Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948
CRITICA SOCIALE 67 ' Secondo i piani sovietici, nel 1950 la produzione di grano dovrebbe aumentare notevolmente, m~ il raggiungimento di questo obbiettivo sembra dubbio. Le stesse autorità sovietiche non sono molto ottimiste se hallno chiesto che venga aumen– tata la produzj.one di orzo, d.i granone e di altri surrogati per il pane. La situazione è grave pure per il bestiame, anche in conseguenza della scarsità di foraggio, Le cause di questa grave situazione sanò varie. Prima di tutto le devastazioni provocate dalla guerra e dall'occupa– zione nemica; poi il fatto che, durante la guerra, la superfi– cie coltivata venne ridotta in tutte le parti del paese come conseguenza della mancanza di mano d'opera, dovuta alla mobilit3.zione, e della mancanza di macchinario agricolo, la cui produzione fu interrotta dalle esigenze belliche. Nel 1946 la produzione delle macchine agricole raggiunse appena il 77'% del volume prestabilito dal piano. Quanto alla mano d'o– pera, oltrechè dalle altissime perdite subite dalla Unione so– vie1ìca in v_ite umane, la sua mancanza è 'stata aggravata dal mantenimento, da parte del governo, di un esercito calco– lato a cirCa quattro milioni di effettivi. Inoltre, siccome f1 govcrnÙ sovietico dà sempre un'inlportanz~ particolare allo sviluppo industriale, i bisogni di mano 'd'opera dell'agricol– tura probabilmente rimarranq_o secondari, il che significa che le perdite di guerra della Russia sa,ranno particolarmente sentite nella sfera agricola. Ma a parte questi fattori, anche il siste1na russo è respon– sabile di questa decadenza dell'agricoltura. Lo scopo di que– sto sistema è quello di metteré lo St.;tci in grado di accapar– rarsi la maggior parte della produzione agricola. Prima della guerra, il governo si accaparrò il 40I% della produzione gra– naria netta di tutto il paese. Questa Proporzione è stata au– mentata durante e dopo la guerra. Il governo sequestra o compera a prezzi di regalo fino ai due terzi della produzione dei kolkoz. Siccome dopo effettuate le çonsegne allo' Stato, la dj rezione dei kolkoz trattiene parte del raccolto per le semen– ti, le spese amministrative ecc., ài membri del kolkoz viene distribuita solo una parte insignificahte. LO. conseguenza di tale sistema è quella di creare nei contadini uho stato d'ani– mo di indifferenza, od anche di ostilità, verso tutto ciò che è connesso ai kolkoz. La Commiss 1 ione plenari 8., del Co1nitato centrale del Partito' ~a ·a questo proposifo formulato un si– stema complicato di provvedimenti per costrlngere i conta– dini a lavorare di più. Il sistema è basato sull'adattamento all'agricoltura delle paghe a cottima. La crisi agricola del ·1946 aggraverà senza dubbio anche le diffkol~à della ricostruzione iÌldustriale dell'Unione sovietica. Le informazioni da parte sovietica, sebbene scarse, conferma– no le conclusioni che si potevano trarre fin dalla formula– zione del piano. Mentre i piani dell'anteguerra miravano a. nuove costruzioni industriali, una parte rilevante del piano presente si riferisce alla ricostruzone. Gli Obiettivi fissati dal quarto Piano quinquennale per il 1950 per la produzionfl_ del fecro, -dell'acciaio e dei peb·oli sono infer.iol'i a quelli fissati nel terzo Piano quinquennale. La differenza è particolarmente sensibile nei petroli: 35 milioni di tonnellate contro 54 mi– lioni. D'altra parte, il presente pian~ è simile ai precedenti per il fatto che prevede lo sviluppo di beni di produzione piuttto– sto che di beni di consumo. Inoltre vi sono---indicazioni che il completamento del presente piano deve essere assicurato, come nel caso dei piani precedenti, mediante la rinuncia al raggiungimento degli obiettivi per i beni di consumo, se ciò venisse richiesto dalla necessità di favorire il successo nel campo dell'industria pesante. 611avvenimenti di Somalia. Dopo aver esaminato i recenti incidenti--- di Mogadiscio e le reazioni che, essi hanno provocato in Italia, René Bovey (Jour– nal de Genève del 21 gennaio) cosi conclude. « La gravità de– gli incidenti di Mogadiscio spiega senza dubbio la viole?za "della reazione italiana, ma soprattutto provoca la manife– stazione di uno scontento e di una inquetudine da tempo re– pressi rigua11do alla sorte dell'impero coloniale italiano~ In Somalia gli Inglesi detengono l'autorità di fatto, ma sono Je Nazioni Unite che debbono in definitiva pronunciarsi sullo statuto della colonia. Ora è questa uno dei più vecchi posse– dimenti italiani, poichè gli Italiani vi comparvero fin dal 1885. Essi hanno consacrato al suo sviluppo forze e somme e– normi e credono di avere il diritto di continuare a trarne il frutto. Nel 1924 il possedimento della Somalia si è ingran– dito con la cessione dei territori dell'Oltre Giuba da parte della Gran Bretagna in virtù dell'applicazione di un accordo firmato a L.ondra, e, più tardi, con la conquista dell'Abissinia. e Certo nessun italiano di buon senso può sperare che il suo pa~se ritroverà mai una tale espans!on~. Gli In~lesi ?nn_: no fatto sape~e che essi reclamerebbçro 11 l'ltorno de1::_ terr1to11 Biblioteca Gir-10Bianco ceduti nel 1924 ed anche a questo proposito nessuno pensa in Italia a protestare. Ma si pensa che sarebbe giusto lasciare all'Italia repubblicana l'amministrazione dei territori acqui– stati prima del fascismo, tanto nell'Africa orientale quantò nell'Africa del Nord. E' questa la tesi che l'Italia si propone di far valere davanti alle Nazioni Unite, ed è per conseguen– ·za con una comprensibile inquietudine eh~ essi! segue i la- . vori della commissione attualmente in Somalia. « L'argomentazione italiana s'appoggia ugualmente sul fat– to che un·a collaborazione in Europa sarebbe impossibile se le stesse potenze che vogliono formarvi blocco non riuscissero a intendersi in Africa. Alcuni ambienti romani accusano i colonialisti britannici di avere i più neri disegni nei con– fronti dell'Italia. Le necessità della nuova politica coloniale spingerebbero il Colonia! Office a non tener conto delle in– tenzioni del Foreign Office ed a proseguire una politica in– dipendente di cui si vedono gli effetti nei metodi adottati dal– l'amministrazione militare provvisoria in Somalia». L'Inghilterra ed Il pianoMarshall. Walter Taplin, condirettore della rivista -londinese Specta– tor, osserva come la decisione dJ Bevin di approfittare delle proposte del piano Marshall come di una nuova occasione per la ripresa europea, non sia stata. un capriccio momentaneo, ma sia ormai entrata a far parte delle essenziali direttive della politica estera britannica. Ma sarebbe erroneo abbassare le capacità potenziali del piano Marshail alla semplice ne– cessità di aiuti materiali ad un'Europa che ha bisogno di r..i– sollevarsi. Certamente « sarebbe_ ipocrita - nota l'articolista - « pretendere che l'Inghilterra possa agevolmente fare a me– no della assistenza esterna nei prossimi anni. Il semplice e- 1enco delle assegnazioni di grano, acciaio, macchinario per le miniere, petrolio e cosi via del piano Marshall è sufficien– te a ricordare ad ogni inglese quanto queste cose possono coi;i– tribuire all'efficienza e alla produzione dell'industria nella quale lavora. Ma i vantaggi dell'aiuto diretto non sono gli unici che l'Inghilterra può aspettarsi 1 dal piano Marshall. Al– trettanto important{ - e secondo alcuni ancora più impor– tanti - sono gli effetti indiretti di questa assistenza. Non può esservi dubbio che alcune centinaia di oamions alla Fran– cia, alcune migliaia di tonnellate di carbone al Belgio o qual– che milione di bushels 41 grano all'Italia possano avere un effetto sproporzionato alla lor.o entiità: Esse ~el·viran!IO a met– tere in moto la macchina, a risvegliare le energie dormenti, a eliminare i danni causati dalla guerra e con la loro forza cumulativa ad accrescere il volume del commercio inter– nazionale. Per esempio, sebbene non sia previsto nel piano il rifornimento di carbone degli Stati Uniti alla Svezia, non vi è dubbio che in base al piano stesso l'Inghilterra potrà esportare un maggior quantitativo di carbone nella Svezia e neJ mondo in generale. Ma bisogna sempre ricordare che il piano Marshall risponde non solamente ad un principio per gli americani: che cioè è nel loro interes~ fare tutto il pos– sibile per aiutare la ripresa europea. Esso risponde anche ad una condiziot].e per gli europei: che cioè se voglioito aiuto dall'America devono dimostrare di sapersi aiutare da soli. -Qlle_sta condizione relativa alla cooperazione e alla pianifica– zione ·complessiva è stata finora sottoscritta sulla carta da se– dici nazioni le quali hanno firmato i rapporti di Parigi sulla ~ooperazione economica europea. Questi paesi attendono ora la decisione del congresso americaÌlo per sapere l'entità del– l'aiuto che verrà dato loro. Dopo di ciò verrà l'adempimento in pratica della condizione. Tutto ciò comporterà senza dubbio grande pazienza e tolleranza, e poichè ,molti degli schemi di cooperazione concordati a PaTigi non hanno precedenti, gran numero di· esperimenti e forsé qualche fallimento. Ma Varrà la pena di lavorare e l'Inghilterra sarà lieta di svolgere la sua parte». Un gruppo di amici ha ·messo a nostra di– sposizione la somma di Lire 100.000 destinata ad integrare il prezzo dell'abbonamento per coloro i quruli non avessero la possibilità di sopportare il nuovo aumento introdotto. Destiniamo questo con– tributo a favore dei Primi duecento abbonati che, nella impossibilità di mandarci una somma mag– giore, ci inviino il vecchio canone d'abbona.mento (Lire 1000). Direttore i UGO GUIDO KONDOLFO Redattore respons.: ANTONIO GREPPI Autoriu.: Allied Publicationa B. C, N. 288 - 10-3-19!5 Tipografia Plnelll _ imano _ Via Farneti 8
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