Critica Sociale - anno XL - n. 3 - 1 febbraio 1948

64 CRITICA SOCIALE naccatori dell'impotente dover ess-ere, e concluqen– do con l'adorazione dello. Stato, dello Stato storico. Tra queste due posizi~ni antiteti.c~-e. si trova Marx. Da un alto, il suo pensiero ha radici P:ofo11:de nel romanticismo; sì che Croce ha ,potuto r!sent•i:e nel sistema di lui « il fascino della grande fil~soha_ sto-. rka_ ~el .p.erio~o roma_n!ico »_. S\a o (10 g1ustihc~ta l'oprn1one che 11 marxismo. sia I hegel)smo rove~cia– to. certamente Marx accoglie la negaz10ne hegehana del giusnaturalismo, e combattf! ap-ertamente il so– cialismo de"li utopisti che era 111 quel tempo la sua e,-pressione "'storica; egil apprezza _l'esigenza d-~ ab– bandonare le fantastich-erie prive ct1valore pratico e teoretico e di rendersi conto del modo in ,cui si svol– "e la storia. D'altro canto, però, l'utopismo, il regno della aiu.stiz·ia, a un certo momento risalta fuori. \"è un"'punto, l'espropriazione degli -espro,priatori, in cui la storia si ferma, si placa il suo tormento, il tor– rente tumultuoso si versa nella calma azzurra di, un lago, la so.cietà socialista n_a~ce, sanand? per sempre ogni contrasto e contradd1z1one. Non e soltanto un passaggio da un'epoca storka ad un'altra, ma il salto tra du-e mondi, quello dominato dalla materia e quello retto dallo spirito. A qualche studiioso di Marx questa è· apparsa una conta.minazione (1); il mito sarebbe rinato ad ingan– nare ·p1'oprio chi più l'aveva irriso, quasi a ,prova che ,per gli uomini non c'è scampo dall'dllusione. La questione è molto grave: se tra il mat-erialismo sto– rico e l'utopia giusnaturalistica dello Stato final~ della società non ,c'è rapporto alcuno, a quale dei due dovrà andare la nostra scelta? Qual'è tiJ Marx a cui dobbiamo rinunciare, quello materialista, eh-e ci mette sull'avviso della vanità dei sentimenti che nqn tengono conto della realtà della storia, o quello giusnatural,ista, che anima di. nobile ardor-e la visio– ne della società! futura? Si .può però prima vedere se si tratti di uno ste– rile accostamento, di una contaminazione,, o non piuttosto cli uno sforzo, o quan!o meno di una .pos– sibilità di sintesi. A questo punto si, fa -evidentis– sima la necessità di considerare il marxismo non co– me un sistema definitivo, ma come un avvio a nuo– ve riflessioni, ad atteggiamenti ,più moderni della fi, losofia. La storia, noi ,possiamo immaginare di considé– rarla dai di fuori, il futuro come la continuazione, senza stacco, del passafo, il passato come un futuro e-be ha già avuto la sua attuazione: non differenti tra loro, insomma, omogenei, come a un pellegrino a metà del camm ino appa iono la strada ancora da far-e e quella .già percor.sa. Di qui la ne,cessità1, o di fare del fu!uro u n passato, e rinunciare ad ogni do– ver essere, o de1 passato un futuro, rinunciando a render-ci conto delJa realtà. In altre parole: o costrui– re dell-e idealità che vorremmo attuare, e giudicare in funzione di esse tutto que!lo ch'è avvenuto, fal– sando il modo -in oui esso si è at!uato, o proiettare nel futuro l'inesorabilità della storia che divora ogni' mito. O ùl materialismo-storico o l'idealHà socialista. Ma la storia non è un fiume visto daH'alto di una montagna, si eh-e il suo corso più a valle ci appaia come quello ,più a monte. NeJla s!oria l'uomo è im– merso. Egli è essenzialmente temporal,ità,; è .sospeso cioè tra il passato e l'avvenire, che non sono la stes– sa cosa. L'avvenir-e è possibilità, il .passato è ordine e legge. Non c'è però una frattura, uno stacco; mié! si congiungono e ·trovano la. loro unità nel movi– mento verso l'avvenire ,che pone questo come con– tinuo rispetto al passato. Come continuo, n-el senso che fa dell'avvenire il dover essere, il fondamento e ,Ja verità di tutto quel che è a,ccaduto. L'avve11i-· re non è assolutamente qualcosa che possa essere considerato dall'esterno come unitàl ,col ,passato; il futuro diven!a unità col passato nell'atto in cui l'uo– mo· decide ciò che deve ess-ere, saldando così la si– tuazione che è stata a quella che egli vuole-:che sia (.2). Tanto le filosofie -eh-e pongono un sopramondo (1) CARLO ANTONI, Consideraz.ionl su Hegel e Marx, Napoli, 1946; pa,g. 46. (3) Vedi ABBAGNANO, lntr<Jduz[one all'esiste,uialismo, Mi- lano, 1942. BibliotecaGino Bianco razionale, come quelle che affermano l'identità tra il tempo e l'eterno nell'unità della storia preced-en. te ogni impegno dell'uomo. dimenticando la natura temporale di questo, e ne na~c-e il dilemma che s'è detto. Il quale cade, invece, a.ccettando il punto di vista accennato. Il dover essere non si riduce p·iù ad un insost-enibile dualismo, ma, anzi, per esso pro– prio, nella decisione d' affermarlo, si ha l'unità del– la sto1,ia, la saldatura .tra avvenire e pa.ssato. Un do– ver essere che potrà, evidentement~, anche non es– sere, appunto perch~ è futuro. Ritorniamo ora al marxismo. Finchè la storia noi Ja guardavamo di fuori, considerandola una unità, astratta, la società socialista, re,tta dal prùncipio eti– co formulato nel Mani,{e•sfo de•i comun!11stz', ap,pariva inconciliabile ,con l'amoralità del!a storia secondo la concezione materialistica. Ma, se l'unità del futuro e del passato si fonda nel nostro impegno ad agire secondo una visione ideale, ecco che il trapasso di– venta giustificato, e l'accostamento, la contaminazio– ne tra giusnaturalismo e romantdc:ismo è ora sintesi, sintesi che ci consente di scrutare la realtà con or– chi nudi, ma insieme di noh. rinunciar-e alle ddealità, d1 non rinnegare la nostra natura di uomini, a ,cui• perennemente st apre davanti l'avvenire, chiedendo che essi si impegnino a riordina-r-e con la loro deci– sione, il mondo su una scala d•i valori. La differenza tra il teolog,:smo giusnaturalistico e il nostro vagheggiamento della migliore società1 è dunque -in ciò, che quello era assoluta contrapposi– zion-e dell'ideale al reale, questo invece fonda l'fidea– le nel reale, in quanto è lo sviluppo delle sue pre– messe, il senso ,che esso deve assumere attrav-erso la nostra opera; non dunque un'utopia metastori-ca in antitesi alla stol'ia, ma Ja decisione su quel che la storia ha d::t -essere senza fratture nè salti, ma in continuazione di quel che è stata. Non è a dire che al pensiero marxista non con– venga questa interpretazione. Quando infatti, nell'ul– tima delle g~osse al Feuerbach, si dichiara che i fi– ·1osofi' hanno finora interpretato il mondo, ma che si tratta ora di cambiarlo, si mette l'accento sulla ve– rità che la contmuità. della società socialista ris,pet– to alla· storia del!a società capitaltlsta, con 1-e sue contradd,i,zioni interiori, riposa non fin una legge immanente nella evoluzione storica, ma nella assun– zione da ,parte dell'uomo dell'impegno di attuarla. E, naturalment-e, col ·rischio de1 fallimento. L'in– solubile problema nascente èial criusnatural,:smo, il dualismo tra l'ordine -razionale e !'?ordine positivo, si trasforma, una volta che il dover essere sia proiet– tato, a suo luogo, nell'avvenire, nel rischio che ciò che deve essere possa non essere. Il principio etico del socialismo, cioè, potrà anche non affermarsi; ecco la consapevolezza che -va sostituita alla ·conce– zione fatalistica, per cui la società socialista non potrà assoluta,mente non essere. Questo è l''imporlant-e risultato della nostra medi– tazione: rifiutando da un lato il pess,imismo, si ac– quista una consa,pevolezza che vale ad ogni effetto molto più di una cieca fiducia. Non è per nulla vero, infatti, che l'uomo s'-induca a lavorare e àd agire soprattutto quando ha la certezza del. risultato, chè in questo caso, anzi, facilmente potrebbe contentar- si di una passiva attesa che le cose facciano il loro corso· ma quando un ideale morale lo ,ch<iama son la su; bellezza e forza -e .s'appella a lui perchè lo salvi dal disordine de! mondo. Ancora, per essa si è messi sull'avviso che l'errore e l'inganno possono celarsi ovunque anche negli attegg,iamenti dei so.ste– nitori del sociaiismo e comunismo: di qui una più attenta valutazione Cl'ILticad'ogni fatto e discorso (.che _ ridonderà a danno .pur deg'li- avversari) •e sovrattutto una molto maggiore apertura nella soluzione dei mil- le gravtlssimi ;problemi- che si pongono a chi .m~tte in discussione tutto un ,passato e un modo d! vita, ma non per -rigettarlo in blocco, bensì per ncono– scerne e serbarne tutti i valori che non si sdano spenti. Attività pratico-critica, dice Marx, e_dunque, insomma non d,i, gregari che vadano supmamente dietro ad una bandiera e _ad \111 capo, ma di uorr_iini dalla mente viva, accomunati da una stessa cosc1en- za e amore. UBERTO SCARPELLI

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