due fond_amentali classi della società fl uttuano quei ceti medi che e~roneamente Marx aveva da.ti per esposti :.d una rapida scomparsa; chi, come i r evisionisti d'.antica memoria, predica che, semmai, Marx va «ag– !,P":nato ,i e che certe teorie, come quella della mi– seria crescente o della fine catastrofica della società borghese attraverso una serie di crisi cconomit-he sono pure fantasie. Chi rammemora che Man: ha in– dividuato una detenpinata fase· storica del capifali– s1uo: euforica, propulsiva, espansiva, cosmoµolilica, ben lontana da quella stritolatrice, parassitaria, mo– nopolistica, imperialistica o nazionalistica e con ben altri tentacoli sui pubblici poteri, che caratterizza il capitalismo finanziario odierno. A queste ed a molte altre obbie.zioni mosse al « Manifesto ~ molte altre constatazioni dovremmo aggiungere _noi stessi: il prqblema della conquista del potere, pur con l'avvento, degli Stati democra– tici moderni, s'è fatto ben al.trimenti complesso; l'in-• ternazionalismo socialista non è quella categorica verità e quel solidale operare compatto dei proletari di tutti i paesi che vedeva Marx; l'esperienza russa ha dimostrato che non basta la soppressione della . proprietà privata, e neanche l'esterminio della bor– ghesia, per costituire una società veramente senza classi, senza sfruttamenti e senza oppressioni, e che lungi dal dissolversi in una « amministrazione delle cose » ivi lo Stato ha assunto i più dispotici e sof– focatorii aspetti totalitari: la comunanza dell'inte– resse di classe non ha• impedito che il bolscevismo mondiale provocasse nel seno stesso della classe la– voratrice la più deleteria scissione sul terreno del– l'azione politica. Dobbiamo addirittura constatare che non è'è nep– pure uno tra i problemi esposti nel « Man·ifesto » che nel corso di questi cent'anni non si sia .a.tal punto complicato da richiedere una messa a punto che implica spesso un lungo discorso e, comunque, una visione critica. Eppure'... · Ecco: la forza, la verità e la fecondità. del Mani– festo consistono proprio in questo continuo riger– mogliare di .un «eppure», che vittoriosamente si contrappone ai suoi critici, ai suoi denigratori, ai suoi avversari. Quali e quanti ne siano gli aspetti perenti, invecchiati e superati e___ taluni dei quali_ ammessi dagli stessi autori nelle successive prefa– zioni - il Manifesto serba la sua sostanziale validi– tà. E come denuncia dei caratteri fondamentali e non eliminabiH dell'ordine e della mentalità bor– ghese; e come configurazione della dinamica e delle persistenti contraddizioni del sistema economico-so– ciale in cui viviamo; e come individuazione delle forze capaci di portare al suo superame.nto; -e come messaggio di azione, di riscatto, di liberazione, il cui realizzarsi è affidato alla stessa classe oppressa e non è. più opera ,o elargizione o beneficenza delle classi dominanti. Esso rimane perenne insegnamento della necessa– ria e concreta sintesi - in rapporto con un grande movimento collettivo di oppressi e di diseredati - di rivoluzionarismo (ch'è ripudio del passato e fon– dazione di un mondo nuovo) e di storicismo (ch'è coscienza della continuftà del processo in diveni– re) di realismo (« l'emancipazione deHa classe lavo– rat~ice non può· essere opePa che della classe lavo– ratrice stessa») e di escatologia (in una rivoluzione socialista « i proletari non hanno nulla da perdere fuorchè le loro catene. Hanno tutto un mondo da guadagnare»~, di inte~dimef.lto razi~nal~ e di tra– sformazione m atto, di pensiero e di az10ne. Geor– ges Sorel diceva che il Manifesto, con il suo assi– duo richiamo alle condizioni storiche ed ai limiti obbiettivi dell'azione, è un « consiglio di prudenza al rivoluzionario ». Ed è vero: però in quanto si ammetta che esso, da capo a fondo, è tutto una le– zione, non soltanto di coscienza, ma anche di vo- lontà rivoluzionaria. . Il Manifesto costituisce una data. Essa segna !l punto di discriminazioae, non soltanto tra un movi- BibliotecaGino Bianco mento ancora in gestione ed un movimento robu– sto e maturo, dotato di una propria visione, ma tra socialismo utopistico e socialismo critico. Ossia tra ia cerebrale ed individualistica prefigurazione di sistemi socialisti, concettualmente delineati e rac– _chiudenti un principio. astratto di giustizia, che « si debbono » attuare, o per la loro razionalità o per la loro umanità, e movimento socialista in atto, inne– stato nel processo storico e dialetticamente svilup– pantesi dal divenire delle cose su cui reagisce l'a– zione degli uomini (umwiilzende Praxis) consape– vole di sè, delle proprie possibilità, dei propri fini, ma anche dei propri limiti e delle proprie forze. Il Manifesto liquida gli ideologi, i sognatori e i filan– tropi e crea dei militanti. Soprattutto quale vitale immedesimazione con quella che il nostro Machiavelli avrebbe chiamato la « verità effettuale delle cose » ! Non s'impreca, pur con tutte le sciagure dell'esistenza proletaria, contro la borghesia: ma anzi si comincia proprio col tesser~ l'elegio della funzione rivoluzionaria· e suscitatrice della borghesia. Non si elencano, pia– tendo e dolendo, mali, iatture e catastrofi: ma si spiega come essi siano una conseguenza logica e coe– rente di un sistema fondato sul privilegio e sull'an– tagonismo e non sono mali eliminabili con un po' di buona volontà, di carità cristiana o di intenti.u– manitari o per mezzo di qualche epidermica rifor– ma, ma provocano, come incentivo dialettico, la ne– cessità di rovesciamento dello stato di cose da cui nascono. Non si discute del materialismo storico e del metodo dialettico, teoricamente diffondendosi a spiegarne caratteri e funzioni, ma si fa balzare .questa visione dottrinaria dalle cose, si mostra• in atto quel processo per cui la oorghesia trionfante genera in sè e da sè le condizioni storiche ed eco– nomiche che impongono il superamento del suo do– minio e soprattutto quella forza umana - la forza della classe lavoratrice - che è destinata ad ope– rarne il seppellimento. Non c'è invece un'invettiva contro i mezzi moderni di produzione e cdntro il capitale: si constata come essi, anche per la neces– saria collàborazione di tutto il complesso delle forze di lavoro che richiedono, sono ormai maturi per es– sere trasferiti alla collettività e da questa gestiti, ·per l'interesse comune e non più per il profitto pri- vato. . . · Ma in particolar modo stringente, perchè oggi più attuale che mai, è il dilemma che il Manifesto. pone, col constatare che « la. borghesia non può rima– nere a lungo la classe dominante della società, nè imporle come legge regolatrice le condizioni della propria esistenza. E' inetta a dominare perchè non può assicurare ai suoi schiavi la vita insieme con la schiavitù· ed è costretta a lasciarli cadere in condi– zioni da doverli nutrire anzichè esserne nutrita. La società non può più sottostarle perchè l'esistenza della borghesia non è più compatibile con la socie– tà ». Dilemma che si sostanzia in questi termini: .o il caos del regime capitalistico borghese, che noi siamo ora meglio (perchè più tragicamente) in gra– do di valutare nella sua catena -di miserie, di crisi, di guerre, di rinascenti imperiàHsmi, di perenni an– tagonismi; o l'avvento d,ella rivoluzione sociale, per volontà consapevole delle forze socialiste. Che poi per noi, nel nostro drammatico oggi, questo secon– do capo del dilemma si sia spezzato in un'ulteriore alternativa: cioè tra totalitarismo oppressivo e dit– tatoriale della esperienza bolscevica e socialismo democratico, sola premessa per attuare quella so– cietà socialista, preconizzata dal Manifesto, « in cui il libero sviluppo di ciascuno è la condizione per il libero sviluppo di tutti », è questione che impone risolutamente una scelta che non ha mediazioni, ma che non toglie vigore all'alternativa di Marx: o il socialismo o la barbarie. • Ecco perchè questo minuscolo Manifesto è il testo che ancor oggi ci indica la strada. Ecco perchè Marx rimane per noi « colui che ci ha dato la spa– da » : quella del pensiero, quella della forza con– creta. Ed ecco infine perchè questo centenario del Ma– nifesto dei Comunisti ci trova tutti in piedi a ri– cordarlo. Da quei fogli ci viene ancora l'incitamen– to che da cent'anni guida i socialisti nelle loro bat– taglie: Avanti, compagni, avanti! LA CRITICA SOCIALE
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