Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948

CRITICA SOCIALE 47 la proprietà e un programma di radicali riforme di struttura che avvicina certi gruppi al nostro parti– t~, nel q~ale potrebbero anzi essere accolti senza bisog?o dr mutare in nulla le loro idee. Certo esso no~ e una forza molto efficiente in un momento in cm, creata la repubblica e datale la Costituzione es– s~ no_n_ pu~ es~e:e rafforzata con .semplici pvo;ve– d1menti leg1slativ1, ma solo con l'infondere nella sua form~ un contenuto che risponda risolutamente al– le esigenze della evoluzione sociale che abbia cioè una schietta fisionomia socialista. .' E' dunque .al nostro partito che incombe il com– pito più grave nella prossima storia del nostro Pae– se. Di questo tutti i compagni debbono essere con– sapevoli e trarne argomento di orgoglio, ma, al tem– po stesso, anche la esatta convinzione che occorrre lavorare tenacemente, lottare coraggiosamente es– sere spinti da una « fanatica >> convinzione di ~oler e dover vincere -per il bene dèl Paese, per ,il trionfo dei nostri ideali d1 giustizia e di civiltà., · .U. G. M. Euforia repubblicana e tragedia social- frontista Congresso sostanzialmente sereno, quello del P.R.I. à Na– poli. Di fronte ad entusiasmi, c'erano bensì nell'aria riserve per1:1Iessità ed anche qualche esplicita ostilità alla parteci~ paz10ne al governo. Ma proprio il modo eccessivo irruento ~emplicistico e demagogico con cui gli on. Paolucci ed Azzi: con mentalità e gergo da ~< fronte popolare» se ne :Eecero interpreti, finì con lo scaricare del tutto i~ocuamente la tensione .Anche coloro che, come il Della Seta, si erano mostrati dubitosi dell'opportunità del passo fatto, furono spinti a conciliarsi, senza troppe difficoltà, con i più fer-. vidi partecipazionisti. Eliminati i contrasti effettivi b potenziali, il Congresso si svolse soprattutto su due piani. L'uno, che bisognerebbe chiamare governativo, si palesò nelle relazioni dei ministri, on. Pacciardi, Sforza e Facchi– nett.i. E fu caratterizzato : dal tono alquanto ottimistico sul– !' opera del governo e sulle sue possibilità; dalla polemica assai dura e assai aspra con· i comtmisti, in ritorsione alle accuse ed insinuazioni fatte; dalla difesa qi una_ politica di piena indipendenza e di collaborazione tra i popoli, sul ter– reno della politica estera ; dalla convinzione di avere da– to una nuova impronta alla politica governativa, impe– dendo lo slittamento verso destra della D. C., per giungere ad affermare con Pacciardi: « non ha bisogno di soccorsi di destra la D. C.: la repubblica la difenderemo noi. D'al– tra parte ogni velleità di riscossa fascista sarebbe da ·noi stroncata». Su questo piano la conclusione è .stata di un pieno assenso alla politica seguita e di una notevole eufo– ria per il futuro, per quanto concerne la difesa della de– mocrazia e della libertà, quanto meno sotto il loro aspetto formale. L'altro piano, meno appariscente dal lato oratorio e meno cònsono alla conclamata fedeltà ai sacri principi, costitui– sce la riprova del riuscito innesto, sul vecchio tronco d'edera repubblicana, con la sua fisionomia tradizionale e ristretta, di giovani e più-vitali germogli, dovuti agli apporti di for– ze nuove, soprattutto gli ex-azionisti e gli ex-liberali di si-. nistra confluiti nel P.R.l. Questo apporto si è mostrato sot– to l'aspetto di concretezza ed aderenza ai problemi del pae– se e di una volontà politica immediata e libera da vecchi schemi ideologici. Gli interventi di Brosio, di Ferruccio Par– ri, sostenitore della necessità di una pianificazione econo– mica, di Ciffarelli; l'esposizione del problema meridionale da. parte di Ugo La Malfa, e, per altro verso, la relazione del sindacalista Enrico Parri, hanno dato un contributo di equilibrio -pratico e di capacità costruttiva. Forse per la prima volta si è scesi dall'empireo delle idee pure e delle nobili tradizioni storiche per agitare i problemi di una riù efficiente linea di condotta. Notevole, per noi, l'affermazione di Pacciardi che, ;e il P.R I. vuole effettivamente rappresentare le nobili tradi,io- 1bl10 eca ni italiane, deve accettare i postulati soc;ialisti e mediante una « fraterna intesa » con il P. S.L.I., concorrer: a ,aoncre– t;ir~ la « terza forza». N cm infondatamente il Congresso poteva pertanto ron– duilersi con una nota di fiducia nelle forze e nei compiti del P.R.I. Ben maggiore importanza rivestiva il Congresso del P.S.I. a Roma. Non si esagera affermando che l'attenzione di tutti i suoi aderenti, di gran parte della classe lavoratrice ed an– che delle forze di destra in genere era concentrata su di esso. Diciamo subito che il risultato - la piena ed incondizio– ~ata adesione al « fronte democratico popolare ecc. ecc. » é ti conseguente annullamento del Partito Socialista Italiano nella politica, nel programma e nelle manovre di esso - non ci, ha affatto sorpresi. Il Congresso era prevenuto dai fatti. Questi fatti si chia– mavano: .da un (ato l'iniziativa presa dai dirigenti e dall'ap– parato d1 dar vita, come strumento di lotta al « fronte:. in!ziativa subito accaparrata, trasfusa, fatta' propria e do~ mmata con un proprio colorito e tono dal P.C.I. nel suo recen~e <;ongresso; d'altro lato le relazioni presentate, per la Dm,z10ne uscente, da Basso (appunto sulla politica del «fronte»), da Nenni (sostanziale allineainento socialista al– la politica dettata a Bialystok, sotto la fittizia maschera del « partito della pace», che lotta contro il « _partito della guer– ra») e da Morandi (piano socialista come strumento di rot– tura dell'economia tradizionale). Di fronte a questi fatti la «base» del Partito, che pure ne aveva avvertito tutta la pericolosità ed insidiosità, che pure avrebbe dovuto com– prendere come antidemocraticamente la si poneva di fronte al fatto compiuto, non aveva che una sola via d'uscita: quel– !~ della aperta ribellione, della manifesta sconfessione. In– vece -la battaglia per l'autonomia - che proprio tale fu e tale venne intesa dagli. elementi della «base» mostrandosi apertissima nelle assemblee sezionali (o in ~uelle, per lo meno, sfuggenti al diretto dominio dell'apparato) e più in– voluta, ma pur sempre inequivoca, nei congressi provinciali - venne, non vogliamo, giudicare se per mancanza di riso– lutezza o per malintesa « carità di partito», ristretta sul ter– reno elettorale, e cioè sulla questione delle liste di « fronte» ~ di liste separate da quelle comuniste, o genericamènte «fron– tiste». Poteva sembrare cautela tattica ·e scaltrezza mano– vriera « non prendere di punta l'avversario»;· puntare su di un argomento meno elevato politicamente, ma più immedia– tamente sensibile e valutabile; ecc. Ed era invece (come ac– cade immancabilmente quando si vogliono eludere le vere posizioni politiche) abbassarla e qÙindi perderla: ed irre– missibilmente. Nei discorsi introduttivi di Basso e di Nenni apparve subito la preoccupazione cli smussare la forza d'urto delle forze autonomiste rivelatesi abbastanza preoccupanti. Fu una abile manovra - fatta più di reticenze che di affermazio– ni - per mitigare la gravità delle tesi e delle conseguenze implicite nelle relazioni presentate, per sfornare il « fron– te» come una compagine tanto più improntata e guidata da una iniziativa socialista quanto più il partito avesse con compattezza accettato la nuova tattica, per presentare il « fronte» quale esigenza di creare l)na forza omogenea cli sinistra come unica soluzimae di « legalità democratica» ca– pace di -sfuggire alla :.lternativa cli una soluzione di tip<1 bolscevico o di una soluzione di tipo fascista, per accanto– nare l'elemento scabroso della data impostazione cli politi– ca estera, per lasciare in apvarenza al Congresso una li– bertà cli decisioni. Il secondo giorno fu il turno dell'attacco autonomista. Esso si presentò impostato su due diversi piani, non cclii– manti tra loro. C'era, più largamente inteso e seguito dai delegati, il piano della tecnica elettorale. E su di esso si so– no battuti, con diversità cli temperamento, Romita, più pr.-ft· matisticamente preoccupato del responso elettorale, nella c– vemuale carenza cli una lista del P.S.I., e Pertini, più pv le1111co,più « enfant terrible », più iclealisticamente _pr'!'C· cupato di salvaguardare una posizione socialista. Ma le di– chi,.razioni di assoluta fedeltà al «fronte» ed afla sua tat– tb, «unitaria», la preoccupazione di limitare la ':iatta~lia ad una questione meramente « tecnica», la smania -:Ii ev;ta· te ogni possibile sospetto cli scissionismo, sia con l';,ccetta– zione cli quanto operato da Basso e dai dirigenti, sia con ii non ,,ndare più in là cli un dibattito puramente elet\orale, sminuivano questa posizione e prestavano agevolmente il de– stro ad un lavoro di contromina, subito messo in op,~ra ,bi– !"<". apparato». C'era poi il piano più vitalmente ed essen– ziaimente politico, rispetto al quale la esigenza cli liste au– tonome diventa una mera conseguenza. Su .di esso mossero,

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